[POL-IT] Le grandi manovre del Berlusca

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-Giona-
00venerdì 27 aprile 2007 10:32
www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/04_Aprile/27/berlusconi_svol...

I nodi del centrodestra
Berlusconi: «Manderei tutti a quel paese»
Il gelo con Fini e l'ipotesi delle larghe intese con il Pd, che il leader di FI immagina molto dalemiano e poco veltroniano


ROMA — B: «Ho una voglia matta di mandare tutti a quel paese. A nessuno frega qualcosa dell'unità della coalizione. Tutti chiedono, minacciano, vogliono. Mi sono rotto e lo dirò a tutti». R: «E magari io sono il primo?». B: «Bravo, hai capito perfettamente, tu sei il primo».
Il colloquio lo racconta R, ovvero Gianfranco Rotondi, leader della Nuova Dc e fedelissimo alleato di B, ovvero Silvio Berlusconi. Divertito, perché la conversazione aveva tratti amichevoli, ma anche un tantino preoccupato: «Se veramente decidesse per le larghe intese spero che salvi almeno noi...».

Due giorni fa il Cavaliere ha avuto un'altra chiacchierata illuminante, non con Rotondi, sul proprio pensiero: «D'Alema tiene in piedi Fassino, le banche tengono in piedi Prodi. Bisogna vedere quanto dura...». Nello scenario cui allude l'ex premier si colloca l'ultima tentazione: larghe intese con un partito democratico che si immagina molto dalemiano e poco veltroniano, ovviamente dopo una crisi di governo. Che l'ex premier ritiene possibile entro l'anno, con il nodo Tav come detonatore alle incertezze della maggioranza.
Su eventuali conversazioni con Gianfranco Fini invece non c'è nulla da scrivere, perché non ci sono state. I due non si parlano da più di venti giorni. Dal vertice di Arcore per la precisione, in cui si decise una linea, sulla legge elettorale, che nel frattempo è evaporata: An e Lega continuano a lavorare su un testo da presentare alle Camere; l'ex premier invece non impegna più di tanto Forza Italia e nel frattempo prende in esame il sistema tedesco, caro a Casini ma non agli altri.

Cosa frulli esattamente nella testa di Berlusconi non lo sa nessuno. Il partito unico del centrodestra un giorno è «un sogno» lontano, un altro è a portata di mano. Di certo da alcune settimane gioca a fare il buono. Visita con soddisfazione i congressi degli avversari. Non spara sul governo. Riceve i banchieri dell'operazione Telecom a Macherio. Non esclude le larghe intese. Fa pace persino con Biagi. Si appresta a una legittimazione, per via finanziaria, che finora gli è sempre stata negata, almeno da un certo establishment del Paese.
Qualcuno grida all'inciucio, soprattutto i piccoli della maggioranza. Altri, come Fini, ritengono che la libertà di movimento sia diventata eccessiva. Soprattutto se quello che vagheggia Berlusconi, un'autonomia di Forza Italia anche dagli alleati storici, che schiuda scenari di alleanze inedite, ha fondamenta di verità.

Per il momento bastano alcune incomprensioni a raggelare i rapporti. E non solo sulle larghe intese. Del possibile ingresso di Mediaset in Telecom il leader di An non sapeva nulla. E non l'ha presa bene, anche perché «l'ingresso in Telecom ha implicazioni politiche». Sul rapimento di Mastrogiacomo le strategie sono state antitetiche: il Cavaliere che chiede il silenzio istituzionale mentre Fini attacca duramente il governo (presunto atto di insubordinazione ancora non perdonato).

In questo gioco di incomprensioni c'è anche un'inversione di ruoli. Se Berlusconi, con Gianni Letta sempre più al fianco, gioca a fare il buono, a Fini, per scelta o per occupare uno spazio, tocca sempre più «fare il cattivo». È successo con la vicenda del rapimento di Mastrogiacomo, è successo con l'immigrazione, giorni fa sulla droga. Fini attacca il governo, Berlusconi sta zitto, al massimo critica.
Spiega il momento ancora Rotondi: «Per anni Berlusconi ha fatto i miracoli per tenere unita la Cdl. Ora si è stancato. Se lo attende una nuova traversata nel deserto può decidere di farla da solo, la tentazione c'è...».

Ma dall'altra parte c'è anche chi individua solo velleità: «Berlusconi scambia il bon ton con le strategie politiche», ha confidato Walter Veltroni ad un esponente di An. Insomma l'accoglienza ai congressi Ds e Margherita è una cosa, l'ipotesi di larghe intese un'altra. Chiosa l'esponente di An: «Lo prendono in giro e lui non lo sa».
Il tempo di ricucire, come altre volte, verrà certamente; del resto ieri Fini si schermiva così: «Io non è che aspetto qualcuno con la spada: i delfini sono simpatici in mare, non in politica. E nel caso di una Federazione del centrodestra è chiaro che il leader è chi ha più voti, quindi Berlusconi».
Marco Galluzzo
27 aprile 2007
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