Guerra del Golfo: Operazione " Desert Shield " ( parte 1di 3 )
Oggi non voglio parlarvi di mezzi, navi o armamenti: parlerò della prima fase della Guerra del Golfo, conflitto che si può teoricamente dividere in 3 parti ( le altre due le posterò più avanti ed in ordine cronologico ). Questa prima operazione è poco conosciuta rispetto a quella denominata Desert Storm ma fu la prima in ordine di tempo.
Inizio con una frase di Jimmy Carter che, nel 1980, era il Presidente degli Stati Uniti in carica e che fece la seguente dichiarazione a riguardo della sicurezza del golfo Persico:
“…il tentativo di una forza esterna di controllare la regione del golfo Persico sarà considerata come un assalto agli interessi vitali degli Stati Uniti d’America, e come tale, sarà respinto con tutti i mezzi necessari, inclusa la forza militare. “
Nel 1981 il presidente Ronald Reagan illustrò questa politica dichiarando che gli Stati Uniti avrebbero usato la forza per proteggere l’Arabia Saudita, la cui sicurezza era minacciata dalla guerra tra Iran e Iraq.
In base a questo, e alla paure che l’Iraq avrebbe potuto invadere l’Arabia, il presidente George H. W. Bush annunciò che gli Stati Uniti avrebbero intrapreso una missione totalmente difensiva chiamata Operazione “ Desert Shield “ per prevenire una possibile invasione.
L’operazione “ Desert Shield ”, letteralmente Scudo nel Deserto, è stata un’operazione su vasta scala iniziata il 7 agosto 1990 e conclusa a mezzanotte del 16 gennaio 1991. Più convenzionalmente, è anche conosciuta come l’operazione militare che precedette la Guerra del Golfo. Contrariamente a quanto spesso sostenuto dai media comuni negli anni passati, l' Operazione “ Desert Shield “non fu una operazione in tempo di guerra ma la più vasta operazione di posizionamento logistico con fini offensivi-difensivi dalla fine della seconda guerra mondiale. Essa fu l'Operazione di preparazione alla Guerra del Golfo.
La Marina statunitense mobilitò due gruppi navali, le portaerei USS Eisenhower e la USS Indipendence assieme alle loro scorte; 48 F-15 Eagle iniziarono i pattugliamenti sul confine iracheno e le truppe a terra raggiunsero le 500000 unità. Il materiale logistico venne trasportato per via aerea o tramite navi da carico veloci.
Il 2 agosto 1990, dopo settimane di continue minacce diplomatiche, le forze militari irachene su ordine di Saddam Hussein iniziarono, alle prime luci dell’alba, una massiccia offensiva militare contro il Kuwait. In poche ore, i carri armati iracheni conquistarono l’interno territorio del piccolo vicino, terminando la loro rapida operazione a Kuwait City.
Fu subito chiaro che tale atto di guerra era un vero tentativo di annessione territoriale, come da anni ipotizzava Saddam. Le Nazioni Unite condannarono all’unanimità questo atto ed intimarono all’Iraq di ritirarsi entro i propri confini nazionali senza porre condizioni. Nel frattempo, il presidente Bush intraprese una serie di canali diplomatici con più di 60 capi di Stato per creare una coalizione multinazionale da opporre al dittatore iracheno in caso di guerra. Sapendo comunque che Saddam non si sarebbe mai ritirato pacificamente dal Kuwait, Bush ordinò ai suoi capi militari di preparare un piano dettagliato per l’invio di ingenti forze militari nell’area del golfo Persico e, subito dopo, fece in modo di ricevere una formale richiesta di aiuto da parte dell’Arabia Saudita.
La paura più grande ere quella che Saddam avesse potuto invadere l’Arabia, portando sotto il suo controllo più di metà del patrimonio petrolifero mondiale.
Il 7 agosto 1990, dopo una preparazione durata pochi giorni, iniziò ufficialmente l’Operazione Desert Shield.
La prima mossa fu quella di inviare uno stormo di caccia F-15 Eagle dalla Langley Air Force Base, in Virginia, nel golfo Persico. Seguirono gli ingenti spostamenti, per via aerea, terrestre e navale, di centinaia di migliaia di uomini, migliaia di tonnellate di armamenti, viveri, munizioni e mezzi militari.
Nel giro di pochissimo tempo, gli USA ottennero il supporto economico e militare di più di 34 nazioni mondiali. L’intero controllo delle forze della coalizione andò sotto il Capo di Stato Maggiore delle forze armate americane Colin Powell. Le maggiori nazioni che inviarono le proprie forze militari nell’area furono: Argentina, Australia, Bahrein, Bangladesh, Canada, Cecoslovacchia, Danimarca, Egitto, Francia, Grecia, Honduras, Ungheria, Italia, Kuwait, Marocco, Olanda, Nuova Zelanda, Nigeria, Norvegia, Oman, Pakistan, Polonia, Portogallo, Qatar, Arabia Saudita, Senegal, Corea del Sud, Spagna, Siria, Turchia e Gran Bretagna.
Nazioni come il Giappone e la Germania, non potendo partecipare militarmente, contribuirono con fondi monetari.
La mezzanotte del 16 gennaio 1991, l’Operazione Desert Shield venne dichiarata ufficialmente terminata. Il risultato strategico ed organizzativo fu molto soddisfacente: gli sforzi delle 34 nazioni alleate portarono in Arabia Saudita migliaia di carri armati, migliaia di aerei, migliaia di mezzi leggeri, migliaia di tonnellate di rifornimento ed un centinaio tra portaerei, corazzate, incrociatori e sommergibili nucleari.
Dopo la mezzanotte del 16 gennaio, scaduto l’ultimatum imposto dalle Nazioni Unite all’Iraq per il ritiro dal Kuwait, venne dato l’ordine di attacco ed, automaticamente, l’Operazione Desert Shield cessò per lasciare il posto all’Operazione Desert Storm, la vera e propria operazione offensiva.
Iniziò la Guerra del Golfo.
Nella foto, la USS Wisconsin riattivata con l'Operazione " Desert Shield ".