[Rubrica] [In corso] Guerra: armi e tecnologie.

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_Thomas88_
00martedì 16 aprile 2013 11:26
Caccia notturno
Il caccia notturno è un caccia costruito o adattato per entrare in azione di notte o in condizioni meteorologiche di scarsa visibilità.
Questo tipo di aereo nacque nella Prima guerra mondiale, quando determinati aerei vennero modificati per operare con il favore del buio.
Fu durante la Seconda guerra mondiale, però, che questi velivoli ebbero un grande impiego.
I caccia notturni di questo periodo operavano grazie ai primi radar di bordo. A causa di queste apparecchiature, erano più grandi e pesanti dei normali caccia.
Caccia notturni vennero impiegati anche nella Guerra di Corea.
Comunque, già dopo la fine del secondo conflitto mondiale, con lo sviluppo delle tecnologie belliche, la necessità di avere un caccia esclusivamente notturno scomparve.
Dalla fine degli anni ’50 i caccia di nuova generazione, come l’F-4 Phantom, avevano capacità per operare sia di giorno che di notte, in qualsiasi condizione meteorologica.

Il caccia notturno più famoso è sicuramente l’americano Northrop P-61 Black Widow. Il P-61 fu il primo aereo militare statunitense designato appositamente per operare solamente di notte.



Per maggiori informazioni su questa tipologia di caccia:
en.wikipedia.org/wiki/Night_fighter
A fine pagina c'è la lista di tutti gli aerei, divisi per nazione, che vennero utilizzati come caccia notturni.
D.tom
00martedì 16 aprile 2013 14:57
Bello! Mi hanno sempre affascinato questi tipo da aerei :)
$vietcong$
00mercoledì 17 aprile 2013 20:06
Salve signori, mi sono imbattuto per caso in questo Forum, mi è piaciuto molto la completezza di come vengono affrontati certi argomenti militari, sconosciuti in altri Forum dedicati alla militaria, ma sopratutto per la pacatezza di come vengono trattati gli argomenti, complimenti....
Vorrei se me lo permettete dare l'input per una nuova discussione, per una mia ricerca personale vorrei avere il massimo delle informazioni che mi potreste dare sull'Attuale esercito Tedesco, la Bunderswehr, ma visto che l'argomento è molto ampio vorrei che vi concentraste sull'attuale Missioni dell'ONU in Afghanistan della Bunderswehr dando informazioni su mezzi uomini e aerei usati per l'appoggio tattico, anche curiosità e aneddoti storici, ringrazio anticipatamente e resto in fiduciosa attesa....
D.tom
00mercoledì 17 aprile 2013 20:31
benvenuto vietcong, ti consiglio di presentarti nella sezione apposita.
freeforumzone.leonardo.it/cartella.aspx?idc=283588
_Thomas88_
00giovedì 18 aprile 2013 12:40
Bene $vietcong$, benvenuto.

Vedo cosa posso fare per darti tutte le informazioni che hai chiesto.
$vietcong$
00giovedì 18 aprile 2013 15:14
_Thomas88_, 18/04/2013 12:40:

Bene $vietcong$, benvenuto.

Vedo cosa posso fare per darti tutte le informazioni che hai chiesto.



Grazie Mille, mi servono queste informazioni sia per mia cultura personale, sia per il mio Hobby cioè il SoftAir, vorrei creare con la mia squadra dei Setup da Bunderswehr Afghanistan il più coerenti possibile con la realtà, un pò come i reenactors....
Attendo fiducioso.


Stige81
00giovedì 18 aprile 2013 15:18
Re:
$vietcong$, 18/04/2013 15:14:



Grazie Mille, mi servono queste informazioni sia per mia cultura personale, sia per il mio Hobby cioè il SoftAir, vorrei creare con la mia squadra dei Setup da Bunderswehr Afghanistan il più coerenti possibile con la realtà, un pò come i reenactors....
Attendo fiducioso.





Benvenuto [SM=g1420768]

Che bello, un altro con la fissa del softair [SM=x2976638]

Ovviamente il mio G36 non lo cambierò mai [SM=g8362]
_Thomas88_
00venerdì 19 aprile 2013 15:28
Bunderswehr, le forze armate tedesche

Bene $vietcong$, nel poco tempo che ho avuto a disposizione ho raccolto queste informazioni.
Ti chiedo di perdonare eventuali errori tecnici ma ho fatto il massimo nel minor tempo possibile per darti una risposta in tempi brevi.
Per qualsiasi altra informazione, non farti problemi a chiedere.


Bunderswehr


Con in nome Bunderswehr si intendono le forze armate della Repubblica Federale della Germania. Queste sono formate da una parte militare, Streitkräft, e da una parte civile, Wehrverwaltung.
La parte militare è divisa in questo modo:
Heer, esercito;
Marine, marina;
Luftwaffe, aviazione;
Streitkräftebasis, Joint Support Service;
Zentraler Sanitätsdienst, Central Medical Services.

Le forze armate tedesche, in base alla Costituzione della Germania, hanno un ruolo solamente difensivo. Dopo una sentenza della Corte costituzionale federale del 1994 con il termine “difesa” non si intende più solamente la protezione dei confini dello stato ma anche la reazione ad una situazione di crisi o la prevenzione di un conflitto, quindi in senso più ampio, il Bundeswehr deve garantire la sicurezza della Germania in qualsiasi punto del globo.
Questo permette al Bundeswehr di prendere parte ad operazioni al di fuori dei confini della Germania, come parte della NATO e sotto mandato dell’ONU.

Dai primi anni ’90 il Bundeswehr ha preso parte a moltissime operazioni internazionali, come in Yugoslavia, Cambogia, Somalia ed Afghanistan.
Attualmente le forze armate tedesche sono così sparse nel mondo:
Afghanistan / Uzbekistan – ISAF, 4639 uomini;
Kosovo – KFOR, 741 uomini;
Mar Mediterraneo – OAE, 456 persone;
Corno d’Africa / Oceano Indiano – Operazione Atalanta, 321 persone;
Turchia – Operazione Active Fence, 302 persone;
Libano – UNIFIL, 156 persone;
Senegal / Mali – AFISMA, 90 persone;
Sud Sudan – UNMISS, 17 persone;
Sudan – UNAMID, 10 persone;
Mali – EUTM Mali, 10 persone.


Heer.

L’esercito ha in dotazione questi veicoli (elenco i principali):
Leopard 2 - Main Battle Tank;
Marder 1 A3/A5 - Infantry Fighting Vehicle, veicolo trasportro truppe;
Spz Puma - Infantry Fighting Vehicle, veicolo trasportro truppe;
Wiesel AWC - veicolo da combattimento leggero e aerotrasportabile. E’ un veicolo multiruolo che viene utilizzato soprattutto come veicolo da ricognizione o, adeguatamente attrezzato, come semovente di artiglieria antiaerea;
GTK Boxer – veicolo da combattimento multiruolo, paragonabile allo statunitense Stryker;
ATF Dingo - infantry mobility vehicle, veicolo basato sul telaio del camion Unimog;
M270 MLRS – lanciarazzi multiplo;
PzH 2000 – obice semovente da 155mm;
Gepard 1A2 – semovente di artiglieria antiaerea.

L’aviazione dell’Heer utilizza questi velivoli:
Eurocopter Tiger – elicottero d’attacco;
NHI NH90 – elicottero da trasporto;
Bölkow Bo 105 – elicottero leggero multiruolo;
UH-1 Iroquis – elicottero multiruolo;
Eurocopter EC 135 – elicottero medioleggero multiruolo.


Armi in dotazione ai soldati dell’esercito.

Heckler & Koch G36 – fucile d’assalto standard, utilizza munizioni standard NATO 5.56x45mm;
Heckler & Koch MG4 – mitragliatrice leggera calibro 5.56, utilizza le stesse munizioni del G36;
Rheinmetall MG3 – mitragliatrice GPMG calibro 7.62, utilizza munizioni 7.62x51mm;
Heckler & Koch G8 – mitragliatrice calibro 7.62 utilizzata dalle forze speciali come fucile automatico (GR-6) e mitragliatrice leggera (GR-9);
Browning M3M – mitragliatrice pesante calibro .50, utilizza munizioni standard NATO 12.7x99mm e viene montata sui veicoli o sugli elicotteri CH-53;
Heckler & Koch MP7 - pistola mitragliatrice calibro 4.6mm, utilizza munizioni 4.6x30mm;
Heckler & Koch MP5 – pistola mitragliatrice, utilizza munizioni 9x19mm Parabellum e viene utilizzata da alcune unità d’elité e dalle forze speciali;
Heckler & Koch USP – pistola standard, utilizza munizioni 9x19 Parabellum;
Remington 870 – fucile a pompa;
G22 – fucile di precisione bolt-action, utilizza munizioni .300 Winchester Magnum o .338 Lapua Magnum ed ha una gittata massima di 1500m;
G24 – fucile di precisione bolt-action calibro .50 BMG, utilizza munizioni standard NATO 12.7x99mm, ha una gittata massima di 1500m e viene utilizzato dalle forze speciali;
G82 – è il Barrett M107, fucile di precisione bolt-action calibro .50 BMG, utilizza munizioni standard NATO 12.7x99mm ed ha una gittata massima di 1800m;
Dynamit Nobel Panzerfaust 3 – lanciarazzi anticarro;
RGW90 AS – lanciarazzi anticarro da 90mm, ha una gittata di 500m;
Raytheon Fliegerfaust 2 – è il FIM-92 Stinger, missile terra-aria spalleggiabile a ricerca di calore;
Heckler & Koch HK69A1 – lanciagranate a colpo singolo da 40mm;
Heckler & Koch AG36 – lanciagranate a colpo singolo da 40mm;
Heckler & Koch GMG – lanciagranate automatico da 40mm;
KM2000 – coltello standard.


Luftwaffe.

L’aviazione militare ha in dotazione questi velivoli:
F-4 Phantom II – caccia, 16 aerei versione F. I Phantom stanno lasciando il posto agli Eurofighter e la sostituzione sarà completata a metà del 2013;
Panavia Tornado – 31 aerei versione ECR (guerra elettronica) e 110 aerei versione IDS (attacco al suolo);
Eurofighter Typhoon – caccia, circa 100 aerei. La flotta totale sarà costituita da 143 Eurofighter;
Transall C-160 – aereo da trasporto tattico, 71 esemplari che verranno sostituiti dagli Airbus A400M;
Airbus A310 MRTT – 1 versione A310-304 (trasporto strategico) e 4 aerei versione A310-304 MRTT (aerocisterne);
Sikorsky CH-53 Sea Stallion – elicottero da trasporto, 42 esemplari;
La flotta degli aerei da addestramento è composta da 69 T-6 Texan II e 35 T-38 Talon.
L’aviazione ha in dotazione anche gli UAV. Attualmente in servizio ci sono un EuroHawk e tre IAI Heron.
$vietcong$
00sabato 20 aprile 2013 19:12
Ciao Thomas88,
Grazie per la tua disponibilità, ma mi è sembrato come se avessi aperto una pagina di un Vocabolario...Ah,ah,ah!!
Mi aspettavo una cosa meno schematica è più dettagliata, degli armamenti e delle varie missioni dove vedono la Bundeswehr impegnata, magari correlata di Foto.. Ah,ah,ah!! forse chiedo troppo??

Grazie lo stesso... ;-)

_Thomas88_
00domenica 21 aprile 2013 21:01
Vedo cosa posso fare...
$vietcong$
00lunedì 22 aprile 2013 15:21
Re:
_Thomas88_, 21/04/2013 21:01:

Vedo cosa posso fare...



Grazie, non fraintendermi hai fatto un Ottimo lavoro e te ne sono grato, ma volevo qualcosa di più complesso, grazie per la tua grande pazienza.....


D.tom
00martedì 23 aprile 2013 00:26
A Ghedi e Aviano gli F35 per teleguidare
le atomiche Usa


La conferma che nella base militare bresciana ci sono ancora 20 ordigni nucleari B61. Pacifisti in allarme

La svolta filonucleare di Barack Obama avrà conseguenze anche per l'Italia e le province di Brescia e Pordenone. Il quotidiano britannico Guardian nell'edizione del 22 aprile spiega che Washington intende investire ingenti risorse per rendere più affidabili e accurati gli ordigni nucleari tattici basati in Europa, di cui settanta si trovano in Italia (una cinquantina ad Aviano, in Friuli, e gli altri a Ghedi, in provincia di Brescia).
UN PIANO DA 11 MILIARDI DI DOLLARI -Un piano che prevede una spesa pari a 11 miliardi di dollari, scrive il quotidiano britannico citando esperti della Federation of Nuclear Scientists. In particolare, sottolinea il giornale, il piano interessa i circa 200 ordigni nucleari B61 che sono allocati in Belgio, Germania, Italia e Turchia, da trasformare in bombe teleguidate da lanciare utilizzando appunto i caccia F-35. Le nuove scelte nell'ambito della Difesa da parte del presidente americano, premio Nobel per la Pace, potrebbero avere rilevanti ripercussioni anche per le dotazioni militari italiane, nello specifico i nuovi caccia F-35 di cui si doterà l'Italia (ne ha acquistati 90 al prezzo di 127 milioni di dollari l'uno) già da mesi al centro di furibonde polemiche.

PACIFISTI IN ALLARME - «Si tratta di un aumento significativo del livello di capacità per il dispositivo nucleare degli Usa di base in Europa», ha detto Hans Kristensen, della Federation of Nuclear Scientists, scrive il Guardian , «e va in direzione opposta rispetto all'impegno preso da Obama nel 2010 di non dispiegare nuove armi nucleari». L'articolo del Guardian rilancia a casa nostra lo scontro sui controversi F35, questi caccia da combattimento supercostosi ma dall'efficacia al centro di tantissime polemiche. «Le notizie provenienti dagli Usa confermano che i caccia F-35 avranno capacità nucleari», denuncia la campagna "Taglia le ali alle armi", promossa da varie associazioni pacifiste, che da tempo si battono contro l'acquisto da parte dell'Italia di questo tipo di aereo. «Con questo previsto ammodernamento - proseguono i pacifisti - gli ordigni avrebbero la possibilità di essere installati anche sui nuovi cacciabombardieri F-35 di ultima generazione.

Una notizia che non solo conferma la capacità nucleare degli F-35 che la nostra Campagna ha sottolineato da anni in diversi dossier e documenti (e che nessuno al ministero della Difesa ha mai smentito), ma anche che la possibile dotazione nucleare dei caccia F-35 si potrebbe realizzare con ordigni che sono già presenti sul nostro territorio nazionale». Anche Giulio Marcon, deputato di Sel protesta contro questo piano: «L'Italia - attacca Marcon - deve dire no a questa follia. Dopo questa notizia - continua - ancora più forte è la convinzione della necessità di cancellare immediatamente la partecipazione dell'Italia al programma di acquisizione e costruzione dei cacciabombardieri F35. Si tratta di aerei che non servono per le missioni di pace e per difendere il paese, ma solo per fare la guerra e oltretutto per portare ordigni nucleari. Il Parlamento - chiede Marcon - discuta immediatamente la mozione presentata da Sel per la sospensione della partecipazione italiana al programma F35 e chiediamo la completa denuclearizzazione del territorio italiano».

fonte: corriere.it

_Thomas88_
00domenica 15 settembre 2013 14:20
Coming soon...

La rubrica sta tornando... [SM=g2201341]

Un UH-1 dell' U.S. Marine Corps sorveglia una zona residenziale di Mogadiscio come parte dell'Operazione Restore Hope, 1992.


[SM=g3061192]
_Thomas88_
00venerdì 27 settembre 2013 19:28
Altro piccolo assaggio...

Prima di riaprire definitivamente questa rubrica, eccovi un'altra immagine inerente all'argomento con il quale ricomincierò a postare, quello di apertura diciamo...


L'equipaggio del Super 6-4.
Da sinistra verso destra:
Winn Mahuron, Tommy Field, Bill Cleveland, Ray Frank e Mike Durant.
_Thomas88_
00domenica 6 ottobre 2013 16:28
Somalia: l’inizio dell’inferno.


Parte 1.


La guerra civile somala iniziò nei primi anni ’90 con le insurrezioni contro il regime dittatoriale di Siad Barre.


Siad Barre, il “tiranno illuminato”.

[IMG]http://i39.tinypic.com/ic5zb7.jpg[/IMG]

Mohammed Siad Barre nacque a Scilave, in Etiopia, nell’ottobre del 1919. Nel 1941 entrò nello Zaptié, la polizia territoriale della colonia italiana, e negli anni ’50 frequentò la Scuola Allievi ufficiali Carabinieri a Firenze. Nel 1960 entrò nell’esercito e in occasione degli addestramenti congiunti con gli ufficiali sovietici, abbracciò gli ideali del marxismo.
Dopo l’assassinio del presidente Abdirashid Ali Shermarke nel 1969, la Somalia si ritrovò sull’orlo di una guerra civile. Barre organizzò un colpo di stato ed il 21 ottobre prese il posto del presidente ad interim Mukhtar Mohamed Hussein. Proclamando la nascita della “Seconda Repubblica”, inizialmente si presentò come un “tiranno illuminato”. Creò un sistema a partito unico, rese obbligatorio l’insegnamento della lingua somala e rese gratuiti il servizio ospedaliero e quello scolastico. Tutto ciò creò un senso di unità nazionale.
A fine degli anni ’80, però, Barre iniziò a perdere consensi e l’opposizione interna si rafforzò. Fu in quel periodo che emerse tutta la pazzia del dittatore.
Tra il 1988 e il 1990 fece strage di civili nel nord del paese per reprimere un movimento di liberazione somalo finanziato dall’Etiopia. Utilizzò anche l’aviazione per bombardare alcune città. Alla fine i morti furono più di 50000. Nel luglio del 1990, in occasione di una partita di calcio allo stadio di Mogadiscio, fece aprire il fuoco sugli spettatori che lo avevano contestato.
Il 26 gennaio 1991 Siad Barre venne destituito e fuggì nel sud-ovest del paese, da dove provò due volte a riprendere il potere.
Si creò una situazione sempre più violenta e caotica che portò ad uno stato di anarchia.
Nello stesso anno, la Somaliland (per approfondire: it.wikipedia.org/wiki/Somaliland) si dichiarò indipendente per isolarsi dai combattimenti nel sud del Paese. Nessun paese o organizzazione internazionale ne riconobbe la sua sovranità. Essa comprende la parte nord-ovest del Paese.


UNOSOM I.

La situazione sempre più instabile e violenta portò l’Organizzazione delle Nazioni Unite ad intervenire.
La Risoluzione ONU 733 e la 746 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite portarono alla creazione di UNOSOM I.
La missione aveva l’obiettivo di fornire soccorso umanitario e di aiutare a riportare l’ordine nel Paese. Allo stesso tempo, doveva monitorare il primo cessate il fuoco tra le principali fazioni interne in lotta tra loro, ottenuto con la mediazione dell’ONU.
UNOSOM I iniziò nell’aprile 1992 con la risoluzione 751. Alla missione partecipavano circa 50 osservatori militari, ai quali si aggiungevano addetti alla sicurezza, uomini di supporto al personale militare e personale civile straniero e locale. I Paesi che fornirono uomini furono Australia, Austria, Bangladesh, Belgio, Canada, Cecoslovacchia, Egitto, Figi, Finlandia, Indonesia, Giordania, Marocco, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan e Zimbabwe.
Il cessate il fuoco però non venne rispettato e gli scontri continuarono. Anzi, con il passare dei mesi divennero sempre più violenti mettendo a serio rischio le vite degli uomini dell’ONU.
UNOSOM I terminò nei primi giorni del dicembre 1992 senza raggiungere gli obiettivi prefissati e venne sostituita dalla missione UNITAF.
UNOSOM I costò circa 43 milioni di dollari e la vita di 6 militari ONU.


UNITAF.

[IMG]http://i44.tinypic.com/2qcmdsn.jpg[/IMG]
Un Cadillac Gage LAV dell'US Marine Corps, sulla sinistra, e un Fiat-OTO Melara 6614 dell'Esercito Italiano, sulla destra, controllano un intersezione sulla "Green Line" a Mogadiscio.

La risoluzione 794 del Consiglio di sicurezza, che autorizzava l’uso di tutti i mezzi per stabilire un ambiente sicuro per le operazioni umanitarie, venne approvata all’unanimità il 3 dicembre 1992 e decretò la formazione di una colazione di forze di pace delle Nazioni Unite.
Nacque così la missione UNITAF, sotto la guida degli Stati Uniti. Conosciuta anche come Operazione Restore Hope, aveva gli stessi obiettivi della missione UNOSOM I, cioè assicurare la distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione e ristabilire la pace.
Ad UNITAF parteciparono Australia, Bangladesh, Belgio, Canada, Egitto, Francia, Germania, Grecia, India, Repubblica di Irlanda, Italia, Kuwait, Marocco, Nuova Zelanda, Nigeria, Norvegia, Pakistan, Arabia Saudita, Spagna, Svezia, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti e Zimbabwe.
Le operazioni iniziarono il 6 dicembre quando i Navy SEALs e membri dello SWCC della Naval Special Warfare Task Unit “Tripoli” iniziarono le ricognizioni nelle vicinanze del porto e dell’aeroporto. Le missioni di ricognizione andarono avanti per tre giorni.
Nelle prime ore dell’8 dicembre elementi del 4th Psychological Operations Group dell’US Army insieme alla 15th Marine Expeditionary Unit rilasciarono sulla città di Mogadiscio migliaia di volantini per avvertire la popolazione dell'imminente arrivo delle truppe ONU.
Il 9 dicembre il MEU condusse un assalto anfibio sulla capitale che non trovò opposizioni. I Marine sbarcarono dalle navi USS Tripoli LPH-10, USS Juneau LPD-10 e USS Rushmore LSD-47.
Elementi del 2nd Battalion 9th Marines effettuarono incursioni simultanee sul porto e sull’aeroporto internazionale di Mogadiscio, stabilendo un punto d’appoggio per l’arrivo di ulteriori truppe. Le Compagnie Echo e Golf attaccarono l’aeroporto con mezzi anfibi ed elicotteri mentre la Compagnia Fox si occupò di mettere in sicurezza il porto con incursioni rapide via mare. Il 1st Marine Division’s Air Contingency Battalion arrivò subito dopo che l’aeroporto fu messo in sicurezza.
Elementi del BLT 3/9 India Co, 3rd Battalion 9th Marines e 1st Battalion 7th Marines iniziarono a controllare l’aeroporto di Baidoa, la città portuale di Kismayo e la città di Bardera. Il supporto aereo venne fornito dagli elicotteri delle unità HMLA-267, HMH-361, HMM-164 e HC-11 DET.10.
Alle truppe americane seguirono quelle degli altri paesi come Italia, Belgio, Germania, Pakistan e Nigeria. Vennero attuate da subito diverse iniziative umanitarie, come la distribuzione di cibo, l’assistenza medica che includeva anche un piano di vaccinazione per i bambini, la creazione di strutture statali e il disarmo delle fazioni in lotta tra loro.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Boutros Boutros-Ghali stabilì che le truppe UNITAF ebbero un impatto positivo sulla sicurezza della Somalia e sulla distribuzione degli aiuti umanitari e che la loro presenza salvò migliaia di vite.
Le fazioni in lotta per il potere, che si mantenevano con attività illegali come il traffico di droga, di armi e di rifiuti tossici che venivano smaltiti illegalmente in territorio somalo, vedevano minacciati i loro interessi dalla presenza delle truppe dell’UNITAF e spesso le attaccavano. Nonostante questo, alcune di loro ritornarono al tavolo delle trattative per porre fine alla guerra civile.
Il 27 marzo 1993, alla Conferenza sulla Riconciliazione Nazionale in Somalia, quindici fazioni firmarono l’Accordo di Addis Abeba, concordando i principi di riconciliazione e disarmo.
Un giorno prima della firma il Consiglio di Sicurezza dell’ONU approvò la Risoluzione 814 che trasferì il potere da UNITAF a UNOSOM II. La missione UNITAF, programmata come missione di transizione, terminò il 4 maggio 1993.
Nonostante l’Accordo di Addis Abeba, le violenze tra le fazioni rivali continuarono incessantemente e la situazione continuò a rimanere critica.


Fonti: Wikipedia / Wikipedia - the free encyclopedia / Corpi d'elite.net / www.un.org
_Thomas88_
00domenica 13 ottobre 2013 16:31
Somalia: l'inizio dell'inferno.


Parte 2.



UNOSOM II.

La missione UNITAF doveva essere una missione di transizione per permettere alla missione UNOSOM di riprendere. Poiché non raggiunse l’obiettivo di creare un ambiente sicuro, la missione UNOSOM II aveva l’obiettivo ci continuare l’attività iniziata da UNITAF e allo stesso tempo di assistere la popolazione somala a ricostruire la sua vita economica, politica e sociale attraverso la riunificazione della Somalia e la creazione di uno stato democratico.
UNOSOM II assunse ufficialmente il comando il 3 maggio e il giorno seguente assunse il controllo delle operazioni.
Aveva una forza di 28000 persone, costituita da 22000 soldati ed 8000 tra civili e personale logistico. Ad UNOSOM II partecipavano Australia, Austria, Bangladesh, Belgio, Botswana, Canada, Egitto, Fiji, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, India, Indonesia, Irlanda, Italia, Kuwait, Giordania, Malesia, Marocco, Nepal, Nuova Zelanda, Nigeria, Norvegia, Pakistan, Spagna, Corea del Sud, Romania, Arabia Saudita, Svezia, Tunisia, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti e Zimbabwe.
Inoltre gli USA fornirono una forza di reazione rapida di 1160 uomini sotto il loro controllo operativo stanziata sulle navi del Carrier Strike Group 6 al largo delle coste somale. Questa forza sarebbe dovuta intervenire in una situazione di emergenza per UNOSOM II ma solo con l’approvazione dell’ US Central Command in Florida.
Il 5 giugno una forza pakistana cadde in un’imboscata organizzata dagli uomini di Mohamed Farrah Aidid, uno dei più potenti signori della droga e leader dell’SNC. 25 soldati pakistani persero la vita mentre i superstiti, che si erano riparati in un edificio, vennero tratti in salvo grazie ad un intervento congiunto delle forze italiane e francesi.
Il giorno dopo l’imboscata l’ONU rispose con la Risoluzione 837 con la quale il segretario generale era autorizzato a prendere tutte le misure necessarie contro i responsabili dell’attacco armato.
In pratica le Nazioni Unite dichiararono guerra ad Aidid e al suo esercito.
Dal 12 al 16 giugno le truppe americane iniziarono a colpire vari bersagli nella capitale nella speranza di trovare Aidid.

La Battaglia del pastificio.
Il 2 luglio, durante l’Operazione Canguro 11, forze italiane, divise in due colonne meccanizzate Alpha e Bravo, effettuarono un rastrellamento alla ricerca di armi nel quartiere Haliwaa, a nord di Mogadiscio.
Durante il viaggio di ritorno, in seguito ai gravi disordini scoppiati nella zona, la colonna Bravo fu costretta ad intervenire nei pressi del pastificio, vicino al checkpoint Pasta.
Alcuni mezzi blindati VCC-1 furono obbligati a fermarsi di fronte a delle barricate erette dai miliziani e vennero colpiti da razzi anticarro. In uno di questi veicoli rimase ucciso il parà Pasquale Baccaro mentre altri due membri dell’equipaggio rimasero feriti.
La colonna Alfa, dotata di carri armati M60, blindo 6614 e autoblindo pesanti B1 Centauro con cannoni da 105mm, venne chiamata in soccorso, appoggiata da elicotteri AW129 Mangusta e AB-205. Gli equipaggi dei blindati, non potendo utilizzare i cannoni per il rischio di colpire i civili, cercarono di proteggere gli altri veicoli e i compagni con le mitragliatrici. In questa fase venne colpito a morte il sergente incursore Stefano Paolicchi.
Solo in due occasioni i soldati italiani ebbero il permesso di utilizzare l’armamento pesante. La prima quando alcuni M60 aprirono il fuoco contro dei container che servivano da scudo ai miliziani e la seconda quando un Mangusta colpì con un missile TOW un Iveco VM90 italiano catturato dai somali, distruggendo il mezzo ed uccidendo tutti i ribelli a bordo.
Tra gli uomini della colonna di soccorso il sottotenente Andrea Millevoi venne ucciso da un cecchino mentre si sporgeva dal suo mezzo per dirigere il fuoco della mitragliera da 12.7mm.
L’arrivo dei nuovi mezzi corazzati e degli elicotteri permise ai soldati italiani della colonna Bravo bloccati sotto il fuoco nemico di allontanarsi e di mettersi in salvo.
Al termine di questa giornata di combattimenti le forze italiane contarono tre morti e 36 feriti. Le perdite somale, secondo fonti ufficiali, furono di 67 morti e 103 feriti anche se fonti ufficiose parlano di cifre ben più alte.

Caccia ad Aidid.
La caccia ad Aidid caratterizzò gran parte della missione UNOSOM II. Con il passare dei giorni le operazioni militari nella capitale per riuscire a trovarlo divennero sempre più diffuse ed iniziarono a causare vittime tra i civili. Il rapporto tra la popolazione somala e le truppe delle Nazioni Unite iniziò ad incrinarsi.
Il 12 luglio elicotteri AH-1 Cobra americani attaccarono un edificio all’interno del quale erano riunite alcune personalità influenti dell’esercito di Aidid. Diversi edifici vennero distrutti e molti civili rimasero uccisi.
Molti somali, delusi dal fallimento della missione UNOSOM II, iniziarono a sostenere quei signori della guerra in precedenza tanto odiati con una mentalità “noi contro loro”. I leader delle milizie iniziarono ad utilizzare anche la religione islamica per rafforzare il sentimento anti-ONU.
In questa situazione i signori della guerra riuscirono a riprendere il controllo di molte zone della capitale.
L’8 agosto le milizie di Aidid fecero esplodere un IED contro un veicolo militare americano uccidendo quattro soldati e due settimane dopo ne ferirono sette in un secondo attentato.
Il Presidente Bill Clinton decise di rispondere approvando il dispiegamento di una speciale task force composta da elementi del 75th Ranger Regiment e della Delta Force.
Questa unità, denominata Task Force Ranger, era composta da circa 400 soldati ed era al comando del Maggiore Generale William F. Garrison, all’epoca comandante del Joint Special Operations Command.
Arrivata a Mogadiscio verso la fine di agosto la Task Force Ranger iniziò una caccia all’uomo che prese il nome di Operazione Gothic Serpent.

Operazione Gothic Serpent.

[IMG]http://i40.tinypic.com/2cgbsz8.jpg[/IMG]
Il Super 6-4 di Michale Durant il volo sopra Mogadiscio il 3 ottobre 1993.

La Task Force Ranger era così composta:
Compagnia B, 3rd Battalion, 75th Ranger Regiment;
Squadrone C, 1st Special Forces Operational Detachment-Delta (Delta Force);
16 elicotteri, tra MH-60 Black Hawk e AH/MH-6 Little Bird, e personale del 160th Special Operations Aviation Regiment (160th SOAR);
Navy SEAL del Naval Special Warfare Development Group;
Elementi del 24th Special Tactics Squadron.
Il 21 settembre la task force catturò il finanziere di Aidid, Osma Ali Atto.
Alle 2:00 del mattino del 25 settembre miliziani del SNA riuscirono ad abbattere con un RPG un Black Hawk del 101st Airborne Division nei pressi del Nuovo Porto, provocando la morte dei tre membri dell’equipaggio.
In pochi giorni vennero localizzati Omar Salad Elmi e Mohamed Hassan Awale, altre due personalità molto influenti del clan Habr Gidr, il cui leader era lo stesso Aidid.
Si decise quindi di procedere alla loro cattura. Il piano venne così elaborato:
40 uomini della Delta Force avrebbero assaltato l’edificio principale con quattro elicotteri MH-6 Little Bird e due MH-60 Black Hawk e, una volta dentro, avrebbero messo in sicurezza gli obiettivi mentre i Ranger, calandosi da altri MH-60 Black Hawk, avrebbero creato un perimetro difensivo a quattro angoli intorno alla costruzione. Su uno degli otto Black Hawk impegnati nell’operazione avrebbe trovato posto una squadra CSAR, Combat Search And Rescue, per l’eventuale recupero di piloti abbattuti. Subito dopo un convoglio di nove Humvee e tre camion M939, con a bordo altri membri dei Ranger e della Delta Force, più quattro operatori del SEAL Team 6, sarebbe arrivato nei pressi dell’edificio per prelevare l’intera squadra d’assalto e i loro prigionieri.
L’intera operazione avrebbe coinvolto circa 160 soldati e sarebbe dovuta durare non più di 30 minuti.
Il 3 ottobre ebbe inizio l’operazione. Questa che segue è la cronologia dei fatti:
3 ottobre.
14:50 – vengono localizzati gli obiettivi in un albergo nel centro di Mogadiscio;
15:32 – ha inizio l’operazione. Il convoglio di terra, che avrebbe dovuto raggiungere l’edificio pochi minuti dopo l’assalto, inizia ad accumulare ritardo perché i miliziani e i civili innalzano barricate lungo le strade;
15:42 – ha inizio l’assalto. I soldati della Delta Force assaltano l’edificio ed i Ranger, calandosi dai Black Hawk, iniziano a formare il perimetro di sicurezza. Uno di loro, il soldato di prima classe Todd Blackburn, manca la fune e cade da un’altezza di circa 70 piedi;
15:47 – gruppi di civili somali iniziano a convergere nei pressi dell’albergo;
15:58 – uno dei camion M939 viene colpito da un RPG, 27 soldati americani rimangono feriti;
16:00 – gruppi di miliziani armati iniziano a dirigersi verso l’albergo da tutte le parti della città;
16:02 – la Task Force riferisce di aver catturato i due obiettivi e altri 21 miliziani. Mentre il convoglio è in attesa di recuperare la squadra d’assalto e i prigionieri, tre veicoli si staccano dalla colonna per portare il soldato Blackburn alla base il prima possibile;
16:15 – il convoglio è pronto a partire ma a causa di problemi di comunicazione e malintesi tra le diverse unità tutti i veicoli sono ancora fermi;
16:20 – il Black Hawk Super 6-1 pilotato da Cliff “Elvis” Walcott” e Donovan Briley viene colpito da un RPG e precipita ad alcuni isolati a nord-est da dove si trova il convoglio. I due piloti muoiono sul colpo mentre due membri dell’equipaggio sono gravemente feriti. I due cecchini Delta, Daniel Busch e Jim Smith, sopravvivono e iniziano a difendere il Super 6-1. I due verranno poi recuperati dall’ MH-6 pilotato da Karl Maier e Keith Jones;
16:22 – i miliziani raggiungono l’aerea dove è precipitato il Super 6-1;
16:26 – il convoglio si mette in moto, dirigendosi verso il sito del crash. Il Black Hawk Super 6-4 pilotato da Micheal Durant prende il posto del Super 6-1 in volo sopra il convoglio.
16:28 – la squadra CSAR, guidata da Scott Fales, raggiunge il Super 6-1 ma trova pilota e co-pilota morti e i due feriti ancora all’interno dell’elicottero. Sotto un intenso fuoco nemico, la squadra trasferisce i feriti al vicino punto di raccolta;
16:35 – il convoglio perde l’orientamento nelle strette strade della capitale mentre è bersagliato dal fuoco dei miliziani ed inizia a subire perdite;
16:40 – il Black Hawk Super 6-4 pilotato da Michael Durant viene colpito da un RPG e precipita. In poco tempo il velivolo viene raggiunto dai miliziani;
16:42 – due tiratori scelti della Delta Force, il sergente di prima classe Randy Shughart e il sergente capo Gary Gordon chiedono al comando il permesso di raggiungere il sito dove è precipitato il Super 6-4 per fornire protezione all’equipaggio dell’elicottero. Per due volte il permesso gli viene negato ma alla terza richiesta ricevono l’autorizzazione. I due scendono dal Super 6-2 ed iniziano a difendere il relitto dell’elicottero in attesa di rinforzi. Questa risulterà essere l’azione più eroica dell’intera battaglia;
16:54 – il convoglio decide di interrompere l’operazione di soccorso al Super 6-1 dopo aver perso completamente l’orientamento nei vicoli di Mogadiscio e di fare rientro alla base per riorganizzare le operazioni di salvataggio e scaricare morti e feriti;
17:03 – una forza di reazione rapida viene inviata dal comando nell’intento di raggiungere il Super 6-4 ma si imbatte in un’ostinata resistenza dei miliziani;
17:34 – la forza di reazione rapida decide di rientrare alla base, dopo aver subito anch’essa perdite e feriti. La forza di Ranger e altri elementi della Task Force rimasta nella zona del primo crash tenta di raggiungere il Super 6-4 ma incontra molteplici difficoltà;
17:40 – Shughart e Gordon vengono uccisi nel tentativo di proteggere il Super 6-4. Michael Durant viene picchiato e poi fatto prigioniero dagli uomini di Aidid;
17:45 – sia la forza di reazione rapida che il convoglio fanno rientro alla base. Nel frattempo circa 90 soldati sono ancora intrappolati in alcuni edifici nei pressi del sito dove è precipitato il Super 6-1. Tra questi c’è il caporale Jamie Smith, gravemente ferito. Viene richiesta un’evacuazione medica d’emergenza;
19:08 – il Black Hawk Super 6-6 raggiunge i soldati e li rifornisce con acqua, munizioni e beni di prima necessità. Durante l’operazione viene colpito dal fuoco nemico e non riesce ad atterrare ed evacuare il caporale Smith. Gravemente danneggiato è costretto a fare rientro alla base;
20:27 – il caporale Jamie Smith muore;
21:00 – il Joint Task Force Command richiede assistenza agli altri comandi. Viene formata una Task Force composta da due compagnie della 10th Mountain Division, da elementi della Task Force Ranger, dai 15th FF Battalion e 7th Battalion del Frontier Force Regiment dell’Esercito Pakistano e dal 19th Battalion del Royal Malay Regiment dell’Esercito Malaysiano. Questa Task Force fa affidamento sui carri armati pakistani e sui veicoli corazzati malaysiani, nonché sul numero dei soldati. Si inizia ad elaborare una strategia per portare in salvo gli uomini sul campo;
23:23 – la Task Force si mette in movimento;
4 ottobre.
00:00 – i Ranger sono ancora intrappolati nei pressi del luogo dello schianto del Super 6-1 sotto il fuoco nemico. Riescono a respingere i ripetuti assalti dei miliziani grazie anche al supporto aereo ravvicinato degli elicotteri AH-6 Little Bird, gli unici attrezzati per il combattimento notturno;
01:55 – una parte del convoglio di soccorso raggiunge i Ranger mentre l’altra arriva al Super 6-4 ma non trova nessuno dei membri dell’equipaggio dell’elicottero;
03:00 – nonostante i continui sforzi e tentativi i Ranger non sono ancora riusciti a liberare dai rottami dell’elicottero il corpo di Elvis Wolcott, pilota del Super 6-1;
05:30 – il corpo di Wolcott viene recuperato. Il convoglio lascia finalmente i siti dove sono precipitati gli elicotteri diretto allo stadio, base del contingente pakistano. Alcuni dei Ranger che non hanno trovato posto sui veicoli sono costretti a percorrere il tragitto fino alla base a piedi. La strada che percorrono prenderà il nome di “Mogadishu Mile”, il miglio di Mogadiscio;
06:30 – il convoglio ritorna alla base. Il bilancio tra le file americane è di 13 morti, 73 feriti e 6 dispersi in azioni. Uno di loro è Michael Durant, che si scoprirà che è stato fatto prigionieri. Più tardi gli altri 5 verranno confermati morti, facendo salire il totale delle vittime a 18.
Durante l’operazione di soccorso il diciottenne Mal Aznan Awang dell’esercito malaysiano rimase ucciso a causa dell’esplosione di un RPG e due soldati pakistani vennero feriti.
Dopo la battaglia i cadaveri dei cinque americani vennero mutilati e trasportarti lungo le strade di Mogadiscio dai civili e dai miliziani dell’SNA come fossero trofei. Le immagini fecero il giro del mondo, causando l’indignazione soprattutto del popolo americano. Dopo lunghe trattative condotte dall’ambasciatore Robert B. Oakley, i corpi vennero restituiti in orribili condizioni.
Michael Durant venne rilasciato dopo 11 giorni di prigionia.
Ecco la lista delle vittime americane, divise per corpo d’appartenenza:
- 1st Special Forces Operational Detachment-Delta
MSG (Sergente capo) Gary Gordon;
SFC (Sergente di prima classe) Randy Shughart;
SSG (Sergente staff) Daniel Busch;
SFC (Sergente di prima classe) Earl Fillmore;
MSG (Sergente capo) Timothy “Griz” Martin;
- 3rd Ranger Battalion, 75th Ranger Regiment
CPL (Caporale) Jamie Smith;
SPC (Specialista) James Cavaco;
SGT (Sergente) Casey Joyce;
PFC (Soldato di prima classe) Richard “Alphabet” Kowalewski;
SGT (Sergente) Dominick Pilla;
SGT (Sergente) Lorenzo Ruiz.
- 160th Special Operations Aviation Regiment
SSG (Sergente staff) William Cleveland;
SSG (Sergente staff) Thomas Field;
CW4 (Maresciallo 4° grado) Raymond Frank;
CW3 (Maresciallo 3° grado) Clifton “Elvis” Wolcott;
CW2 (Maresciallo 2° grado) Donovan “Bull” Briley.
- 2nd Battalion, 14th Infantry Regiment, 2nd Brigade, 10th Mountain Division
SGT (Sergente) Cornell Houston;
PFC (Soldato di prima classe) James Martin Jr.
L’ambasciatore Oakley stimò che la cifra delle vittime somale potesse essere compresa tra i 1500 e i 2000 sommando morti e feriti. Una stima più reale disse che i morti tra le file somale furono circa 800/1000 mentre i feriti diverse migliaia.
Le milizie somale contestarono queste cifre e lo stesso Aidid disse che quel giorno vennero uccise 315 persone tra miliziani e civili e ne vennero ferite poco più di 800.
Il Generale Garrison si assunse la piena responsabilità dell’accaduto. Nonostante le perdite americane, la missione aveva raggiunto gli obiettivi prefissati.

Fine di UNOSOM II.
Due settimane dopo la disastrosa Operazione Gothic Serpent il Presidente Bill Clinton ritirò i Ranger e la Delta Force e chiese il ritiro di tutte le altre forze americane dalla Somalia. Le truppe statunitensi avrebbero dovuto lasciare il territorio somalo entro e non oltre il 31 marzo 1994.
Con la Risoluzione 954, approvata il 4 novembre 1993, le Nazioni Unite prorogarono il mandato UNOSOM II fino al 31 marzo 1995.
Il 16 dicembre il Presidente Clinton approvò la Joint Task Force United Shield per evacuare in sicurezza le truppe dell’ONU. United Shield arrivò in Somalia il 7 febbraio 1994.
I soldati americani lasciarono la Somalia il 3 marzo 1994, 28 giorni prima del previsto. Anche altre nazioni, come Belgio, Francia e Svezia, ritirarono le loro truppe in questo periodo.
Alcune centinaia di Marine rimasero sulle navi al largo della costa somala per assistere la possibile evacuazione dei più di 1000 civili e consiglieri militari statunitensi rimasti come parte della missione di collegamento degli USA con UNOSOM II.
Il 24 aprile 1994 il segretario generale delle Nazioni Unite Boutros-Ghali ammise la sconfitta ed il fallimento di UNOSOM II, dichiarando che la missione dell’ONU in Somalia era finita.
Nel mese di novembre il Consiglio di Sicurezza votò all’unanimità il ritiro di tutto il personale di UNOSOM II, che si concluse ufficialmente nel marzo 1995 quando le ultime navi americane lasciarono le coste della Somalia.


Situazione odierna.

Ad oggi, anno 2013, in Somalia c’è ancora una situazione di caos ed instabilità.
Il Governo Federale di Transizione, nato nel 2004, dopo aver sconfitto l’Unione delle Corti Islamiche (che aveva preso il controllo di Mogadiscio scacciando i signori della guerra) continua la lotta per la stabilità del paese combattendo l’organizzazione terroristica islamica Al-Shabaab con l’aiuto dell’ANISOM, African Union Mission to Somalia.


Fonti: Wikipedia / Wikipedia - the free encyclopedia / Corpi d'elite.net / www.un.org
_Thomas88_
00giovedì 14 novembre 2013 14:37
Marina Militare: iniziata la missione " Il Sistema Paese in Movimento"

Ecco un'interessante articolo, molto completo, sulla missione.

Prende il via la missione "Il sistema paese in movimento" con la partenza, dal porto di Civitavecchia, di nave Cavour nel pomeriggio di mercoledì 13 novembre.
Il «benvenuti a bordo» dell’ammiraglio di squadra Giuseppe de Giorgi, capo di stato maggiore della Marina Militare, dall’hangar della portaerei Cavour ha dato il via all’attività del Gruppo Navale Cavour della Marina Militare.
«È un progetto ambizioso, un’impresa storica, che parte da lontano - le parole dell’Ammiraglio - e che grazie ai partner ha superato anche lo scoglio dei costi, così da non sottrarre risorse al bilancio. Una ambasciata itinerante che coniuga in sinergia le risorse dei Ministeri degli Affari Esteri e della Difesa, esempio italiano di efficienza, promozione e solidarietà al servizio dello sviluppo e della sicurezza per la prosperità».
Sul ponte di volo dell’unità s’è svolta la cerimonia che ha sancito la partenza. A fianco di De Giorgi, l’ammiraglio di squadra Filippo Maria Foffi, comandante in capo della Squadra Navale e l’ammiraglio di divisione Paolo Treu, comandante delle Forze d'Altura. Schierati per il saluto ufficiale l'equipaggio e il personale coinvolti nella campagna, al quale ha fatto da cornice la presenza della Banda della Marina Militare.
L’operazione è stata illustrata nel dettaglio in un incontro con la stampa svoltosi a bordo. L’ammiraglio di divisione Paolo Treu, Comandante del 30° Gruppo Navale Italiano - al suo fianco il contrammiraglio Enrico Credendino, Capo 3° Reparto dello Stato Maggiore Marina - ha focalizzato le tappe del road show. «Una maniera innovativa per svolgere un’attività che tutte le nazioni fanno, un’azione che privilegia i talenti italiani nel settore dei prodotti e dei servizi». Pensieri cari anche al Ministro plenipotenziario Luigi Maria Vignali, del Ministero degli Affari Esteri , che ha ribadito il messaggio di italianità portato nel mondo dai 1200 uomini e donne imbarcati: cuore, menti e braccia dell’Italia.
I partner coinvolti nel progetto, hanno ribadito l’importanza e l’entusismo che contraddistinguono la Campagna e le positive ricadute attese per il Sistema Paese. Una crociera nel segno della promozione del Made in Italy contraddistinta dallo Spirito di squadra, volano delle eccellenze nazionali.
Non solo. Al Gruppo Navale sono stati affidati altri compiti. Tra questi: assistenza umanitaria nei confronti delle popolazioni, sicurezza marittima attraverso operazioni di antipirateria e protezione del traffico mercantile nazionale, sostegno alle Marine dei paesi rivieraschi, in funzione di cooperazione, sviluppo e modernizzazione e supporto alla politica estera nazionale.
La formazione, che sarà completata dalla fregata lanciamissili Bergamini, dal pattugliatore Borsini e dalla nave rifornitrice Etna, dirigerà verso il Canale di Suez. Quindi il timone farà rotta su Jedda, in Arabia Saudita, prima tappa del periplo che toccherà 18 paesi e 20 città dell’Africa e del Golfo Arabico e che avrà la durata di quasi cinque mesi e che percorrerà oltre 18 mila miglia, circa 36 mila chilometri.
Per gli aspetti umanitari, partecipano le infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana insieme a Fondazione Rava e Operation Smile. La Campagna vede la partecipazione dei ministeri degli Affari esteri, dello Sviluppo economico e dei Beni e delle attività culturali e del turismo, ICE - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, Expo 2015 e imprese che rappresentano l'eccellenza nazionale.

Fonte: www.marina.difesa.it/conosciamoci/notizie/Pagine/20131113_partcav...


Mi sembra una missione veramente interessante.
Nonostante tutti i buoni propositi, c'è sempre qualcuno che rompe le uova nel paniere.
In questo casa si tratta di SEL. Secondo alcuni parlamentari di questo partito la missione avrebbe un altro obiettivo principale, cioè quello di vendere sistemi d'armamento ed altre tecnologie belliche italiane ai paesi africani.

Ecco l'articolo:

SEL denuncia: "La portaerei Cavour in Africa a vendere armi anche a paesi in guerra."
Link: www.repubblica.it/politica/2013/11/11/news/sel_portaerei_cavour-7...
_Thomas88_
00giovedì 28 novembre 2013 15:25
Gennaio 2013: Israele attacca base militare in Siria




Obiettivi.
Il centro militare di Jimraya, impiegato in attività di ricerca, e un convoglio diretto in Libano, il giorno 30/01 sono stati colpiti dall'aviazione israeliana mediante un'operazione aerea in territorio siriano. Il centro di ricerca è situato a 5km a nord-ovest della capitale ed è controllato dalle guardie presidenziali, vista la vicinanza con la residenza di Assad. Solo in tempi recenti i missili anti-aerei posti nel centro militare sono stati trasferiti in seguito ai continui scontri tra l'esercito governativo e i ribelli nella zona.

Dinamica.
Aerei F-15 e F-16 hanno sorvolato il territorio libanese, entrando in Siria da sud-ovest. Da fonti siriane si apprende che gli aerei avrebbero volato a bassa quota per eludere i radar dell'esercito siriano. Fonti libanesi parlano di 12 aerei dell'IDF che hanno sorvolato il Libano. Alle 16.30 del 29/01 quattro aerei israeliani sono entrati nei cieli libanesi, seguiti da un altro gruppo di aerei quattro ore più tardi, seguiti da una terza missione alle 7.55 del 30/01. Le autorità siriane hanno immediatamente accusato l'aviazione dell'IDF di essere responsabile dell'operazione che ha portato alla morte di due persone e al ferimento di altre cinque nell'impianto di Jimraya. Tel Aviv non ha rilasciato dichiarazioni in merito, ma è chiaro il suo coinvolgimento diretto. Il silenzio israeliano rientra nella prassi, è opportuno a tal proposito ricordare che Israele non ha mai ammesso la responsabilità del bombardamento avvenuto nel 2007 di uno stabilimento in Siria nel quale si sospettava venissero sviluppate armi nucleari.

Perché.
Il centro di ricerche di Jimraya è ritenuto da Israele luogo di fabbricazione di armi chimiche. Secondo altre fonti il convoglio diretto in Libano stava trasferendo armi chimiche nelle mani di Hezbollah. Le forze di sicurezza di Tel Aviv in realtà sono molto più preoccupate che in Libano possano entrare missili anti-aerei e razzi a lunga gittata. In particolare, Israele avrebbe voluto colpire i missili di fabbricazione russa SA-17 diretti in Libano, le autorità siriane comunque sostengono che il vero obiettivo fosse proprio la base di Jimraya. Le tensioni tra Siria e Israele permangono ormai da decenni, occorre ricordare che formalmente i due Paesi sono ancora in guerra dal 1967 e che le alture del Golan sono occupate dalle forze israeliane da ormai 46 anni.

Precedenti.
Israele non è nuova ad azioni del genere. Nel 2007 caccia dell’IDF bombardarono un complesso di edifici in territorio siriano che fonti di intelligence indicavano come un sito per lo sviluppo di armi nucleari (Operazione Black September). I Sudan nel 2009 l’aviazione israeliana bombardò un convoglio diretto a Gaza, che trasportava armi per Hamas, uccidendo più di cento persone. Nel 2011 un altro veicolo, sospettato di trasportare armi, venne colpito in Sudan. Sempre nel 2011 e sempre in Sudan l’IDF colpì due convogli che trasportavano armi iraniane uccidendo 2 persone.

Articolo originale: www.triageduepuntozero.com/medio-oriente/item/22-israele-attacca-base-militare-...
_Thomas88_
00giovedì 12 dicembre 2013 15:11
Elvis Presley nell' US Army

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Come tutti i giovani in forma, anche lo showman Elvis Presley ha dovuto servire l'Esercito degli Stati Uniti. Essendo già un personaggio famoso in quel periodo, gli fu data la possibilità di servire come intrattenitore per le truppe. Tuttavia, egli scelse di servire come un soldato regolare.

Nel 1953, all’età di 18 anni, Elvis Presley si registrava al servizio militare per due anni di servizio attivo e quattro nelle riserve. In seguito gli fu dato un Selective Service Number. Dopo il diploma di scuola superiore, Elvis diventò uno showman, apparendo in film ed esibendosi in concerti. Era una delle più grandi star di quel periodo.
Nel 1957, si recò ad una visita fisica dell’esercito per sapere se fosse idoneo ad essere chiamato alle armi. Ci fu un sacco di parlare su come Elvis avrebbe servito nell’ esercito. Ci furono inviti per servizi da offrire ad Elvis e gli fu anche proposto di arruolarsi in servizi speciali (intrattenimento delle truppe, priorità nella consegna degli alloggi, ecc.), ma lui li rifiutò tutti. Non voleva alcun trattamento speciale e così optò per servire l’esercito come un soldato regolare.
Fu chiamato alle armi il 24 marzo 1958 e fu di stanza in Texas. Elvis fece l’addestramento come qualsiasi altro soldato. Lo stesso anno, venne assegnato a far parte della Terza Divisione Corazzata Spearhead e fu di stanza in Germania. Durante il suo periodo nell’ Esercito, fece tutto quello che gli fu incaricato di far e anche di più, in modo che gli altri potessero vedere che non aveva ricevuto alcun trattamento di favore.

In questa foto vediamo Elvis, insieme ad altri soldati, a Friedberg, in Germania.
Lo riconoscete?
E' difficile. Ve lo dico io. Nella fila in alto è il terzo partendo da sinistra.
[IMG]http://i42.tinypic.com/35d4und.jpg[/IMG]


Fonte: www.lomography.it
Roswellino
00giovedì 12 dicembre 2013 21:40
Dicono che Elvis Presley sia ancora vivo chissà ....
_Thomas88_
00venerdì 13 dicembre 2013 14:20
Re:
Roswellino, 12/12/2013 21:40:

Dicono che Elvis Presley sia ancora vivo chissà ....




Ahahah [SM=g1420771]
Si si, lo so.

Dicono la stessa cosa della maggior parte dei personaggi famosi morti:
Tupac, Michael Jackson...e poi adesso non me ne vengono in mente altri! Comunque la lista è lunga [SM=g3061082]
_Thomas88_
00martedì 24 dicembre 2013 18:53
Buon Natale!

Auguro a tutti i lettori occasionali e fissi della mia rubrica un felicissimo Natale!

Lo faccio in modo simpatico, con questo video.
Il filmato è di qualche anno fa ma è molto carino.

Protagonisti sono i membri dell'equipaggio della HMS Ocean L12, una portaelicotteri d'assalto della Royal Navy.

Buon Natale!
_Thomas88_
00sabato 4 gennaio 2014 14:45
Corea del Nord: zio di Kim giustiziato, sbranato dai cani

"Anno nuovo, vita nuova".
Questo dicono tutti, sbagliando a mio avviso.
Infatti quando ho letto questa notizia ho pensato subito "Anno nuovo, vita vecchia...almeno in Nord Corea!"

Torno a parlare infatti del regime nordcoreano e del suo leader Kim Jong-Un.


[IMG]http://i42.tinypic.com/24q4pd0.jpg[/IMG]
Jang Song-Thaek, zio del dittatore coreano Kim Jong-un, scortato nell'aula del tribunale che ha deciso la sua condanna a morte, lo scorso 13 dicembre.


Emergono dettagli agghiaccianti (ma tutti da verificare) sull’esecuzione avvenuta a dicembre scorso del potente zio del leader nordcoreano Kim Jong-Un. Secondo un giornale popolare di Hong Kong, Jang Song-Thaek sarebbe stato gettato in una gabbia e sbranato vivo da un branco di 120 cani affamati. La notizia, apparsa quindici giorni fa per la prima volta, è stata ripresa con nuovi dettagli da media americani come Daily Beast ed Nbc e britannici come il Daily Mail. Tutti citano un articolo del Wen Wei Po, testata considerata poco credibile secondo l’indagine condotta da un’università cinese. La Nbc ha tuttavia ricordato che la Corea del Nord non ha mai specificato le modalità della morte di Jang, ex numero due del regime, giustiziato il mese scorso perché ritenuto colpevole di un tentativo di colpo di Stato. Secondo lo stesso giornale, addirittura altri cinque ex collaboratori di Kim Jong-un sarebbero stati giustiziati in questo modo atroce, sotto gli occhi del capo del regime, del fratello e di 300 altri funzionari.
L’ammissione - Lo scorso primo gennaio, per la prima volta il leader nordcoreano, Kim Jong-Un, ha parlato dell’esecuzione di Song-Thaek. «Lo scorso anno», ha affermato nel discorso di Capodanno alla nazione, «abbiamo intrapreso azioni risolutive per eliminare una fazione di feccia dal nostro partito e questa epurazione dagli elementi antirivoluzionari lo ha rafforzato». Kim non lo ha mai nominato ma era chiara l’allusione a Jang Song-Thaek, un tempo potente numero due del Partito comunista e del regime di Pyongyang. Il leader nordcoreano ha anche lanciato un appello all’unità nazionale e ad eliminare «anche i più piccoli elementi e fenomeni» che possano minacciarla. Di qui l’impegno a reprimere «qualsiasi ideologia aliena e stile di vita decadente». L’esecuzione di Jang è stata pubblicizzata dal regime che lo ha definito un tossicodipendente e un don giovanni appartenente alla «feccia umana».

Fonte: Corriere della sera.it


Ed intanto, così facendo, Kim continua ad eliminare tutti le personalità scomode del regime, che in futuro avrebbero potuto tradirlo e soffiargli via il posto.
_Thomas88_
00giovedì 16 gennaio 2014 17:02
Le armi chimiche siriane passeranno per l'Italia

La notizia può far tremare qualcuno, soprattutto i calabresi.
Ma le armi chimiche siriane non si fermeranno nel nostro paese.
Il porto di Gioia Tauro ospiterà solamente le operazioni di trasferimento di tali armi da una nave all'altra.


[IMG]http://i40.tinypic.com/28anl3p.jpg[/IMG]
Una foto della nave cargo americana Cape Ray.

Le armi chimiche di Assad passeranno da Gioia Tauro. Il ministro Lupi ha comunicato il nome del porto italiano che ospiterà le operazioni di trasbordo dell’arsenale siriano dal cargo danese o norvegese all’americana Cape Ray. La scelta cade dunque sulla Calabria. Lo scalo sarebbe stato scelto perché considerato più sicuro e di più facile gestione in caso di proteste e manifestazioni. L’annuncio è stato dato in Parlamento, durante l’audizione alle Commissioni Esteri e Difesa del ministro degli Esteri Emma Bonino, delle Infrastrutture Maurizio Lupi e del direttore generale dell’Opac, Ahmet Uzumcu, venuto a spiegare le fasi dello smaltimento .
Container - «L’italia si inserisce in questa grande operazione internazionale che è il primo passo per arrivare ad un Medio Oriente privo di armi chimiche», ha spiegato Bonino. Il nostro paese infatti, oltre al porto, ha offerto un contributo finanziari per l’operazione di smaltimento all’interno degli accordi internazionali. Poi, in una nota ufficiale, Palazzo Chigi ha spiegato: «Aderendo alle disposizioni contenute nella Risoluzione 2118 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 27 settembre 2013, il governo italiano, che ne ha informato il Parlamento, ha deciso di contribuire all’azione della comunità internazionale diretta alla distruzione di armi chimiche siriane impiegate nei mesi scorsi ai danni di popolazioni civili nel drammatico conflitto che ha luogo nel Paese ». Alle dichiarazione politiche si sono affiancate le spiegazioni tecniche. Secondo quanto comunicato, il trasbordo dei 60 container dalla nave danese partita dalla Siria a quella Usa sarà realizzato con appositi rotabili e senza lo stoccaggio dei container a terra. Le operazioni avverranno in assoluta sicurezza», ha assicurato Lupi. Poi, sono state spiegate anche le motivazioni: il porto di Gioia Tauro è stato scelto perché è un’eccellenza, specializzato in questo tipo di attività, è la versione ufficiale.
Manifestazioni e proteste - La decisione ovviamente non ha mancato di suscitare polemiche. Nessuno infatti vuole nel suo porto armi chimiche, sebbene sia stato assicurato che le operazioni di trasbordo avverranno nel pieno rispetto delle procedure di sicurezza. I container dovranno essere trasferiti su una nave americana, proprio durante lo scalo italiano per poi essere portati altrove. Inoltre preoccupano le tensioni e le manifestazioni che potrebbero crearsi in seguito all’arrivo della nave. «A me non hanno comunicato nulla di ufficiale ma comunque sarebbe grave. Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone», ha spiegato il sindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore. Che ha anche polemizzato direttamente con il ministro degli Esteri e con il Pd. «Adesso, come minimo, il ministro Bonino dovrebbe venire qui a parlare con le istituzioni e poi essere presente alle operazioni. Una scelta del genere crea discredito nelle istituzioni. E tra l’altro, qui - ha aggiunto - c’è un sindaco del Pd che non viene informato da un governo di centrosinistra». Ma non solo. Il primo cittadino di San Ferdinando, il comune sotto il quale ricade la maggioranza delle banchine sta pensando di chiudere lo scalo: «Stiamo valutando di emettere un’ordinanza per chiudere il porto», ha spiegato all’Ansa.
Le altre opzioni - Nei giorni scorsi sono state citate - ma mai in modo ufficiale - come possibili scali: Brindisi, Augusta e due località sarde, Cagliari e l’isola di Santo Stefano, ex base americana nell’arcipelago della Maddalena. Le amministrazioni locali - il capoluogo sardo in primis - hanno quindi alzato la voce con il governo per impedire che la Sardegna diventi «la pattumiera d’Italia».
Da nave a nave - Il trasbordo di agenti chimici avverrà «da nave a nave» senza toccare il suolo italiano: cioè senza sbarcare nemmeno in banchina e senza che il carico debba essere stoccato in depositi a terra. L’operazione, ha spiegato ancora il ministro degli Esteri, non dovrebbe durare più di «48 ore». Dopo che le armi saranno trasferite dalle navi (di cui una danese e l’altra norvegese), partite dalla Siria all’inizio dell’anno, la Cape Ray, la nave Usa che - una volta in acque internazionali - distruggerà mediante idrolisi gli agenti chimici più pericolosi arrivati dalla Siria. Il direttore dell’organizzazione premio Nobel per la pace potrà così fornire ai parlamentari italiani ulteriori dettagli sull’intera operazione. L’eliminazione è prevista per la fine di gennaio o ai primi di febbraio. Il Pentagono ha infatti reso noto che la Cape Ray è ancora in Virginia e che partirà tra la fine di questa settimana o l’inizio della prossima. E che poi ci vorranno due settimane prima che raggiunga il Mediterraneo. L’accordo sulla distruzione delle armi chimiche imposto ad Assad è parte imprescindibile della Conferenza di Parigi. Gas sarin è stato usato più volte dall’esercito contro i civili siriani durante i bombardamenti. Le immagini, terribili, di uomini, donne e bambini morti a causa delle esalazioni hanno fatto il giro del mondo. Gli analisti fanno notare come in realtà in questi ultimi giorni la situazione in Siria sia precipitata a causa della presenza di gruppi qaedisti spesso in lotta con i ribelli. In due settimane gli scontri tra ribelli siriani e jihadisti hanno causato la morte di almeno 1.069 persone, in gran parte estremisti.

Fonte: Corriere della sera.it


A me sembra proprio che le proteste non abbiano senso. E' normale che i sindaci delle due città interessate dall'operazione siano contrari, ma questo "scambio" in qualche porto lo devono pur fare e se tutti fanno come loro, dove lo facciamo il passaggio di questi container da nave a nave?
In mare aperto?
Queste proteste mi sembrano ancora più ridicole se si pensa che i container con le armi chimiche non toccheranno neanche il suolo italiano.

[SM=g2201354]
_Thomas88_
00giovedì 23 gennaio 2014 17:19
Operazione Black September, settembre 2007

“Eravamo già a conoscenza della presenza di testate chimiche montate sugli Scud siriani – commenta una fonte israeliana – ma quella della possibilità per Damasco di dotarsi di un ordigno atomico e’ stata una notizia inaspettata. Ovviamente Israele non può convivere con la minaccia nucleare.”

La longa manus del Mossad ha colpito ancora e questa volta, nell’obiettivo, sono cadute le aspirazioni nucleari della Siria. Mentre il mondo continua ad interrogarsi sulla tempistica necessaria all’Iran per dotarsi della sua prima testata atomica, gli analisti dell’intelligence israeliana mantengono sotto stretta osservazione la Siria di Bashar Assad. Tra il 2003 ed il 2004, dopo aver seguito alti ufficiali in visita nella Corea del Nord, agenti del Mossad vennero a conoscenza di un accordo segreto stipulato tra Pyongyang e Damasco, il quale avrebbe permesso a quest’ultima di acquistare tecnologia nucleare dal Paese asiatico e di costruire una testata nucleare ogni anno. Onde raccogliere maggiori dettagli, Tel Aviv decise di infiltrare il programma nucleare siriano. Già dotata di missili Scud di fabbricazione nord coreana e di testate chimiche, la Siria avrebbe visto le proprie capacità offensive contro Israele aumentare drammaticamente con lo sviluppo della sua prima testata atomica.
“Eravamo già a conoscenza della presenza di testate chimiche montate sugli Scud siriani – commenta una fonte israeliana – ma quella della possibilità per Damasco di dotarsi di un ordigno atomico e’ stata una notizia inaspettata. Ovviamente Israele non può convivere con la minaccia nucleare.”
All’inizio del 2007 il Mossad venne a conoscenza dell’acquisto in Corea del Nord di un dispositivo nucleare da parte della Siria. Dopo aver ricevuto informazioni sul centro di ricerca siriano probabile destinazione della consegna, i satelliti spia israeliani e statunitensi hanno cercato di stabilirne l’esatta ubicazione, individuandolo infine nel nord della Siria, a sette miglia dal villaggio di At Tibnah (nella regione di Dayr az Zawr) e vicino alle rive dell’Eufrate.
La costruzione nel 2004 di nuove strade ed edifici nei pressi del sito, non poté che confermare i sospetti israeliani. Il lavoro di intelligence e’ proseguito fino all’estate 2007, quando i satelliti spia hanno iniziato a seguire una nave cargo proveniente da Pyongyang, la quale sarebbe attraccata in un porto della Siria il 2 o il 3 di Settembre. Secondo informazioni provenienti da agenti operativi in Corea del Nord, la nave avrebbe trasportato un componente necessario alla costruzione di testate atomiche. Una volta sistemato il prezioso carico a bordo di camion, i satelliti li avrebbero seguiti, comunicandone la posizione ad una squadra delle forze speciali, la quale, la mattina del 6 Settembre, ha bloccato il mezzo e trasportato il carico in Israele a bordo di un elicottero. Contemporaneamente, diversi F-15I dell’aviazione israeliana (probabilmente appartenenti al 69th Squadron) sono penetrati nello spazio aereo siriano ed hanno distrutto l’obiettivo, camuffato da centro per la ricerca agricola. Il comprensorio sarebbe stato sotto osservazione da ben due anni e sarebbe stato allestito grazie all’aiuto di tecnici nucleari nord coreani e, probabilmente, con l’apporto di quel che resta del network del Dottor Abdul Qadeer Khan, “padre” della bomba atomica pakistana.
Le prime notizie della presenza di caccia israeliani nei cieli siriani sono trapelate sui giornali di Damasco, i quali hanno solamente riportato di un’ intrusione aerea, subito respinta. Secondo i media siriani, i caccia sarebbero stati costretti a liberarsi dei propri pod per il carburante, onde ritirarsi più velocemente. I mezzi di comunicazione di Damasco hanno successivamente evitato di tornare sulla notizia. La Siria si guarda infatti dal rendere pubblici i suoi legami con la Corea del Nord. Tel Aviv non ha invece commentato, reticente nell’ammettere l’intrusione dei propri caccia nello spazio aereo di uno stato sovrano.
Molte sono state le ipotesi sul carico proveniente dalla Corea del Nord. Anche se e’ oramai stata appurata la sua natura nucleare, indiscrezioni sono circolate sul fatto che la spedizione contenesse invece armi convenzionali destinate a gruppi terroristici supportati dalla Siria. Un’altra ipotesi e’ che la Corea del Nord avesse ricollocato parte del suo arsenale nucleare in Siria, in attesa della fine delle indagini sui suoi siti atomici. Più interessante la teoria secondo la quale la Siria avrebbe agito da tramite per il passaggio di armi dirette verso l’Iran (sottoposto ad embargo). A sostegno di tale ultima tesi, il fatto che oltre 100 milioni di dollari in armi siano fino ad ora transitati attraverso questa rotta alla volta di Teheran. Tanto la Siria quanto l’Iran sono in ottimi rapporti con la Corea del Nord e questa sarebbe la prima volta che il Paese asiatico avrebbe introdotto tecnologia nucleare in Siria.
Dal giorno del raid ad oggi, i satelliti della C.I.A. (Central Intelligence Agency) e del N.R.O. (National Reconnaissance Office) hanno mappato il sito. Secondo quanto riportato dagli analisti, gli edifici del sito sarebbero uguali, per forma e dimensioni, a quelli di un ben noto reattore atomico nord coreano. Un edificio in particolare, dalla forma conica, richiama quelli in uso nel Paese asiatico quale reattore a gas-grafite. Poco lontano da esso, una centrale di pompaggio, la quale attinge direttamente dal vicino Eufrate e che sarebbe servita per il raffreddamento del reattore e per l’approvvigionamento degli edifici vicini. A seguito del raid, il tetto della costruzione principale e’ crollato, esponendone i contenuti quanto basta per gli analisti a raccogliere le informazioni del caso. Non e’ chiaro se il reattore fosse già attivo o meno, quel che e’ certo e’ che non lontano da esso era stata allestita una pista d’atterraggio, in grado di consentire il trasporto di uomini ed eventuali apparecchiature.
L’ A.I.E.A. ha acquisito le immagini satellitari ma non si e’ ancora espressa sulla natura del sito raffigurato. Non così l’Institute for Science and International Security (I.S.I.S.), ente no profit con l’obiettivo di tracciare i movimenti di materiale ed armi atomiche. Secondo l’ex ispettore delle Nazioni Unite David Albright, il reattore sembra simile a quello nord coreano di Yongbyon. Altri specialisti hanno invece suggerito cautela.
Le autorità siriane risultano aver iniziato a bonificare l’area a qualche giorno dall’attacco, radendo completamente al suolo i resti degli edifici colpiti e tentando di nascondere le prove della presenza del reattore.
“E’ un chiaro tentativo di occultamento delle prove”, ha dichiarato Albright.
Mohamed ElBaradei, Direttore dell’A.I.E.A., ha criticato la Siria, Israele ed i servizi di sicurezza di numerosi Paesi per aver fallito nell’avvertire l’Agenzia atomica.
“Chiunque sia in possesso di informazioni relative ad attività nucleari non autorizzate in Siria, e’ pregato di farsi avanti. Saremo ben lieti di appurare l’esistenza o meno di illeciti”.
ElBaradei ha poi ricordato come la distruzione del reattore iracheno di Osirak il 7 giugno 1981, ebbe il solo effetto di spingere Saddam Hussein alla costruzione di basi sotterranee dove poter continuare indisturbato le sue attività di ricerca e sviluppo.
Da parte siriana, il Primo Ministro Mohammed Naji al-Otri ha smentito ogni rapporto con la Corea del Nord, affermando come tali voci siano un’invenzione israeliana tesa a coprire “la recente aggressione contro la Siria.” Damasco ha invitato la stampa a visitare un obiettivo militare che sarebbe stato attaccato da Israele. Il sito non corrisponde però a quello fotografato dai satelliti, evidenziando un tentativo di deflettere l’attenzione dei media dal vero bersaglio del raid.
Interessante in ultimo notare come la Russia avesse precedentemente avvertito la Siria dell’imminenza di un attacco israeliano nel mese di Agosto. Il fatto che gli apparati di intelligence russi siano stati in grado di intercettare comunicazioni riservate, resta motivo di profonda preoccupazione da parte israeliana.

Fonte: Corpi d'elité.net
_Thomas88_
00mercoledì 5 febbraio 2014 15:39
Camp Bastion sotto la neve

Siamo in Febbraio e in Italia c'è maltempo ovunque. Non solo in Italia ma anche nel resto dell'Europa. [SM=g3061037]
Quindi sono in tema, anche se vado in Afghanistan...


Camp Bastion è una base britannica in Afghanistan.
Si trova a nord-ovest di Lashkar Gah, la capitale della Provincia di Helmand.
Questa è la prima volta che la base viene ricoperta dalla neve da quando le truppe britanniche vi si sono stabilite.

7,5cm di neve sono caduti sulla base.
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Due soldati costruiscono un pupazzo di neve.
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Un Apache Longbow ricoperto da un sottile manto bianco.
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Il Caporale Rachel Usher cammina con il suo cane su una strada imbiancata dalla nevicata.
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_Thomas88_
00domenica 9 febbraio 2014 14:58
La Francia in Africa contro il terrorismo

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Il Ministro della Difesa francese Le Drian ha detto che la Francia amplierà la propria presenza militare nella turbolenta regione del Sahel in Africa con nuovi avamposti specializzati per combattere meglio la minaccia terroristica rappresentata da gruppi estremisti come Al Qaeda.
In un'intervista dell'Associated Press, Jean-Yves Le Drian ha detto che la Francia si sta muovendo contro il terrorismo nelle ex colonie francesi come il Ciad, Costa d'Avorio, Burkina Faso, Niger e Mali.
Ricordiamo che la Francia si è già mossa in Africa contro il terrorismo, come lo scorso hanno quando con una rapida campagna aerea e terrestre, i soldati francesi hanno in gran parte spodestato i militanti di Al Qaeda nel nord del Mali.
Il ministro spiegerà i dettagli di questa iniziativa ai funzionari degli Stati Uniti tra cui il Segretario alla Difesa Chuck Hagel e il Consigliere per la sicurezza nazionale Susan Rice durante un viaggio a Washington questa settimana. La Francia ha lavorato a stretto contatto con le forze americane per cercare di combattere l'estremismo islamico in Africa.
L'amministrazione Obama ha appoggiato l'intervento della Francia in Mali, tenendolo come un esempio di situazioni in cui gli alleati dell'America possono assumere ruoli da protagonista per aiutare i paesi meno sviluppati nella lotta contro Al Qaeda, senza la necessità per gli Stati Uniti di scendere in campo.
Il piano antiterrorismo è stato presentato in dettaglio al Presidente Francois Hollande alla fine del mese scorso, e non è stato ancora annunciato pubblicamente. Questo piano comporterà la creazione di avamposti specializzati per la la logistica, la raccolta di informazioni e le manovre degli aerei da combattimento.
"Stiamo riorganizzando il nostro schieramento in Africa per essere più reattivi sulle potenziali crisi nell'area"..."Avremo lo stesso numero di soldati - 3.000 nella regione del Sahel - ma saranno organizzati in modo diverso."
"Stiamo andando a rafforzare Abidjan come un punto di ingresso, una postazione di supporto logistico", ha detto il ministro riguardo la capitale commerciale della Costa d'Avorio. "E poi potenzieremo la capacità di intervento di ciascuno degli altri siti."
Secondo il piano la capitale del Ciad, N'Djamena, fungerà da base per i Rafale e Mirage combattenti.
Un sito a Niamey, capitale del Niger, sarà dotato di velivoli senza pilota, tra cui un Reaper di fabbricazione americana fatto acquistare proprio da Le Drian.

Tra le nuove basi ci sarà quella di Faya Largeau, la più importante città del Ciad settentrionale.

Qui sotto una serie di foto dei primi due Dassault Rafale atterrati nell'aeroporto di Faya Largeau.
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_Thomas88_
00giovedì 20 febbraio 2014 16:00
La bandiera POW/MIA

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La bandiera POW/MIA è una bandiera speciale americana nata per rappresentare la preoccupazione del cittadino americano per il personale militare statunitense preso come prigioniero di guerra (Prisoner Of War) o disperso in azione (Missing In Action) ed il suo impegno a risolvere nel modo migliore possibile le sorti di questi soldati.
La bandiera è nata nei primi anni ’70, durante la Guerra del Vietnam, quando Mary Hoff, moglie di un soldato disperso in azione e membro della National League of Families of American Prisoners and Missing in Southeast Asia, decise che c’era bisogno di un simbolo per focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sui militari prigionieri o dispersi. Il disegno venne creato da Newt Heisley sotto la supervisione di Mary Hoffe che poi si impegnò anche nel far accettare la bandiera dal Congresso statunitense.
La bandiera deve essere esposta almeno questi sei giorni dell’anno: Armed Forces Day (terzo sabato di Maggio), Memorial Day (l’ultimo lunedì di Maggio), Flag Day (14 giugno), Indipendence Day (4 luglio), National POW/MIA Recognition Day (terzo venerdi di settembre), Veterans Day (11 novembre).

Nello stato dell’Alaska c’è una montagna dedicata a tutti i soldati che sono o che sono stati prigionieri di guerra o dispersi in azione.
Tale vetta è chiamata Monte POW/MIA. Si trova a nord del Lago Eklutna e a ovest dei Monti Twin e del Monte Bull, sei miglia a sudest del centro abitato di Wasilla, nel Chigach State Park.
Sulla cima del Monte POW/MIA sventola una bandiera POW/MIA, rimpiazzata ogni anno dai soldati dell’US Army durante il weekend del Memorial Day in Maggio.
La montagna venne dedicata ai prigionieri di guerra e ai dispersi in azione nel 1999 su pressioni di John Morrissey, un veterano del Vietnam di Patterson, New York.
Attualmente la montagna è il più alto e largo monumento naturale del mondo.

Foto della bandiera sulla cima del Monte POW/MIA nel 2005.
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_Thomas88_
00martedì 4 marzo 2014 16:32
Cimitero di carri armati in Ucraina

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Queste incredibili fotografie mostrano centinaia di carri armati ucraini abbandonati in un deposito segreto nella città di Kharkiv nella regione Slobozhanshchyna dell'Ucraina orientale, a soli 20 chilometri dal confine con la Russia.
Nella situazione in cui versa ora il Paese, sull'orlo di una guerra proprio con la Russia, forse avrebbe fatto comodo mantenere in attività questi mezzi.
I carri armati, una volta micidiali armi da combattimento, giacciono arruginiti come reliquie antiche.
Nonostante il deposito è controllato da soldati, il giovane fotografo Pavel Itkin, 18 anni, è riuscito ad intrufolarsi di nascosto ed a scattare queste immagini.
Pavel aveva sentito parlare dello strano cimitero da un amico ed poi ha passato mesi a cercarlo.
Una volta il complesso era un fiorente impianto di riparazione di carri armati. Era specializzato nella revisione e modernizzazione dei T-64, T-72 e T-80.
Con il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991 l'impianto è caduto in disuso ed è stato abbandonato.

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Fonte: www.dailymail.co.uk/news/article-2572149/Stunning-images-huge-abandoned-tank-graveyard-Ukraine-machines-come-retirement-tensions-Russia-continue-escal...
_Thomas88_
00martedì 18 marzo 2014 16:58
Libia: blitz dei Navy Seals alla petroliera dei ribelli
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Sono intervenute le forze speciali americane per bloccare la petroliera che trasportava greggio acquistato illegalmente dai ribelli libici della Cirenaica. Il blitz dei Navy Seals sulla Morning Glory e' scattato nella notte, mentre la nave cisterna si trovava in acque internazionali, al largo di Cipro. La petroliera, battente bandiera nordcoreana, e' stata 'ripudiata' dalle autorita' di Pyongyang che si sono dissociate dal "contrabbando" di petrolio.
La nave "stava trasportando un carico di greggio di proprieta' della compagnia petrolifera nazionale libica, ottenuto illecitamente", ha dichiarato il Pentagono, sottolineando che l'operazione e' stata autorizzata dal presidente americano, Barack Obama, dopo la richiesta del governo libico e di quello cipriota.
Il blitz americano potrebbe dissuadere i ribelli dal tentare nuovamente di vendere il petrolio ottenuto con l'occupazione, nell'agosto dell'anno scorso, di tre terminal dai quali venivano esportati 700mila barili al giorno. "Il petrolio e' l'arteria dell'economia e il governo non permettera' a nessuno di scherzare con il patrimonio e le risorse del popolo libico", ha sottolineato il governo di Tripoli. Il leader dei ribelli, che si e' autoproclamato primo ministro, Abb-Rabbo al-Barassi, aveva annunciato sabato che il gruppo era pronto a negoziare con il governo di Tripoli la fine dell'assedio al porto, ma le autorita' libiche in cambio avrebbero dovuto abbandonare i progetti di lanciare l'offensiva militare e ritirare l'ultimatum di due settimane annunciato dal Parlamento. L'eventuale offensiva dell'esercito regolare contro le milizie ribelli potrebbe rivelarsi una sconfitta per le forze armate di Tripoli, ancora in via di formazione.
Lo scorso 8 marzo, la Morning Glory era attraccata nel porto di Sidra, controllato dalle milizie federaliste e aveva comprato petrolio dal terminal dei ribelli della Cirenaica, che non riconoscono il governo centrale. In un primo tempo, le autorita' libiche erano riuscite a intercettare il cargo, che pero' poi era riuscito a liberarsi dalle imbarcazioni che la tallonavano e a fuggire in acque internazionali. L'incapacita' delle autorita' a bloccare la nave aveva scatenato una nuova crisi politica a Tripoli, dove il premier Ali Zeidan era stato costretto a dimettersi ed era stato sostituito ad interim dal ministro della Difesa, Abdullah al Thani. I porti di Sidra, Ras Lanuf, Brega e Al Zauitina, situati nel golfo di Sidra, sono amministrati dal luglio scorso dalle milizie armate di Ibrahim al-Jadhran, presidente dell'Ufficio Politico della regione di Barka, che chiede la creazione di uno stato federale.

Fonte: AGI.it
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