[SOC] In tv il Cavaliere perde 19 a 20

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wild§live®
00mercoledì 15 febbraio 2006 18:49

Uno e trino: è l'ultima mutazione scelta da Silvio Berlusconi per respingere le accuse di invadenza massmediatica. «Sono candidato premier, leader della coalizione e capo del maggior partito della maggioranza» spiega a Panorama il presidente del Consiglio. «Pertanto devo misurarmi con Romano Prodi e con i vertici dei Ds, Massimo D'Alema e Piero Fassino». In base a questo criterio, il Cavaliere inanella a gennaio 19 presenze individuali in tv e in radio, alle quali si aggiungono i due faccia a faccia con Fausto Bertinotti (a Porta a porta) e con Francesco Rutelli (a Matrix).
Nello stesso periodo il trio avversario totalizza 20 apparizioni: sette Prodi, nove Fassino, quattro D'Alema. Un equilibrio quasi perfetto. Dunque, par condicio garantita ancora prima dell'obbligo di legge (scatterà con lo scioglimento delle Camere l'11 febbraio), come chiesto da Carlo Azeglio Ciampi e da Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per le comunicazioni, che ha emanato una direttiva in materia?

In realtà la guerra di cifre non si ferma. L'opposizione esibisce i secondi di presenza dei big sulle reti Rai dal 7 al 27 gennaio: 38 mila Berlusconi contro i 30 mila di Prodi, D'Alema e Fassino. Forza Italia replica con le apparizioni di tutti gli esponenti di partito su tutte le reti nazionali, al 30 gennaio: i Ds battono Forza Italia per 25 a 20, la Margherita pareggia con An per 15 a 15. Nello scontro fra coalizioni, il centrosinistra supera il centrodestra con 50 a 48 presenze. Se poi si guarda al tipo di presenza in tv e in radio, si scopre che Berlusconi privilegia i network nazionali, così come D'Alema. Che Prodi ha finora preferito centellinare le proprie presenze riservandole per il gran finale.

E che Fassino ha una predilezione speciale per Radio anche noi, trasmessa su un network di oltre 40 radio che copre l'intero territorio nazionale, e per l'intervistatore Pierluigi Diaco. Se questi sono i dati, perché Berlusconi continua a ripetere di essere «ancora in credito»? Spiega il presidente del Consiglio: «Semplice, fino a Natale mi sono dedicato al governo trascurando ogni forma di comunicazione. Al punto che l'opinione pubblica non era realmente informata delle riforme fatte dal centrodestra. Nel frattempo l'opposizione dilagava in tv iniziando con largo anticipo la campagna elettorale».

Massimo D'Alema

È così? A dicembre il premier compare sul video due volte, il 13 (Batti e ribatti su Raiuno) e il 19 (Porta a porta). Oltre alla conferenza stampa del 23 dicembre: «Un appuntamento istituzionale nel quale ho rinunciato al preambolo per lasciare spazio a oltre due ore di domande di 25 giornalisti». Nell'ultima parte del 2005 Prodi è comparso sulle tv nazionali tre volte, così come D'Alema, Fassino dieci, compresi due Porta a porta e una partecipazione a C'è posta per te di Maria De Filippi. Oltre alle radio. Insomma, Berlusconi è convintissimo che il centrosinistra si sia mosso prima e con largo spiegamento di uomini e presenze.
Oltre al trio riconosciuto dal Cavaliere come legittimo sfidante, ci sono per esempio Rutelli (21 presenze sulle tv nazionali tra fine 2005 e gennaio 2006) e il verde Alfonso Pecoraro Scanio, assiduo (e soddisfatto) ospite di Porta a porta. Quello del talk show di Bruno Vespa appare in effetti un paradosso. Gli aficionados della «terza camera della Repubblica», spesso accusata di filoberlusconismo, sono tutti di sinistra: Bertinotti c'è andato 42 volte, Pecoraro Scanio 40, Fassino 33, Clemente Mastella 32, il segretario dello Sdi Enrico Boselli 25. E Berlusconi? Otto volte, quanto D'Alema.

«Non solo» accusa Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e portavoce del premier «la sinistra, quando era al governo e nella campagna elettorale del 2001, teorizzò la formula secondo la quale un terzo delle presenze andavano garantite alla maggioranza, cioè a lei stessa, un terzo al governo, sempre loro, e un terzo all'opposizione, cioè a noi».
Dietro calcoli e percentuali si nascondono questioni politiche interne alle coalizioni, acuite dal ritorno al voto proporzionale. Quando Berlusconi afferma di «valere per tre» sottintende la delusione per una difesa del governo e del centrodestra lasciata quasi interamente sulle sue spalle. Mentre soprattutto l'Udc di Pier Ferdinando Casini mirerebbe a far campagna per sé, come, sempre secondo l'entourage berlusconiano, testimonia anche il no dei post-dc alla modifica della par condicio e l'appoggio entusiastico agli appelli di Ciampi e alle iniziative di Calabrò.

Più conciliante è il premier verso Gianfranco Fini, e soprattutto assai apprezzati sono lo sforzo mediatico e il nuovo look di Giulio Tremonti, numero due di Forza Italia e ministro dell'Economia. Anche nell'Unione prodiana non mancano problemi e gelosie. E per motivi opposti a quelli del centrodestra. Sebbene sia stato sollecitato a lungo da D'Alema, Fassino e Rutelli, il Professore ha preferito finora esporsi poco, né ha detto quando e come intende affrontare Berlusconi. Al punto che c'è voluto un summit a fine gennaio tra Prodi, Rutelli e i vertici diessini per coordinare i tempi e gli argomenti della campagna.

Ora però arriva la par condicio per legge. E forse molti elettori tireranno un sospiro di sollievo. Eppure, dando un'occhiata a quanto accade all'estero, si sfatano certi luoghi comuni: a cominciare da quello che la situazione italiana sia troppo permissiva rispetto alle altre democrazie occidentali. A parte il caso limite degli Usa, dove i faccia a faccia sono strettamente regolamentati ma spot e sondaggi dilagano fino all'ultimo giorno, neppure in Europa è prevista parità di accesso a tutti i partiti, grandi o minuscoli, così come è applicata in Italia.
In Francia l'Autorità per le telecomunicazioni stabilisce un'«equa copertura» tra membri del governo e dell'opposizione e una «certa presenza» per chi non è rappresentato in parlamento. Nella pratica le testate sono libere di assegnare i tempi in relazione al peso elettorale e all'importanza politica. In Gran Bretagna vengono invitati i tre partiti maggiori (laburisti, conservatori e liberali); per le formazioni minori è raccomandata un po' di attenzione. Che si traduce nella mera messa in onda della lista dei candidati.



[SM=x751591]
-Kaname-chan
00mercoledì 15 febbraio 2006 20:42
Ma in Francia Chirac ha tre tv di sua proprietà?

Ciaociao
wild§live®
00mercoledì 15 febbraio 2006 22:02
Re:

Scritto da: -Kaname-chan 15/02/2006 20.42
Ma in Francia Chirac ha tre tv di sua proprietà?

Ciaociao




???
silvercloud87
00sabato 18 febbraio 2006 20:06
Re:

Scritto da: -Kaname-chan 15/02/2006 20.42
Ma in Francia Chirac ha tre tv di sua proprietà?

Ciaociao


La sola priprietà conta come il due di coppe quando comanda bastoni, sono le apparizioni che contano...
Granduca di Milano
00domenica 19 febbraio 2006 08:59
Mancano quasi due mesi alle elezioni e non sò quanto contino le apparizioni mediatiche, in questo periodo può accadere di tutto o peggio può essere creato di tutto per influire sul voto, ci sono ancora molti elettori indecisi o schifati dalla politica che aspetteranno di essere in cabina per decidere del loro voto. [SM=x751524]
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