[SACERDOTESSE - TEMPIO] Alfiere e Regina [1/1 CURE] [OK]

Fehrer
00sabato 27 giugno 2015 21:09
Riassunto:

Fehrer torna al Tempio a seguito dell'avventura nella grotta oltre la cascata.
Dopo aver raccontato a Roseline - che presta all'uomo le cure del caso - la storia appena vissuta, i due si lasciano andare a ricordi, racconti e futuro, prima di lasciare spazio a null'altro che loro stessi.


Asterischi:

Ho messo all'attenzione di Master Alias non tanto per le cure di Fehrer, che fanno seguito a > questa < giocata, quanto per l'azione di Roseline che quoto:


ROSELINE { Sala Visite }{ FU }{ La tentazione di pizzicargli la ferita è così forte che fa un passo indietro; non abbastanza tuttavia da impedire alla mano dell'uomo di agguantarla il polso in una presa che la fa sospirare per più ragioni. Alle parole del Draconico e all'invito della Spada ribatte un con un sorriso strafottente che starebbe benissimo sulla faccia dello Scandinavo } Significa che la solleverai tu per me. { Lei è la Stella del Vespro, e non c'è cosa Oscura che possa sbarrarle il passo } Spogliati { Dice dopo poco, avvicinandosi al tavolo per prendere tra le mani una delle coppe. Ne prende un sorso, assaporando l'aroma del tiglio e beneficiando quasi subito dei suoi effetti calmanti } Bevi e mangia qualcosa... { Raccomanda poco dopo, prima di aggiungere, velenosa } Onestamente non vedo poi tante differenze tra te e e un bambino { Poi, addolcendo il tono a sua volta } Dorme, si. Potrai raccontarle questa fiaba un'altra sera { Fa per avvicinarglisi, nascondendo l'aria stanca dietro un'espressione indecifrabile e sondando ancora una volta il corpo dell'uomo per assicurarsi che stia veramente bene } Come hai fatto a tornare? { Sussurra, sedendosi sulla sponda del letto e dedicando ora la propria attenzione alla Spada parlante. Espande i sensi, chiamando a sè il potere che la lega all'Oscura a doppio filo, impossibile da recidere o da spezzare. Non ha bisogno di chiudere gli occhi, ma di ricercare la voce di Rhiannon dentro di sè. Non ci vuole poi molto per scostare il Velo che la divide dalla propria Signora, ed è sentendo il potere di lei che le fluisce dentro che si protende con l'anima verso la lama [Sesto senso - Riconoscere il Sacro e il Maledetto lvl5] } Com'è che ti chiami? { Lo chiede, e si rivolge di nuovo direttamente a lei, mentre il suo spirito allunga le mani per giungere al suo, oltre l'acciaio e il sangue del suo uomo. I Morti le sono subito accanto, e pure i loro occhi lattescenti ora sono fissi sull'arma. Sussurrano cose, le si agitano attorno, vedendo forse cose che per il momento alla loro Stella restano ignote. }



solo per capire se ci sia qualcosa da segnalare :)

Grazie a Roseline.

______________________


FEHRER [Tempio | -> Ingresso] Il giorno ha da poco spento le sue ultimi braci, e la notte s'avvia a sostituirlo sulla ruota del mondo. Quel che è certo è che il giusto equilibrio è ristabilito, e la luce ha ricominciato a inondare questo spicchio di esistenza com'era prima che il Fato spegnesse l'interruttore del cerchio naturale delle cose. L'Ishtuk sta in sella a Felaróf, il destriero dal manto scuro, e mantiene l'andatura della bestia in modo che gli zoccoli non picchino eccessivamente il territorio all'esterno del Tempio. Avvicinandosi alla struttura della Dea, ha rivissuto i momenti più esaltanti nella grotta oltre la cascata e l'ha fatto ad occhi chiusi, lasciando che il sole morente gli sporcasse il volto di raggi timidi e timorosi: come se l'astro cocente tentasse la strada del perdono dopo essersi fatto desiderare lune intere. Sulla schiena dell'uomo dei ghiacci v'è una nuova compagna. Si incrocia con Rudra e ha nome Saevasĕctha, la "tagliatrice crudele" inzaccherata in eterno dello stesso sangue del suo proprietario. E' scura, affilata e assetata di carne, ma il guerriero del Nord non teme la sua maledizione e l'ha anzi accettata nei suoi possedimenti con l'entusiasmo di chi sa riconoscere le spade d'egregia fattura. Nei pressi dell'ingresso, il biondo si guarda attorno; smonta dal cavallo accorto a pesare maggiormente sul braccio destro, e infine dà una pacca sul collo dell'animale, facendo per avanzare all'interno senza svestirsi delle sue armi. E' un fedele di questa dimora ma, soprattutto, alle ancelle che l'abitano ha insegnato che nulla v'è da temere da lui e dal suo intento. E che nella sua sagoma possente e in alcuna delle sue azioni è da attribuire una mancanza di rispetto nei confronti della Triade.

ROSELINE { Navata centrale }{ FU }{ Non c'è fretta nel passo della Regina; avanza come una timida lama d'ombra che si fa spazio divorando la luce, coi piedi scalzi che quasi non fanno rumore sulla pietra del Tempio. Le rune, quelle si, fanno invece sentire la propria presenza tintinnando senza posa nel sacchetto che la donna porta al fianco, accanto all'athamè. Quello che indossa è il semplice abito sacerdotale, nero come la notte che incombe di nuovo, troppo ampio per quelle membra che sembrano farsi sempre più sottili, come se stesse tornando bambina o come se la fine avanzasse in punta di piedi, portandola via un pezzo dopo l'altro. I capelli, pallidi come oro filato e trapunti di stelle, sono sciolti attorno al volto e privi di qualsiasi garbo non appartenga alla semplice coroncina di biancospino che porta sopra il capo, valida sostituta - quanto meno ai suoi occhi - di quella che la designa in quanto Sovrana di Avalon. Sembra sola e ad una prima occhiata come sperduta tra le navate ampie: cammina come per inerzia, apparentemente inconscia di dove i suoi passi la stiano portando, le mani protese in avanti come se fosse cieca; il colore degli occhi, spento ed opaco, vorrebbe rafforzare questa tesi. Solo queste iridi tuttavia, nonostante appaiano vecchie e sciupate, sono in grado di scorgere la torba di dita che stringe le sue, trascinandola verso la Soglia del Tempio. La Stella lascia che sia, limitandosi a inseguire i Morti in silenzio come una fanciulla attaccata alle gonne della Madre }

FEHRER [Tempio | Ingresso] La magia sarà pure finita, l'effetto della polvere dei funghi svanito e le sue dimensioni naturali ristabilite, ma non sono passate che alcune ore dal termine del sogno ai confini della realtà: gli abiti dello Scandinavo sono umidi e polverosi, ora più asciutti, ora maggiormente bagnati. E il sangue. Quello gli sporca le vesti come se ne avesse versato fresco da non molto e, a una prima occhiata del viandante che dovesse scorgerlo, non parrebbe il suo, ché l'uomo dei ghiacci non dimostra d'essere ferito né di perderne da qualsiasi parte del corpo. E' praticamente illeso, eccetto che per quel lieve segno di denti sulla spalla a sinistra, e disegna la sua andatura come di consueto avvolto nel suo alone di baldanza e strafottenza. Non sa che la schiera di spettri che cinge il capo di Roseline ben più della corona fra i suoi capelli, stia già guidando la sua signora in direzione di lui, che allenta la presa delle cinghie in cuoio al di sotto delle quali sta una maglia dalle maniche lunghe alquanto logora, strappata in più punti. Come le bestie, lui utilizza ogni senso per tentare di intercettare le presenze notturne. Tende l'olfatto, l'udito e la vista, che si fanno largo nella notte eppur con la fallacità destinata agli umani e alla loro stirpe. Sono gli occhi, i primi ad avvedersi di lei e, sebbene non possa vederli - non direttamente almeno -, dei suoi molteplici figli lattiginosi e perlacei, che immagina di lì a breve rovisteranno nelle sue carni col fare curioso dei monellacci delle vie malfamate. Pronto alle spiegazioni che dovrà narrare se vorrà avere salva la pelle, l'Ishtuk va incontro al suo patibolo, abbozzando un sorriso divertito.

ROSELINE { Soglia }{ FU }{ I sensi assopiti in un letargo che dura da giorni, intrappolati in quell'ottusa forma umana, non percepiscono subito la presenza dell'Ishtuk. Gli occhi vagano ciechi, vedendo solo anime e ombre. Non ci sono odori oltre il Velo, e tutto è avvolto da un silenzio ovattato. Quando i passi si interrompono al principio dei gradini tuttavia, la Stella ritrae le mani di scatto, lasciando la presa sul corteo che la precede e sollevando la testa come una fiera in ascolto, inclinandola di lato, frugando le ombre. E se pure non sente l'odore di sangue nonostante annusi l'aria, quando individua il volto del compagno e le tracce vermiglie che si porta addosso dentro di sè è la rivolta: la lupa alza il muso e digrigna i denti, snudando zanne che farebbero tremare anche i più prodi. La gatta, curiosa, si affaccia all'anima divisa in molteplici schiere, e la donna infine ha un attimo di esitazione che le capovolge lo stomaco. Tutto questo in un misero battito di ciglia, prima di sedare l'istinto [volontà +3] e di rendersi conto di quanto quel sangue, almeno all'apparenza, non sia il suo. Solleva il fazzoletto che porta nella sinistra portandolo alla bocca, tossendo, e assottigliando gli occhi nell'avanzare sul piede di guerra. Ha l'aria determinata di un boia che s'avvicina alla vittima } Ebbene? { Dirà una volta dimezzate le distanze, tentando di renderle misere quanto lo sono adesso le rimostranze degli Spiriti. Li accerchiano, le tirano l'abito, affondano i volti contro le scie rossastre che si porta dietro il Draconico. Lo osserva bene la Regina, e non sfugge al suo sguardo la presenza di una nuova elsa incastonata alle spalle, in un connubio del tutto nuovo con Rudra. Non è verso di essa che tende la mano tuttavia, quanto verso il volto dell'uomo in quella che probabilmente sarà un'inaspettata carezza } Vieni dentro { Un sussurro leggero o poco di più }

FEHRER [Tempio | Soglia] L'Alfiere Nero ammaina la sua espressione divertita e ne veste una maggiormente seria e colpevole, quasi stesse sbandierando interiormente bandiera bianca. Le loro bocche stanno zitte, infatti, ma gli spiriti dei due parlano eccome. E se il suo sta sulla difensiva, quello di Roseline pare almeno inizialmente promettere un guerra ben più pericolosa di quella - breve - che ha vinto poche ore addietro. Leva poco le braccia, il palmo delle mani in bella mostra: l'occhiata che gli ha rivolto e corretta e Gwynbleidd prova a confermarglielo, ipotizzando che, se come un bimbo le porgerà la pelle senza i residui di marmellata, le sarà più facile credere che non ve l'abbia impastata più del dovuto. "Sto bene" mormora infine, piegando la testa a mo' di saluto cortese - si conosceranno reciprocamente come le rispettive tasche e il "tu" è ormai assodato, ma l'uomo non dimentica di porgere gentilezze a una donna - in risposta al suo, celato fra le righe d'una domanda. Allo sguardo femminile, che corre per un istante oltre le sue spalle, rivolge il capo all'indietro lui stesso, annuendo per il momento in maniera sbrigativa. Dopo il contatto e l'aver registrato quel fazzoletto come gli spicci di particolari cui la memoria non dona mai abbastanza importanza, l'Ishtuk la segue all'interno del Tempio, varcandone la soglia e avvertendo la sensazione di poterla guidare lui stesso, e ad occhi chiusi. Conosce questa via, che a lungo andare è divenuta la sua seconda dimora. "C'era una caverna nel profondo della foresta..." Sembra l'inizio di una fiaba, ma chi la racconta l'ha vissuta personalmente e, più che la voce d'un narratore o d'una madre dal fare dolce e sereno, possiede un timbro scuro che rimbomberebbe sulle mura del Tempio, se solo crescesse un poco. "Un vecchio mi ha invitato a recuperare, per lui, qualcosa al suo interno. Mi sono fidato. Sono entrato e... dèi" e sorride nuovamente, impossibilitato a fare altrimenti. "Sediamoci."

ROSELINE { Soglia - Sala visite }{ FU }{ Gli occhi vagano ancora per qualche istante sull'elsa che s'accompagna a quella fin troppo nota, tornando poi sul volto del Campione. Ne conosce ogni ruga, ogni espressione, e affacciarsi al suo sguardo equivale ad aprire una porta sul proprio stesso animo. Indugia solo un altro momento, facendo poi per prendergli la mano prima di entrare nella Sacra Dimora, in un gesto infinitamente piccolo ma così naturale che pare quasi impossibile pensare che un tempo quel semplice intreccio di dita era cosa apparentemente inarrivabile. Se prima erano le mani scheletriche dei morti a condurla, lascia ora che siano quelle ruvide e vive dell'uomo a disegnare la strada, e ad esse sussurra silenziosa un breve suggerimento affinchè i passi di entrambi conducano infine alla Sala delle Visite. Varcata questa nuova soglia, il racconto dell'uomo comincia a snodarsi come una fiaba della buonanotte. Ma non esistono buone nottate per chi è la prima e l'ultima delle figlie Oscure, non quando il sonno si fa più greve della veglia, ottenebrato da sogni in cui passato presente e futuro, e cose che sarebbero potute essere, e cose che non saranno mai, s'avvicendano in un solo disegno che al mattino stenta a dissiparsi. Il Nero ha tutte le attenzioni della Vestale, che dirigendosi ora verso un armadietto e spalancandolo fa sentire tenue la propria voce } Devo chiamare una figlia del Meriggio? { Domanda, voltandosi per analizzare nuovamente le condizioni dell'uomo. Non conosce a fondo i misteri della carne, le regole precise e superbe che regolano e scandiscono la vita dei mortali. Suo dominio sono gli Abissi e il Mistero stesso, puro e insondabile, l'Altro Mondo e il Sapere volubile della Dea } Cosa è successo nella Caverna? { Chiede a mezza voce oscillando per un breve istante e cercando con la mano destra la parete, onde far fronte a quel fastidioso capogiro. Fortuna vuole che proprio in quell'istante faccia il suo ingresso l'immancabile Rois, portando tra le braccia un carico di teli puliti e una lunga ed eloquente occhiata che si posa sulle condizioni dell'uomo } Rois, cara... So bene che l'ora è tarda, e già dovresti riposare, ma ti prego di farmi qualche ultimo favore prima di andare a dormire. Un catino con l'acqua della Sacra Fonte, due tisane e... Si, gli abiti di Ardal gli staranno bene, credo. Una camicia e un paio di braghe. { L'inserviente replica con un sorriso cortese, svanendo oltre la porta che si richiude con un tonfo sommesso alle sue spalle. }

FEHRER [Tempio | -> Sala Visite] A dimostrazione di quanta considerazione dia alla stretta delle loro mani - fu lui a cercarla, la prima volta -, egli, prima di guidarla forte del contatto fra queste ultime, poggia le labbra sul dorso della sua, per ricordarle silenziosamente che anche oggi le appartiene, e viceversa. E' stata un'amica a dargli quest'idea, e il guerriero del Nord la condivide appieno: se non la certezza del "sempre", la sicurezza del "domani" che promette di divenire un nuovo "domani". I due avanzano facendosi largo fra le ombre, finché il Campione dell'Isola non avverte il suggerimento assieme gentile e deciso attraverso il quale s'avvede della destinazione da raggiungere. Fanno dunque propria la sala visite, là dove par d'avvertire quotidianamente odore di erbe e d'altre diavolerie medicamentose. Si separa da lui e prende a trafficare con l'armadio delle meraviglie; il Fantasma slaccia del tutto le fasce al di sopra delle vesti e, posate in terra le armi - facendo particolarmente attenzione a quella dalla lama nera -, non tarda a spogliarsi, mostrando alla notte la parte superiore del corpo. "Una che?" domanda inizialmente, preso in controtempo dal quesito di Roseline. "Ah... no, no. Ma no. Mi sono morso" rivela come se fosse la cosa più naturale del mondo, indicando la spalla sinistra segnata dal disegno dei suoi denti, che hanno calcato la carne in profondità. La ferita va semplicemente disinfettata. Non pare turbato particolarmente dall'avvento di Rois, della quale ricambia l'occhiata. La storia insegna ai lettori che l'Ishtuk non stia troppo simpatico agli inservienti del Tempio. Non che l'uomo dei ghiacci si faccia poi chissà quanti amici in giro per queste terre! Attende che la porta si chiuda, non prima d'aver congedato la donna con un cenno della testa, poi cerca la coda d'un giaciglio, prendendovi posto stancamente. Oh, sì. E' stanco. Se ne accorge ora. Ha nuotato, combattuto, riconosciuto emozioni che non provava da tempo e tutto in nome di un sogno che ha vissuto fino all'ultimo con una concezione di realtà difficile da spiegare. "Ho creduto di dormire, e di vivere un'esperienza ai confini della verità. Ma quella..." spiega con uno sguardo alla nuova spada. "...conferma che è stato reale. Per prima cosa, sono rimpicciolito. Tanto da permettermi di passare attraverso la fenditura di una roccia. In secondo luogo, mi sono ritrovato in una stanza dove una vecchia raccontava a un bambino la storia di una creatura minuscola. Dentro di me sapevo di dovere ripercorrerne le gesta, dunque ho utilizzato una... imbarcazione di fortuna, e ho preso il largo. E, nella mia testa, prendeva largo il la fantasia. Infine, è stato il mare aperto e il Nord che mi ha dato i natali. Un drakkar ha affiancato la mia piccola chiatta, e al bordo i suoi vichinghi mi hanno riconosciuto come il loro vecchio capitano." Lo Scandinavo si ferma, cercando il volto altrui, chiedendole silenziosamente la conferma d'aver udito fin qui, e d'aver compreso.

ROSELINE { Sala Visite }{ FU }{ Osserva le armi in terra con occhi curiosi, da gatta, e poi il volto dell'uomo che ama con uno sguardo che si fa inevitabilmente più mansueto } Hai l'aria stanca { Mormora, per poi voltarsi nuovamente verso la dispensa alla ricerca dell'unguento che le occorre. Come è ovvio che sia nel frattempo presta orecchio alla storia che lui racconta, senza evitare che lo stupore le si dipinga sul volto: sta proprio lì, a schiuderle lievemente le labbra e a corrugarle la fronte. Non è estranea ai viaggi che conducono in altri Mondi, ma una cosa del genere non era mai capitata neppure a lei. } Non hai ingerito nulla, non è vero? { Chiede quindi, col tono di voce che si tende mettendo a nudo una preoccupazione di fondo. Non è saggio bere o mangiare qualcosa che provenga da un'altra Terra. Recupera intanto un vasetto contenente la pomata che cercava, e prese delle garze di lino si dirige verso il letto scelto dal Draconico. Gli Spettri restano sulla soglia a fissarli in silenzio, come se anche loro fossero curiosi di sentire il resto del racconto. } Forse in un'altra vita sei stato davvero il loro Capitano. Forse il tuo è stato un viaggio nel passato { Commenta, mentre la buffa immagine di un minuscolo Fehrer le affolla la mente procurandole un sorriso appena accennato. Fa per portare la mano libera sotto il suo mento, osservandogli se possibile il viso e poi il torso nudo. Sembra stare bene nonostante tutto, non fosse per lo sfregio che gli segna la spalla e che ora si accinge ad analizzare più da vicino } E questo? { Chiede, per poi inclinare il capo di lato mettendo in mostra lo stupore che appartiene alle bestie } Come diamine hai fatto? { E proprio allora Rois si fa strada attraverso quel sipario di Spiriti, assieme ad Ardal. I fratelli si dirigono verso il grande tavolo al centro della stanza, la donna poggiando su di esso due coppe dalle quali si solleva una delicata fragranza e alcune focacce, l'uomo portando con sè un grosso catino d'acqua e alcuni abiti scuri } Vi ringrazio. Posso continuare da sola, qui. Andate pure a riposare, la Dea vi benedica { E accogliendo con un sorriso i loro saluti la donna torna a concentrarsi sul Campione, questa volta in silenzio. Il morso non sembra infettato, e pare che non ci sarà bisogno di una figlia del Meriggio. Si dirige verso il catino, affondando nell'acqua della Sacra Fonte un panno che poi porterà, se le sarà permesso, sulla ferita. I movimenti saranno delicati, volti a non causargli dolore, e l'espressione corrucciata del viso sarà in grado di lasciar intendere anche a chi sprovvisto di doti empatiche quanto sia concentrata su quel lavoro }

FEHRER [Tempio | Sala Visite] A torso nudo e come spesso gli capita di fare, l'uomo dei ghiacci si conta i lividi, i graffi, le cicatrici e qualunque altro segno che fanno del suo corpo più un'imperfetta mappa geografica, il cui inchiostro abbia da tempo perduto i connotati precisi del passato, che non la sagoma fatta di pelle e carne che dovrebbe appartenere a un essere normale. Normale, lui, non lo è mai stato: è nato con le armi già in pugno e, per ucciderlo, perché un giorno vi riusciranno, dovranno cavargliele di forza. E' stanco, gli dice l'altra. E lo è. Basterebbe ricambiare l'occhiata di quelle peste impronte violacee che si concedono allo sguardo, al di sopra degli zigomi e al di sotto d'una fronte ch'eppur si mantiene vispa, a discapito delle rughe - e oggi se ne conta almeno una di più. E di quel colorito pallido che, se già di suo richiama ben bene l'appartenenza maschile al Nord, la vicinanza col Diavolo Nero inasprisce gettandogli indosso un cencio vestito di morte. Quanta memoria ha perduto, dell'esistenza di cui parla la giovane che traffica con le erbe? E quanta gliene resta, per mostrargli ciò ch'è vero e ciò che ha sognato dell'esperienza appena vissuta. Di certo, Gwynbleidd sorride debolmente, tastandosi con le dita della destra la spalla e il fianco a sinistra, ora carezzando, ora premendo un poco di più. "Un'altra vita è il mio passato" mormora infine, prestando il dono della realtà alla sua seconda ipotesi. Un domani le narrerà della propria adolescenza e della propria maturità, ma oggi è già buio; e, generalmente, a quest'ora gli spettri dormono. Tutti men che quelli di Roseline, dei quali immagina l'attenzione farsi via via maggiore quando la loro Signora si muove in direzione letto. Leva la testa per concederle il mento e, in balia dell'ancella, si lascia studiare. "Avevo le mani occupate, e per raggiungere la mia nuova compagna serviva un sacrificio di sangue" spiega come se la storia fosse naturale e scontata. Come se chiunque, al posto suo, l'avesse fatto. Saevasĕctha pare tuttavia pensarla diversamente e, con una voce che viene innegabilmente dal punto in cui ha gettato le spade, non manca di pesare il suo parere: *Questo figlio di nessuno è il guerriero più psicopatico che si sia mai visto.* China il capo alla lama poco distante, in segno di ringraziamento, e se ne sta poi immobile a subire le cure della Regina in persona. "Lei... parla" sussurra in tutta fretta, prima che all'animorph prenda un colpo. "Ci arriverò." [...] "Il drakkar dei vichinghi, accolto il suo capitano, ha denunciato l'attacco di una tribù nemica e il furto di averi e donne. Ha chiesto la guerra, e io gliel'ho data." Tacendo sulla strategia vincente adottata per aggirare il villaggio vicino, con la nave che divorava flutti e il gruppo che masticava vendetta, egli si concentra sul seguito della breve battaglia, interrotta dal saggio anziano. "Poteva essere versato sangue ulteriore, ma uno sciamano ha posto fine alle ostilità e noi, ormai in vantaggio, siamo stati accolti all'interno dell'insediamento. Liberati i prigionieri e donata degna sepoltura ai morti, il vecchio ha visto in me il potenziale guerriero che l'avrebbe estratta dalla sua roccia." Fa tanto, maledettamente tanto fiaba, ma è così che è andata. "Due bestie mi hanno offerto il loro aiuto, ma perché mi obbedissero avrei dovuto condividere il mio sangue. Con le mani tenevo le redini di quelle creature acquatiche, così..." e siamo al dunque. Così è arrivato il morso. Glielo lascia intuire, tacendo a lungo.

ROSELINE { Sala Visite }{ FU }{ Ascolta pazientemente, lavando con l'acqua Sacra - pare che abbia di per sè proprietà curative - quella anomala ferita, fino a quando il racconto dell'uomo non viene interrotto da una voce che non appartiene nè ai Morti nè ai Vivi. La Regina sussulta vistosamente, facendo un passo all'indietro e guardandosi intorno prima che la spiegazione dell'Ishtuk non venga a districare il nodo. Punta quindi gli occhi sull'arma, poi sull'uomo, quindi di nuovo sulla spada } Hai dannatamente ragione { Si rivolge direttamente a lei, cauta, come se la voce camminasse su un terreno accidentato } Quando avrò finito con lui, toccherà a te. { Le assicura, tornando al catino per immergervi di nuovo la pezzuola. Fatto questo fa per passarla lungo tutto il braccio, e sulla schiena fino alla scapola, di modo che un'ampia zona venga pulita. Posato il panno si affida quindi al suo unguento: aperto il vasetto ecco che il profumo della Calendula invade la stanza, fondendosi con quello delle tisane [Conoscenze naturali +1] Sa che quello è il miglior cicatrizzante offerto in natura, e che di meglio potrebbe fare soltanto con un incantesimo. Peccato - o per fortuna, che dir si voglia - le sue arti non le consentono di provvedere alle ferite della carne } Fammi capire bene { Dice, spalmando una dose generosa di pomata sui segni provocati dai denti } Hai avuto la brillante idea di donare il tuo sangue mentre eri in un altro mondo, ad esseri sconosciuti e di chissà quale provenienza, per estrarre una spada parlante da una Roccia { Ce ne sarebbe abbastanza da rinchiuderlo in una stanza dalle pareti imbottite. Sospira, senza tuttavia interrompere i movimenti delicati delle dita sottili sulla sua pelle } Questo dopo aver deciso di unirti ad una guerra, con la stessa facilità con cui nostra figlia decide di mettersi ad inseguire le farfalle. A lei non hai pensato, razza di... { Si morde la lingua, afferrando con ambo le mani le garze pulite e iniziando a fasciare con gesti lenti la spalla dello Scandinavo, tenendo per sè la sequela di improperi e insulti che vorrebbe riversargli addosso. Non stringe eccessivamente la fasciatura, ma neppure lascia che vi sia dello spazio tra la pelle del Nordico e la stoffa, compiendo uno, due, tre, quattro giri prima di annodarla con delicatezza ma decisione, di modo da tenerla ben ferma } Pare che sopravviverai. { Conclude con un'occhiata che lascia ben poco spazio all'immaginazione: comprendere cosa le frulli per la mente è piuttosto semplice }

FEHRER [Tempio | Sala Visite] L'uomo dell'Armrinn osserva la nuova spada e, al contempo, le si concede. Prima che entrino in sintonia ci vorrà tempo; fino ad allora, non potrà permettere che nessuno ci metta sopra le mani. E' pericolosa. Lo avverte lui che non capisce alcunché di aure, percezioni o spiriti; lo sentirà probabilmente Roseline, qualora vi posasse la Vista. "Non è semplice." Sulla lama nerastra è inciso in eterno l'inchiostro della sua anima: la colata di sangue che l'ha imbevuta è rimasta impressa sull'acciaio oscuro, come se possedesse ora un sistema di riconoscimento atto a permettere a lui e soltanto a lui di brandirla. *Vieni, ragazzina...* ghigna Saevasĕctha, invitandola all'azione. Egli cerca di stringerle uno dei polsi, pur con la delicatezza di chi non faccia pressioni o imposizioni. "Con ogni probabilità, se la toccassi ti risulterebbe semplicemente tanto pesante da non poter essere sollevata. Ma non voglio che tu corra rischi. Per favore." Le lascerebbe le carni con la stessa dolcezza con cui le ha cercate, ammonendola memore della scossa che gli ha trasmesso la Bastarda nell'istante del primo incrocio. Non può immaginare cosa accadrebbe, a quel fuscello tutto pelle e ossa! Sta poi al rimprovero della compagna, avendo ormai imparato a conoscere lei e il suo carattere. Sa bene di non avere campo a sufficienza per ribattere all'infinito, ma che non si dica che il Colosso non sa usare le armi quanto la lingua. "L'ho fatto anche e soprattutto per avere una storia in più da raccontarle." Le sorride divertito, accorto a finire la frase quando avrà finito di fasciarlo. Sia mai le venga in mente di dare uno strattone di troppo per fargli pagare lo scotto della sua arroganza. "Non c'era niente di facile, Rose, ma vedi: la differenza tra me e un bambino è che, se io gioco, lo faccio per vincere." La presunzione e la sicurezza di questo guerriero paiono non avere mai fine e, ora che è curato e impacchettato, fa per alzarsi, abbandonando il lettino, con l'intento di saggiare immediatamente la consistenza delle bende e la libertà che lascia alle braccia. Muove la spalla sinistra secondo ampi circoli, con la mano destra ivi appoggiata. "Grazie" mormora ammorbidendo il tono, sinceramente devoto all'opera di Roseline, fra le cui occupazioni certo non rientra quella del rammendo. "Dorme?" A proposito di Haynes.

ROSELINE { Sala Visite }{ FU }{ La tentazione di pizzicargli la ferita è così forte che fa un passo indietro; non abbastanza tuttavia da impedire alla mano dell'uomo di agguantarla il polso in una presa che la fa sospirare per più ragioni. Alle parole del Draconico e all'invito della Spada ribatte un con un sorriso strafottente che starebbe benissimo sulla faccia dello Scandinavo } Significa che la solleverai tu per me. { Lei è la Stella del Vespro, e non c'è cosa Oscura che possa sbarrarle il passo } Spogliati { Dice dopo poco, avvicinandosi al tavolo per prendere tra le mani una delle coppe. Ne prende un sorso, assaporando l'aroma del tiglio e beneficiando quasi subito dei suoi effetti calmanti } Bevi e mangia qualcosa... { Raccomanda poco dopo, prima di aggiungere, velenosa } Onestamente non vedo poi tante differenze tra te e e un bambino { Poi, addolcendo il tono a sua volta } Dorme, si. Potrai raccontarle questa fiaba un'altra sera { Fa per avvicinarglisi, nascondendo l'aria stanca dietro un'espressione indecifrabile e sondando ancora una volta il corpo dell'uomo per assicurarsi che stia veramente bene } Come hai fatto a tornare? { Sussurra, sedendosi sulla sponda del letto e dedicando ora la propria attenzione alla Spada parlante. Espande i sensi, chiamando a sè il potere che la lega all'Oscura a doppio filo, impossibile da recidere o da spezzare. Non ha bisogno di chiudere gli occhi, ma di ricercare la voce di Rhiannon dentro di sè. Non ci vuole poi molto per scostare il Velo che la divide dalla propria Signora, ed è sentendo il potere di lei che le fluisce dentro che si protende con l'anima verso la lama [Sesto senso - Riconoscere il Sacro e il Maledetto lvl5] } Com'è che ti chiami? { Lo chiede, e si rivolge di nuovo direttamente a lei, mentre il suo spirito allunga le mani per giungere al suo, oltre l'acciaio e il sangue del suo uomo. I Morti le sono subito accanto, e pure i loro occhi lattescenti ora sono fissi sull'arma. Sussurrano cose, le si agitano attorno, vedendo forse cose che per il momento alla loro Stella restano ignote. }

FEHRER [Tempio | Sala Visite] A nulla serve ribattere. La Signora ordina e l'Uomo concede. E sia. Quando vorrà analizzarla, terrà ferma la bestia. Se la lama avesse un paio d'occhi e uno sguardo da intercettare, le rimanderebbe un cenno sconsolato e una scrollata di spalle. Saper riconoscere una causa persa: anche questo è un grande talento. Non si fa ripetere due volte l'invito di Roseline, più che altro perché è abituato a spogliarsi senza fini di malizia o passione dalla più tenera età, quando l'inchiostro tribale dei riti d'iniziazione gli bagnava la pelle prima d'una prova o il fisico veniva saggiato dagli sciamani, al fine di attribuire a un guerriero la via della mente o quella della forza. Inutile dire a quale venne assegnato il Nero. Già nudo superiormente, non fa che liberare le gambe da quei lembi di tessuto ormai divenuti stracci, svestendosi del tutto e apparendo a suo agio dinnanzi alla Regina. La realtà è che potrebbe entrare chicchessia, e Gwynbleidd rimarrebbe comunque impassibile. Per mangiare e per bere ci sarà tempo. Per cullare mentalmente i sogni della bambina, non ce n'è mai a sufficienza. "In effetti avrei dovuto dire 'l'unica'..." mormora prima di far scivolare gli occhi in basso, a guardarsi... a guardarsi. "...no, non l'unica." Scuote il capo e ghigna, saggiando l'ultima volta la spalla prima di sedere nuovamente, affiancandola sulla sponda opposta. Non sa come ha fatto. Certo è che la mente ha avvertito la possibilità di scegliere. E lui aveva già scelto: "Dall'altra parte tu non c'eri." Poi, Roseline si dedica all'arma e l'Ishtuk la lascia fare. A prescindere dalla risposta che avrà la Regina alla domanda silenziosa dei suoi sensi che s'espandono oltre i confini di questo mondo, non è in dubbio che le sia concesso di conoscere il nome. *Saevasĕctha*

ROSELINE { Sala Visite }{ FU }{ Qualsiasi cosa abbia visto o sentito, l'espressione della donna non muta di una virgola. Illeggibile dietro quel velo di apparente indifferenza, il viso si china in avanti in un breve cenno di assenso } Bene, Saevasĕctha. Io sono Roseline dell'Inverno, e svelerò i tuoi segreti. { E quella ha tutta l'aria di essere una promessa. Non sembra tuttavia intenzionata a dare seguito a quella analisi nell'immediato. Si alza di nuovo, come se non trovasse pace, andando a bagnare nuovamente il panno prima di tornare dal Draconico. } Sei incorreggibile. { Un bisbiglio appena, e senza battere ciglio dinanzi alla sua nudità - solo alzando gli occhi al cielo alle sue parole - cerca di lavargli via le chiazze di sangue. C'è delicatezza in quei gesti, e una devozione che può dirsi seconda soltanto a quella che deve alla Dea. Il Guerriero che le sta davanti è, in fin dei conti, colui che nella più sacra delle unioni diventa per lei il Dio. } Ho conosciuto la tua Reinilde { Dopo un momento di silenzio, dalla bocca rotola via quel nome che certo non risulterà sconosciuto alle orecchie del Nordico. Sebbene non vi sia cipiglio severo sul volto della Sovrana, l'aria ristagnerà per un istante di una certa tensione, quasi provenisse dal corpo scarno della Stella in persona } Non avresti dovuto chiederle di proteggermi. Per prima cosa sai benissimo che non ne ho bisogno, e in secondo luogo non sta a te occuparti di questo. { Il tempo sembra non essere mai passato: la figlia del Vespro torna a rifiutare il suo aiuto, ma questa volta è lei a lavargli via le tracce vermiglie che gli coprono la pelle. Inaspettatamente però questa volta è calma. Non le si legge furia nello sguardo, e i movimenti restano lievi al punto che pare abbia a che fare con una fragile ampolla di vetro } Aveva delle domande da porre a questo Tempio, sai? { Altro non svela, che quel colloquio è destinato a restare intrappolato tra le mura di pietra della Sua Casa, a meno che non sia proprio la figlia del Sole a rivelare cosa accadde. } Perchè non mi hai mai parlato di lei? Sembrava piuttosto contrariata. { Aggiunge dopo un momento. E il Cavaliere non può neppure immaginare quanto contrariata fosse la Regina, al punto da desiderare di divenire lupa per sbranarli entrambi. Follie fugaci da serbare nell'antro oscuro del cuore, lì dove solo la Vecchia Sa e Vede }

FEHRER [Tempio | Sala Visite] La promessa stretta da Roseline con Saevasĕctha è roba da donne. Oh, sì, anche la spada è donna. Lui non c'entrerebbe neppure se di mezzo non ci fossero una nuova pulizia e un nome che non credeva potesse rotolare dalle labbra altrui prima che l'abbandonasse la sua bocca. Reinilde. L'espressione di Gwynbleidd non cambia: e non perché stia tentando in ogni modo di nascondere reazioni ed emozioni, quanto perché sul serio non gliene provoca. Per l'uomo dei ghiacci la situazione è definita, e priva di imbarazzo; farà in modo di chiarirla all'ancella, perché pare che sia in discussione la certezza che una spada come quella della donna le serve eccome. "Delle ultime battaglie che abbiamo affrontato, all'ultimo sangue o all'ultima parola, non ho visto una tua guardia scelta se non in un'occasione." Si riferisce all'ultima caccia ai morti viventi, naturalmente, in virtù della partecipazione di quei cavalieri che hanno finalmente dimostrato la loro presenza e, soprattutto, il loro valore. "Ritengo che il mio compito non sia soltanto quello di paventare un titolo che non avrebbe senso se non si rendesse utile alla causa della Corona. La tua. Grazie agli dèi Feainnewedd è una guerriera affidabile ed esperta e, con ancor più riconoscenza, probabilmente l'unica della quale io mi fidi davvero. Le ho chiesto di badare a te e alla bambina se il mio supporto venisse a mancare. Puoi biasimarmi, per questo?" Leva un sopracciglio e, al contrario dell'animorph, rimane fermo, seduto sul letto. Non si muove né si scalda, totalmente sereno nella consapevolezza d'aver agito per il verso giusto. "Perché parlare di lei vuol dire parlare del figlio dell'uomo che mi ha presentato al mondo come il suo bastardo." Non la guarda negli occhi. Non la evita, inteso: fissa il vuoto. Così come Roseline, anche l'Ishtuk ha omesso certi particolari della sua esistenza che, a dispetto dell'utilità del silenzio di lei, a lui procuravano solo e semplicemente dolore. "Il mio fratello 'nobile'. Più abile del padre perché è arrivato vicino a uccidermi ben due volte." Torna a osservarla, e stavolta si alza, le mani strette sulle cosce. Se Roseline vi farà attenzione, noterà le nocche in procinto di sbiancarsi. "Reinilde era la sua donna, ed era la madre di suo figlio. Quando la guerra ha strappato loro il bambino, lei ha perduto la sua fede negli dèi e ha scelto una via... violenta." Quel maniero, in cima al Nord. Oggi è un cumulo di macerie, ma ieri, lui sa, faceva nascere delle bestie. E Ragnhild lo è.

ROSELINE { Sala Visite }{ FU }{ Non si interrompe, vicina, terribilmente vicina, così tanto che il respiro di lui è il suo. Il panno scivola sul petto nudo, lasciando tracce umide che portano via i segni della fatica. Lo lascia infine cadere, portando le mani ad accarezzare i capelli lunghi e indomabili, portando le dita tra le ciocche biondo scuro in carezze leggere. Questi attimi di dolcezza tuttavia non le impediscono di ribattere prontamente } Evidentemente non ne avevo bisogno. { Dice e, mentre le mani scivolano sulla schiena, aggiunge } Tu sei il Campione dell'Isola. Difendi Avalon e questo Tempio, la mia vita è cosa del tutto secondaria. Fino a quando una Sacerdotessa salirà sul Cerchio di Pietre e siederà su quel Trono ci sarà speranza per la Terra della Dea. { Scuote la testa } Non deve farlo perchè ti deve un favore. E poi quella donna ha ancora troppe domande sulla punta della lingua. L'unica cosa che posso fare per lei è aiutarla a cercare la sua via. Solo gli Déi la conoscono. E per quanto riguarda Haynes, ti assicuro che non ha nulla da temere qui, con gli occhi della Triade e delle Sue figlie puntati su di lei { Torna al silenzio, ascoltando un'altra storia. Meno incedibile dell'altra, ma per certi versi più oscura. Non può rivelarsi cieca dinanzi alle nocche che si sbiancano, eppure evita di arretrare, restando ad osservarlo con il capo rivolto verso l'alto, a cercargli gli occhi } Il Passato è Passato. Per te e per lei. Quest'Isola invero nasconde molti poteri, ma credo che il più grande sia quello che concede a tutti noi una seconda possibilità { E lei lo sa bene. Nonostante questo non può impedire alle labbra di farsi sottili, affilate in una smorfia di rabbia, apprendendo i pericoli da lui corsi in passato. E' sollevandosi sulle punte dei piedi che vorrebbe portare il volto più vicino a quello di Fehrer } Conosco l'amore tra fratelli. Io stessa ho cercato di uccidere il mio { Questo in pochi lo sanno, ma non c'è vergogna a tingerle di rosso le guance, solo un gelo senza fine, degno del suo nome } Nel caso in cui te lo stessi chiedendo, no, non avevo una valida ragione. Niente che non fosse la brama, e il desiderio di riscatto per la mia nascita. { Tenta di prendergli le mani lo fa con gentilezza ma con decisione, tentando di portarsele entrambe sui fianchi. E' così piccola che potrebbe stringerla in un pugno } Ma nè la mia nascita nè la tua hanno importanza. Non ora, non qui. { La voce si affievolisce, come se dovesse rivelargli un segreto che gli Spettri non possono udire. Ma l'udiranno, Roseline. Certo che lo faranno. } Qui tu sei il Difensore della Terra in cui è nata tua figlia. Dividi il braccio e la mente con una creatura che farebbe tremare gli Abissi più profondi, e non conosco nessuno che come te abbia la gentilezza della Vergine, la forza della Giusta e la Saggezza della Vecchia {Parole antiche riecheggiano nella stanza, sospese per un istante prima di essere ingoiate da quel mare di Spettri che tutto sa. }

FEHRER [Tempio | Sala Visite] Due pareti che si scontrano non solo fanno rumore: non si spostano d'un ulteriore millimetro, e non tornano indietro. E questo sono, loro due. Mura inspessite dagli anni e dal dolore di questi ultimi, come anche di quelle piccole stille d'esperienza e felicità che dà forza alle proprie ambizioni. In disaccordo con le parole di lei, torna a donarle il fronte e non le spalle, scuotendo la testa per negare. "La tua vita è tutto ciò che mi resta per sperare che in questo porco mondo esista ancora un briciolo di purezza." Nel dirle questo, la mano destra prova ad arrampicarsi sulla sua pelle con l'obiettivo di sfiorarle la guancia sinistra. Là se ne starebbe, a palmo aperto, l'altra a rimanersene sul fianco opposto, come chiesto da Roseline stessa. "Guardami. Guarda le mie cicatrici. C'è chi crede che siano marchi che ti vengono incisi addosso, fuori e dentro, e che ti trasformano per sempre. E che non sia facile sopravvivere dopo averli ricevuti. Altri credono che ci voglia molto più coraggio a portarli addosso che a riceverli e che, se il marchio è così profondo, forse solo un eroe può sopportarlo e tirare avanti." Taluni segni sulle spalle indicano che Gwynbleidd abbia conosciuto pure la lingua biforcuta della frusta, e della sua tortura, e non ci vuole molto a capire che egli stia riferendosi a questi. "Stupidaggini, io dico. Non è necessario essere eroi per sopravvivere, se hai qualcuno per cui continuare a lottare." La guarda stancamente. "Anche l'esperienza peggiore si attenua nel tempo e ti lascia respirare, alla fine." [...] "Tu sei tutto. Non lascerò che ti accada nulla, mai." Se ne sta poi zitto, accettando la verità destinata all'Isola, il riferimento a lui e Reinilde e, sbattendo una volta di più le palpebre, un frammento del suo passato. Quanto ancora devono imparare l'uno sull'altra? "Io non biasimerei mio fratello neppure se fosse riuscito nella sua opera. Egli ebbe una visione. Una visione che mi rappresentava come il colpevole della morte di suo figlio. E sai cosa? Furono i miei uomini, spinti dalla fame di ricchezze, a tradire il trattato di pace che divideva le nostre fazioni e a dare inizio a una carneficina che negli anni a venire chiunque, nell'Armrinn, avrebbe ricordato. Io e Reinilde la ricordiamo ancora. Un giorno, forse, il suo odio verrà cancellato del tutto." Sorride con la debolezza di alcuni istanti addietro, raffigurandosi il volto dell'amazzone. "L'unico favore che mi deve è legato alla mia pietà. Alesan non è morto, perché io non l'ho voluto. E, credimi, lei non farebbe qualcosa per la quale non dovesse sentire buone motivazioni. Verrà il momento in cui accetterà del tutto la realtà di questa Casa, e diventerà sua." Il sorriso si allarga un poco in risposta alla chiosa dell'animorph: con ancora la guancia di lei nella mano, la voce maschile risuona nuovamente lungo le pareti della stanza: "Suona bene. Dovresti ricordarla per quando parlerai di me, dopo la mia morte." Il tono ironico e leggero con cui tratta la sua prematura dipartita le farà intendere che è tornato a tutti gli effetti.

ROSELINE { Sala visite }{ FU }{ Lo guarda. Conosce bene il suo corpo, meglio di qualsiasi altra cosa al mondo. La mappa delle sue cicatrici è viva e bruciante dentro i suoi occhi, e non ha bisogno di studiarle una volta di più per comprendere a cosa egli si riferisca. Chiude gli occhi sotto il peso della sua carezza, spingendo la guancia contro la sua mano come a volergli consegnare per un momento il fardello che le grava addosso. E' solo un istante tuttavia } Purezza? Va a cercarla nello sguardo di una figlia della Vergine, Fehrer della Loggia. Qui non ne troverai. { Parla, e lo fa con la voce della Prima tra le figlie della Nera. } Di eroi sono piene le favole e leggende. Forse un giorno un bardo canterà anche di te. E non sarà per le tue cicatrici. Scuote appena un poco la testa la Regina, senza poter evitare di pensare a quanto possa nuocere agli esseri umani la voce degli Déi, talvolta. } Ricorderete, ma tu lo sai e lei lo imparerà: neppure le divinità possono contro ciò che doveva essere. C'è una legge immutabile e non scritta, più grande di noi e di coloro che serviamo. Si chiama Destino, e nessun uomo può sottrarsi al proprio. { Si inumidisce le labbra, portando le mani a sollevare l'abito fino a quando un gesto fluido non lo conduce oltre la testa, e poi a terra } Non so dove mi porterà il mio, ma so che mi unisce a te da sempre. So che se non fossi tornato da quel Mondo sarei venuta a riprenderti, e nessuna bestia, nè spada, nè guerra avrebbe potuto impedirmelo. { Lo guarda negli occhi senza remora alcuna, facendo aderire il proprio corpo a quello altrui e tralasciando l'ironia dell'Ishtuk. } E so anche un'altra cosa: lasceremo questa vita assieme, tu ed io. Non ti permetterò di lasciarmi sola in questo Mondo, e non ti permetterò di andare in quell'Altro senza di me. { Anche questa suona come una promessa. E di tutti i sacri giuramenti che ha prestato, questo pare tra i più vincolanti } Spero solo per nostra figlia che quel giorno sia ancora lontano. { Basta, adesso. Non vuole sentire più nulla, nè dire altro. L'unica cosa che desidera si trova ad un battito di ciglia da lei, ed è senza pensare - non ce n'è bisogno - che gli cerca la bocca con la sua, chiudendo gli occhi e quel discorso col silenzio dei suoi baci, mentre le mani scheletriche vanno a coprirgli le cicatrici della schiena. }

FEHRER [Tempio | Sala Visite] La distanza con Roseline si riduce pericolosamente e, per quanto gli piaccia credere che poche cose al mondo possano sensibilmente ridurgli la serenità, questa volta l'oggetto di dibattito non è neppure lontanamente discutibile. L'abito scompare e cede il posto a una pelle con la quale ha sfamato il desiderio che, da quando ha bussato alle porte dei suoi sensi quella notte ormai lontana, custodita fra i segreti di Rhiannon, non ha smesso mai più di torturargli lo spirito. Il desiderio buono e logico, di quelli che non annidano il pericolo fra le spire dei propri ripiani. Gwynbleidd la accoglie, e non può fare a meno di socchiudere gli occhi e di deglutire vistosamente. "Dici giusto..." mormora nel tono ch'è poco più che un soffio. "...la tua purezza l'ho cancellata io stesso." Avanza in direzione del letto, provando a spingerla lentamente e, infine, dopo aver affidato i suoi fianchi a entrambe le mani, a sollevarla, lasciandole lo spazio per abbracciarlo con le gambe: che gli circondino il corpo. La stenderebbe così sul giaciglio, soffocandola con la sua sagoma, cercandole i polsi. "Lo so." Sa tutto. Non c'è necessità di specificare con cosa concordi e cosa, invece, affiderebbe al dimenticatoio. Sa, semplicemente, tutto. Non dice altro.
ALIAS.ALIAS
00lunedì 29 giugno 2015 16:24
GDR APPROVATO, PG GUARITO

Roseline sentirà che nella spada al momento non vi è alcuna maledizione che il sangue del guerriero la ha "bonificata", percepisce con chiarezza che è stata a contatto con qualcosa di malefico nel passato ma ormai è solo una labile traccia di quanto successe.

Ricordo che la spada "parla" solo da sguainata e che attualmente deve essere "domata" da Fehrer.
La spada lo insulta e lo tratta come un poveraccio prendendosi gioco di lui. Il resto lo deve scoprire on...ghghhg


[SM=g27828]

Non so se avevo scalato i ps.... [SM=g27820] stasera controllo [SM=g27832]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:37.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com