"Il potere del Re, il predominio del Dio" di Mario Tosi e Enrichetta Leospo

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-Kiya-
00mercoledì 25 gennaio 2006 17:57



Titolo: Il potere del re, il predominio del dio.
Amenhotep III e Akhenaten

Autore: Leospo Enrichetta; Tosi Mario
Prezzo e disponibilità: verifica
Dati: 318 p., ill., brossura
Anno: 2005
Editore: Ananke
Collana: Seshat



Il potere del re il predominio del dio.
Amenhotep III e Akhenaten




Sintesi
Gli autori ripercorrono i lunghi anni di regno di Amenhotep III, illuminato sovrano della XVIII dinastia. Il suo regno coincise con uno dei periodi più fulgidi della storia d'Egitto, per la grandiosità dei monumenti e lo sviluppo delle arti, e pose le basi per i fulgidi esempi di arte amarniana sviluppatisi durante il regno del figlio Amenhotep IV, più noto con il nome di Akhenaten, il faraone eretico che, con la sua concezione monoteista, sconvolse gli equilibri politico-religiosi del tempo. Nella terza parte, numerosi contributi di studiosi e ricercatori, che contribuiscono a fornire un quadro articolato ed esauriente sulla vita e le opere dei due sovrani, e in appendice, una serie di immagini fotografiche a colori.

-Kiya-
00mercoledì 25 gennaio 2006 18:31
Giorni fa ho terminato la lettura del testo scritto a quattro mani da M. Tosi e E. Leospo (alla cui memoria sono dedicate le pagine di questo libro).
La lettura è indubbiamente interessante, soprattutto per chi, come me, nutre interesse pergli avvenimenti, e per i protagonisti che hanno chiuso la XVIII dinastia.
Il testo è un'approfondita analisi delle opere monumentali e dei rilievi voluti da Amenofi III e IV, poi Akhenaton.
Mette in evidenza il credo dell'epoca attraverso testimonianze giunte fino a noi. Opere colossali che, sfidando il tempo, raccontano i sogni, i desideri, le passioni di due uomini tutt'altro che sprovveduti o superficiali.
Ho infatti apprezzato molto che tra le pagine del Tosi fiorisca un'immagine di Akhenaton diversa, più reale, rispetto a quella dipinta per la maggiore, ove aggettivi quale "eretico", "folle", "mistico" vengono utilizzati impropriamente e con fin troppa leggerezza.
Lo spazio riservato all'analisi dei rilievi tombali e delle decorazioni templari, trova qui la giusta ampiezza e la giusta collocazione.
Leggendo di Akhenaton e dei suoi predecessori, risulta evidente che la spiritualità che ha contraddistinto l'epoca Amarniana, non è comparsa inspiegabilmente dal nulla, in un caldo mattino d'estate, ma, tutt'altro, ha basi radicalmente fondate nell'antichità egizia.
Akhenaton non è più, quindi, un "eretico visionario" come molti egittologi, peraltro superficialmente e anacronisticamente (il termine "eretico" fu coniato in epoca già cristiana), hanno lasciato intendere o palesemente esplicitato. Egli diviene un uomo che ha saputo cogliere e, a suo modo amplificare, un concetto di libertà e individualismo che, dopo di lui, ha dovuto attendere ancora a lungo per essere sviluppato.
Il testo non si limita ad analizzare queste due personalità di spicco, ma offre una panoramica generale su coloro che di questa famiglia hanno fatto parte.
Vi troviamo Teye, Nefertiti e Kiya, Smenkhkhara, naturalmente Tutankhamon, Ay e anche personalità non Reali, che però hanno lasciato un segno indelebile della loro esistenza, come artisti, scultori e scribi reali.
Un po' superficiale (e i questo me ne dispiaccio....) sull'analisi comparata di teorie alternative, che gli autori si limitano frettolosomante a citare.
Il libro si chiude con una relazione approfondita sulla tomba KV55, sulla sua scoperta e sul suo contenuto, scritto da un collaboratore, Gian Luca Franchino.
Non ritengo di esagerare affatto nel sostenere che da sole, quelle 20 paginette conclusive, meritano l'intera spesa del libro.
Franchino ci offre infatti una relazione completa (per quanto ne sappiamo!) e finora inedita, di quanto avvenuto e rinvenuto in questa misteriosa tomba, dal 1907, anno in cui fu riportata alla luce da Ayrton.
Non nego il mio disappunto e il profondo senso di indignazione nello scorrere le prime pagine dell'articolo, nelle quali si evidenzia la superficialità con cui i lavori e gli studi sono stati condotti, la tomba e i reperti in essa contenuti sono stati trattati.
Lo scritto si potrebbe a ragione definire una profonda condanna verso chi, piuttosto che con amore e dedizione, conduce i lavori in nome del vile senso del denaro....
lorf14plus
00mercoledì 25 gennaio 2006 19:00
Nuova lettura
DIrei che da quello che dici questo merita di essere letto devo informarmi e reperirlo per potermi documentare di questi fatti e poi potrò dirti che ne penso.
Hatshepsut76
00domenica 12 febbraio 2006 01:01
l'ho già inserito tra i libri da acquistare tra non molto... :sm066:
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