www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/giustizia-8/manifestazione-di-pietro/manifestazione-di-pie...
A Roma durante una manifestazione dell'Idv tolto lo striscione 'Napolitano dorme'
L'ex magistrato: "Il silenzio è mafioso". Il Colle risponde: "Parole pretestuose"
Scontro tra Di Pietro e il Quirinale
"Non è arbitro". La replica: "Offensivo"
Dopo la bufera il politico precisa: "Frainteso, quelle parole non erano riferite a lui"
Fini: "Lecito criticare, ma senza oltrepassare i limiti". Veltroni: "Inaccettabile e inqualificabile"
ROMA - Parole dure contro il presidente della Repubblica a una manifestazione dell'Italia dei Valori. Antonio Di Pietro ha accusato Napolitano di non essere un "arbitro imparziale" e di tacere su alcuni temi come la giustizia e il Lodo Alfano. Le critiche hanno provocato subito la reazione del mondo politico. Da Montecitorio è stata espressa solidarietà al presidente e anche il Quirinale ha replicato giudicando "offensivo" contestare presunti "silenzi".
Fischi contro Napolitano. Durante la manifestazione, in piazza Farnese a Roma, contro la riforma della giustizia targata centrodestra e in difesa del procuratore di Salerno Luigi Apicella, convocata dall'Associazione nazionale vittime di mafia e dall'Italia dei Valori, dalla piazza sono partiti fischi contro il presidente della Repubblica quando è stato rimosso uno striscione sul quale era scritto "Napolitano dorme, l'Italia insorge".
Di Pietro: "Giudizio poco da arbitro". Dal palco, Antonio Di Pietro ha stigmatizzato la rimozione dello striscione e si è rivolto direttamente al capo dello Stato: "Lei dovrebbe essere l'arbitro, a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzi. Noi la rispettiamo - ha aggiunto il leader Idv - ma lo possiamo dire o no, rispettosamente, che non siamo d'accordo che si lasci passare il Lodo Alfano, che non siamo d'accordo nel vedere i terroristi che fanno i sapientoni mentre le vittime vengono dimenticate?". "Il silenzio è mafioso, e per questo non voglio rimanere in silenzio", ha detto ancora Di Pietro, che poi si è di nuovo rivolto a Napolitano: "Dica che i mercanti devono andare fuori dal tempio, dal Parlamento e noi lo approveremo".
I motivi della protesta. Al centro della protesta la sospensione, decisa dal Csm, del procuratore capo di Salerno Luigi Apicella, un provvedimento che, secondo un volantino diffuso dai promotori, sarebbe segnale di "grave ingerenza del potere politico nei confronti dell'autonomia della magistratura". Tra i protagonisti della giornata, che si alternano sul palco allestito di fronte al palazzo dell'ambasciata francese, Salvatore Borsellino, Beppe Grillo, Marco Travaglio e Antonio Di Pietro.
La replica del Quirinale. La Presidenza della Repubblica - si legge in un comunicato - è totalmente estranea alla vicenda dello striscione nella manifestazione svoltasi oggi in piazza Farnese a cui fa riferimento l'onerevole Di Pietro. Del tutto pretestuose sono comunque da considerare le offensive espressioni usate per contestare presunti "silenzi" del capo dello Stato, le cui prese di posizione avvengono nella scrupolosa osservanza delle prerogative che la Costituzione gli attribuisce.
Solidarietà a Napolitano da Fini e da Schifani. Gli avvenimenti di piazza Farnese hanno avuto subito una vasta eco nell'aula di Montecitorio. "La Camera dei deputati ritiene - ha detto il presidente Fini - che il presidente della Repubblica sia garante dei diritti e dei doveri dei cittadini e rispettoso e solerte difensore delle prerogative del Parlamento. L'aula ha ribadito il fatto che è lecito il diritto sacrosanto alla critica politica, ma che mai quel diritto può travalicare il rispetto a chi rappresenta tutta la nazione, al di là del fatto che sia stato espressione di un voto unanime o meno del Parlamento che lo ha eletto".
Anche il presidente del Senato Renato Schifani all'apertura della seduta a Palazzo Madama ha voluto esprimere solidarietà a Giorgio Napolitano, "oggetto oggi di accuse offensive ed ingiuste". "Il diritto di critica - ha detto - non può consentire che venga ingiustamente offeso chi rappresenta la nostra unità nazionale. All'imparzialità ed alla prudenza del Capo dello Stato siamo tutti debitori. E' una figura che sta esercitando il suo alto ruolo con l'equilibrio, la saggezza e l'esperienza che gli derivano da una vita sempre vissuta sotto l'egida della Costituzione". "Per questo - ha concluso il presidente - consideriamo le offese fatte a lui, come offese fatte a tutti i parlamentari e a tutti i cittadini che a lui guardano con fiducia".
Veltroni: "Inaccettabile e inqualificabile". Anche il leader del Pd Walter Veltroni ha stigmatizzato le parole di Di Pietro. "Il ruolo e le parole del presidente della Repubblica - ha detto - non possono essere messe in discussione né essere oggetto di polemiche politiche strumentali. In un momento difficile per il paese il presidente Napolitano rappresenta un punto di riferimento per l'intero paese, per il suo ruolo di garanzia, per la saggezza e l'equilibrio dei suoi interventi". "Quanto accaduto a piazza Farnese - ha aggiunto Veltroni - le frasi pronunciate da Di Pietro, gli striscioni esibiti sono inaccettabili e inqualificabili. Torniamo ad esprimere al capo dello Stato la nostra piena solidarietà e fiducia".
Gasparri: "Di Pietro pensi alle sue malefatte". "Di Pietro, invece di insultare ancora una volta il presidente della Repubblica ed emettere giudizi a destra e manca, perchè continua a fuggire come un coniglio e non risponde sulle malefatte sue, del figlio e di quelle del suo partito in un pubblico confronto?". Anche Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl al Senato, critica Di Pietro e lancia l'accusa. "Perchè il figlio si occupava dei fornitori delle caserme dei carabinieri? - ha detto - Perchè esponenti del suo partito sono indagati per reati inquietanti? Perchè deve giustificarsi sull'uso dei finanziamenti pubblici dell'Idv?".
Di Pietro: "Frainteso, non ho offeso nessuno". Dopo la bufera arriva una precisazione del leader dell'Italia dei Valori, che si dice "amareggiato" per la disinformazione che contiene il comunicato del Quirinale. "Mi mette in bocca ciò che non ho detto - ha affermato Di Pietro - Ribadisco che, a mio avviso, è stato ingiusto e ingiustificato non avere permesso ad alcuni manifestanti di tenere esposto uno striscione non offensivo, ma di critica politica".
"In democrazia - ha proseguito - deve essere permesso a tutti di avanzare critiche e dissensi. Non ho mai detto che a far togliere lo striscione fosse stata la presidenza della Repubblica, e non ho mai offeso, né inteso offendere, il capo dello Stato quando ho ricordato pubblicamente che il silenzio uccide come la mafia, giacché non è a lui che mi riferivo, ma a chi vuole mettere la museruola ai magistrati che indagano sui potenti di Stato".
(28 gennaio 2009)