5. Le navi del deserto. La nascita della religione egiziana
I soggetti delle raffigurazioni possono essere suddivisi in due temi: quello del dominio sul mondo animale e quello delle barche.
Le prime sono rappresentazioni di caccia, di fauna multiforme, di riti particolari in cui gli animali sono protagonisti, assieme ad uomini acconciati con attributi degli animali, come ad esempio le corna, le code o le piume, e di proporzioni superiori alla media, particolare rivelatore del loro status di “capi” oppure già di divinità antropomorfe.
Da una parte le caratteristiche della divinità sono ancora ricercate nel mondo animale, come certi significati simbolici attribuiti a ippopotami, giraffe, falchi, struzzi, gazzelle, tori; dall’altra le figure umane protagoniste delle scene rituali e sacrificali suggeriscono altre forme di religiosità, supportate dalla magia, come lo sciamanesimo.
L’uccisione rituale di animali è certo uno dei primi riti religiosi a comparire nelle raffigurazioni.
Siccome l’arte egizia già dai tempi preistorici ha una funzione magico-evocativa, confermata durante il corso dei millenni, non è possibile attribuirle alcuna funzione decorativa, espressiva o descrittiva, non ha dunque l’intento di raffigurare il mondo reale, la vita quotidiana o la cronaca di avvenimenti, ma vuole ottenere, attraverso la prefigurazione, l’avverarsi di certi eventi.
In questa ottica dunque, le file ordinate di animali sono tentativi di imporre ordine e subordinazione ai soggetti selvatici e domestici, onde evitare aggressioni e favorirne il governo.
Analogamente le barche ottengono la loro giustificazione.
Non si tratta scene di vita dei pescatori del Nilo, battaglie navali o migrazioni lungo le vie fluviali, pur trattandosi di viaggi, essi appartengono ad un altro mondo, quello metafisico, in cui i trapassati si ritrovano a bordo di imbarcazioni collettive, guidati da un capo o dio, a navigare verso occidente o verso le stelle.
A parte poche eccezioni, queste rappresentazioni raccontano storie che diverranno parte di una tradizione indelebile, destinata ad attraversare i millenni, palinsesto della complessa teologia egizia dell’epoca faraonica.
Le barche resteranno il mezzo di trasporto unico per muoversi nell’aldilà e nel cielo, sia per gli uomini defunti che per gli dei come testimoniano migliaia di raffigurazioni in tombe, templi e sacri testi.
Pur non sorgendo fisicamente sopra alle tombe, i petroglifi mostrano all’uomo predinastico la storia dei suoi antenati; ogni mandriano, durante il suo percorso migratorio stagionale ripercorreva un sentiero tracciato fra i disegni, ai quali, a questo punto, si deve anche riconoscere una funzione di “termini” per l’orientamento; secondo gli insegnamenti dei propri avi, ritrovava ogni anno la strada attraverso un territorio che si stava facendo sempre meno accogliente e riconoscibile e la insegnava a sua volta ai suoi successori.