[Libri, Harry Potter] Snake's Whistle di Thilwen

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Ida59
00sabato 9 luglio 2005 18:47
Titolo: Snake's Whistle
Autore: Thilwen
Personaggi: Severus Piton
Genere: Drammatico, Malinconico, Introspettivo
Capitoli: 8
Rating: PG13
Avvertimenti: Nessuno
Riassunto: La vita continua a procedere come prima anche quando tutto è cambiato, mentre l’attesa d’agire può anche essere snervante. Perché, se è facile restar sedotti dal sibilo del serpente, ben più difficile è riparare gli errori commessi in gioventù…

Commento: Una bellissima storia, intensa, dai tanti significati approfonditi dall’autrice in modo mirabile, con il suo stile essenziale e preciso, dove mai nessuna parola è di troppo ma ognuna di loro ha il suo importante significato.
Un’aura triste e malinconica sovrasta l’intera storia, ma non vi è mai rassegnazione, e la narrazione si snoda con sicura eleganza nei vari capitoli, dai titoli assolutamente perfetti, accompagnati da frasi (in latino) di grandi filosofi e pensatori, percorrendo i ricordi di Severus Piton, narrati senza veli o falsi moralismi dalla viva voce del Professore di Pozioni.
Pensieri profondi ed importanti che si snodano nel corso della storia, in 8 brevi ma intensi capitoli, ed illustrano magistralmente il personaggio di Severus Piton, che io amo profondamente e che qui è reso in tutta la sua profonda umanità, nelle sue più intime e dolorose contraddizioni. Il suo Passato che, con i suoi rimorsi, vincola il Presente. L’ammaliante sibilo del serpente che un tempo ha sedotto un’anima. Un uomo totalmente solo che deve “trarre conforto solo dalla mia anima, nuda d’amore ma ancora capace di preservare la sua dignità”. Un uomo che ha sbagliato ma che ora ha trovato la verità, magari nel “mare in tempesta” degli occhi di un vecchio mago che “baluginano di comprensione ed orgoglio”.
Una storia bellissima, certamente una delle mie preferite, che mi ha fatto soffrire nel vedere soffrire il personaggio che adoro, con quella sua incredibile dignità, di chi non sa chiedere aiuto... ma sa darlo agli altri.

Guida ai capitoli:
Attesa ripudiata + Seviziare ed insegnare: All’autrice basta prendere spunto dai gesti consueti e ripetuti dell’insegnamento quotidiano, per dipingere un uomo stanco, che ha paura, ma anche un uomo dalla pungente ironia rivolta contro il mondo ma, soprattutto, contro se stesso: godibilissima (e deliziosamente “canon”) la scena in cui distribuisce i compiti agli alunni ed il successivo scontro con i Grifondoro (assolutamente splendida la Granger).

In cauda venum: Un breve dialogo con Minerva, il Marchio che brucia sulla sua pelle candida e lo sguardo che si posa sui ragazzi in Sala Grande, su Draco, danno il via ai ricordi, all’incontro con il biondo serpente che l’ha sedotto con le sue suadenti parole. Così il vero Severus comincia ad emergere con intensità, con il suo grande ed ignorato coraggio, la sua capacità di vivere con i rimorsi dei suoi ricordi. Il suo saper riconoscere l’immenso sbaglio commesso, il suo volerne pagare il prezzo, fino in fondo, senza alcuno sconto, senza alcuna pietà per se stesso. Il suo riconoscersi quale assassino, come Lucius, uguale eppure diverso.

L’avvicinarsi del crepuscolo: La lunga e noiosa punizione assegnata ai tre Grifondoro spezza il ritmo, e mentre permette ai lettori di prendere respiro e sorridere, concede a Severus Piton tutto il tempo per tormentarsi con i suoi rimorsi, per sprofondare nel buio silenzioso, dove risuona solo il sibilo del serpente che lo ha portato, quasi, a perdere l’anima. E mentre la candela si consuma, legge un libro sulle cui pagine non ci sono parole, dove troppe pagine sono ormai state girate, ormai lontane quelle piene d’irruente ambizione, poi alcune macchiate di sangue, altre piene di fredda solitudine, molte uguali le une alle altre e colme dell’acida ironia che accompagna una vita non vissuta, troppe pagine affollate di ricordi da dimenticare, di colpe da pagare, di grida strazianti che risuonano nell’incubo gelido e nero della notte e poi ancora pagine bianche, colme di dubbi, di domande senza risposta, di paura del domani… e poi, in fondo, la fine del libro, ineluttabile, mentre “con un ultimo flebile guizzo, anche l’ultimo mozzicone di candela si spegne nella sua cera.”

Quando il tempo ti cambia: L’incontro con un ex-nemico (ed il valore di quel suffisso porta in sé un’incredibile potenza) ci regala uno splendido confronto tra due uomini profondamente diversi, segnati da una vita, in un certo senso, simile: una vita di prigionia ad Azkaban ed una vita di prigionia a Hogwarts. Auto inflitta. Che cosa è peggio? Che cosa è più crudele? Quando non si può neppure urlare contro la crudeltà altrui, ma solo con se stessi, con i propri errori, le proprie debolezze, le proprie scelte, la propria vita. Il proprio cedimento all'ammaliante sibilo del serpente, la propria rassegnata e quieta disperazione, la triste rinuncia alla vita, tramutata in una terribile parodia di vita. Perché Severus Piton si è inflitto la più atroce delle condanne: fingere di vivere, rinunciando a vivere. Adoro questo Severus (chissà se si era già notato?), questa parte del suo passato e del suo presente, questa sua sofferenza che sembra senza alcuna speranza, questa sua forza grandiosa nel continuare ad andare avanti, nonostante l'angoscia, nonostante tutto.

Foglie e vento: Il breve colloquio con un alunno che sembra ormai perduto nelle spire del serpente, con l’immagine bella, seppure piena di malinconica rassegnazione, della foglia sospinta dal vento, senza alcuna sua volontà, ed il suo disperato tentativo di aiutarlo, di parlargli, di cercare di permettergli una scelta che sembra negata a priori.
E di nuovo i ricordi si sovrappongono al presente, e siamo al momento della verità, della scelta. E’ una scena meravigliosa, toccante, terribile, che in poche parole dipinge un'immagine chiara e nitida: lo sconvolgimento di una vita, il rivolgimento di un'altra vita. La consapevolezza crudele e chiara di ciò che è, ma che già conosceva, l'accettazione che è finalmente arrivato il momento per aprire gli occhi, per essere se stesso. Solo se stesso. Cercando il coraggio dentro di sé, nel fondo della propria anima, mentre l'odio che era stato verso il mondo diventa l'odio ed il disprezzo supremo verso se stesso, per essere caduto nella trappola, per non aver voluto, non aver saputo vedere e capire prima, quando era ancora in tempo. Tornare ad essere se stesso, rifiutare il male che lo aveva ammaliato: tornare indietro, scegliere di nuovo, coraggiosamente. E' questo che amo in Severus, questa scelta, questo coraggio, questa disperazione, questo rimorso. Ed ammiro Thilwen per come ha saputo esprimerlo in modo così intenso e vibrante.

Subdole speranze: L’agghiacciante incontro con una ex-alunna, trovata laddove un uomo non vorrebbe mai incontrare una donna che conosce. Un altro pezzo memorabile, in cui emerge in modo incredibilmente struggente il suo grande bisogno di amore, mai soddisfatto… e così, ancora una volta si ritrova “a disegnare con i miei baci l’ennesima pelle sconosciuta, ad amare per pochi ed evanescenti minuti un corpo del quale non conosco l’anima.” Poi la scoperta e la comprensione, la vergogna che lo assale, l’impossibilità di un confortante abbraccio fraterno. Poi, di nuovo solo, giura di schiacciare la testa al serpente che ha stregato ed avvelenato la "dolce" Rosemarie. Un capitolo che mi ha fatto particolarmente soffrire, questo e, lo ammetto, mi ha riempito di lacrime gli occhi.

Non c’è attesa che non abbia termine: Dopo l’intensa tristezza dei capitoli precedenti finalmente un'ombra di speranza a far compagnia alla sua solitudine. E tante affermazioni, profondamente vere ed importanti, per poter imparare a vivere una vita che possa veramente essere definita tale. Siamo ciò che diventiamo, in base alle nostre scelte ed ai nostri errori. L'importante è saperli accettare e riuscire ad imparare da loro. I rimpianti non servono a nulla, se non ad amareggiarci e bloccarci. Le esperienze della vita ci cambiano, ma siamo sempre noi, diversi eppure immutati. Come si può non rispettare chi, nonostante tutto, sa mantenere intatta, integra e pura tutta la sua dignità di uomo? Non di mago, non del suo essere individuo distinto dagli altri, ma del suo essere profondamente e umanamente "uomo". E nel colloquio con Silente emerge prepotentemente la grande umanità di Severus, la sua paura e la sua insicurezza, ma anche la sua volontà, la sua determinazione ed il suo coraggio. Qualcuno deve togliere il veleno al serpente, qualcuno deve soffocare il suo sibilo. E lui vuole farlo.

Ida

[Modificato da Ida59 03/07/2006 12.15]

Makichan
00sabato 9 luglio 2005 18:56
Ma sai che la stavo leggendo or ora?
Sono al sesto capitolo [SM=g27768]
Proprio carina!
Ida59
00sabato 9 luglio 2005 19:00
Ho visto che ha appena pubblicato il 7° capitolo.

Ida
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