"Le tracce di Mosé - La Bibbia tra storia e mito " di Israel Finkelstein e Neil A. Silberman

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Pagine: [1], 2
-Kiya-
00giovedì 10 settembre 2009 15:02



Titolo: "Le tracce di Mosé.
La Bibbia tra storia e mito"
Autore: Finkelstein Israel; Silberman Neil A.
Prezzo e disponibilità: verifica
Dati: 2002, 409 p., brossura
Traduttore: Bertucci D.
Editore: Carocci (collana Saggi)



Le tracce di Mosé.
La Bibbia tra storia e mito




In sintesi

Il libro vuole attirare l'attenzione dei lettori sui risultati delle più recenti scoperte archeologiche e il loro significato per la nostra comprensione dell'Antico Testamento. Un viaggio nel mondo dell'antico Israele, che ridisegna in profondità le nostre convinzioni sul come, quando e perché la Bibbia è stata scritta, ma anche sul perché la forza del suo messaggio ha superato le concrete vicende storiche che l'hanno vista nascere.



Di questo volume, di cui siamo venuti a conoscenza grazie alla segnalazione del Prof. Izzo, ne stiamo parlando diffusamente nella sua personale Area Monografica.
Potrete accedere all'approfondimento tramite questi link:

Segnalzioni/Recensioni Libri Egitto e Vicino Oriente

Antico Testamento e Antico Egitto

Biceleon
00giovedì 10 settembre 2009 17:45
Ho avuto modo di leggere tempo fa il libro di Finkelstein e Silberman, un testo interessante ma di taglio giornalistico divulgativo non certo d’impostazione scientifica, mi domando che ci si può preparare ad un esame di archeologia del Vicino Oriente su un testo come questo.

Personalmente ritengo che la Bibbia, nel nostro caso, l'Antico Testamento va considerato come qualsiasi altro documento antico, perché come afferma David Rohl:

«Tutti i documenti antichi sono stati scritti da uomini, di conseguenza includono le credenze, le aspirazioni e tradizioni di una determinata cultura. Essi sono anche, naturalmente, suscettibili ad errori di fatto, a preferenze politiche, economia della verità e a errori di trascrizione.»

Personalmente ho qualche riserva sul criterio storico utilizzato dagli autori, ad esempio perché ricercare l’esodo solo in un periodo storico, vedi epoca Ramsete II, e non investigare altri periodi di cui molti studiosi sono sostenitori? Ma passiamo ai fatti.

Dal 2001, data della pubblicazione del libro, ad oggi sono passati 8 anni ce qualche novità che possa smentire il punto di vista di Finkelstein e Silberman? Forse si.

«2005 - Eilat Mazar, dell’università ebraica di Gerusalemme, ha infatti annunciato la probabile scoperta dell’antico palazzo di re David. «Servendosi della Bibbia come di una guida - spiega padre Rosario Pierri, dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme - la Mazar ha identificato una grande costruzione pubblica, risalente al X secolo a.C., tra gli scavi condotti in quello che oggi è chiamato il villaggio di Silwan. Insieme alla costruzione c’erano cocci di ceramica a partire dai tempi di David e di suo figlio Salomone, e un sigillo ufficiale governativo israelita appartenente a un personaggio menzionato nel libro del profeta Geremia. La costruzione del palazzo di David con materiali donati dal re Hiram di Tiro è descritta nel secondo capitolo del secondo libro di Samuele».
Non appena il ritrovamento è stato annunciato, si sono scatenate le critiche da parte degli archeologi. Difficile, infatti, nel mondo ebraico, trovare d’accordo due studiosi sulla stessa questione. Alcuni hanno espresso scetticismo, altri hanno demolito il ritrovamento, altri ancora hanno invece riconosciuto l’importanza della scoperta. A scanso di equivoci va detto che la Mazar non ha particolari inclinazioni religiose e segue i dettami dell’Accademia israeliana nel considerare la parola di Dio nient’altro che una raccolta di racconti fantasiosi e di miti.
Entusiasta è Gabriel Barkay, archeologo della Israel’s Bar-Ilan University, che ha definito la scoperta «molto significativa», dato che di Gerusalemme, come capitale del regno unito, si conosce ben poco. Il professore Amihai Mazar dell’università ebraica di Gerusalemme considera da parte sua la scoperta «qualcosa di miracoloso», perché apre nuove prospettive storiche sulla presenza davidica nella Città Santa.» - (Link, si veda anche Quì)

E’ difficile poter affermare è stata trovata la casa di Davide visto che non ce nessuna iscrizione che lo affermi, tra l’altro non è escluso che un domani non la si trovi.
Comunque il dato certo è che la suddetta scoperta smentisce quanto dicono Finkelstein e Silberman e cioè che all’epoca di Davide l’estensione di Gerusalemme era non più grande di quella di un caratteristico villaggio di altopiano.


MassimoIzzo
00giovedì 10 settembre 2009 19:19
Re:
Biceleon, 10/09/2009 17.45:

..., un testo interessante ma di taglio giornalistico divulgativo non certo d’impostazione scientifica, mi domando che ci si può preparare ad un esame di archeologia del Vicino Oriente su un testo come questo.



Mi permetto di dissentire dai suoi giudizi sull'opera di Finkelstein.

Riguardo al testo come materia d'esame, le confermo che questo testo è stato messo in lista da diversi anni come libro specialistico per la storia biblica nell'ambito dell'esame di Archeologia del Vicino Oriente II da una delle più grandi glorie dell'orientalistica italiana e mondiale, la Prof.ssa Stefania Mazzoni, nota archeologa oltre che docente. Io stesso ho relazionato su questo libro alla Prof. Mazzoni al relativo esame all'Università di Pisa.

[cut]


Edit by: Kiya
Biceleon
00giovedì 10 settembre 2009 21:03
Re: Re:
MassimoIzzo, 10/09/2009 19.19:


Mi permetto di dissentire dai suoi giudizi sull'opera di Finkelstein.



Ci mancherebbe, dissenta pure!

MassimoIzzo, 10/09/2009 19.19:


Riguardo al testo come materia d'esame, le confermo che questo testo è stato messo in lista da diversi anni come libro specialistico per la storia biblica nell'ambito dell'esame di Archeologia del Vicino Oriente II da una delle più grandi glorie dell'orientalistica italiana e mondiale, la Prof.ssa Stefania Mazzoni, nota archeologa oltre che docente. Io stesso ho relazionato su questo libro alla Prof. Mazzoni al relativo esame all'Università di Pisa.
[cut]



Nonostante le sue puntuali precisazioni rimango sulla mia posizione.

[cut]

Se vuole possiamo entrare nel merito del libro, ad esempio esaminare in base a quale criterio storico/metodologico gli autori decidono di inquadrare le ricerche "sull'improbabile” esodo durante il regno di Ramsete II e scartare le altre date.

Inoltre mi sarebbe piaciuto conoscere una sua opinione sulla scoperta fatta da Eilat Mazar.

Saluti


Edit by: Kiya
-Kiya-
00giovedì 10 settembre 2009 23:24
Personalmente mi sono appena addentrata nei contenuti del testo in questione. Ma fin dalle prime pagine, ossia dai Ringraziamenti (pag. 9), gli autori hanno inteso sottolineare che il loro lavoro era diretto al lettore comune e non agli "operatori di settore". Quello che, pertanto, può essere considerato un taglio "giornalistico divulgativo" (che onestamente per il momento posso riconoscere come, più o meno, divulgativo, ma giornalistico no) trova ampia giustificazione nel target che il libro intende abbracciare. Se poi l'opera ha attirato l'attenzione del mondo Accademico, al punto da venir inserita nelle liste dei testi da consultare per la preparazione di un esame, evidentemente è perchè gli è stata riconosciuta una certa credibilità. Che poi questo ottenga, o meno, la nostra personale approvazione rientra in altro contesto ed è lecito sottolinearlo, in modi e con termini consoni.

Non sono ancora giunta ad affrontare la lettura della questione dell'Esodo, così come trattata nel testo, quindi non posso valutarne i contenuti e le conclusioni. Ritengo, però, che le ragioni per cui gli autori si siano limitati a confutare l'avvenimento "Esodo" con esclusivo riferimento a Ramesse, possa nuovamente rientrare nella "politica" dell'opera, che si pone come obbiettivo l'esame dei contenuti della Bibbia (esclusivamente questi e non tutte le teorie che sono state generate nell'arco dei tempi) con l'intento di separarne la storia dal mito/leggenda.
Per quanto ne so, la Bibbia riferisce esplicitamente dettagli che rimandano a Ramesse e a nessun altro faraone. Seppur non ne riferisca il nome, affermare che "i figli di Israele" furono costretti ai lavori forzati per erigere la città di Pi-Ramesse, mette in chiaro a chi ci si intendesse riferire.
antonio crasto
00venerdì 11 settembre 2009 09:12
Non sono d’accordo!
Non si può leggere nella Bibbia ciò che fa comodo e tralasciare ciò che contrasta le nostre convinzioni.
La Bibbia:

- non parla di Pi-Ramesse, capitale della XIX dinastia;
- cita il nome Ramses due volte, la prima al momento dell’arrivo di Giacobbe in Egitto, quando il faraone concesse alla tribù del patriarca di vivere nelle terre di Gosen / Ramses, la seconda quando afferma che gli “Ebrei” stavano fabbricando mattoni per la costruzione delle città deposito di Ramses e Pitom;
- dice che l’Esodo avvenne 480 o 440 (Bibbia dei LXX) anni prima dell’inizio della costruzione del tempio di Gerusalemme nei primi anni di regno di Salomone (circa 950 a.C.), per cui l’anno dell’Esodo dovrebbe essere 1430 o 1390 a.C.

Commenti:

gli studiosi hanno cercato di dare un senso alle possibile discordanze del testo e la maggior parte di loro ha ipotizzato che:

- il nome Ramses ai tempi della XII / XIII dinastia sia un anacronismo;
- l’aggettivo deposito per la città di Ramses sia un errore;
- il periodo fra Esedo ed edificazione del tempio di Gerusalemme sia sbagliato e debba essere inteso come circa 300.

Non mi sembra questo un modo corretto di analizzare un testo.
Io ritengo invece che quanto dice la Bibbia sia esatto. Ramses è un nome comune e prima di essere il nome di vari faraoni potrebbe essere stato il nome del “feudatario” delle terre di Gosen concesse in uso alla tribù di Giacobbe.
La città di Pi-Ramesse fu edificata ristrutturando la città o l’area della capitale Avaris degli Hyksos (quasi sicuramente distrutta durante la guerra), per cui è molto probabile che gli “Ebrei” stessero costruendo mattoni per ristrutturare Avaris, nel territorio di Ramses.
La Bibbia fa capire che l’Esodo potrebbe essersi verificato alla fine del 15° secolo o agli inizi del 14° secolo a.C., per cui i faraone dell’oppressione e quello dell’Esodo vanno cercati fra i faraoni della XVIII dinastia.
Sono state avanzate alcune ipotesi, più o meno condivisibili.
Io ho confrontato nel mio saggio la cronologia relativa della Bibbia e quella egizia e alla luce di date proposte dalla tradizione ebraica ho ipotizzato che l’Esodo abbia avuto luogo nel 1385 a.C. durante il regno effimero di Ankhkheperura Djeserkheperu Smenkhkara.

Ho più volte espresso la mia convinzione che il tentativo di portare l’Esodo sotto il regno di Merenptah o Ramesse II sia legato alla volontà di spostare la nascita del monoteismo ebraico dal “monoteismo” di Akhenaton, così da dare maggior valore alla novità religiosa messa in atto da Mosè.
Teie
00venerdì 11 settembre 2009 10:34
Re:
antonio crasto, 11/09/2009 9.12:


La Bibbia:
- non parla di Pi-Ramesse, capitale della XIX dinastia;




Non parla di Pi-Ramesse ma di:""" I figli d'Israele partirono da Ramses per Succot, in numero di...""" quindi identificando Ramses come un luogo.

Inoltre il nome ramses è citato TRE volte, questa espressione appare in 3 versetti:

Genesi 47:11
Giuseppe fece abitare suo padre e i suoi fratelli, diede loro una proprietà nel paese d'Egitto, nella parte migliore del paese, nel territorio di Ramses, come il faraone aveva ordinato.

Esodo 1:11
Stabilirono dunque sopra Israele dei sorveglianti ai lavori, per opprimerlo con le loro angherie. Israele costruì al faraone le città che servivano da magazzini, Pitom e Ramses.


Esodo 12:37
Partenza dall'Egitto; prescrizioni per la Pasqua
I figli d'Israele partirono da Ramses per Succot, in numero di circa seicentomila uomini a piedi, senza contare i bambini.


Teie
Biceleon
00venerdì 11 settembre 2009 12:50

[cut: testo eliminato per mantenere la congruità dell'argomento trattato]


Come chiunque altro può notare nei miei post non ho messo in discussione le persone e la professionalità di Finkelstein e Silberman ma il metodo utilizzato nel redigere il loro libro, io l’ho definito di taglio giornalistico divulgativo ma qualcuno ha interpretato questo erroneamente in senso “spregiativo”, per qualcun altro il testo è divulgativo ma ha poco di giornalistico, va bene, posso anche essere d’accordo su questo, ma un testo divulgativo che analizza solo una parte della storia per affermare che la Bibbia è un mito non mi sembra di impostazione scientifica, e se così non è come mai nella bibliografia del testo mancano studiosi del calibro del prof. Italo-israeliano Emanuel Anati che da decenni svolge campagne di scavi nel Sinai con notevoli risultati?

Le chiacchiere non mi interessano bisogna guardare i fatti, le faccio un esempio dal libro:

«Alcuni studiosi hanno sostenuto che le massicce attività edili successive a Gerusalemme hanno spazzato via qualsiasi traccia della città precedente. Eppure gli scavi nella città di David hanno rivelato notevoli reperti dell’età del bronzo medio e dei secoli successivi, quelli dell’età del ferro: mancano solo quelli del decimo secolo a.C. La valutazione più ottimistica di questa testimonianza negativa è che l’estensione di Gerusalemme nel decimo secolo fosse piuttosto limitata, forse non più grande di quella di un caratteristico villaggio dell’altopiano» p. 148

Le chiedo: quale metodo scientifico/deduttivo ha utilizzato lo studioso per arrivare a questa sua “ottimistica” conclusione per altro smentita con i FATTI da Eilat Mazar?

Scusi la domanda retorica era solo un esempio, se questo è uno dei metodi scientifici utilizzati per analizzare le prove non mi sorprende che il testo possa essere trovato fallace in altri punti.

Come diceva Popper: «Una preposizione universale può essere falsificata da un solo caso contrario, mentre nessun numero di casi non contrari, per quanto elevato, può verificarla»

Saluti


Edit by: Kiya
Biceleon
00venerdì 11 settembre 2009 14:04
Come ho detto altrove ho letto questo libro tempo fa, l’ho trovato interessante e ne consiglio la lettura, tengo a precisare che è un testo divulgativo non specialistico.

Luca Mazzinghi docente di Antico Testamento nel suo libro Storia d’Israele dalle origini al periodo romano, lo inserisce nella sua breve bibliografia ragionata fra i testi di livello medio e non fra le opere di alto profilo scientifico, ecco il suo breve commento:

«Opera di carattere divulgativo, attenta ai dati archeologici, ma di impostazione eccessivamente critica.»

MassimoIzzo
00venerdì 11 settembre 2009 14:07
[cut: testo eliminato per mantenere la congruità dell'argomento trattato]

Lo stile divulgativo di uno scienzato consiste nella concisione e nel taglio di alcuni riferimenti bibliografici ritenuti non strettamente indispensabili per concentrare l'attenzione del lettore. Questo in nessun modo influisce sulla scientificità del contenuto, cosa alla quale lo scienzato risponde in altra sede. Notando la conoscenza profonda della materia che lei dimostra non posso pensare che lei non lo sappia.

Il valore riconosciuto di questo libro è anche il motivo per cui il libro, sebbene divulgativo, è stato adottato in Università, essendo un libro complementare a Storia del Vicino Oriente e non il manuale principale per l'esame di Archeologia Biblica, esame che peraltro a Pisa non esiste.

Per quanto sia comprensibile, non è quindi legittimo che lei si senta deluso per non aver trovato descritti in dettaglio tutti gli scavi fatti fino al 2000 nei dintorni di Gerusalemme: per chi come lei affronta con tanta serietà e profondità l'argomento, quel materiale è sicuramente disponibile sui report di settore. Se Finkelstein avesse falsificato risultato archeologici farebbe benissimo a denunciarlo portandone delle prove oggettive. Nella pagina personale del Dr. Finkelstein c'è tutta la sua biblografia originale che senz'altro la potrà aiutare nell'approfondire i fatti che lei reclama. Io purtroppo non sono in grado di aiutarla a fare le pulci a Finkelstein perchè, come ho già detto altrove, non sono uno specialista di archeologia biblica e, senza aver letto tutto il materiale di base di uno specifico argomento, un professionista non si azzarda a parlare.

[cut: per le ragioni già espresse in cima]

Edit by: Kiya
MassimoIzzo
00venerdì 11 settembre 2009 14:46
Grazie a Biceleon per l'aggiunta.

Chiederei però a Biceleon di confermare se la recensione che ha citato è quella di un prete cattolico, Don Luca Mazzinghi, Docente ordinario di Sacra Scrittura alla Facoltà Teologica dell’Italia Centrale e al Pontificio Istituto Biblico.
Nel caso, dato il soggetto dell'opera, sarebbe una dovuta precisazione.
Biceleon
00venerdì 11 settembre 2009 17:17
Spero di non innescare un ulteriore polemica.

Come si evince dal link del libro di Luca Mazzucchi non ce, nella presentazione dell’autore, nessun riferimento alla sua fede o appartenenza religiosa (anche se si può intuire), ma sola al suo titolo accademico e alla sua bibliografia.

Comunque posso confermare che Luca Mazzucchi è un Don, mi sembra però di leggere fra le sue righe che questo può essere pregiudiziale su quanto scrive appunto Mazzucchi, se è così il fatto che ad esempio Finkelstein e Silberman possono essere due atei, laici o agnostici non li porta a essere soggetti allo stesso giudizio? Personalmente quando leggo un testo non mi chiedo a quale entità religiosa appartiene o meno l’autore, a me importa il contenuto.

Giusto per citare una prestigiosa istituzione religiosa che ha dato dei grossi contributi nella ricerca archeologica segnalo la STUDIUM BIBLICUM FRANCISCANUM (SBF), ed un elenco di professori insigni tutti Don!

-Kiya-
00venerdì 11 settembre 2009 17:40
Mi pare che tra i due testi e, di conseguenza tra i due autori, vi siano differenze sostanziali e abissali. E non si tratta dei rispettivi credo religiosi.
Finkelstein non è un teologo e non studia le ideologie o i messaggi contenuti nella Bibbia. Per contro, Mazzinghi non è un archeologo, e riconosce un'importanza maggiore al messaggio salvifico contenuto nella Bibbia, piuttosto che alla sua effettiva, o meno, storicità.

Due punti di vista agli antipodi che, a parer mio, non possono essere confrontati.
Biceleon
00venerdì 11 settembre 2009 17:41
Re:
[cut: testo eliminato per le ragioni già espresse]

MassimoIzzo, 11/09/2009 14.07:


Se Finkelstein avesse falsificato risultato archeologici farebbe benissimo a denunciarlo portandone delle prove oggettive. Nella pagina personale del Dr. Finkelstein c'è tutta la sua biblografia originale che senz'altro la potrà aiutare nell'approfondire i fatti che lei reclama.



Non so questo come possa essere stato evinto da quello che ho scritto, meglio precisare.

Non mi sognerei lontanamente di pensare che il Dr. Finkelstein od altri abbiano potuto falsificare dei risultati archeologici!
Forse l’equivoco è nato dalla citazione della scoperta di Eilat Mazar, che come specificato è avvenuta nel 2005, DOPO la stesura del libro di Finkelstein. Il mio era un appunto sul metodo utilizzato dagli autori per arrivare a delle conclusioni in seguito smentite da una scoperta archeologica.


Edit by: Kiya
Biceleon
00venerdì 11 settembre 2009 18:02
Scusa Kiya

Io ho citato Luca Mazzinghi per citare una pur autorevole ed ermetica opinione sul testo in discussione, non certo per confrontare i testi di questi autori.

Ad ogni modo chi avrà modo di leggere il libro di Mazzinghi come ho fatto io potrà apprezzarlo per la sua sobrietà è serietà, non di meno l’autore specifica già nelle prime righe che:

«In questo lavoro ho cercato di affrontare lo studio degli eventi e dei principali temi legati alla storia di Israele con la maggior serietà e completezza possibile, in modo da fornire al lettore un primo e semplicissimo orientamento a riguardo. Qualcuno potrà forse restare deluso di fronte a posizioni più sfumate, prudenti e talora, invece, aperte al dubbio, ma occorre ricordare come la storia di Israele sia un campo tuttora apertissimo.»

MassimoIzzo
00venerdì 11 settembre 2009 18:18
Nessun pregiudizio Biceleon.
Se hai fatto caso, nella mia recensione su Finkelstein ho messo un link alla sua pagina per permettere di far scoprire al lettore chi fosse l'autore e da quale base partiva, accortenza fondamentale che non posso che sottolineare con forza come assolutamente necessaria, sempre e che consiglio di applicare a tutte le recensioni di Egittophilia. Bastano 2 righe biografiche e un link.
Con la mia nota sul Don aggiungevo parimenti informazioni biografiche e accademiche per aiutare i lettori a fare lo stesso. Nessuna polemica, non ho nulla da dire, io informo non giudico. I lettori sono abbastanza adulti da usare la testa da soli secondo le loro convinzioni.
-Kiya-
00venerdì 11 settembre 2009 23:45
Re:
Biceleon, 11/09/2009 18.02:

Scusa Kiya

Io ho citato Luca Mazzinghi per citare una pur autorevole ed ermetica opinione sul testo in discussione, non certo per confrontare i testi di questi autori.





Non mi riferivo al tuo giudizio, ma a quello espresso da Mazzinghi nei riguardi del volume di Finkelstein.
Su una cosa mi trovi d'accordo: "ermetica" è un aggettivo più che azzeccato, con riferimento alla sua opinione. Ne definisce l'impostazione come "eccessivamente critica", che vuol dire tutto, ma anche il suo contrario.

Drago Mavericks
00sabato 12 settembre 2009 00:43
Re:
Biceleon, 11/09/2009 17.17:


Comunque posso confermare che Luca Mazzucchi è un Don, mi sembra però di leggere fra le sue righe che questo può essere pregiudiziale , se è così il fatto che ad esempio Finkelstein e Silberman possono essere due atei, laici o agnostici non li porta a essere soggetti allo stesso giudizio?




Mi trovi perfettamente d'accordo.
La tua considerazione non fa una piega.

Conosco il testo di Finkelstein e lo considero poco dignitoso nel rispetto dell'archeologia biblica (branca molto delicata).

Spiego le motivazioni: non si tratta di un testo a mera divulgazione scientifica, bensì di una romanzata stesura narrativa nella quale prevale fortemente la biografia del pensiero dell'autore stesso.
Infatti sembra di leggere Freud...

Mi sorprende che un simile testo, per nulla didattico giacché manca di equanime criticità espositiva (requisito indispensabile per la manualistica universitaria, al fine di non inficiare le altrui ideologie storico - religiose) funga da riferimento bibliografico presso alcuni atenei.

E qui concludo: Mister Finkelstein (non ricordo con precisione la data di pubblicazione dell'intervista da costui rilasciata) pose in discussione la veridicità storica dell'esistenza di re Salomone, poiché gli scavi avanzati in prossimità del XX° secolo non avrebbero appurato il rinvenimento tangibile di tracce archeologiche pertinenti al Sacro Tempio, in concomitanza col palazzo reale.
Beh...
Con tale affermazione, nonostante Finkelstein reputi se stesso un archeologo biblico, ha dimostrato di essere un pessimo conoscitore del Testo Sacro, girando la frittata a suo piacimento.

2Re 25, 8 - 9: "Il settimo giorno del quinto mese, Nebuzaradan, capitano della guardia del corpo, funzionario del re di Babilonia, giunse a Gerusalemme, ove bruciò il tempio del Signore e il palazzo del re".

In sintesi: bruciare significa distruggere.
Teie
00sabato 12 settembre 2009 10:17
Fra i saggi inerenti l'argomento qualcuno ha letto il libro di Otto Eckart già recensito qui:

egittophilia.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=547...

Potrebbe essere anche questo un testo a cui fare rapido riferimento unitamente a quello di Finkelstein oppure questo testo non è largamente condiviso dalla maggior parte degli studiosi/archeologi?

Teie
roberta.maat
00sabato 12 settembre 2009 17:01
Ho appena ordinato Finkelstein !
Biceleon
00sabato 12 settembre 2009 21:25
Re:
Teie, 12/09/2009 10.17:

Fra i saggi inerenti l'argomento qualcuno ha letto il libro di Otto Eckart già recensito qui:

egittophilia.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=547...

Potrebbe essere anche questo un testo a cui fare rapido riferimento unitamente a quello di Finkelstein oppure questo testo non è largamente condiviso dalla maggior parte degli studiosi/archeologi?

Teie



Il testo di Otto Eckart è una raccolta di contributi di vari studiosi tratti da un simposio svoltosi nel 1999, questo fu organizzato per dare delle risposte alle domande: Chi era il Mosè della storia e come se ne spiega la storia degli effetti? Quindi è più incentrato nell’analizzare la figura di Mosè sotto vari punti di vista, di storico/archeologico in senso stretto ha ben poco, aggiungo che se non si ha un minimo di dimestichezza di esegesi biblica può risultare un po’ ostico.
Teie
00domenica 13 settembre 2009 20:22
Quindi Bicelon, i due testi si completano a vicenda? Naturalmente non escludendo le ricerche e i risultati che hai citato?


Teie
Biceleon
00domenica 13 settembre 2009 23:08
Diciamo che il testo di Otto Eckart approfondisce su un personaggio biblico trattato marginalmente da Finkelstein, io consiglierei il libro di James K. Hoffmeier - L’archeologia della Bibbia, un testo divulgativo più equilibrato nella disanima sia del testo biblico che delle prove archeologiche, da leggere in parallelo con quello di Finkelstein giusto per avere un quadro più obbiettivo.
roberta.maat
00mercoledì 16 settembre 2009 13:47
Ho appena ricevuto Finkelstein, stasera comincerò la lettura !
-Kiya-
00martedì 22 settembre 2009 12:57
Appreso che anche Roberta, come me, è impegnata nella lettura di questo volume, vorrei chiederle qualche primo commento...

Roby, a che punto sei arrivata? io ho terminato il cap. 2, dedicato all'Esodo, ma credo che stasera me lo rileggerò, per assimilarne al meglio i dettagli :)
Sono particolarmente interessata alla questione degli Hyksos, che avevo già affrontato in passato, in riferimento all'Esodo. Al momento, però, non andrò oltre con i commenti, per non anticipare nulla a chi ancora non vi fosse arrivato.

Un altro aspetto che ritengo valga la pena di approfondire è quello riguardante gli anacronismi di cui parlano gli autori nel primo capitolo(Roby, hai letto dei cammelli? [SM=g999103] ). Ma anche per questo, attenderò un altro po'...
roberta.maat
00martedì 22 settembre 2009 14:33
Ho letto ,ho letto dei cammeli [SM=x822713] ! Aspetta però che finisco il capitolo dell'esodo e riordino le idee. Non ho ancora familiarità [SM=g1621246] con i patriarchi e i loro figli.
roberta.maat
00mercoledì 23 settembre 2009 12:32
Il particolare dei cammelli, insieme alla citazione delle mercanzie arabe, dei filistei e della città di Gherar mi sembra un elemento molto probante della datazione ottavo secolo. Non mi pare sia di poco conto riferirsi a qusto animale che tanto mi aveva incuriosito in quanto la descrizione della sua presenza come mezzo di trasporto o comunque di spostamento non può essere una aggiunta successiva. Inoltre archeologicamente è provato che la città di Gherar poteva essere così visibile ed importante non prima dell'ottavo secolo.
Vado avanti con l'esodo........e poi continuo !
Il libro è interessante e di facile lettura non è vero ?
MassimoIzzo
00mercoledì 23 settembre 2009 13:53
Visto che vi siete tanto interessati alla storia del cammello, per ora andate avanti con la lettura che poi vi aggiungo qualcosa con datazioni riguardo cammelli e rotte dell'incenso dal sudarabia e dai regni di Saba e dei Minei, cose che mi provengono dagli studi dell'archeologia della penisola araba che a Pisa, grazie alla presenza della grande Prof.ssa Avanzini, è approfondita come in nessuna parte d'Italia. Può essere un'interessante integrazione a Finkelstein che nello specifico mi sembra che non scenda molto in dettaglio. Ma me lo devo rileggere in quelle parti per controllare.
MassimoIzzo
00mercoledì 23 settembre 2009 13:55
Per curiosità, oltre Kiya e Roberta chi altro ha comprato o stà leggendo Finkelstein?
NEFERNEFERURE
00mercoledì 23 settembre 2009 18:28
Lo farò quanto prima, alla fine delle trascrizioni (parziali) del libro sul quale sono da tempo. Spero ormai di vedere l'arrivo..
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