[INFO] Finirà la gratuità di Google News

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
-Giona-
00mercoledì 2 dicembre 2009 09:08
www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_dicembre_01/google_news_pagamento_notizie_28c44828-dec5-11de-b977-00144f02aa...


MEDIA
Google news limiterà le notizie gratuite
Gli editori potranno farsi pagare

La società di Mountain View: «Solo cinque articoli
al giorno saranno consultabili senza pagare»


NEW YORK - Svolta di Google nell'offerta di notizie sul web: la società di Mountain View ha annunciato un nuovo sistema che consentirà agli editori di obbligare gli internauti a identificarsi e pagare un diritto d'accesso se consulteranno oltre cinque articoli al giorno sul sito Google News.

LIMITI - «Abbiamo deciso di permettere agli editori di limitare il numero di accessi gratuiti alle notizie» ha spiegato un funzionario di Google, John Mueller. «Questa possibilità si applica a tutte le pagine di Google News, ma anche alle pagine del motore di ricerca» ha precisato. «Vogliamo aiutare i media a fare in modo che i loro contenuti siano accessibili a un largo gruppo di lettori - ha aggiunto - ma allo stesso tempo siamo coscienti del fatto che creare contenuti di qualità non è facile ed è spesso caro».

01 dicembre 2009(ultima modifica: 02 dicembre 2009)
__________________

Sicuramente dietro a questa decisione c'è Rupert Murdoch. Ora mi chiedo se questo porterà come conseguenza che anche le edizioni on-line dei quotidiani finiranno con l'essere a pagamento!
Lpoz
00mercoledì 2 dicembre 2009 11:00
evvai...limitiamo anche l'informazione su internet...
-Kaname-chan
00mercoledì 2 dicembre 2009 12:21
Re:
-Giona-, 02/12/2009 9.08:

http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_dicembre_01/google_news_pagamento_notizie_28c44828-dec5-11de-b977-00144f02aabc.shtml


MEDIA
Google news limiterà le notizie gratuite
Gli editori potranno farsi pagare

La società di Mountain View: «Solo cinque articoli
al giorno saranno consultabili senza pagare»


NEW YORK - Svolta di Google nell'offerta di notizie sul web: la società di Mountain View ha annunciato un nuovo sistema che consentirà agli editori di obbligare gli internauti a identificarsi e pagare un diritto d'accesso se consulteranno oltre cinque articoli al giorno sul sito Google News.

LIMITI - «Abbiamo deciso di permettere agli editori di limitare il numero di accessi gratuiti alle notizie» ha spiegato un funzionario di Google, John Mueller. «Questa possibilità si applica a tutte le pagine di Google News, ma anche alle pagine del motore di ricerca» ha precisato. «Vogliamo aiutare i media a fare in modo che i loro contenuti siano accessibili a un largo gruppo di lettori - ha aggiunto - ma allo stesso tempo siamo coscienti del fatto che creare contenuti di qualità non è facile ed è spesso caro».

01 dicembre 2009(ultima modifica: 02 dicembre 2009)
__________________

Sicuramente dietro a questa decisione c'è Rupert Murdoch. Ora mi chiedo se questo porterà come conseguenza che anche le edizioni on-line dei quotidiani finiranno con l'essere a pagamento!




Google news non lo leggo mai comunque è un diritto dei proprietari dei fogli elettronici farsi pagare. Non credo però prenderà un granché piede perché ci sarà sempre qualcuno che non si farà pagare. Se Murdoch chiederà soldi i suoi concorrenti, limitandosi alla pubblicità, potranno sperare di fare il pieno di utenti e in tal modo farsi pagare di più le inserzioni. Murdoch dovrebbe convincere gli operatori di tutto il mondo o almeno quelli di lingua inglese per averla vinta. Ma anche in quel caso il trust potrebbe spezzarsi prima o poi.
Le notizie a pagamento in ogni caso possono avere successo solo nel caso di contenuti specializzati: ad esempio il Sole 24Ore potrebbe farlo quando mette online i suoi articoli tecnici rivolti alle varie categorie professionali, ma i quotidiani generalisti cosa dovrebbero farsi pagare? Se il corriere della sera mettesse a pagamento i suoi articoli politici basterebbe leggere un concorrente non a pagamento. Tra l'altro mi chiedo se la stampa online ha portato un calo delle vendite dei giornali oppure no. Nel mio caso continuo tranquillamente a comprare i quotidiani cartacei
cointreau il possente
00mercoledì 2 dicembre 2009 18:41
Re: Re:
-Kaname-chan, 02/12/2009 12.21:




Google news non lo leggo mai comunque è un diritto dei proprietari dei fogli elettronici farsi pagare. Non credo però prenderà un granché piede perché ci sarà sempre qualcuno che non si farà pagare. Se Murdoch chiederà soldi i suoi concorrenti, limitandosi alla pubblicità, potranno sperare di fare il pieno di utenti e in tal modo farsi pagare di più le inserzioni. Murdoch dovrebbe convincere gli operatori di tutto il mondo o almeno quelli di lingua inglese per averla vinta. Ma anche in quel caso il trust potrebbe spezzarsi prima o poi.



Non è proprio così. La gran parte dei banner pubblicitari nei siti di news online si concentrano nella home page o negli "interstitial", proprio quelle che vengono "scavalcate" usando google news o vari altri motori di ricerca.
Questo implica sostanzialmente che google da un lato si comporta come un catalizzatore di utenti per molte testate che senza google non avrebbero lo stesso bacino di lettori, ma dall'altro non ne aumenta affatto l'appettibilità commerciale per gli inserzionisti, che alla fine preferiscono investire direttamente sui motori di ricerca e su google in particolare. Inutile nascondersi dietro un dito: per quanto il logo Google sia molto più cool o figo, le dinamiche monopolistiche che contribuisce a instaurare sono equiparabili a quelle di Microsoft negli anni '90, ovvero Google si pappa la gran parte del mercato pubblicitario su Internet distribuendo briciole ai creatori di contenuti (che google, dal loro punto di vista, razzia).
Lo stesso modello di business a cui accenni, quello dei "giornali on line che fanno soldi con la pubblicità", non è molto solido. In realtà, si discute da anni di quale debba essere il modello vincente (contenuti a pagamento o sfruttamento della pubblicità) ma nessuno nell'attuale scenario tecnologico e di consumi (volta al low-cost o al free) è ancora riuscito a trovare la quadratura del cerchio.
Ancora, la strada che si apre per Murdoch non è così fosca come dici: è pubblico il tentativo di accordo che sta cercando di concludere con Microsoft attraverso il nuovo motore di ricerca di MS, Bing. In questo modo i suoi giornali non saranno più indicizzati da Google ma da Bing che probabilmente è disposta a riconoscere delle percentuali sui proventi pubblicitari ai creatori di contenuti. Così Murdoch è contento e MS pure dato che riuscirà a scalfire il quasi monopolio di Google, togliendogli di fatto un contenuto molto importante, e ad entrare in un mercato tra i più esplosivi del prossimo fututo. E, a giudicare dalla reazione di Google, direi che un effetto questo presunto accordo l'ha già sortito...

-Kaname-chan, 02/12/2009 12.21:

Le notizie a pagamento in ogni caso possono avere successo solo nel caso di contenuti specializzati: ad esempio il Sole 24Ore potrebbe farlo quando mette online i suoi articoli tecnici rivolti alle varie categorie professionali, ma i quotidiani generalisti cosa dovrebbero farsi pagare? Se il corriere della sera mettesse a pagamento i suoi articoli politici basterebbe leggere un concorrente non a pagamento. Tra l'altro mi chiedo se la stampa online ha portato un calo delle vendite dei giornali oppure no. Nel mio caso continuo tranquillamente a comprare i quotidiani cartacei



Concordo con il pagamento per i contenuti specializzati, come già da il FT. Per gli altri giornali, ripeto, non so che prospettive possano avere, a meno che non si inventino un modello low-cost sostenibile per loro e appaetibile per gli utenti.
La vendita di giornali in Italia è calata negli ultimi anni, non so se questo dato è correlato alla crescita (invero non esaltante nel nostro paese: siamo arrivati alla saturazione del mercato e la quantità di italiani che usa abitualmente internet sarà del 60% contro l'80% media europea) dell'accessibilità ad internet.


Armilio1
00giovedì 3 dicembre 2009 17:40
Per la cronaca, già adesso il Sole 24 mette a pagamento delle analisi tecniche della borsa e cose simili. [SM=x751526]

Concordo comunque sulla visione generale di Kaname. Forse il business costruito solo sulla pubblicità è instabile, ma d'altra parte ciò che attira veramente di internet e la gratuita e la facilità di accesso. Mettere a pagamento l'accesso a un giornale, che non sia specialistico o comunque elitario, e che quindi non ha una facile alternativa fuori dal web, è controproducente o comunque non conviene. Se uno deve pagare per vedersi il corriere.it a questo punto se lo compra cartaceo, oppure si va a leggere testate nate direttamente su internet.
cointreau il possente
00giovedì 3 dicembre 2009 19:32
Re:
Armilio1, 03/12/2009 17.40:


Concordo comunque sulla visione generale di Kaname. Forse il business costruito solo sulla pubblicità è instabile, ma d'altra parte ciò che attira veramente di internet e la gratuita e la facilità di accesso. Mettere a pagamento l'accesso a un giornale, che non sia specialistico o comunque elitario, e che quindi non ha una facile alternativa fuori dal web, è controproducente o comunque non conviene. Se uno deve pagare per vedersi il corriere.it a questo punto se lo compra cartaceo, oppure si va a leggere testate nate direttamente su internet.



ah gianni il profumo dell'ottimismo... [SM=x751545]

la gratuità di internet prossimamente subirà dei pesantissimi attacchi. Anzi, gli attacchi sono già iniziati con la legge Hadopi (o dottrina Sarkozy) in Francia: se un creatore di contenuti, in questo caso delle major, pesca qualcuno a scaricare per ben tre volte contenuti coperti da copyeight (ovvero quello che molti cattivoni fanno quotidianamente con il peering o i torrent), la major può rivolgersi all'ISP (nel caso italiano sarebbero Telecom, Infostrada, Fastweb o i migliaia di operatori locali) e farti staccare la connessione. Senza processo. L'adattamento ICT del "tre botte e via" californiano.
Ora in Francia la corte costituzionale ha bocciato la legge e il Parlamento europeo ha appena emanato il pacchetto Telecom che non è affatto favorevole al tre botte e via, ma chi se ne frega. In Spagna Zapatero ha giusto ieri approvato una legge del tutto simile e non ti dico cosa succede negli USA dove, è notizia di una settimana fa, un'intera rete wireless municipale (che copre una città) è stata "staccata" perchè *qualcuno* aveva scaricao senza pagare i diritti d'autore.
Tornando all'Europa, la dottrina Sarkozy trova molto estimatori non solo tra le major, ovviamente, ma in tutto quel mondo, ed è molto vasto (non solo nell'ITC ma in praticamente ogni settore economico innovativo), che non intende retrocedere di un millimetro dall'attuale definizione dell'IPR. E non ti dico gli ISP quanto sono contenti di levarsi sta grana dalle palle: scaricano le colpe sugli utenti invece che andarci di mezzo loro. Infatti in UK anche Lord Mandelson, che il presidente dell'equivalente dell'Agcom italiana, sta preparando una legge che si dice durissima contro i "pirati", che al confronto la Hadopi è una scurreggina sotto le coperte.
Se non bastasse, il buon vecchio messia Obama appena insediato e subito seguito dalla UE, ha secretato per ragioni di stato le trattative sull'ACTA, che è un accordo multilaterale per stabilire standard a livello globale sull'IPR per Internet. da quel poco che si sa ricorda molto nella filosofia i cari vecchi mai troppo cosparsi di sale MAI e TRIPS dei tempi dell'ultraneoliberismo del WTO (non me ne voglia Kaname [SM=x751545] ) e ella sostanza suona molto come la standardizzazione a livelo globale del famigerato DMCA americano, con restrizioni delle libertà individuali su internet degne della Cina.

aaahhhh.....riprendo fiato [SM=x751545] . tutto questo per dire che se passa questa filosofia dell'IPR e si fa legge, i tempi dell'internet aggratis finiranno (finiranno comunque, intendiamoci) e si entrerà in un'epoca in cui pagare i contenuti sarà visto come una cosa normale. PErchè altrimenti ti sbattono in galera [SM=x751545] . E se passa l'idea che i contenuti a pagamento sono naturali, e questa idea si fa stile di consumo, allora anche pagare, magari poche decine di centesimi, per leggere i giornali "generalisti" online potrà diventare naturale. Ed ecco inverato il modello di business e fatta la quadratura del cerchio!
Bye.

EDIT: mi rendo conto di aver usato un sacco di acronimi...quindi:

ICT: Information&Communication Technology
IPR: Intellectual Property Rights
ISP: Internet Service Provider (l'azienda che ti da la connessione ad internet)
ACTA: Anti-Counterfeiting Trade Agreement
DMCA: Digital Millenium Copyright Act




Armilio1
00giovedì 3 dicembre 2009 22:47
Pagare i contenuti da scaricare diventerà normale. Ma leggere no: su internet il 90% dei siti sarà possibile leggerlo gratis, e questo sempre. Inoltre nascono e nascerebbero in contiunazione siti alternativi gratis, che non avrebbero la spina nel fianco dell'illegalità come pirate bay e cose simili, perchè loro non fanno niente di illegale.
DarkWalker
00venerdì 4 dicembre 2009 13:08
fino quando arriverà il dominio it-1 che fornirà un servizio gratuito in cambio di massacranti dosi di pubblicità.
Non so magari i veri gestori faranno dei modelli che includono, ad es, l'abbondamento a basso prezzo ad alcuni siti/servizi.


PS
era il times quello che pensava di andare in edicola gratis grazie alle pubblicità? Sarebbe un bel controsenso che in strada è free e in internet paghi
-Kaname-chan
00venerdì 4 dicembre 2009 13:42
Re: Re:
cointreau il possente, 03/12/2009 19.32:



ah gianni il profumo dell'ottimismo... [SM=x751545]






Ma tu pensi sia giusto scaricare prodotti creati da altri? Secondo me è un furto, però penso che non porterà alla scomparsa della musica o della cinematografia: molti scaricano roba che altrimenti mai avrebbero comprato, inoltre pare che i più grandi scaricatori siano anche i migliori clienti delle società discografiche. Basta modificare un po' il modello di businness e non vedremo mai Zuccherò col cilindro in mano all'angolo della strada [SM=x751545] Il concerto di M Jackson gli avrebbe dovuto far incassare tra 50 e 80 milioni di USD per dire.

Inoltre se davvero fosse così rovinoso per gli affari le case discografiche avrebbero già fatto chiudere youtube.

Il "gratis" può essere un affare, basta solo essere furbi. Qualcuno ha mai pensato cosa ci guadagni l'Adobe a non chiedere i diritti del .pdf?

Riguardo a tutte quelle manovre scritte sopra non credo avranno mai successo. Internet è troppo aperto per essere tenuto sotto controllo, nemmeno il governo cinese ci riesce e sì che è molto più preoccupato dei dissidenti rispetto a quanto il corrotto Sarkozy possa esserlo degli affari di Vivendi
cointreau il possente
00venerdì 4 dicembre 2009 15:40
Re: Re: Re:
-Kaname-chan, 04/12/2009 13.42:



Ma tu pensi sia giusto scaricare prodotti creati da altri?



io penso che debba essere il mercato ad adattarsi alle innovazioni tecnologiche e alle conseguenti mutazioni nel comportamento dei consumatori. Non il contrario. Altrimenti il mercato non è liberale, anzi ha un che di pseudo-totalitario, non trovi? [SM=x751545]

In questo caso, abbiamo un contesto tecnologico che mette sotto fortissima pressione un concetto, quella dell'IPR, che si è sviluppato secondo linee artificiose. Nel senso che non esiste una concezione "naturale" dell'IPR, non c'è un giusnaturalismo dell'IPR,come non c'è una legge morale "naturale", ma la definizione attuale dell'IPR è stato elaborata come compromesso, punto d'equilibrio in un campo di forze per garantire determinati benefici ad alcuni e svantaggiare altri. Come in ogni compromesso, ci sono stati (più o meno) vincitori e (più o meno) vinti. L'IPR è giusto o sbagliato? non credo sia questo il punto. Il punto è che questo IPR non regge alla prova dei modelli di consumo, e allora secondo i vincitori dell'IPR vanno cambiati i modelli di consumo. E' qui che dobbiamo domandarci: questo è giusto o sbagliato?

Fatto questo (al solito) amplissimo preambolo, posso serenamente risponderti che è giusto che venga riconosciuta una certa proprietà intellettuale per i creatori di contenuti. Perchè evidentemente, se il loro prodotto piace e viene fruito, è giusto che la persona o l'organizzazione che lo crea possa come minimo pagarcisi di che vivere in modo da poter continuare a creare contenuti. Come minimo. Se hai notato il mio precednete post, infatti, non sono stato tenero con Google, che pure per tanti è il paladino delle e-democracy. Infatti, correlato al discorso del pagamento dei contenuti, c'è anche quello della qualità dei contenuti. Creare contenuti appetibili è una specializzazione e in quanto tale non tutti possono farlo. In altre parole, non conconrdo con quelli che dicono "w il free, saremo tutti giornalisti" (nel caso delle notizie). La trovo una cazzata perchè il giornalismo è frutto di una professionalità che va giustamente sostenuta. Pagandola. Tuttavia, dovrebbero essere i consumatori con i loro consumi a decidere e le aziende, quelle furbe, quelle capaci, quelle innovative, ad essere capaci di sfruttarli come ha fatto Google. E come stanno facendo i lettori di news americani attraverso alcuni portali: finanziano direttamente rinomati giornalisti per ottenere indagini giornalistiche su determinati argomenti. Il giornalista vuole fare un'inchiesta sul tale argomento, il giornale non gliela paga e servono per dire 50mila USD? Bene, pagano direttamente i lettori. Le major e molto del mondo che sta dietro alla dottrina Sarkozy non è furbo e non è nemmeno innovativo: vuole vivere di rendita. Perchè la posizione di rendita è garantita dall'IPR attuale.

-Kaname-chan, 04/12/2009 13.42:

Secondo me è un furto, però penso che non porterà alla scomparsa della musica o della cinematografia: molti scaricano roba che altrimenti mai avrebbero comprato, inoltre pare che i più grandi scaricatori siano anche i migliori clienti delle società discografiche. Basta modificare un po' il modello di businness e non vedremo mai Zuccherò col cilindro in mano all'angolo della strada [SM=x751545] Il concerto di M Jackson gli avrebbe dovuto far incassare tra 50 e 80 milioni di USD per dire.



ma il punto è proprio questo kaname. Le major, e i creatori di contenuti in generale, SIAE-compliant [SM=x751545] non vogliono assolutamente cambiare modello di business, perchè quello attuale è quello che conoscono e cambiarlo significherebbe probabilmente morire per loro.
Una ricerca inglese di qualche giorno fa sulla correlazione tra pirateria e acquisti musicali sembrerebbe confermare quel che scrivi. Ma le major continuano a muovere guerra al p2p, al bittorrent e a pirates bay e si è creata una nicchia di mercato parassitaria per studi legali e aziende specializzate proprio nell'intimorire i "pirati" (altra notizia di pochi giorni fa che ha suscitato clamore: una fuga di notizie ha fatto venire alla luce dei carteggi di e-mail e i documenti delle linee guida che muovono queste realtà)...
D'altronde i conti delle major non sono più quelli degli anni '90. La EMI, per dire, probabilmente sarà presto messa in vendita...
E' inutile starci a nascondere dietro un dito. E' semplicemente vero che il modello di consumi attuale sta logorando la base di redditività di molte aziende. Per ironia, in maniera analoga la liberalizzazione dei capitali intacca sempre più la base imponibile sulla quale possono agire gli Stati. Eppure nel secondo caso nessuna azienda grida allo scandalo di lesa maestà, nel primo - guarda caso - si.


-Kaname-chan, 04/12/2009 13.42:

Inoltre se davvero fosse così rovinoso per gli affari le case discografiche avrebbero già fatto chiudere youtube.



Pensi che non c'abbiano provato? Google, il proprietario di Youtube, riconosce dei proventi alle major... [SM=x751525]

-Kaname-chan, 04/12/2009 13.42:

Il "gratis" può essere un affare, basta solo essere furbi. Qualcuno ha mai pensato cosa ci guadagni l'Adobe a non chiedere i diritti del .pdf?



concordo perchè è il succo di quel che dico anch'io. Anche se con qualche precisazione, perchè il "gratis" non è il nuovo sol dell'avvenire del mercato, come non lo fu l'avvento di Internet (che infatti portò la bolla delle dotcom). Solo chi è veramente capace tecnologicamente e imprenditorialmente riesce a prosperare in questo contesto. E non sono in tanti. Gli altri sopravvivono. C'è il forte rischio di monopoli, tra le altre cosette. E sarebbe il meno. C'è soprattutto il rischio di creare conglomerati verticali capaci di indirizzare anche lo sviluppo tecnologico della rete e la sua neutralità (per neutralità della rete, altro argomento dibattutissimo, si intende uno scenario in cui le infrastrutture di rete sono svincolate dai servizi forniti e viceversa)

-Kaname-chan, 04/12/2009 13.42:

Riguardo a tutte quelle manovre scritte sopra non credo avranno mai successo.



è da quando sono in questo forum che sento ripetermelo [SM=x751545] . Se avranno successo non lo so, di sicuro c'è chi ci sta provando e sa benissimo che le reazioni del pubblico sarebbero dure se si sapesse. Infatti viene tutto tenuto nascosto dietro il "segreto di stato". In ogni caso, non è detto che siano i "buoni" a vincere perchè non c'è un destino manifesto per nulla.




Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:03.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com