Gentile Kiya, le invio, con ringraziamenti, l'intervento che mi ha gentilmente richiesto, autorizzandola a pubblicarlo nel Forum Egittophilia. Con viva cordialità, Natale Barca
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Il primo nucleo di quel complesso di strutture e sviluppi sociali, politici, economici e culturali che noi oggi chiamiamo Civiltà Egizia emerse tra il tardo Predinastico e il primo Dinastico con i suoi caratteri essenziali già formati.
Il fenomeno era d'importanza incalcolabile, perchè quella civiltà avrebbe improntato di sè l'intera storia antica dell'Egitto, avrebbe influenzato pesantemente e per millenni il corso degli eventi nelle aree geografiche contermini, dalla Nubia alla Costa Siriana e all'Eufrate; si sarebbe confrontata con la Civiltà Ittita, sarebbe stata il contraltare africano delle civiltà europee del Mondo Classico.
Va sottolineato che esso non si produsse all'improvviso, ma scaturì da un'elaborazione di idee e strutture durata alcuni millenni. Fra le nebbie di un remoto passato, che era già molto antico al tempo degli Egizi, erano state gettate le fondamenta di un edificio destinato a rimanere in piedi, tra alterne vicende, per 3.700 anni!
Quella costruzione poggiava su tre robusti pilastri: la Religione, il Faraone, lo Stato Faraonico. Essa aveva incominciato a prendere forma nel Periodo Predinastico (primi secoli del IV millennio-primi secoli del III millennio a.C.), ma il cantiere era già stato allestito in precedenza.
Le tradizioni culturali che stavano alla base della Civiltà Egizia, infatti, affondavano le radici nella Trasformazione Neolitica, che era insorta autonomamente nel sud del Deserto Occidentale egiziano e da lì si era propagata alle oasi e alla regione alluvionale del Nilo, mentre analoghi influssi giungevano dalla Palestina.
Nel tardo Predinastico, quelle tradizioni trovarono un punto d'incontro e di osmosi. Ne derivò l'omogeneizzazione culturale dell'Alto e del Basso Egitto, premessa della formazione del Popolo Egizio. Seguì l'Unione delle Due Terre, che forse avvenne due volte e con esiti organizzativi diversi, portando infine alla costituzione dell'Early State egiziano, forma iniziale dello Stato Faraonico.
Quando, intorno al 3050 a.C., quel processo si concluse, maturò in Egitto il passaggio dalla Preistoria alla Storia.
Il successivo Periodo Dinastico vide succedersi i re di trenta dinastie, quasi tutti indigeni, e si concluse quando, nel 343 a.C., il persiano Antaserse III si impadronì con le armi del paese, dando inizio con il proprio ai regni della XXXI dinastia. Seguì l'invasione dell'Egitto ad opera del macedone Alessandro III Magno (332 a.C.), che introdusse il Periodo Macedone.
La regina-faraone Cleopatra VII, ultimo sovrano del Periodo Tolemaico, sfidò la potenza di Roma e rimase travolta. Era il 30 a.C. quando l'Egitto cambiò di nuovo padrone e divenne una delle province più importanti dell'Impero Romano.
E' importante notare che la perdita dell'indipendenza politica subita dallo Stato egiziano sotto il regno di Nectanebo II (360-343 a.C.), ultimo sovrano della XXX dinastia, non segnò affatto la fine della Civiltà Egizia; questa continuò infatti a fiorire per altri 900 anni, recitando una parte da protagonista su un palcoscenico addirittura più ampio del precedente.
La storia dell'Antico Egitto si concluse, a causa della Conquista Islamica, quando, nel 642 a.C., il paese era governato dai Bizantini. Intanto, oltre lo Stato Faraonico e il Faraone, era venuto meno anche il terzo pilastro della Civiltà Egizia: la Religione.
La religione egizia era stata una non-ideologia, cioè un insieme sparso di miti e credenze, disorganico e incoerente, che non aveva mai avuto un testo che l'ordinasse in un sistema, come la Bibbia o il Corano. Uno dei suoi aspetti principali era il politeismo, un altro la zoolatria. La riforma amarniana, intorno al 1350 a.C., aveva introdotto un nuovo indirizzo, ma era stata bollata d'eresia e cancellata.
Le prime due dinastie storiche lavorarono con successo al consolidamento dello Stato. Sotto i regni della III dinastia, l'evoluzione tipologica delle tombe reali registrò il passaggio dalla màstaba al complesso della piramide. E' allora che fu eretta la Piramide a Gradoni di Saqqara (Menfi), elemento culminante del monumento funerario di Djoser, costruito interamente in pietra squadrata.
Fortunatamente l'eterna dimora di Djoser - prova eloquente della grandezza e della potenza raggiunte dallo Stato Faraonico già nei suoi primi secoli di vita - si conserva ancor oggi. Per le sue imponenti dimensioni, per la sua complessa architettura, per la finissima elaborazione concettuale che traspare da quest'ultima, è una realizzazione che lascia stupefatti e ammirati.
I molteplici sviluppi storici e culturali che maturarono in Egitto fra il Neolitico e il primo Dinastico formano l'oggetto di attenti studi e ricerche fin da quando, nel 1894-95, l'egittologo inglese William Matthew Flinders Petrie scoprì nei dintorni di Naqada (ansa di Qena, Alto Egitto) un'associazione di materiali in precedenza sconosciuta.
In principio egli attribuì quei reperti a un nuovo popolo (New Race), non africano, che - a suo avviso - verso la fine del III millennio a.C. sarebbe penetrato da Oriente la Valle del Nilo e avrebbe contribuito al crollo dell'Antico Regno. In seguito si ricredette, poichè appariva ormai chiaro che i suoi scavi di Naqada avevano riportato alla luce qualcosa di assolutamente inedito e di imprevisto: una cultura di oltre mille anni più antica dell'età già stimata, addirittura più antica dell'Unione delle Due Terre. E' allora che il Predinastico egiziano incominciò a uscire dall'oblìo.
L'esplorazione dei siti del Predinastico egiziano è proseguita nel Novecento ed è attualmente in corso ad opera di varie missioni scientifiche, specialmente nella regione del Delta e nel Fayum, ma anche nella Valle del Nilo.
I risultati sono spesso clamorosi: basti citare quelli che sono stati conseguiti dall'Istituto Archeologico Germanico del Cairo a Umm el-Qa'ab (Abydos, Medio Egitto) e quelli della Hierakonpolis Expedition a Nekhen (circa 80 km a sud di Luxor) che riguardano le origini della regalità egiziana (un inizio rispetto al quale vengono talvolta adoperate impropriamente le espressioni "Dinastia 00" e "Dinastia 0").
I maggiori contributi alla comprensione del Predinastico egiziano sono finora stati forniti da studiosi e ricercatori europei e statunitensi. Pure gli Italiani hanno svolto un ruolo importante.
Va peraltro notato che il Predinastico egiziano è oggi conosciuto molto di più all'estero che in Italia. Varrebbe la pena - io credo - che nel nostro Paese se ne parlasse di più, sia tra gli egittologi, sia tra i semplici appassionati di Egittologia.
Si tratta infatti di un argomento molto interessante e pieno di fascino, in grado di sorprendere e di stupire. Lo ha dimostrato, per esempio, la mostra "Kemet: alle sorgenti del tempo. L'antico Egitto dalla preistoria alle piramidi", tenutasi nel 1998 al Museo Nazionale di Ravenna a cura di Anna Maria Donadoni Roveri e Francesco Tiradritti.
Il Predinastico egiziano è inoltre un campo di indagine di fondamentale importanza per la conoscenza della genesi e dei primi sviluppi della Civiltà Egizia, che - ha scritto Christian Jacq - "può essere considerata come una delle esperienze umane in assoluto più ricca di significati".
Natale Barca