[POL-IT] o [LEX]? - Lodo Alfano: la tesi dell'Avvocato dello Stato

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Hareios
00mercoledì 16 settembre 2009 22:52
Memoria difensiva depositata presso la Corte Costituzionale in vista dell'udienza del 6 ottobre
"Talvolta la sola minaccia di un procedimento penale può costringere alle dimissioni"

Lodo Alfano, la tesi dell'Avvocato dello Stato
"Se viene bocciato premier a rischio"

"Con lo stop dei processi si potrebbe creare una forte corrente
di opinione contraria tanto da togliere serenità al capo del governo"



ROMA - Se la Corte Costituzionale dovesse bocciare il 'lodo Alfano' "ci sarebbero danni a funzioni elettive, che non potrebbero essere esercitate con l'impegno dovuto, quando non si arrivi addirittura alle dimissioni. In ogni caso con danni in gran parte irreparabili". E' il parere dell'Avvocatura generale dello Stato che, per conto della Presidenza del Consiglio, difende la 'ratio' della legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato e che finora ha congelato tre processi di Berlusconi, Mills e diritti tv a Milano, compravendita dei senatori a Roma.

La memoria di 21 pagine è stata depositata presso la cancelleria della Corte Costituzionale in vista dell'udienza del 6 ottobre.

Il legale, con argomenti soprattutto politici, difende la "ragionevolezza" del 'lodo Alfano' perché in grado di coordinare due interessi: quello "personale dell'imputato a difendersi in giudizio"; e "quello generale, oltre che personale, all'esercizio efficiente delle funzioni pubbliche" svolte dal premier.

Se invece la legge ("non solo legittima, ma addirittura dovuta") venisse bocciata dai giudici della Consulta, c'è il pericolo che ripeta quanto accadde a Giovanni Leone, afferma Nori senza mai citare apertamente l'ex presidente della Repubblica, che lasciò anzitempo il Quirinale perché travolto dalle polemiche sullo scandalo Lockheed: "Talvolta - scrive l'avvocato Nori - la sola minaccia di un procedimento penale può costringere alle dimissioni prima che intervenga una sentenza ed anche quando i sospetti diffusi presso la pubblica opinione si sono dimostrati infondati".

L'"eccessiva esposizione" del processo sui media unita alla lentezza della giustizia italiana rappresentano un'ulteriore danno all'immagine pubblica del premier. "Sono rari - sottolinea ancora il legale - i processi penali che si concludono dentro il tempo di una legislatura (ancor di più, di un mandato di un Presidente del Consiglio dei ministri); di conseguenza quest'ultimo si trova esposto al rischio di subire per tutta la durata della carica i danni conseguenti". "Se la legge fosse dichiarata costituzionalmente illegittima - viene aggiunto - non sarebbe eliminato il pericolo di danno all'esercizio delle funzioni che, in quanto elettive, trovano una tutela diffusa nella Costituzione".

Secondo l'avvocatura generale dello Stato, insomma, "il titolare di funzioni di massimo rilievo politico non solo deve avere la serenità sufficiente per il loro esercizio corretto, ma prima di tutto deve essere sottratto ad ogni condizionamento, che possa pregiudicare la stessa continuità dell'esercizio". Il fatto di aver richiamato il caso del presidente Leone, dà modo all'avvocato Nori di sostenere che nel giudicare il 'lodo Alfano' i giudici costituzionali devono tener conto non solo di "ipotesi astratte" ma anche della "reale situazione attuale". Fatta di "inefficienze e anomalie".

In particolare: "Il modo in cui i processi si svolgono, spesso per difficoltà non rimediabili; la fuga di notizie coperte da segreto, prima che abbiano avuto la loro verifica processuale (non solo le registrazioni telefoniche); la durata dei processi; o rapporti tra uffici giudiziari e media; lo stile giornalistico (senza mettere in dubbio la loro liceità) con il quale processi di un certo genere vengono trattati". In altre parole, i "danni irreparabili" prodotti dalla ripresa dei processi avverrebbero "senza che ci siano intenti persecutori e senza alcuna responsabilità dei magistrati" ma "per la sola disfunzione del sistema per un certo modo in cui oggi operano i media".

La conclusione è che il 'lodo Alfano' "nella situazione attuale - sottolinea l'avvocato - pone al riparo dai danni conseguenti alcune cariche di vertice dello Stato". Senza la sospensione dei processi del premier garantita dal 'lodo Alfano', "anche se non si arriva alle dimissioni, che costituiscono il pericolo estremo, si può creare - si aggiunge nella memoria - una forte corrente di opinione contraria, che rende quantomeno precarie le condizioni personali di serenità che secondo la Costituzione debbono essere assicurate all'interessato ed in mancanza delle quali resta pregiudicato l'interesse generale sottostante".

Di tutt'altro parere la memoria depositata due giorni fa presso la corte Costituzionale, dalla procura di Milano, rappresentata dal presidente dei costituzionali italiani Alessandro Pace, che parla di "privilegio illegittimo" per una legge "criptopersonale". Dunque, è il ragionamento, il lodo Alfano sarebbe "incostituzionale" come il lodo Schifani. La Consulta lo bocciò, era il 20 gennaio 2004, e adesso non può che mettere l'identico timbro su una legge-fotocopia.

Tra 21 giorni lo scontro si sposterà nell'aula delle udienze della Consulta. Le prime indiscrezioni danno un primo possibile esito: su 15, otto per la bocciatura, cinque contrari, due incerti. Da questi dipenderà il destino della legge che, se cassata, metterà in seria crisi il governo, già traballante per il livello di litigiosità nel Pdl, ogni giorno sempre più alto.

(16 settembre 2009)
Repubblica.it

Al di là del fatto che il paragone con Leone non mi sembra per niente azzeccato; in poche parole si vuole dire che, visto che Silvio ha così tanti processi arretrati, è meglio renderlo immune per tutto il mandato perchè altrimenti ciò nuocerebbe alla sua serenità?

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