§ Magia e stregoneria nell'antica Roma pagana §

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Hosmantus
00lunedì 12 giugno 2006 17:53


Le pratiche magiche e la stregoneria affondano le loro radici nella storia dell'umanità.
Gli incontri di varie culture potevano dare vita a tradizioni particolari. Ad esempio nella cultura greca e in quella latina si erano fuse pratiche provenienti da luoghi differenti tra le quali spiccava la tradizione egiziana ( questo specialmente nel mondo romano).
Vi erano nella cultura classica nette distinzioni tra le varie tipologie di magia, venivano separati, infatti, la magia positiva, volta a fare del bene, da quella oscura che avrebbe portato sciagure e infausti eventi. Plinio il Vecchio nel suo "Naturalis Historia" descrive la magica vanitates frutto di "una scienza temibile e perversa". Questa pratica in somma era un calderone in cui andavano a confluire medicina, religione e astrologia, descrizione che riprende Tommaso Campanella nel suo "Del Senso delle Cose e della Magia", riportando appunto la famosa opera di Plinio.


"Diana al bagno" di François Boucher (1703–1770). Da notare il diadema con la mezzaluna tra i capelli della dea, che in seguito divenne simbolo di stregoneria






"...causa; e lo studio d'Imperato può esser base in parte
di ritrovarla.
Constava di tre scienze, come Plinio narra, quest'arte,
cioè della Religione, Medicina e Astrologia. La prima serve... "
Tommaso Campanella
Sempre secondo Plinio le pratiche magiche derivavano dalla cultura Persiana ed erano giunte nel mondo classico tramite il mago Ostantes, che durante le spedizioni di Serse in Grecia lo aveva seguito. Gli stessi Catullo e Cicerone definiscono la magia come derivante dall'oriente, più precisanèmente dalla Persia.Il primo la definisce come "Persarum impia religio", mentre il secondo descrive i magi come "genus sapientium et doctorum in Persis" nel De Divinatione. Un altro tipo di magia era quella cipriota, derivante da quella egiziana. Questa branca era di carattere molto pratico, diretta soprattutto a eliminare la mortalità infantile e quella delle madri dopo il parto. La sapienza in questi campi degli Egizi era proverbiale, e proveniva da una mescolanza di nozioni religiose, mediche e magiche, esisteva addirittura un trattato con Incantesimi per la madre e per il bambino, che spiegava alle donne come proteggere se stesse e i propri figli. Inoltre dopo che Cleopatra giunse a Roma grazie a Cesare la magia egiziana si diffuse ovunque. Tra i più conosciuti maghi egiziani si ricorda Petosiris, clamoroso ciarlatano come racconta Giovenale.
La parola latina "magus", derivante dal corrispettivo greco, vede la luce la prima volta solo nel primo secolo avanti Cristo, ciò sottolinea il fatto che gli antichi in un periodo precedente a questa data ignorassero un tipo di magia simile a quella oggi conosciuta, e che questa risulta infine frutto di contaminazioni orientali; venivano officiati riti di propiziazione o fertilità ma si basavano sulla religio ufficiale e non era quindi vista con cadenza negativa, bisogna aggiungere inoltre che spesso le persecuzioni verso maghi e astrologhi nacquero principalmente per problemi prettamente politici .
Nonostante ciò erano già conosciuti anche prima del primo secolo avanti Cristo aspetti della magia molto oscuri, come ci narrano autori quali Seneca, Servio o lo stesso Plinio il vecchio, quando descrivono la "Legge dei Decemviri delle Dodici Tavole" che separava il diritto civile da quello religioso.
Ma non era la magia ad essere punita, bens? le azioni malvagie effettuate tramite questo mezzo, veniva punito ad esempio chi rovinava i raccolti degli altri per apportarsi benefici.



In questo periodo un famoso mago e traumaturgo, Apollonio di Tyana, pubblic? alcuni scritti attribuiti a Pitagora e diffuse l'idea di Pitagora come mago. Apollonio divenne seguace di Pitagora presso il tempio di Esculapio, e a questa disciplina egli si sottopose per tutta la sua vita. Flavio Filostrato posteriormente scrisse la sua vita. Nella sua opera "Vita di Apollonio di Tiana" racconta di come Apollonio ad Efeso, non creduto, annunciò l'arrivo di una terribile pestilenza e di come quando il fatto si avver? afferm? che il colpevole di questo terrificante evento fosse un vecchio mendicante e che gli Dei avevano deciso che sarebbe dovuto essere lapidato. Il mendicante fu quindi giustiziato, anche se dopo qualche perplessità, e quando tolsero le pietre della lapidazione per seppellire il corpo trovarono al suo posto un enorme cane nero morto, il demone che aveva provocato la pestilenza. O ancora di come richiam? in vita una giovane donna figlia di un importante console. Molti altri eventi miracolosi e misteriosi ancora furono raccontati su questo filosofo - mago. Tra queste venne narrata la sua morte, che veniva descritta come un assunzione in cielo dai suoi discepoli. Venne in suo ricordo dedicato un tempio e molte statue.
Nell'81 a.C. fu invece promulgata la "Lex Cornelia de sicariis et veneficiis", dal nome del dittatore romano Lucio Cornelio Silla, che invece andava ad intaccare più specificatamente la magia, condannando sempre comunque solo gli effetti delittuosi del rito e non il rito magico in se stesso, cercando di trovare una soluzione al successo spropositato avuto da pratiche di bassa magia, derivanti dai popoli che erano stati conquistati. La legge venne alla luce in base a una situazione generale, ma l'attenzione popolare verso queste pratiche si focalizz? a causa di un caso che fece scalpore e scandalo, quando alcune matrone furono trovate a mescolare liquidi sconosciuti in un pentolone e si rifiutarono di svelarne la natura. Queste donne, tutte rimaste vedove da poco, morirono dopo essere state costrette a bere il miscuglio che avevano loro stesse creato. (La fonte di questo racconto rimane sconoscita) Questa legge prevedeva dunque deportazione e confisca dei beni ai "farmacisti" (pigmentarii) che vendevano senza considerazione determinate piante dannose o collegate alle pratiche di bassa magia e ai magi che adoperavano le stesse per filtri d'amore e veleni.
Nel 33 a.C., sotto il II triumvirato, furono per la prima volta cacciati da Roma, probabilmente per iniziativa di Mecenate, astrol?goi e go?tes (riporta la notizia Dione Cassio nella sua storia di Roma in 80 libri scritta in greco).
Durante l'epoca imperiale la situazione si fece più opprimente e dal regno di Tiberio in poi la magia fu punita con la pena capitale.
Gli imperatori non ebbero quasi mai un rapporto univoco con questo mondo. Augusto nonostante fosse molto scettico verso l'astrologia, fu molto influenzato da Teogene che gli aveva predetto che sarebbe diventato sovrano del mondo.
"Durante il suo ritiro ad
Apollonia Augusto era salito, insieme con Agrippa, all'osservatorio
dell'astrologo Teogene. Agrippa lo consultà per primo, ma quando Augusto
vide che Teogene gli faceva splendide previsioni, quasi incredibili, si
rifiutà ostinatamente di fornirgli i dati relativi alla sua nascita, per
il timore e la vergogna di essere considerato di origini oscure. Quando
finalmente, dopo molte preghiere, vi ebbe acconsentito, pur esitando,
Teogene si alz? dal suo seggio e lo ador?. In seguito Augusto ebbe tanta
fiducia nei suoi destini che fece pubblicare il suo oroscopo e coniare una
moneta d'argento con il segno del Capricorno, sotto il quale era nato."
Svetonio



Tiberio (14-37 d. C.), pur avendo un astrologo personale faceva condannare coloro che se ne servivano e che consultavano i maghi.
"Proib? le religioni straniere, i culti egiziani e giudaici, obbligando
i seguaci della prima superstizione a bruciare tutte le vesti e gli
oggetti sacri. I giovani giudei furono mandati, con la scusa del servizio
militare, nelle province più malsane, mentre allontanè da Roma tutti gli
altri membri di questo popolo o le persone che seguivano culti analoghi,
con la minaccia di una schiavitù perpetua in caso di disobbedienza. Cerc?
anche di bandire gli astrologhi, ma davanti alle loro preghiere e alla
promessa che avrebbero rinunciato alla loro arte, concesse la grazia."
Svetonio

Nerone(54-68) nonostante disprezzasse la religione di stato era molto attaccato ad alcune superstizioni comuni o anche solo da lui seguite.
"Disprezzava tutte le forme di religione e vener? soltanto una dea
siriana, ma in seguito le manc? di rispetto a tal punto che le urinè
addosso, quando si abbandonè ad un'altra superstizione, cui rimase
tenacemente attaccato: un uomo del popolo, a lui completamente
sconosciuto, gli aveva fatto dono di una statuetta che rappresentava una
giovane donna, la quale doveva preservarlo dai complotti; poichè una
congiura era stata scoperta subito dopo, la vener? fino alla fine come una
divinità potentissima, offrendogli ogni giorno tre sacrifici e voleva far
credere che essa gli svelasse il futuro. Alcuni mesi prima di morire
consultà anche i visceri delle vittime, ma non ebbe mai presagi
favorevoli."
Svetonio

Marco Aurelio (161-180), si affid? ad un mago poiche sua moglie si era invaghita di un altro uomo. Il consiglio che gli venne dato fu di uccidere il concorrente e di fare strofinare sul corpo della moglie il sangue della vittima. Il consiglio piu che magico era psicologico. La moglie provando orrore di tutto cio non penso piu all'amante e non tradi piu il marito.
"Hebbe Faustina per Padre Antonino Pio, per marito Marco Aurelio, e per figliuolo Commodo, tutti tre Imperadori. Ma ella portà nome d'impudica, e che si congiungesse con un Gladiatore; dal quale sospettossi, che fosse generato Commodo; peroch? fu tanto invaghita Faustina di tal huomo, che infermatasi per soverchio amore, confessato a Marco il suo male, et egli havuto ricorso a' Maghi, restà da quelli persuaso di far uccidere il Gladiatore, e dare del sangue di lui in bevanda a Faustina, la quale sollevata, per tal via, si sgrav? poscia di Commodo, che nel progresso del viver suo, più si portà da Gladiatore, che da Principe. "
Francesco Angeloni - "Historia Augusta"

A Settimio Severo un astrologo predisse che sarebbe diventato imperatore se avesse sposato la donna giusta. Avendo saputo che in Siria c'era una donna alla quale era stato predetto che avrebbe sposato un imperatore, egli la prese in moglie , ma tornato a Roma, trov? Commodo che regnava. Pensando che gli astrologi avessero sbagliato i calcoli, Settimio chiese un nuovo responso, ma Commodo, informato della cosa, si infuri? poich? temeva che qualcuno potesse predire fino a quale anno avrebbe governato e ne traesse favore. Settimio rischi? di essere giustiziato come stregone, ma Commodo fu assassinato ed egli divenne il suo successore.

Iniziarono così i processi per stregoneria e inizi? qui a deformarsi nella popolazione, confermata poi dalla letteratura, una figura di strega temibile e terribile che sarebbe poi stata tramandata fino ai tempi moderni. Ecco alcune testimonianze dell'epoca.
Seneca "Ercole sul monte Eta"
"Io ho comandato al bosco di fiorire in pieno inverno, al fulmine già scagliato di arrestarsi; ho suscitato marosi senza alcuno spirare di venti, ho placato il mare in tempesta. Nella terra inaridita sono sgorgate nuove sorgenti. Ho fatto muovere i sassi, ho abbattuto porte. Voi, ombre, siete apparse e con le mie preghiere ho costretto i Mani a parlare. Ho azzittito il cane infernale; il mare, la terra, il cielo e il Tartaro mi sono soggetti: la mezzanotte ha visto il sole e il giorno la notte, non c'? legge di natura che resista ai miei incantamenti" Parla la nutrice di Deianira
Seneca "Medea"
"Per te, sciogliendo i capelli dal laccio, secondo l'uso della mia gente, a piedi nudi ho percorso boschi segreti, ho evocato da nuvole secche la pioggia, ho sospinto i mari verso il fondo. Dopo che ebbi domate le maree, l'Oceano ritir? più all'interno le sue onde pesanti; ugualmente il mondo, confusa la legge del cielo, vide il sole e le stelle e voi, Orse, toccaste il mare che vi era vietato. Ho stravolto le stagioni: la terra estiva si copr? di fiori al mio canto, Cerere, costretta da me, vide messi in inverno...abbandonato il corso del giorno, Febo si ferm? in mezzo al cielo"
Lucano,VI libro Farsaglia
Il racconto ? ambientato in Tessaglia, terra di "erbe malefiche e pietre sensibili ai maghi" dove "crescono innumeri cose capaci di fare violenza agli dei"
"Gli empi canti di quella esecrabile genia richiamano l'ascolto dei celesti, sordi a tanti popoli. Soltanto simili voci penetrano nelle lontananze dell'etere e recano ai numi riluttanti parole irresistibili da cui non riesce a distrarli la cura del cielo e del mondo ruotante"
"talvolta s'interruppe la successione degli eventi e protrattasi la notte, il giorno tard? a venire; l'etere derog? dalla norma, il veloce mondo si arrestà all'udire gli incanti. Giove si meravigli? che non girassero sui rapidi assi i poli a cui pure imprimeva la spinta"
Sesto Pompeo, il protagonista della vicenda, mentre la battaglia si sta avvicinando "stimolato dal timore di prevenire il corso del destino, impaziente d'indugi, angosciato da tutti gli eventi futuri, non consultà i tripodi di Delo o gli antri della Pizia, non volle indagare che cosa predicesse il bronzo di Giove in Dodona, che nutr? di frutti i primi uomini, o chi dalle fibre conoscesse i fati, svelasse i segreti degli uccelli, osservasse le folgori del cielo, scrutasse con cura d'Assiro le stelle, o fosse dedito ai misteri ma pio. Egli conosceva detestabili pratiche di magia aborrite dagli dei celesti, e altari contristati da macabri sacrifici, fiducioso nelle ombre di Dite; lo sventurato nutriva la persuasione che poco sappiano gli dei"
si chiede
"cos'? quest'ansia dei Celesti di seguire gli incantesimi e le erbe, e questo timore di trascurarle? Che patto tenne così legati gli dei? Obbedire ad esse è un obbligo o un piacere? Le Tessale ottengono ciò in premio di un'ignota pietà o per il potere di una misteriosa minaccia? Possiedono questo diritto su tutti gli dei o i loro scongiuri influenzano un dio determinato che può costringere il mondo a ciò cui egli stesso ? costretto?"
Nel capitolo successivo viene presentata al lettore la maga a cui Sesto Pompeo far? affidamento.
"L'efferata Erichto, condannati tali barbari riti e incantesimi di una gente sinistra perchè ritenuti troppo pietosi, aveva sospinto la sordida arte a nuove pratiche"
"Un'orribile magrezza scavava le guance della sacrilega e la faccia ignara del cielo sereno era orribilmente oppressa dal pallore stigio e gravata dalla chioma scomposta"
"sperimenta formule sconosciute ai maghi e agli dei della magia, e compone nuovi incantesimi da usare"
La maga "abitava in vuoti sepolcri e occupava i tumuli, scacciate le ombre, grata agli dei dell'Erebo"
Sesto Pompeo si rivolge a lei
"O vanto delle Emonidi, che puoi rivelare i fati ai popoli, oppure deviare il destino dal suo corso, ti prego di farmi conoscere con certezza la fine che prepara la sorte della guerra"
Per far si che la richiesta di Sesto Pompeo sia esaudita la maga "mescola quanto di sinistro produce la natura". "emette mormorii dissonanti e molto diversi dal linguaggio umano"
E dice
"se v'invoco con voce abbastanza empia e nefanda, se mai pronuncio incantesimi digiuna di carni umane, se spesso vi ho offerto grembi fecondi, se ho deterso con calde cervella membra tagliate, se erano destinati a vivere tutti i fanciulli di cui ho imbandito il capo e le viscere sui vostri piatti, esauditemi" "Obbedite. O dovrà chiamare colui che sempre, invocato, scuote e sconvolge la terra e fissa apertamente la Gorgone e castiga a colpi di frusta l'Erinni atterrita, colui che abita il Tartaro, in regioni a voi invisibili, di cui siete gli dei, e spergiura sulle onde stigie?"
Ecco anche alcuni passi tratti da "L'asino d'oro" di Apuleio
"Ma che stai dicendo? Che razza di donna ? costei, questa tua bellezza da taverna?
è una maga, un'indovina' insistette 'capace di tirar già la volta celeste e di sollevare la terra, di far diventare le fonti di sasso e liquefar le montagne, di riportare alla luce gli dei dell'inferno e inabissare quelli del cielo, di spegnere le stelle, di illuminare perfino il Tartaro.
Ma piantala, d?i, con questa messinscena da tragedia, smettila di recitare e parla chiaro e naturale.
Vuoi che te ne racconti una o due o anche molte delle cose che ha fatte? Che gli uomini delle nostre parti si innamorino pazzamente di lei, anzi tutti gli indiani e gli africani dell'uno e dell'altro oceano e perfino le genti che abitano agli antipodi, ? solo un piccolo segno della sua magia, una bazzecola. Ma sta a sentire quello che ha fatto, testimone un sacco di gente , buona donna."




"Sapessi, Lucio, come sono in ansia per te, come vorrei proteggerti, più che se fossi mio figlio. In nome di questa idea, guardati, per carità, guardati dalle male arti e dalle pericolose lusinghe di Panfile, la moglie di quel Milone di cui mi hai detto che sei ospite: è una maga famosa, nessuna, a quanto dicono, ? più esperta di lei a evocare gli spiriti maligni: soffiando su dei rametti, su delle pietruzze e cose del genere, quella ? capace di sprofondare sole e stelle già nel Tartaro e nel vecchio Caos. Per di più quando vede un bel giovane ne resta subito presa e non lo molla più, lo lusinga, gli si insinua nell'animo, lo lega indissolubilmente a s?. I meno compiacenti o quelli che le son venuti a noia li trasforma invece in sassi o in caproni o in altri animali o addirittura li uccide. Ecco perchè io sono in pena per te e ti supplico di stare attento: quella è una che ? sempre in calore e tu, per età e per avvenenza, fai proprio al caso suo."
"Credo proprio che tu sia una gran maga, una di quelle stregacce malefiche dal momento che hai eseguito come niente i miei ordini; ora però, carina mia, dovrai farmi anche questo: prendi questa scatola' e gliela diede 'e di corsa arriva fino agli Inferi, fino al lugubre palazzo dello stesso Orco e consegna a Proserpina questo cofanetto dicendole che Venere la prega di mandarle un poco della sua bellezza, almeno quanto basti per un sol giorno perchè quella che aveva l'ha consumata e sciupata tutta per curare il figlio malato. però cerca di tornare alla svelta perchè io devo proprio farmi una ripassatina prima di andare a una rappresentazione teatrale degli dei."

Apuleio stesso, autore di questa opera, fu accusato di essere un mago e di aver abusato della magia. Il racconto del suo processo ci viene fornito dallo stesso Apuleio nel suo ?Apologia?.
Ecco qui uno spaccato della sua difesa:
?Dal momento che tutta l'accusa di Emiliano si ? incentrata sul solo punto che io sono mago, avrei una gran voglia di domandare ai suoi dottissimi avvocati che cosa è un mago. Se, come leggo in molti autori, ?mago? nella lingua dei persiani equivale al termine latino ?sacerdote? , che colpa c'? nell'essere sacerdote e nell'apprendere, nel sapere e nel conoscere esattamente le leggi delle cerimonie, le norme dei riti sacri, le regole delle pratiche religiose? Che colpa c'? nella magia se essa ? quello che Platone spiega ricordando con quali insegnamenti i persiani nutrano l'animo del successore al trono quando ? ragazzo??
?Ascoltate, voi che accusate la magia con leggerezza, come questa sia un'arte accetta agli immortali e implichi la conoscenza del loro culto e del modo in cui venerarli, come sia pia e conforme al divino, nobile già dalla sua nascita , avvenuta per opera di Zoroastro e Oromazo, e sacerdotessa dei celesti... Se invece i miei avversari, come del resto i più, intendono per mago chi grazie alla sua capacità di comunicare con gli dei può arrivare, mediante il misterioso potere di certi incantesimi, a tutto ciò che vuole, mi stupisco davvero che non abbiano avuto paura di accusare una persona secondo loro così potente?5. Dietro la tagliente ironia di Apuleio, con la quale contesta una per una tutte le accuse dei suoi avversari, si cela quello che ? il problema di fondo per gli studiosi del mondo antico: stabilire chi fossero realmente i ?maghi? e che cosa debba intendersi esattamente per ?magia?. "
Ecco che troviamo quindi una nuova definizione di magia, ovvero non piu derivante da pratiche oscure come era stata considerata ampiamente in passato. Per Apuleio infatti esistono due tipi di magia: una (more vulgari) che attribuisce al mago poteri straordinari e capacità di manipolare gli dei per ottenere tutto ciò che si vuole, l'altra invece è una sottospecie di scienza, simile alla filosofia e con essa molto spesso confusa.
Troviamo infatti nella sua opera: ?La schiera di quei (filosofi) che ricercano con particolare cura una provvidenza nell'universo e celebrano gli dei con devozione ? volgarmente definita di ?maghi? come se avessero la facoltà di provocare gli eventi che sanno soltanto prevedere: tra questi ci furono un tempo Epimenide, Orfeo, Pitagora e Ostane, poi si sospettà anche delle purificazioni di Empedocle, del demone di Socrate, del bene di Platone. Mi compiaccio, quindi, di rientrare nel novero di tanti uomini così grandi?

Fonti bibliografiche :
"Storia della magia nella Roma imperiale" - Devon Scott
"Il Riscatto Del Kosmos " - Carla Sfameni
"Del Senso delle Cose e della Magia" - Tommaso Campanella
"Naturalis Historia" - Plinio il Vecchio
"De Divinatione" - Marco Tullio Cicerone
"Carmina" - Gaio Valerio Catullo
"Saturae" - Fedro Giovenale
"Medea" - Lucio Anneo Seneca
"Ercole sul monte Eta" - Lucio Anneo Seneca
"Farsaglia" - Marco Anneo Lucano
"De vita Cesarum" - Svetonio
"L'asino d'oro" - Apuleio
"Storia Romana" - Dione Cassio
"Vita di Apollonio di Tiana" - Flavio Filostrato




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