[POL-IT] La giornata di Fini? No, di Berlusconi

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Arvedui
00lunedì 8 novembre 2010 02:09
La giornata di Fini? No, di Berlusconi


8 novembre 2010 - L’intervento di Fini ieri a Perugia, al di là delle valutazioni sul contenuto, segna uno spartiacque epocale nella politica italiana, o, almeno, in quello che, fino ad ieri, era la vecchia coalizione di centrodestra.
Dopo le parole del Presidente della Camera, la coalizione di governo non solo si discioglie come neve al sole, a soli due anni dall’inizio della legislatura, ma perde anche quella caratteristica che ne aveva fatto un’anomalia anche in Europa: l’incondizionata e mai discussa leadership del fondatore e capo.
In nessuna altra democrazia occidentale, infatti, uno schieramento politico poteva vantare una guida cosi condivisa, nelle cui mani stavano, saldamente, le redini dell’intera coalizione. Cosi è stato in Italia dai primi anni novanta, data d’ingresso di Berlusconi nell’agone della politica, fino all’implosione di questi giorni.
Nel mezzo, ben tre governi, tre elezioni vinte a mani basse ed un paio perdute di un soffio, trasformate in plebisciti sul proprio nome, ed una lunga sequela di alleanze e successive liti, di cui hanno fatto le spese, a turno, Bossi, Casini e Fini, cioè i primi tre sostenitori del Cavaliere.
La vera notizia oggi non è la nascita di Futuro e Libertà, con tutto il rispetto per Fini e per la sua grandiosa scenografia, ma la fine di un’epoca che ha visto Silvio Berlusconi unico ed indiscusso protagonista nel bene e nel male.

Un Berlusconi capace di resistere a scandali, processi, vizi privati, attacchi delle opposizioni e della magistratura, a crisi internazionali e ad un’economia fragile come un bicchiere, ma incapace di reagire all’unico attacco cui non era preparato per formazione culturale ed eccesso di egocentrismo: la lesa maestà.
Mai come in questi giorni, infatti, abbiamo visto un premier scosso e provato, che ha perduto la proverbiale capacità di sorridere anche di fronte alle più terribili avversità, e che, invece, immaginiamo chiuso nelle sue stanze di notte a non capacitarsi di come tutto ciò sia potuto accadere, a non trovare le ragioni per le quali questi “piccoli ed ininfluenti professionisti della politica”, siano riusciti laddove non furono capaci né la gioiosa armata di Occhetto, né l’ulivo di Prodi.
Forse la risposta Berlusconi non la troverà mai perché difficilmente potrà ammettere a sé stesso che a decretarne il lento e triste declino non sono stati né Fini, né Casini, né tantomeno Bersani, ma solo e semplicemente la politica, quella politica che per tanti anni ha provato a tenere fuori dal palazzo, e che oggi sta consumando la sua amara ed implacabile vendetta.



Se davvero vogliamo far ripartire il forum, questo è l'argomento che merita più di tutti di essere trattato direi.
Pius Augustus
00lunedì 8 novembre 2010 13:47
la domanda è tutta la: berlusconi senza fini vince ancora le elezioni? e se le vince, lo fa con abbastanza maggioranza da fare le leggi porcata con il solo appoggio della lega?
Arvedui
00lunedì 8 novembre 2010 15:30
Re:
Pius Augustus, 08/11/2010 13.47:

la domanda è tutta la: berlusconi senza fini vince ancora le elezioni? e se le vince, lo fa con abbastanza maggioranza da fare le leggi porcata con il solo appoggio della lega?



Bisogna vedere con quale sistema elettorale, col porcellum è possibile, con un proporzionale alla tedesca sarebbe più difficile, visto che i sondaggi danno il pdl intorno al 27% max 28%. Comunque conoscendo le capacità cerebrali degli italiani non mi stupirei se una massiccia dose di propaganda televisiva bastasse davvero a fare un'altro bel lavaggio del cervello agli elettori. C'è inoltre l'ipotesi di un governo tecnico: con una persona seria com'è Draghi potrebbero aprirsi scenari inaspettati, tipo lasciare il nano senza impunità e veder arrivare una bella condanna, così o scappa ad antigua o finisce in galera, ed allora addio silvio.... o almeno spero.
DarkWalker
00lunedì 8 novembre 2010 17:11
saremo davanti alla fine di berlusconi solo se Fini riuscirà nel suo progetto di "opa" sul centro destra. In caso contrario sarà il definitivo trionfo del nano.
In questo momento a me sembra che Berlusconi non si stia rendendo conto del vuoto che gli si sta formando intorno. Certo concordo sul fatto che la politica, finalmente, sta tornando. Sperando che resti.
Arvedui
00martedì 9 novembre 2010 00:20
Bossi e Berlusconi, è l’ora della paura
Il Carroccio prepara la sentenza per il governo


Fini è un problema per il premier, ma lo è ancora di più per il senatùr, che vorrebbe tenere in piedi l'esecutivo fino a febbraio per ottenere il federalismo fiscale. Intanto il malcontento della base leghista viaggia sulle frequenze di Radio Padania: "Siete peggio del Pcus"
Un vertice lampo in via Bellerio, durato appena 40 minuti, poi di corsa ad Arcore da Silvio Berlusconi nel tentativo di salvare l’esecutivo. Il Governo è sotto scacco. La crisi è alle porte e oggi potrebbe essere la giornata decisiva. Ma dopo oltre due ore d’incontro, da villa San Martino sono usciti i vertice del carroccio senza rilasciare dichiarazioni. Bossi è tornato in via Bellerio. Per una nuova riunione leghista. E dal quartier generale milanese è uscita una nota ufficiale: “Andiamo avanti con l’azione di Governo, ora affrontiamo l’emergenza del Veneto dove domani Berlusconi e Bossi andranno con il presidente della Regione, Zaia”. Dunque il senatùr e il Cavaliere spingono avanti la prova di forza con Fini.

Dietro al cespuglio, da dove ha detto di stare a guardare quanto accade al Governo, Umberto Bossi rimarrà per poco. La fermezza di Gianfranco Fini, ieri a Perugia, ha colto nel segno. I vertici del Carroccio si sono da subito trincerati nel silenzio più stretto, preoccupati dall’evolversi della situazione. In via Bellerio, quartier generale leghista, nessuno si aspettava un presidente della Camera pronto a sfidare apertamente il premier, lanciare l’ultimatum e minacciare la spallata finale al Governo. Non ancora, almeno. Soprattutto dopo il riconoscimento politico ai finiani da parte di Berlusconi, durante la direzione del Pdl giovedì scorso. Perché se Fini rappresenta un problema per il premier, lo è ancor di più per il senatùr che ormai da giugno sta tenendo in piedi l’esecutivo con l’obiettivo di arrivare fino a febbraio, quando scadranno i termini per formulare i pareri ai decreti sul federalismo fiscale. Passato quel termine, i decreti entreranno in vigore e allora si potrà andare a elezioni. Una crisi prima vorrebbe dire rielaborare l’intera strategia leghista. Certo, la scorsa estate, nel ritiro agostano di Calalzo di Cadore, Bossi, insieme al fedelissimo Roberto Calderoli e all’amico Giulio Tremonti, hanno stilato il piano B per far fronte a un’eventuale crisi aperta da Gianfranco Fini. Ma i numeri erano diversi. E soprattutto pochi credevano che Futuro e Libertà sarebbe stata davvero determinante per ottenere la maggioranza in aula. Previsione sbagliata: il 29 settembre, infatti, il Governo ha incassato la fiducia con 342 voti favorevoli. Con il sostegno fondamentale dei finiani.

Quel piano B prevedeva un eventuale esecutivo tecnico, guidato da Tremonti. Il ministro dell’Economia avrebbe potuto convogliare a sé una maggioranza alternativa, comprendendo anche i finiani, all’epoca disponibili a vestire i panni di terza gamba a condizione di una riforma elettorale. Ipotesi tramontata, considerato l’attacco frontale rinnovato da Fini a Perugia contro la Lega. I vertici del Carroccio sono disposti anche a correre il rischio di ritrovarsi in aula con un’altra maggioranza, ma Berlusconi no. Perché se la Lega ha come scadenza febbraio, il premier è tormentato da una data: il 14 dicembre, quando la Corte costituzionale si esprimerà sul lodo Alfano. Certo, il presidente, Francesco Amirante, andrà in pensione e ci sarà quindi un voto in meno tra i 15 giudici e la possibilità di evitare una bocciatura piena. Il passaggio rimane cruciale. Berlusconi non può correre il rischio di rimanere scoperto. Ma il premier è ormai politicamente accerchiato. Se i ministri di Futuro e libertà lasceranno gli incarichi il Cavaliere potrebbe tentare un rimpasto dell’esecutivo, senza aprire la crisi ed evitando di salire al Colle. Ma i numeri ci sono? La Lega non basta ad assicurare la maggioranza. Ed è cruciale anche la mozione di sfiducia che l’Idv intende presentare contro Sandro Bondi sul crollo degli scavi di Pompei. Antonio Di Pietro ha invitato il leader del Pd, Pierluigi Bersani, a sostenere la sfiducia per “stanare Fini”. L’unico modo “per smascherarlo è chiedere a te, che hai i numeri sufficienti in Parlamento, di presentare una mozione di sfiducia nei confronti del premier, basata sulle stesse motivazioni che sono venute fuori dal discorso di Fini”, ha scritto Di Pietro. “Così lo metteremo alla prova e vedremo se è disposto a votare la mozione oppure no. Capiremo così se vuole soltanto fare il furbo o meno”.

Idv con Pd e finiani potrebbero costringere il premier ad aprire la crisi e salire al Quirinale dove Giorgio Napolitano, come fece con Romano Prodi, potrebbe dare un nuovo incarico esplorativo a Berlusconi prima di affidare ad altri il tentativo di verificare l’esistenza di maggioranze alternative. E non sarà di certo Giulio Tremonti ma piuttosto una personalità esterna: tra i più accreditati, al momento, c’è Mario Draghi, “nemico” del ministro. E della Lega, che tra finiani e governatore della Banca d’Italia vedrebbe sbarrata la strada al federalismo fiscale. Bossi sa di aver perso l’occasione del voto anticipato la scorsa primavera per sostenere il governo Berlusconi. E ne sta già pagando le conseguenze: la base si sta ribellando all’immobilismo leghista “piegato” al volere di Arcore. Il malcontento viaggia sulle frequenze di Radio Padania e ha costretto i vertici di via Bellerio a chiudere il forum dei giovani padani, aperto dal 2004 e ora interamente sospeso dopo la vera e propria rivolta contro l’alleanza di ferro con Berlusconi. Il caso Ruby ha “schifato” i giovani leghisti. Il forum è andato in tilt e la decisione di chiudere ha ulteriormente scatenato la base: “Siete peggio del Pcus”, si legge tra i commenti ancora visibili.Su Radio Padania, già da ieri, gli ascoltatori si sono scatenati contro “il traditore Fini” e i vertici del partito colpevoli, secondo alcuni, “di aver tenuto in vita il governo: dovevamo andare al voto già a giugno”, Bossi “dovevi scaricarlo il Cavaliere”.

Non è la prima volta che Bossi perde il polso della base. Accadde nel 1994. Dopo le prime critiche Bossi fece cadere l’allora primo Governo Berlusconi. Per poi impegnarsi a riconquistare la base sparando a zero proprio contro l’ex alleato, con titoli sulla Padania tra cui “baciamo le mani”.

Che Bossi sia preoccupato è evidente anche dall’arrivo ad Arcore, questo pomeriggio. Non ha atteso la serata, come sempre, per raggiungere la residenza brianzola del premier, ma è corso a villa San Martino appena terminato il vertice in via Bellerio, a metà pomeriggio. Accompagnato dagli uomini più fidati, la cosiddetta “canottiera”: Rosy Mauro, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e pochi altri. Tutti trincerati dietro il silenzio più assoluto. L’ordine è stato perentorio, i giornalisti dei tg che aspettano fuori da Arcore sono stati già avvisati: solamente Umberto Bossi potrebbe parlare, ma non è garantito che si fermi. E di fatto, dopo due ore di vertice, lasciando villa San Marino nessuno si è fermato dai cronisti. I ministri del Carroccio sono tornati in via Bellerio, per un nuovo direttivo. E dopo venti minuti dal quartier generale leghista è uscito un comunicato stampa: “L’incontro di oggi è stato positivo e proficuo ed è servito a fare il punto sulla situazione politica e sull’agenda di governo. Si è deciso di proseguire con l’azione riformatrice per realizzare il programma. Ne è emersa un’assoluta sintonia sui concreti problemi del Paese e sulle azioni da realizzare, a partire dalla situazione creatasi a seguito delle alluvioni in Veneto. Domani Bossi e Berlusconi saranno nei territori interessati insieme al Presidente Zaia, per un sopralluogo nei comuni maggiormente colpiti”. Crisi rimandata e, soprattutto, rilanciata la sfida a Fini per vedere se davvero i suoi ministri lasceranno gli incarichi e provocherà una crisi. Insomma, la scelta sembra essere quella di una prova di forza con il presidente della Camera.

Il senatùr sa che la crisi è vicina, tanto d’aver rispolverato il “parlamento del nord” che giaceva in sonno da anni, convocandolo per il 20 novembre. “Lì inizieremo a rullare i tamburi”, disse settimana scorsa. La campagna elettorale è alle porte.
DarkWalker
00martedì 9 novembre 2010 09:54
Nel partito cresce l'insofferenza
anche tra i dirigenti: i comunicati
tradiscono imbarazzo per la linea
MICHELE BRAMBILLA
MILANO
Non occorre essere esperti di politica per capire che il comunicato diffuso ieri dalla Lega («Avanti con l’azione di governo») è troppo banale per essere sincero. Tutto lo stato maggiore leghista si è riunito in via Bellerio, poi è andato ad Arcore a parlare due ore con Berlusconi per ripassare «l’agenda di governo» e decidere di «proseguire con l’azione riformatrice»?

E tutto questo all’indomani dell’annuncio funebre (per il governo) fatto da Fini alla convention di Futuro e Libertà? Andiamo. Non ci crederebbe neanche un bambino. Lo strappo di Fini non permette né a Berlusconi, né alla Lega, di pensare seriamente che tutto possa procedere secondo l’agenda e che la legislatura arrivi a termine. Mancherebbero probabilmente anche i numeri in Parlamento. La consegna del silenzio imposta da Bossi ai suoi colonnelli, e anche le facce tirate viste all’uscita di villa San Martino, sono segni evidenti di un momento difficile. Fini ha posto un problema che richiede immediate contromisure. È chiaro che ieri si è cominciato a ipotizzare una possibile strategia e che la «quadra», per dirla con Bossi, non è ancora stata trovata. Non è un mistero che la Lega voglia risolvere l’impasse andando a elezioni anticipate. Bossi e Maroni lo dicono da quest’estate, cioè da quando Fini aveva annunciato la nascita di un gruppo autonomo alla Camera e al Senato. Zaia l’ha ripetuto anche domenica: «L’unica alternativa è il voto anticipato».

D’accordo. Ma nella Lega si sta cominciando a discutere su come andarci, a queste ormai inevitabili elezioni anticipate. La fedeltà a Berlusconi è fuori discussione. «Silvio è sempre stato leale con noi, non lo tradiremo», continua a dire Bossi. Se ieri sera, nello stringato comunicato di Reguzzoni e Bricolo, si è voluto far sapere che oggi Berlusconi e Bossi andranno insieme in Veneto tra gli alluvionati, è stato proprio per lanciare un segnale a chi si illude che la Lega accetti di far parte di un governo tecnico. L’alleanza con il Cavaliere non si discute. Alle urne con Berlusconi, quindi. Ma nella Lega sta crescendo un dubbio che è figlio di un’insofferenza. Cominciamo da quest’ultima.

L’insofferenza è nei confronti di una situazione che costringe la maggioranza a rinviare tutta una serie di questioni decisive. La spaccatura interna al Pdl, le mozioni di sfiducia a Cosentino e a Caliendo, le infinite discussioni sul lodo Alfano, le polemiche sulla casa di Montecarlo e sulle feste di Arcore, insomma tutto questo è visto dalla lega come una gran perdita di tempo. Il Nord ha già mandato più di un segnale di impazienza: c’è la crisi, le piccole e medie imprese soffrono, le tasse non calano mai e di provvedimenti per favorire la ripresa neanche l’ombra.

Bossi è sincero quando dice che vuole restare fedele a Berlusconi, ma la sua base freme, comincia a chiedersi se con un alleato gravato da così tanti problemi personali si potrà portare a casa ciò che la Lega promette da anni. E il mugugno di tanti militanti ormai è diventato il mugugno anche di tanti dirigenti del partito. E così arriva il dubbio. Se anche rivinciamo le elezioni con un Pdl «depurato» da quei rompiscatole dei finiani, dopo che nel 2008 ci eravamo liberati di quei rompiscatole dell’Udc, riusciremo finalmente a governare? Il dubbio è che i processi, gli scandali veri o presunti, insomma tutto ciò che ruota attorno alla figura di Berlusconi continuerà a paralizzare l’attività di governo e la sospirata «azione riformatrice».

Ed ecco la tentazione che comincia a circolare all’interno della Lega: chiedere a Berlusconi di fare un passo indietro e di non candidarsi a premier alle elezioni anticipate di primavera. Al di là delle smentite che sicuramente arriveranno, sono in molti nella Lega a ritenere che Berlusconi non sia più ripresentabile: nell’interesse della coalizione e anche in quello suo personale. Le battute di Bossi sulla «brutta storia» della minorenne marocchina non sono casuali. Vedremo. Di certo Bossi, che resta un fuoriclasse nel fiutare l’aria che tira, non può non avere almeno il sospetto che la stagione del Cavaliere - fosse anche per stanchezza personale - sia davvero vicina al tramonto.




toh che strano finalmente qualcuno degli elettori inizia a chiedersi come mai dopo vent'anni non arriva manco il federalismo fiscale, che pure sarebbe solo da attuare. A questo punto si inizia a vedere qualche crepa nella strategia leghista. Senz'altro anche loro come Berlusconi nel delirio di onnipotenza di Arcore hanno sottovalutato Fini. L'ironia della storia: bossi sfondò nella politica perchè aveva una idea, e tanto gli bastò a surclassare i vecchi arnesi della politica. Adesso invece è Fini ad avere una idea, una morale, un progetto e Bossi e Berlusconi si trovano sul versante dei vecchi arnesi. Altra crepa è che più la base si fa domande più la lega dovrà rispondere su come mai, se il federalismo è tanto importante, non è entrata nel governo tecnico per l'attuazione di quello fiscale (che tanto non risolverà ugualmente gli appetiti del nord), ma al contrario ha mandato tutto a rotoli giusto per fedeltà a Berlusconi. Il massimo sarebbe un governo tecnico che approva ugualmente i decreti mentre la lega è all'opposizione.
Siamo come alla fine di un'era: penso che se le prossime elezioni daranno torto a berlusconi&bossi si possa aprire, finalmente, un nuovo capitolo.

Non è la fine. Non è neanche il principio della fine. Ma è, forse, la fine del principio.
[SM=x751538]
Vota DC
00martedì 9 novembre 2010 09:56
Re:
DarkWalker, 08/11/2010 17.11:

saremo davanti alla fine di berlusconi solo se Fini riuscirà nel suo progetto di "opa" sul centro destra. In caso contrario sarà il definitivo trionfo del nano.
In questo momento a me sembra che Berlusconi non si stia rendendo conto del vuoto che gli si sta formando intorno. Certo concordo sul fatto che la politica, finalmente, sta tornando. Sperando che resti.



Berlusconi ha il problema che qualsiasi cosa faccia pur controllando i voti ha i parlamentari che vanno per conto proprio. Ci casca regolarmente con il vecchio Pri (11000 voti in tutta Italia nel 2002, ora neanche quelli) che si becca sempre il proprio seggio in virtù di accordi preelettorali per poi scappare regolarmente ad ogni legislatura. Le persone chiave sono quelle con base elettorale (cioè quasi sempre clientela) e in tal caso la perdita più grave credo sia Menia. C'è il rischio che perda i ciellini, ma forse ci pensa Albertini a ricompattarli.
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