[SOC] L'Europa e la "bomba demografica" islamica

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-Giona-
00giovedì 13 agosto 2009 15:14
Ho trovato un interessante articolo sul sito del Corriere (non lo copio e incollo perché ha i diritti riservati).

www.corriere.it/esteri/09_agosto_13/focus_jacomella_europa_islamica_05a305f6-87d5-11de-94f5-00144f02aa...

Alcune cose che scrive le condivido, altre no. In Germania, dove ho abitato per sei mesi, ho avuto l'impressione che il rapporto tra le donne musulmane che indossano il velo e quelle che non lo indossano fosse rovesciato rispetto a quanto risulta nell'articolo (7 a 3 invece che 3 a 7).
Per quanto riguarda l'integrazione degli immigrati, e di quelli islamici in particolare, la mia preoccupazione principale è che la velocità a cui ne arrivano di nuovi mi sembra molto maggiore di quella a cui si riescano ad integrare quelli che sono già qua. Col risultato che alcuni immigrati regrediscano sulla strada dell'integrazione invece di progredire, perché quelli "novelli", nient'affatto integrati, finiscono con l'essere molti più di quelli che sono già ben integrati, e quindi preferiscono stare con loro. Ad esempio, io ho visto nel mio paese, ad alta concentrazione di marocchini, che alcune ragazze che in passato non portavano il velo adesso lo portano.
Malduin
00giovedì 13 agosto 2009 22:55
C'è da dire che quelle con il velo le etichetti immediatamente come musulmane mentre le altre no. Quello della Germania poi lo considero un panorama piuttosto roseo per ragioni storiche ed economiche è il paese con gli immigrati più integrati, altrove è peggio.
I tedeschi però stanno iniziando ad avere paura perchè loro di figli non ne fanno affatto (no so gli ultimi dati, se tutti gli € investiti dalla Merkel abbiano dato frutto o no..ma il panorama qualche anno fa era assai grigio), quindi si vedono "estinti"...
-Giona-
00venerdì 14 agosto 2009 09:18
Re:
Malduin, 13/08/2009 22.55:

C'è da dire che quelle con il velo le etichetti immediatamente come musulmane mentre le altre no. Quello della Germania poi lo considero un panorama piuttosto roseo per ragioni storiche ed economiche è il paese con gli immigrati più integrati, altrove è peggio.


Bisognerebbe mettersi d'accordo sul significato di "integrazione": per lungo tempo in Germania l'immigrazione è stata considerata un fatto essenzialmente temporaneo, e quindi si è permesso ad esempio di creare "scuole nazionali" per i figli degli immigrati, perché si pensava che dovessero imparare a vivere nei loro paesi d'origine.



I tedeschi però stanno iniziando ad avere paura perchè loro di figli non ne fanno affatto (no so gli ultimi dati, se tutti gli € investiti dalla Merkel abbiano dato frutto o no..ma il panorama qualche anno fa era assai grigio), quindi si vedono "estinti"...



La Germania è stato il primo paese europeo in cui, già negli anni '80, le morti hanno superato le nascite: questo però era dovuto più ad un elevato tasso di mortalità che ad un tasso di natalità particolarmente basso, tanto che adesso la RFG è messa persino meglio di altre nazioni come l'Italia e la Spagna per il numero medio di figli per donna.
Malduin
00venerdì 14 agosto 2009 11:03
Quando nel 2004 ero stato in "gita turistica" in Baviera la guida l'aveva messa giù abbastanza dura...
Anche guardando su CiaWorldFactbook i dati del 2009 (suppongo proiezioni basate sui primi 6 mesi)
Nascite: 8/1000 ab. (come in italia, inclusi i nati da immigrati)
E comunque anche sommando l'immigrazione la Pop. rimane in calo...appunto nonstante i massicci aiuti alle famiglie dati dalla Merkel.

In Spagna le nascite sono un filo superiori, e contanto anche l'immigrazione la Pop complessiva non cala... ma in Spagna ci comunque sono meno immigrati... E tra l'altro avevo anche letto un articolo del Times (conservatore) dove si accusavano le femministe italospagnole di essere ancora "a caccia del mammuth".

Ben diversa è la situazione in Francia dove la natalità è superiore del 50%! (12/1000 contro 8/1000).

Per integrazione in Germania intendevo soprattutto che...gli immigrati che sono li almeno non si sentono "nemici" del paese che li ospita.. e non causano le turbolenze sociali viste in altri paesi (Francia ed Olanda)
Lux-86
00venerdì 14 agosto 2009 12:16
In effetti è un bel problema, tutto si gioca sulla riuscita o no delle politiche di integrazione, oltre che quelle di aumento demografico. In Europa siamo messi abbastanza male su entrambe: pochi figli e immigrati che non si integrano o che, se integrati, tornano a staccarsi dalla società.
DarkWalker
00venerdì 14 agosto 2009 21:24
patti chiari amicizia lunga: ateismo di stato.Forse l'approccio europeo alle religioni è sbagliato: sono visti come dei diritti inviolabili di gruppi. ma così facendo si riconosce l'esistenza e la legittimità di un "gruppo" che vuole dei diritti a second adella sua specificità, tutto a scapito dello "stato sono io".
Malduin
00sabato 15 agosto 2009 12:28
Hai fatto lo stessissimo ragionamento di Luigi XIV

ma non risolvi alcun problema, o meglio...alla fine tra l'ateismo di stato e la religione di stato non c'è nessuna differenza (se non nella dottrina), che vorresti fare? sguinzagliare l'inquisizione secolare (o i Dragoni di Francia) a caccia di religiosi (o ugonotti del momento)? al fine di avere "l'uniformità" religiosa...

O riconosci le differenze (quelle accettabili, il fatto che qualcuno segua differentemente la legge non è accettabile, o riconosca differentemente dei diritti fondamentali dell'uomo), cercando di limare gli attriti etc...o chiudi le frontiere (stile Giappone) a chi ritieni non possa integrasi.
Lux-86
00sabato 15 agosto 2009 13:18
In USA, se non sbaglio, le chiese vengono completamente ignorate dallo stato, infatti sopravvivono con fondi propri. Credo sia per questo che le Chiese americane siano così aggressive, mentre quelle europee sono delle fogne di ipocrisia.
DarkWalker
00domenica 16 agosto 2009 08:56
Re:
Malduin, 15/08/2009 12.28:

Hai fatto lo stessissimo ragionamento di Luigi XIV

ma non risolvi alcun problema, o meglio...alla fine tra l'ateismo di stato e la religione di stato non c'è nessuna differenza (se non nella dottrina), che vorresti fare? sguinzagliare l'inquisizione secolare (o i Dragoni di Francia) a caccia di religiosi (o ugonotti del momento)? al fine di avere "l'uniformità" religiosa...

O riconosci le differenze (quelle accettabili, il fatto che qualcuno segua differentemente la legge non è accettabile, o riconosca differentemente dei diritti fondamentali dell'uomo), cercando di limare gli attriti etc...o chiudi le frontiere (stile Giappone) a chi ritieni non possa integrasi.




ma infatti io chiuderei le frontiere -se fosse possibile- proprio per favorire l'integrazione.
Per quanto riguarda la religione, intendo dire che il modello europeo è destinato a causare attriti più che a risolverli. Si basa sul riconoscimento ufficiale delle religioni con patti, concordati etc. In cui solitamente ce ne è una o due privilegiate, che possono godere di tasse, riconoscimento dei propri atti, magari gestione di qualche servizio (es sanità in irlanda), visibilità (es messa trasmessa alla mattina piuttosto che alle 3 di notte). E tutte le altre a volere gli stessi privilegi per i propri credo (una ottica in cui tutte le differenze sono e devono essere accettate).
Ma questo, secondo me, non fa nient'altro che creare una corsa al riconsocimento: una comunità si vede riconosciute le proprie istanze e da quel momento è per molti verso uno stato dentro lo stato.
Già quando si tratta di fare concordati con la religioone maggioritaria, evoluta assieme alla popolazione e allo stato del luogo, si creano problemi con la laicità dello stato. Figuriamoci inserendone altre straniere, seguite da stranieri che non hanno partecipato in nessun modo alla formazione della cultura del luogo.
Le soluzioni sono due: o si passa al deismo di stato, tipo negli USA, con un dio generico che va bene per tutti e poi le religioni trattate solo sul loro aspetto individuale (convinzione del singolo) e non collettivo (riti, funzioni pubbliche etc), ma questo crrerebbe chiese molto agguerrite perchè in concorrenza fra loro per accaparrarsi più fedeli, oppure si passa all'ateismo di stato cioè una ottica sfavorevole per ogni manifestazione pubblica/collettiva della fede e unica fonte di doveri la legge (dello stato). Dura lex sed lex.
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