[Casa Veleni] Riposo anemico Tide 1/3

Tide24
00giovedì 7 agosto 2014 16:56
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1° role di riposo:

+[Sala comune] Lenta e impervia appare la risalita dal limbo in cui Tide è precipitata. La debolezza che la spinge in quel pozzo profondo le sembrerebbe insuperabile, una spossatezza mai provata prima. Le parrebbe di trovarsi al centro dell'oceano, senza più posseder l'energia per muovere un solo muscolo. Solamente un barlume di volontà le risulterebbe ancora Chiara e ri fulgen te, una luce >>

alla quale aggrapparsi per non abbandonarsi definitivamente al gorgo che conduce nell’abisso. Le palpebre sarebbero pesanti e schiuderle un’impresa ardua, tuttavia tenterebbe di afferrare la tenue luminescenza che, oltre quel velo che ricopre le smeraldine iridi, clemente le fornirebbe un appiglio. Lentamente le ciglia parrebbero quindi muoversi, sfarfallando >>

in un ritmo irregolare, ma ancor la fessura oculare non verrebbe schiusa. Il difficile in quel passaggio di stato sarebbe costituito dal confine tra sogno e realtà. Tide in entrambe le dimensioni sentirebbe d’essere se stessa, ma quell’opprimente debolezza le toglierebbe la lucidità per poter distinguere quale sia la meta verso cui ricercar la concretezza dell’intero suo corpo. >>

Fatica a riprender possesso della cognizione del tempo e dello spazio; comprendere il luogo in cui si trova potrebbe certamente essere un primo passo verso la vetta della coscienza. Con uno sforzo ciclopico, schiuderebbe l’occhio sinistro per tentare di afferrare immagini utili alla comprensione del reale. Di ciclopico rimarrebbe solamente la fitta atroce che avvertirebbe>>

proprio nel bel mezzo della fronte, la luce e lo sforzo compiuto risulterebbero eccessivi per la sua energia vitale, ridotta al lumicino. Sprofonderebbe nuovamente nell’abisso e, con l’oscurità, giungerebbero incubi inquietanti. Sarebbe seduta nella vecchia stanza della nonna, intenta a osservare com’ella tratti con maestria un pezzo di corteccia di betulla. La vecchia, >>

improvvisamente, trasformerebbe le proprie sembianze in quelle di un enorme serpente; le si avvinghierebbe al collo e la stretta sarebbe pervasa di una forza tremenda. La costringerebbe a reclinare il capo all’indietro, fin quasi a poggiare la nuca sull’estremità dello schienale. La porta della stanza si schiuderebbe ora con violenza, mostrando sull’uscio >>

la sagoma robusta del padre adottivo di Tide. L’uomo con un ghigno beffardo si porterebbe, con passo pesante, a ridosso delle due donne, al fianco destro di Tide. Nella mano destra stringerebbe una bottiglia, sarebbe colma fino all’orlo. “Ti ho portato un regalino.” direbbe in tono mellifluo. Con un gesto del capo segnalerebbe al serpente di far reclinare ulteriormente>>

il capo della giovane all’indietro e Tide potrebbe avvertire i muscoli del collo tendersi allo spasimo. La bottiglia verrebbe accostata alle labbra tumide e carnose e, nell’istante successivo, inclinata per far fuoriuscire il contenuto verso la bocca schiusa. “Bevi, bevi, ti rimetterà in forze! Ahahahahaah!” Il liquido, denso e scarlatto, risulterebbe esser sangue e andrebbe a riempire >>

la cavità orale di Tide, per poi scivolare nell’esofago e, successivamente, raggiungere lo stomaco. Dopo un primo momento di ribrezzo la giovane potrebbe, istantaneamente, cogliere il beneficio di quel nettare e lo ingurgiterebbe con avidità, sentendosi rinvigorire (nell’incubo o nella realtà?). Ma ecco la testa del serpente trasformarsi nel volto della nonna, pur mantenendo >>

gli aguzzi canini. “Non essere ingorda, ragazzina mia.” sibilerebbe. Eccola allora avventarsi contro il suo collo, sul lato destro, e affondarvi le puntute estremità. “E’ il mio turno di dissetarmi!” Tide avvertirebbe un leggero dolore e il gorgoglio della deglutizione della vegliarda…o del serpente. Nuovamente l’abisso, la tenebra informe e quella debolezza infinita. >>

Un nuovo sussulto, una leggera reazione, uno sprazzo di coscienza. Quella Chiara e ri fulgen te luce giungerebbe nuovamente in suo soccorso e la danza tra oblio e realtà riprenderebbe il suo scorrere, tra luci, ombre, sogni, incubi, sangue e fuoco vitale. E senza fiamme risulterebbe essere il camino, nella sala comune della Casa dei veleni, che ora come un miraggio >>

si affaccerebbe nel campo visivo di Tide. Un piccolo successo in quella battaglia, ma fondamentale per poter continuare la lotta, quel recupero sbiadito di coscienza. “Dove…in che posto…” una domanda stentata nella mente, le labbra certo non avrebbero la forza di proferir verbo. Non riconoscerebbe immediatamente il luogo in cui riposan le sue membra, >>

dopotutto potrebbe anche quello far parte di un sogno o di un incubo. Tenterebbe di trovare energia nel respiro, per render maggiormente chiare le proprie percezioni; quella spossatezza sembra mortale. Cosa le è accaduto? Eccola, allora, farsi forza, scacciare fantasmi mentali e incubi giunti dal passato, alla ricerca del contenuto della memoria a breve. >>

Occhi magnetici, la Signora dei veleni…ah sì…ecco! Si trova nella casa dei veleni…ma cosa ci fa lì mezza morta e Lei dov’è? Un passo alla volta Tide o il gorgo assorbirà nuovamente le tue energie. Era notte, la dama scarlatta, il portone che si schiude e poi…il vino…sì, il maledetto vino! Dev’esser stato quello a farla star male; sapeva che non avrebbe dovuto bere!


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