)O( Sogno o realtà? )O(

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.callista.
00mercoledì 4 aprile 2012 18:39
Divinazione per Fannith

Riassunto:

Finalmente giunge la sera prestabilita per Callista e Fannith, che si ritrovano nel centro del cerchio sacro del Tor per chiedere una risposta a Rhiannon sugli avvenimenti che hanno visto partecipe il Detentore. Cosa mostrerà loro l'Oscura?

LINK FM


FANNITH [.~.>Tor.~.] Si direbbe una notte come tante sull’Isola delle Mele: una notte dove la brezza estiva non suggerisce l’arrivo della bella stagione, che sui territori di Avalon è eterna e magnifica. Una notte scevra di nuvole che permette alla Luna di far sfoggio della sua luce, che permette alla corte delle sue stelle di brillar in tutta la loro intensità nella volta notturna. È La Notte, quella in cui le domande potrebbero trovare risposte: quella in cui offrirai te stessa per cercar di trovare spiegazione a quelle immagini che ti sono state imposte. Conduci il tuo volo in direzione del Tor, un volo regolare, che non si concede il seppur minimo dondolamento: dritto, sicuro, come se il solo oscillare nell’aria notturna potesse in qualche modo tradir un vacillamento che non ti appartiene. La linfa scorre vorticosa in quel corpicino che è fatto solo di energia, andando a rinvigorire un’aura che esplode tutto attorno, tradendo quei sentimenti che ti animano costantemente, che vengono rubati da quell’essenza che dentro te di essi si nutre e che dalla stessa vengono ricambiati, in uno scambio continuo. E sarebbe proprio quella fata imberbe che dentro te cresce a donar forma alla veste eterea che ti copre tutta, una veste di un rosso sanguigno che altro non è che estensione della sua volontà, traditrice di ciò che le ha permesso di formar una nuova esistenza. Lo sguardo gelido andrebbe ad abbracciar le pietre che svettano nel luogo: a lungo le guarderesti prima di concederti un volo più cauto, quasi fosse un incedere solenne. Non ti sembra di verder la figura della sacerdotessa, non ancora almeno. Forse i tuoi sensi ti ingannano, rapiti da quello spettacolo che odora di sacro e mistico.

CALLISTA {.Sentiero per il Tor.} . Nella notte ancora vergine e pura, quando l'ultimo raggio dorato di sole ha accarezzato le verdi fronde degli alberi di melo, la Somma Stella ha iniziato la sua preparazione per il rituale di questa sera. Quello fisico. La sua parte spirituale, il suo contatto personale con le tenebre più fitte e con la morte l'ha ricevuto la sera precedente, nelle parole cariche di malinconia della fata oscura. Qualcosa si è spezzato, qualcosa che non è in grado di comprendere, o forse, meglio, non ne ha affatto l'intenzione. Ha lasciato dietro di sè le tre statue, senza fermarsi un attimo in più su quelle figure di legno e pietra che sono la sua famiglia, senza chiedere a nessuna sorella di accompagnarla in questa missione. Proprio come la Callista che fu, quella che viveva solo per il volere dell'Oscura e si nutriva dei Suoi spiriti. Ondeggiano ad ogni passo in salita i due medaglioni legati alla candida nuca rivolta alla brezza della notte, quello semplice di metallo e quello a forma di stella, d'oro con uno smeraldo incastonato nel centro. Una piccola replica di quello che è il suo volto, sotto l'accurata visuale della stella nera che riposa, apparentemente inerme, tra le due bionde sopracciglia, mentre due pupille d'un verde chiarissimo vagano per la collina, già pronte a celarsi quasi completamente dalla vista di quella volta oscura, pronte a tuffarsi nell'oscurità più totale. La mano sinistra, che regge una candela di colore viola accesa, si abbassa lungo lo stesso fianco, arretrando leggermente, nella volontà della mezzelfa di lasciare solo un leggero alone dietro di sè come unica fonte di luce sul sentiero che la conduce in alto, su e su verso la fonte di potere custodita tra quelle antiche pietre che svettano, ancora invisibili, sulla collina. Nella mano opposta un piccolo mazzo di viole fresche dona l'unico tocco di colore su una veste che par essere tessuta direttamente nell'oscurità di quella notte, nera come solo la morte potrebbe esserlo.

FANNITH [.~.Tor.~.Altare di pietra.~.] Sospesa in volo, quasi fossi un burattino tenuto lì da fili invisibili. E tutto attorno il silenzio, che si stende denso e delizioso per chi alla malinconia e alla solitudine è votata. E tutto attorno, in un abbraccio quasi materno, le tenebre di cui sei figlia e che ti accolgono, donano una ventata di consolazione a chi non sa conoscerla nel suo perdurare. Gli occhietti ancor si gettano attorno, a osservar quel cerchio di pietre che si ergono quasi a baluardi della sacralità del luogo; e l’essenza che tutta si bea di quella magia che lì sembra quasi palpabile, quasi potesse prendere forma materiale proprio innanzi al tuo sguardo. Non c’è tensione, non c’è timore nel tuo animo: solo fredda determinazione che sembrerebbe persino eccessiva per un essere fatato, ma che è dettata da quell’appartenenza alla schiera degli ancestrali, dalla devozione donata nel portare avanti nel migliore dei modi quel ruolo che per te gli Antichi hanno scelto. Eppur guardi tutto come se quella fosse davvero l’ultima volta che agli occhietti sia dato cibarsi di tale perfezione e del fascino della natura al chiaro di luna: come se quella fosse l’ultima notte in cui le alucce possono vibrare e il tuo corpo vantar fattezze materiali. Non ti avvedi del giungere della Somma: saresti come rapita dall’atmosfera che permea quella notte e quella ti faresti bastare. In attesa che il resto si consumi e che ciò che deve essere sia.

CALLISTA {.Sentiero -> Tor.} . Le esili gambe, fasciate nel semplice abito di velluto nero, si inerpicano sul sentiero che per mille volte ha salito, partendo dal Tempio per raggiungere quella sommità che finalmente ora i suoi piedi nudi possono sfiorare, baciando le fresca erba umida della notte. E' qui per un determinato motivo, per una richiesta d'aiuto ricevuta, ma d'altronde, anche il semplice atto di respirare è una scelta che non compete a coloro che compiono l'atto. E la Dama del Lago è ben cosciente di tutto questo, del potere che la Triade ha sull'Isola e in particolare su questo luogo che - non a caso, davvero no - è stato scelto per questo particolare rituale. Il mento rimane affossato nel magro petto una volta giunta a destinazione, il peso della sacca prova a trascinarla con sè verso la profondità degli abissi, ma deve fare i conti direttamente con l'Oscura per riuscire in questa impresa. Le bianche palpebre si rialzano, andando ad ammirare quelle pietre che simili ad artigli, si allungano verso la luna e le stelle, forse sperando di toccarle, forse di distruggerle. Avanza con piccoli passi lungo il cerchio sacro, direttamente verso il cuore pulsante dell'intera Avalon, dove l'esplosione di energia riesce ad essere quasi palpabile. E' lì che i suoi occhi leggermente allungati incontrano nuovamente la figura della piccola fata, senza tuttavia richiamarla a sè, senza prodigarsi in nuove attenzioni, certa che si atterrà a quanto insieme hanno disposto solamente la sera precedente. Nessun rumore nel suo avanzare, nella fioca luce del cero che ora viene alzato, non per il bisogno di luce da parte di entrambe, ma solo per innalzare il suo potere di contatto con il mondo soprannaturale. Un fiore cade tra l'erba, immediatamente seguito dal fratello e via dicendo: è la Somma Stella che semina viole dietro di sè, andando a disegnare un cerchio in quello già creato dai menhir, includendo oltre a se stessa, anche il Detentore. La voce della Prima tra le Sacerdotesse risuona roca e profonda, come se venisse direttamente da un'altra dimensione { Signora della Notte, ascoltami mentre pronuncio il tuo nome, guardami mentre spargo riflessi purpurei di linfa vitale } Non c'è fretta nelle sue movenze, così come non c'è nelle parole { Lascia che io senta il Tuo oscuro abbraccio. Sopra di me solo il chiarore della luna e lo splendore delle stelle } [//Ritualistica della Dea liv.6]. I fiori terminano esattamente dove i primi erano caduti, sigillando perfettamente il cerchio e facendo sì che le due figure femminili si ritrovino, anche per questa notte, una di fronte all'altra. A dividerle solamente l'altare di pietra.

FANNITH [.~.Altare di pietra.~.] Solo la voce della Somma che leva la sua richiesta poteva destarti da quello status quasi di trance: solo quella voce che dà inizio a tutto ciò che hai atteso in queste notti. Lo sguardo scivolerebbe sul suo, percorrendone per intero la figura adesso che vi ritrovate una dinanzi all’altra. Non ti chiedi cosa ella faccia, a cosa servano quei fiori recisi sparsi tutt’attorno per creare una cerchio che all’interno vi accoglie. Non parli, non dici nulla: non ancora. Non hai dimenticato come ella avesse specificato che durante il rituale nulla se non lo stretto necessario era essenziale dire. Predisporresti la tua anima a quell’evento che probabilmente non ti sarà concesso un’altra volta vivere, né da protagonista, né da spettatrice. Lasceresti che i pensieri che sono altri riguardo al motivo che lì ti ha condotto scemino via, che vadano a perdersi nell’aria della notte quasi fossero volute di fumo. La vocina fatta per il lamento e per il pianto si leverebbe a presentar quella richiesta, presentandosi densa di tutti quei sentimenti che ti animano: dolore, sconforto, malinconia al cospetto dell’Oscura che la Somma richiama a sé .~. Ho visto creature partorite da incubi e uno stregone ha preso possesso della mia mente. Buio e notte a regnar sovrani sulla Torre Oscura, spezzati da una spada luminescente. Eterna battaglia tra luce ed oscurità, l’ombra che si scaglia contro la luce, rapidamente. Sogno o realtà? .~. Parleresti con l’anima in mano, offrendola in sacrificio a chi è la sola a poter dare delle risposte. I piedini si poggerebbero sull’altare di pietra e le alucce smetterebbero di vibrar, concedendosi un riposo che mai reclamano. Le braccia andrebbero a scivolar lungo i fianchi e l’aura ancor brillerebbe nella notte, testimoniando quanto viva sia la tua partecipazione a quel rituale, quanto ardente quel desiderio di toccar con mano la verità

CALLISTA {.Cerchio.Altare del Tor.} . Alta ed esile, sebbene i fianchi siano più rotondi di quanto la maggior parte delle Sorelle ricordi, la Dama del Lago sembrerebbe un fuscello destinato a spezzarsi, sotto il peso di quell'energia che, rapida e costante, va a chiudere entrambe in una prigione invisibile, necessaria affinchè le forze malvagie non possano sfiorarle, nemmeno accarezzarle con le loro dita impure. E' la Triade che governa quello spazio, è Lei che dovrebbe manifestarsi, per ora solo in silenzio, mentre la Somma Stella poggia la candela violacea sull'altare, riuscendo solamente a donarle un'immagine più spettrale, uno specchio che trova riflesso nella fata dinnanzi a lei. Le orecchie appuntite si beano della voce carica di dolore e sconforto che si leva dal corpicino della maga, perfetto nelle parole innalzate all'Oscura, una preghiera che riassume quello che ella stessa le raccontò. Ancora rivolta in avanti, con le ginocchia leggermente piegate, la Dama del Lago raccoglie quella sacca tentatrice solo per privarla del suo contenuto, di un grosso pezzo di turchese grezzo, cristallo attraente per gli spiriti benevoli, tenendolo fermo con entrambe le mani, così mortalmente pallide da risaltare nel profondo blu della pietra. Nel tentativo quindi di riprendere abilmente la posizione eretta [//Agilità +1], la bionda mezzelfa porta le braccia verso l'alto, direttamente in quel punto ove la luna osserva le Sue figlie, nell'ultima fase calante della sua vita { A te noi ci offriamo, Regina degli Spiriti, a te che porti morte e distruzione, a te che doni saggezza e conoscenza } Ritorna la sua voce a graffiare quella parte di mondo, a rivolgersi direttamente a Colei che per prima la chiamò a sè, tra le ombre più fitte { Esaudisci questa mia richiesta! } In questi istanti non esiste più alcuna fata, nè alcuna sensazione estranea alla semplice preghiera, a quel mondo di comunione con la Vecchia che dovrebbe esplodere direttamente nel centro della sua fronte, tramite quella stellina nera che si colora di ogni tonalità esistente [//Volontà ferrea +3-Luce di Stella liv.6] e che dovrebbe raggiungere anche l'animo più profondo del Detentore { Apri i miei occhi, spalanca le mie fauci, schiudi la mia mente, fai risuonare il mio dolore, fai parlare la mia voce } Si conclude con quello che sembra essere un urlo, se non fosse in realtà schiacciato dall'Oscura stessa, un grido soffocato che fa piegare su se stessa la Dama del Lago, costringendola ad abbassarsi solo per rivolgere il turchese verso Fannith, ora colorata dalla sacra luce della Triade intera. [//Ritualistica della Dea liv.6]

FANNITH [.~.Altare di pietra.~.] E sarebbe ancor dolore e sarebbe ancora sgomento: il terrore per il destino che incombe sulle tue terre, per quella minaccia sconosciuta che pende sull’Equilibrio così caro a un’essenza che è perennemente in bilico sul baratro delle proprie ossessioni, delle proprie insicurezze. Ma stasera no, non ci sono esitazioni, non ci sono sfiducie. C’è un’anima messa a nudo al cospetto dell’Oscura, c’è la dedizione di chi sente il peso del proprio compito gravar sull’essenza, consumandola e rinnovandola al tempo stesso: la magia prende e la magia dona, in un continuo divenire senza il quale non esisteresti affatto. La stella sulla fronte della mezza prenderebbe a tingersi di ogni tonalità di colore, a vantar ogni tipo di sfumatura, costringendoti a stringere quegli occhietti. E ancor ti culleresti nel dolore e nella disperazione che ti hanno dato i natali, lasciando che quelle immagini di terrore tornino a invadere la tua mente. Scorrono, imperterrite, in un circolo continuo, non conoscendo sosta, non conoscendo riposo: sarebbero solo un continuo reiterarsi di dolore e sgomento che ti costringerebbe a dar libero sfogo alle tue emozioni, a lasciar scivolar via dagli occhi quelle lacrime danzanti. Scendono a rigare il volto, senza che vi sia in te il seppur minimo accenno di vergogna per quella che ad altri potrebbe apparir come debolezza, ma che tale in realtà non è. Le lacrime e quel pianto altro non sono che la massima espressione della tua essenza, l’esaltazione della stessa, la più pura manifestazione della tua natura di oscura figlia della natura. Scendono a rigare il volto quelle che paiono gocce d’inchiostro: una stilla di nera energia che prende vita dagli occhietti di ghiaccio, che conosce la strada lungo le guance, che corrompe le labbra e infine scivola via, a bagnar quel turchese che t’è stato posto innanzi. La voce rauca sarebbe l’araldo della tua offerta, dell’oblazione che conduci a quell’altare, invocando la Nera Signora che ti ha scelto come propria annunciatrice .~.A te offro la mia vita. A te, Morte!.~. Il dito indice della mano destra andrebbe quindi a intingersi in quella lacrima prima di scivolar accanto alla candela posizionata sull’altare dalla Somma e disegnar con maestria la runa Ansuz

CALLISTA {.Cerchio.Altare del Tor.} . La luce che la piccola stella, solo apparentemente nera, riesce a sprigionare, non è un bagliore che acceca, piuttosto una nota della stessa musica cantata dalla voce roca della Dama del Lago. Ella stessa diviene quella luce, allontanando ogni altro pensiero, ogni dubbio sulla propria esistenza, perfino sul luogo in cui si trova, sul vento che le bacia le guance che paiono cesellate nell'avorio. [//Luce di Stella liv.6-Volontà ferrea +3-Imperturbabilità liv.6] Eppure qualcosa la salva da quell'oblio che vuol prenderla con sè per l'eternità, qualcosa che è quanto di più oscuro e bellissimo i suoi occhi abbiano mai osservato: le lacrime di una fata. Le ginocchia scivolano lentamente a terra, come se il peso del turchese, ora che è stato contaminato dal tocco personale del Detentore, sia insopportabile per il suo corpo in apparenza mortale, ma non è una sconfitta quel suo gesto di decadimento, piuttosto un volersi arrendere davanti alla volontà di Rhiannon, una richiesta che sugella quanto entrambe hanno da poco terminato di sussurrare: il loro mettersi a completa disposizione della morte. Gli occhi che han perduto il forte colore delle colline in primavera si soffermano su quel simbolo che l'altra disegna, prima di poggiare il grosso cristallo nello stesso punto illuminato dalla candela violacea. Conosce quel segno, il suono della creazione, il rumore sordo che produce il suo gesto. { Ecco giungono il Saggio e il Mago } è una lenta nenia quella che ora viene prodotta dallo schiudersi delle sue labbra {Spiriti, cessate ogni lamento e ascoltate il potere della parola, Anime, guardate intorno a voi i segni dell’eterno } li richiama attorno a sè, forte di quel potere che da lunghi giri di ruota possiede [//Potere della Stella liv.6], conoscendoli così come si conoscono i membri di una famiglia, gli amici - e anche i nemici - nell'ultima preghiera che si concede, un attimo prima di posare gli occhi nel profondo celeste del turchese ora posato sull'altare, nella speranza che vi sia una risposta lì celata, che Rhiannon stessa possa aver ascoltato quello che a tutti gli effetti sono due Sue figlie, ora riunite come mai prima e come mai avverrà. Cosa svelerà loro la Regina della notte? [//Ritualistica della Dea liv.6]
.callista.
00mercoledì 4 aprile 2012 18:40

RESPONSO MASTER GULLIVER:

La prima a crollare è proprio Fannith, che convinta di continuare a volare si ritrova in realtà al suolo nella realtà, sebbene la visione per lei abbia subito inizio.. Ripercorre di nuovo le tappe della visione che Cochito le ha fatto vedere al loro primo incontro, ma questa volta ne è solo uno spettatore, come se vedesse tutto da un punto sicuro in alto: c'è ancora lo spadone d'argento, l'uomo bello dai capelli biondi, la lotta tra luce e ombra ai piedi della Torre Oscura; un salto nel tempo e ancora la spada poi, ora distrutta e in pezzi però. C'è un uomo con una benda sull'occhio che viene ucciso da un bel mezzelfo con tanto di armatura che trafigge l'umano e consegna una bambina elfa nelle mani di una donna con i capelli rossi.
Pochi istanti dopo è invece Callista a cadere, lei in ginocchio, con la testa tra le mani, e sotto di se la terra sembra aprirsi: pochi istanti dopo riconosce una visione vista in passata, ancora una volta una battaglia tra luce e ombra ai piedi della torre oscura; vede un essere di pura luce che difende due uomini davanti alla fortezza dei cavalieri su Avalon, ed è lo stesso che richiama a se un corpo decapitato pochi istanti dopo, dopo aver detto a testa alta a due figure in ombra ''Non lascerò che il suo corpo venga esacrato ulteriormente. Io, Selegost, dichiaro oggi aperta la guerra degli Dei..''.


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