[CASA VELENI] -Riposa Irina- ♕ { Zweisamkeit} ♕ (OK) [ATT. MASTER ALIAS]

Nadine ~
00martedì 28 luglio 2015 11:40

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Zweisamkeit
"è quella sorta di stato paradisiaco in cui due persone, due anime, si ritrovano, formando una sorta di alone di solitudine tra loro, isolandosi dal resto del mondo e bastando a se stesse. "


RIASSUNTO: Irina è nella sua stanza, sono due giorni che non esce di lì, sdraiata, immersa nell'oscurità cerca di riprendersi. Gli effetti collaterali del Veleno -e della suzione di cui non sa nulla- l'hanno sfinita. Per cui, non ha affaticato il corpo in alcun modo. Ma i muscoli cominciano a sentirsi intorpiditi. Motivo per il quale la Russa, sceglie di recarsi in Sala Comune,durante il tragitto, sgranchisce un pò le gambe, lì l'Ancella dei Veleni, prenderà posto sulla poltrona centrale di velluto cremisi. Ma non sarà sola: Shariziah, accettando l'invito della venefica, giunge in Casa Veleni. Trovando la Russa affaticata, in uno stato provato ella si preoccupano. Irina le spiega che i Veleni danno ma che essi tolgono. Le due donne continuano a discorrere, Irina fa delle confessioni scomode. La Russa le spiega il significato della parola Zweisamkeit. Shariziah pensa a Goffredo, Irina comprende di non poterla trattenere oltre, di non volerla corrompere o di farla salire sulla sua giostra, non la ritiene pronta. La congeda, intimandole di andare ad inseguire la sua felicità, Ignara che la sua gioia porta il nome di Goffredo. L'Ancella invece, tornerà nella sua stanza a riposare ancora un pò, poichè il giorno dopo, ci saranno i Veleni a cui dedicarsi.


COMMENTO: Come sempre grazie mille a Sara, che muove Shariziah splendidamente [SM=g27828] Che dire, povera Irina ahahahha ! -per ora!- Questa storia sta prendendo stranissime direzioni, temo che Irina finirà per essere la madrina di coppia di Goffredo e Shari ! Bah staremo a vedere [SM=g27827] alla prossima sicuramente cara!

- Tornando al motivo del perchè ho postato la role in questa sezione:

- Irina doveva stare a riposo a seguito della suzione di Melisande.

Se va bene, chiedo il ripristino dei PS sottratti.

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REGISTRAZIONE



IRINA ♕ II° Piano - Stanza Privata ♕ Pensieri bugiardi. Questi sono ancorati alla tua mente, per volere dell’eterna. Sigillati come verità assoluta. Rimembri solo la stanchezza, la causa: effetto collaterale del Veleno. E un letto su cui sei coricata, in una stanza immersa nel buio. Sei rimasta così, da quanto Melisande ti ci ha condotto, hai continuato a rigirarti in quel letto. Il corpo era così pesante che era impensabile eseguire anche la più piccola azione. Sei rimasta lì, tra oscurità e pensieri. Di specchi, abbracci e canini, nemmeno l’ombra. Anche questa volta. Stesso epilogo, stesse protagoniste. Nessuna memoria a simboleggiare quel che è avvenuto dopo l’ingestione del Veleno. Vuoto. Solo qualche pensiero confuso di piedi che salgono scale e colei che hai inneggiato a genitrice, intenta a sorreggerti. Madre. Gli occhi azzurri, sono stretti a fessura. E il momento di elevare quel corpo minuto. Una spinta, e ti ritrovi seduta, ci resti qualche attimo in quella posizione, ti prendi tutto il tempo necessario. Sfreghi le caviglie, come a voler riattivare la circolazione. Finita quell’operazione, farai leva sulle braccia, strusciando al bordo del letto con le natiche. Le gambe ora sono penzoloni. La sagoma della divisa e della pergamena lasciata da Melisande è ancora lì. Aperta. Si. Alzarti per afferrarla è stata una tra le pochissime azioni che hai eseguito in questi due giorni. Sei l’Ancella dei Veleni. Questa casa, ora, è anche casa Tua. Consacrarsi, per elevarsi. Pagando il prezzo. E i Veleni esigono, eccome se lo fanno. Hai scritto qualche riga, si. A Shariziah, ora ricordi. Ma certo. Chissà se quella donna avrà la decenza di presentarsi, o forse quella notte in Biblioteca hai finito per turbarla tanto, da restare il più lontano possibile da te. Questa è la tua condanna. La tua eterna dannazione, la tua spregevole lotta personale contro questo mondo infame. Ti umetti le labbra livide. Scendi dal letto, indossi stancamente la divisa di congrega, appunti la spilla. Tutte quelle operazioni, sono eseguite con un profondo senso meccanico. Il riposo ha senza dubbio giovato ma ora i muscoli sono indolenziti, non essendoti praticamente alzata per quasi due giorni. Apri la porta, per ritrovarti sul corridoio. Altre porte: quelle dei tuoi confratelli e consorelle. Deambuli verso le scale, per scendere nella Sala Comune. Senza fretta. La chiave di agronomia è appesa al collo, sotto le vesti. Una volta arrivata, prenderai posto su una delle poltroncine di velluto cremisi, precisamente quella centrale. Prenderai posto, come se quello fosse il tuo scranno. Adagi quel corpo fragile come un giunco, gli arti poggiati sui braccioli. L’atmosfera della Sala Comune, è satura di fascino, vagamente avvolta dalla penombra. I pesanti tendaggi, delle finestre. E tu Ancella, ti sposi divinamente con quell’ambiente. Immobile su quella poltrona, riversa in direzione del camino, probabilmente nemmeno verrebbe notata se qualcuno decidesse ora di fare visita a questa Casa. Eppure, la tua presenza, come un virus riempie tutto.

SHARIZIAH [Esterno] Una notte passata in una stanza tua. Una giornata passata in Torre, crucciandoti sul da farsi, e poi l’arrivo di una missiva. Koll, a periodi alterni, ti fa da postino. Forse la cosa potrebbe anche scocciarlo, ma in fondo è il prezzo da pagare per essere sempre a conoscenza di tutto ciò che succede in Torre. Quando hai aperto la missiva, sei subito rimasta sorpresa dal mittente: Irina. Nel volto serio è apparso un mezzo sorriso. Certo che quando il destino decide di giocare con le sue pedine, ci si diverte proprio. Ti invita alla casa dei veleni. Nadine Irina. Colei che ti ha interessato tanto quanto ha infastidito Goffredo. Già Goffredo. Lui è partito. Ma non c’è spazio per melodrammatici piagnistei romantici. Tu d’altronde non ne sei il tipo. C’è solo una cosa da fare nel tuo pragmatismo: sbrigarti a fare ciò che devi in città per poi raggiungerlo. Come non portarsi dietro l’euforia di una notte passata insieme a condividere pensieri, piani, vite? Hai sorriso con in mano quella missiva. Hai sorriso al custode che, diciamolo, sicuramente da quando vi conoscete si sarà convinto che ti manca qualche rotella. Ma tu non ci hai fatto caso. Piuttosto hai preso la strada verso il portone comunicandogli che di lì a breve saresti uscita per recarti alla casa dei veleni. La richiesta lasciata a lui è la stessa dall’avvento del grande buio: se non fai avere tue notizie per un po’, meglio che mandi qualcuno a cercarti. Inoltre, tutti in Torre sanno chi devono ricevere con urgenza in caso di tua assenza prolungata: vuoi che l’attenzione resti viva sulla faccenda di Had, nonostante ancora dei tuoi confratelli non vi siano notizie. E così sistemate le faccende necessarie, ti sei incamminata verso la Casa dei Veleni. Una strada breve la separa dalla Torre e le temperature rendono quella camminata piacevole. Dopo il freddo inverno, un po’ di tepore non può che far piacere, nonostante non si avvicini alle temperature mediterranee con cui sei cresciuta. L’abbigliamento è sempre lo stesso e con lo stesso taglio maschile di sempre. Un’unico tocco diverso le maniche della camicia che da un po’ porti arrotolate fino al gomito, lasciando scoperti gli avambracci. Nadine. E’ a lei che hai diretto i tuoi pensieri lungo quel tratto di strada ed è su di lei che ti interroghi adesso che bussi al pesante portone. Tre colpi dati con il pugno destro. Nessuna risposta. Ma la porta sembra aperta. {Sapientia Vobis, è permesso?} diresti muovendo un paio di passi nell’ingresso. Giusto un paio. Senza addentrarti oltre. In attesa di una qualche risposta lo sguardo vaga curioso su quelle pareti. La casa dei veleni è un luogo completamente nuovo.

IRINA ♕ Sala Comune ♕ Immobile, nessun muscolo viene mosso. Gli occhi ora sono socchiusi, beandosi del silenzio che fa da padrone nella Sala. Le spalle sono ben poggiate allo schienale, ma il cranio, quello no, quello è lievemente piegato in avanti. Sembreresti morta, Irina. Se la vita t’avesse abbandonato così, su quella poltrona, se non fosse per quel petto che seppur stancamente si alza e si abbassa con fare costante. La mente è una profonda distesa di pensieri. I Veleni, fanno da padrone, ti hanno assorbita. Ti sei già inginocchiata a loro. I capelli, ogni volta che sei seduta arrivano sino a terra. Continuano a crescere e tu ti ostini a non tagliarli. Maledette ossessioni. Il cipiglio severo, non abbandona il tuo viso, così come quegli aloni scuri, nonostante il riposo di questi giorni, è pur sempre stato Causa di un qualcosa che ti ha sfinita. I Veleni ti hanno incastrata, tutto in questa Casa ti ha incastrata. Loro hanno cercato te, tu hai cercato loro. Non c’è modo di venirne fuori. Non c’è voglia, di venirne fuori. Chissà se quella donna: Shariziah, deciderà di accogliere quell’invito. Tre colpi infine, irrompono nel tenue silenzio della Dimora. E poi una voce. Oh alla fine, è arrivata. Si umetta le labbra. **Venom** una voce fredda, come il marmo, sferzante come un vento gelido, gracchiante come se fosse fuoriuscita dall’incubo più grave, la tua voce Irina, accoglie la Conoscitrice. Non le resterà che andare avanti, lì dove i suoi occhi potranno scorgere la Sala Comune. Lì da dove la tua voce si è palesata. Non aver paura Shariziah. **Vieni qui vicino, così posso vederti** Non ti alzerai per accoglierla, non le andrai incontro. Piuttosto, come un animale antico, consumato dal tempo e dalle ere del mondo, resterai vincolata su quella poltrona. Ancora per un pò. Permettendo ancora un po’ di riposo a quel corpo stanco. Non ti resta che seguire quella voce Shariziah, quella voce gracchiante ma allo stesso carica di promesse che come spire velenose sembrano volerti condurre da colei che ne è l’artefice. Non c’è spazio per melodrammi e cuori infranti. Questa è la casa dei Veleni. Dei tuoi piani, delle tua euforia, io non voglio saperne. Puoi custodire tutto gelosamente. Ma non respingermi; vieni qui, più vicino, più vicino…

SHARIZIAH [Ingresso] Una voce. Una voce ti saluta dalla stanza che ti si apre davanti. E poi un invito ad entrare. Le tue orecchie quella voce la riconoscono immediatamente. Potresti anche evitare di fare affidamento sull’udito concessoti dalla tua metà elfica. Irina. Già. Inutile portarsi dietro due nomi quando lei ha già scelto il suo preferito. Del resto, tu stessa le avevi chiesto di scegliere per se stessa. Bene. Allora seguiamo la voce. Con passo lento ti addentri nell’ingresso per poi metter piede nella Sala Comune. Ti soffermi un attimo sulla porta. Giusto il tempo di scrutare quell’ambiente in cui il colore rosso sembra far da padrone. Inutile dire che gli scaffali ricolmi di libri richiamano subito la tua attenzione. Ma la curiosità è solleticata da un ambiente completamente nuovo e al quale non sei abituata. Di fronte a te dovrebbero esserci tre poltrone dallo schienale alto. Nessuna traccia di Irina in giro: non può che essere nascosta da quella centrale. E così è verso quella che ti dirigi, mentre lo sguardo vaga intorno. Le tende coprono le finestre. Ti chiedi se succeda anche di giorno. La segretezza impone di rinunciare alla luce del sole. Che peccato. Arrivata alla poltrona ti si palesa davanti il corpo di Irina, senza forza, quasi morente. {Stai bene?} Domandi chiedendoti perché la donna tanto sicura conosciuta in biblioteca, adesso sia abbandonata su di una poltrona nella casa dei veleni. Le avranno fatto bere qualcosa di strano? Scuoti il capo, leggermente. Che ci fai qui e in questo stato?

IRINA ♕ Sala Comune ♕ Vieni qui, mio prezioso gioiello. Qui dove il resto del mondo non può entrare. Vieni senza indugi, senza infrastrutture, senza le paure e le ansie che ti porti addosso. Che tu Irina, ne hai già fin troppe. Gravido è quel corpo di corruzione infame, quel corpo che sembra pronto a sgretolarsi sotto una sferzata d’aria, dopo aver fatto il suo tempo. Dopo essersi fuso con il mondo, visto passare Re e Regine, Servi e Padroni, Amanti e Sgualdrine. Tutto sembra essere sorretto da quel corpo, che urla e geme. Ma sono urla soffocate, represse, strozzate in una morsa letale. Terribile e dolorosa. Li senti quei passi che si avvicinano. Li senti eccome. Il cuore, si proprio quello strano muscolo che inganna gli uomini, per un attimo sobbalza. Irrimediabilmente. **I Veleni danno, i veleni tolgono.** commenti, senza perdere, l’austerità che si è imbevuta di ogni centimetro del tuo corpo. E in parte, ne hai avuto prova sulla tua pelle. Quando senza indugio, buttasti giù in gola, uno tra i Veleni che Melisande ti ha chiesto di scegliere. Incosciente di una Russa. Il tuo cranio si volge in direzione della Mezza, la mano pallida si alza in sua direzione. In attesa che lei l’afferri, questo sarà l’unico saluto possibile. **Benvenuta nella Dimora dei Veleni Shariziah** non c’è calore nella sua voce ma il suo modo di parlare, è come una nenia, come il canto di una sirena, per quanto provato, non perde il suo marchio antico che contraddistingue per eccellenza la tua figura Irina. Criptica. Distante e vicina allo stesso tempo. Reale e sfuggente. **Accomodati pure** E con le falangi andrà ad indicare la poltrona alla sua destra. C’è compostezza, in te nonostante il tuo corpo si riprenda un passo alla volta. Non lo sforzi in alcun modo. **Non ero sicura che saresti venuta** il tono di voce è un sussurro, come se il diavolo si fosse messo dietro al suo orecchio intento a redarguirla sui suoi peccati. Quegli zaffiri, tornano ad appuntarsi impertinenti negli smeraldi di lei. Volendola scorticare fino all’osso, senza remore. Senza alcun senso di colpa. Resta immobile, l’ancella su quello scranno di velluto cremisi, continuando a respirare, pacatamente. Con le palpebre che si ricorda di tanto in tanto di sbattere. Per non apparire veramente, prossima alla morte. C’è tempo per quello. Tempo, questo tiranno.

SHARIZIAH [Sala Comune] La osservi. Gli occhi si perdono nello studiare il corpo di Irina, così debole. I veleni danno, i veleni tolgono. Sembra che lei appartenga alla congrega dei veleni adesso. Ricordi il giorno in cui diventasti una conoscitrice? Quel giorno in cui ti apparve il libricino che profumava di boschi. Ricordi le lacrime che rigavano il viso e Alantair che, rimproverandoti come un padre sapiente, ti ricordava che i ricordi fanno male solo se glielo si permette. Quel giorno, su quegli avvenimenti, non riuscisti a riposare il cervello. E adesso guardi Irina riposare su quella poltrona. {Siamo tutti votati ad un qualche scopo nella vita}. Ti esce un pensiero espresso in un sussurro. Un tiepido sorriso viene rivolto a colei che sembra aver trovato la sua strada. Ti invita ad accomodarti. Guardi con la cosa dell’occhio la poltrona da lei indicata. Ti sei sempre chiesta perché non si creino salotti con poltrone l’una di fronte all’altra: faciliterebbero la conversazione. Ma qui sembra non esserci alternativa. In realtà per te che, in fondo, le buone maniere le conosci ma non ami seguirle, un’alternativa ci sarebbe: il pavimento. Ma no. Non facciamo la selvaggia ancor prima di essere entra in questo luogo. Ti dirigi quindi verso la poltrona alla destra della donna. Ti siedi. Ruoti il busto nella sua direzione e incastri il piede sinistro dietro la caviglia destra. Si. Proprio un’elegante damina, se non fossi vestita da uomo e i tuoi pensieri non siamo fossero distanti il più possibile da quelli che ti insegnarono a formulare. La guardi, la studi. di rimando le sue iridi si piazzano sulle tue. Lo conosci bene lo sguardo di Irina, quello sguardo che esplora senza preoccuparsi di non essere invadente. Non era sicura che saresti venuta. {Perchè?} chiedi istintivamente. In biblioteca si era dimostrata una persona particolarmente interessante e tutto ciò che è interessante va studiato. La spilla che hai appuntata al petto dovrebbe gridare a chiare lettere che tutto ciò che merita di essere studiato ha la tua attenzione. Ah! La curiosità uccise il gatto mezza! Quando lo capirai?

IRINA ♕ Sala Comune ♕ La pelle d’alabastro, gli occhi d’assassina, le mani di bambina. Non far salire Shariziah sulla tua giostra Irina, non è pronta. Non è in grado di entrare nel tuo microcosmo. Se solo sapessi di Goffredo, la lasceresti in pace, che ha fin troppo a cui dedicarsi. Farla venire qui, è sbagliato, è immorale, è dissacrante. Farle saggiare l’oscurità, le Tenebre che si spandono come gli incubi nella mente, per poi richiuderle la porta in faccia. Farla entrare dalla porta principale, verso un mondo così diverso. Così diverso da lei. Ma quanto è disposta a darti? Lei, una donna apparentemente senza costrizioni, senza vincoli. Riuscirà mai a comprendere questo? Che ci vedrà mai in te? Che così come appari assomigli molto alla strega che mangia i bambini nelle favole. Oh, sei trasformata nella Babà Jaga della tua Madre Russia Irina. Tu, con la divisa di congrega, tu con i tuoi mostri ed i tuoi Veleni. Come ti ci senti a tuo agio. La tua attenzione però Ancella, è rivolta verso la Conoscitrice. E solo per lei. La vedi con solo un attimo di indugio, prendere posto sulla poltrona che le hai indicato, successivamente scruti la posizione che adotta. Non tra le più femminili certo ma lei è così. Può fare quello che vuole innanzi a te. E tu glielo concederesti. Ah, come mai tutti questi privilegi? Sarà solo ora, che risponderai alle parole che la Mezza ti aveva rivolto precedentemente. **L’importante è trovarlo quello scopo, ci sono uomini che muoiono senza trovarlo mai. Uomini che passano la loro vita senza consacrarla a nulla** una pausa, di quelle pesanti, quando arriva il suo “Perché” con tanto di punto di domanda naturalmente. Istintivamente le falangi si portano alle tempie, massaggiandole debolmente. Ti prendi tutto il tempo per rispondere Irina, non abbiamo fretta. **Beh Shariziah, se ti avvicini troppo alla fiamma, finisci per bruciare e tu, non mi sembravi affatto propensa a volerti bruciare** parole che si snodano nella stanza ad un ritmo serrante, andando a rimbombare nelle orecchie della Mezza. **Ma ora sei qui, questo implica che una parte di te, voleva tornare, avresti potuto ignorare il mio invito, eppure non l’hai fatto. Perché?** Ah eccola Irina, è iniziato lo spettacolo e tu Ancella, ne muovi i fili.

SHARIZIAH [Sala Comune] Lei, Irina, guarda la gente senza scrupoli. La scruta e non si chiede quanto a proprio agio si trovi chi ha di fronte con quel paio di zaffiri che ti scavano dentro. Non ti è difficile capire perché a Goffredo non vada a genio. Ma a te dell’essere studiata poco importa. Vuoi farlo? Vuoi provare a capirci qualcosa? Fai! Forse ne viene fuori qualcosa di buono. E così a lei non rivolgi il profilo del viso, ma uno sguardo frontale. La tua posizione non è delle più comode, ma non si capisce perché, nonostante vestiti e pensieri, cerchi sempre di mantenere posizioni composte ed eleganti. In realtà il perché ce l’hai: ti piacciono le contraddizioni. Ti piace portare avanti dei modi di fare molto composti in apparenze che di te direbbero l’opposto. Ti piace fare la selvaggia dentro la tua pelle chiara e delicata. E poi di contraddizioni ce ne sarebbero un’infinità da elencare, ma perché perdere tempo a parlarne? Piuttosto ascoltiamo Irina, che parla di uomini che passano la vita senza consacrarla al nulla. {Anche per quello ci vuole abilità!} Ah! L’ironia. Accenni un sorriso. Poi si prende il suo tempo per rispondere al tuo perché. Sono le domande istintive quelle che richiedono più tempo per formulare una risposta adeguata. Sembrano buttate lì a caso, ma per chi allena l’istinto, non lo sono mai. Il fuoco. {Hai mai visto un fuoco bruciare, Irina?} chiedi spostando lo sguardo sul camino, verosimilmente spento, date le temperature. Domanda retorica. Chi non ha mai visto un fuoco bruciare? Indugi con lo sguardo un attimo lì, sui pezzi di legni parzialmente arsi, rimasti nel focolare. {Le fiamme che ardono, che si alzano, si abbassano, cambiano colore, sono uno degli spettacoli più interessanti e vivi della natura}. Porti di nuovo lo sguardo su di lei. {Il fatto che ti piace osservare il fuoco però, non fa di te un piromane né tantomeno uno che vuole bruciarsi. Le fiamme sono utili e incredibilmente interessanti, se non si è così pazzi da buttarcisi dentro}. Perché non hai ignorato il suo invito? {In questa città non capita tutti i giorni di trovare qualcuno con cui sia interessante conversare. Piacevole, si. Ma stimolante, no}. Beh, forse quella non è la verità. Forse la verità è che la gente tu tendi a tenerla alla larga, perché sai quanto possa essere pericoloso il tuo modo di pensare in un tempo in cui gli uomini sono forti e valorosi cavalieri e le donne gracili damine da salvare e che, una volta salvate, avranno un unico posto al mondo. Ma questo non voler dire volersi gettare tra le fiamme come i leoni al circo.

IRINA ♕ Sala Comune ♕ Non muovi un muscolo, il corpo sembra completamente abbandonato su quella poltrona. Solo la mente è un brulicare di pensieri. Vigile, come sempre. Smetti di massaggiare le tempie. Così può bastare. Aspetto solo una tua risposta, la voglio sentire. Devi saziare la Bestia Shariziah, che si divincola nel ventre, che scalcia e scalpita. I tuoi passi, hanno scelto di condurti qui. Hai preso questa decisione, tra tante altre. Lasciala stare Irina, lascia perdere quest’anima pura. Lasciala libera di vivere i suoi amori, le sue gioie e sconfitte. Togliti di mezzo, non è pronta per quell’abisso di dannazione in cui la porteresti. Non è pronta per guardare dall’altra parte. C’è troppo marcio. La sua mente non reggerebbe, finiresti solo per sfinirla. Basta Irina, torna in te. **Sai, son venuta a cercarti in Biblioteca. Ma al posto tuo, ci ho trovato Goffredo e così, ho preferito non tornarci, altrimenti gli avrei fracassato il cranio, avevo bisogno di ritornare in uno stato di calma assoluto, scriverti è stata la cosa più ragionevole** parole che vengono gettate lì, vomitate come la più brutale delle confessioni. Scruti il suo viso, inclini leggermente il cranio, quella massa di capelli color grano che si staglia per tutta la lunghezza del tuo corpo. Sei uno spettacolo disturbante, sicuramente. Di quelle immagini che restano scolpite dentro poiché sono una miscela tra fascino ed inquietudine. Tra incomprensione e stupore. La guardi, con i suoi abiti mascolini e il suo taglio curioso. Tutto grida ribellione, anticonformismo in tutti i sensi. Abilità, si. Certo. Quanto sei abile a lasciar il segno Shariziah? Probabilmente questa è una dote a te sconosciuta ma con il tempo, potrai rendertene conto. Quando ti esplorerai ancora più a fondo. Poi quella domanda, il tuo cranio Irina lo pieghi ancor di più, la fronte si aggrotta, il sopracciglio si inarca. La lascia proseguire nei suoi discorsi e un ghigno sinistro si piega sul tuo volto Irina. Un ghigno di compiacimento. **Vieni qui Shariziah** le comandi, facendole intuire di abbandonare la poltrona e di prendere posto ai suoi piedi, dimezzando in questo modo le distanze che intercorrono tra di loro. Come farebbe una bambina, intenta ad ascoltare una storia, prima di andare a dormire. Aspetterà che ella acconsenti a quell’invito, per poi proseguire. **Ora ti darò le mie di ragioni, quelle vere.** un sospiro, di quelli gravidi di stanchezza, pregno di oppressioni. **Zweisamkeit, conosci questa parola?** Anche questa è una domanda retorica. **E’ una parola tedesca Shariziah, Intraducibile ma che racchiude in sé un significato interessante. Zweisamkeit è quella sorta di stato paradisiaco in cui due persone, due anime, si ritrovano, formando una sorta di alone di solitudine tra loro, isolandosi dal resto del mondo e bastando a se stesse. Ecco per ti ho scritto, ecco perché ti ho voluta qui** Ed ora, solo silenzio. Sei svuotata Ancella, dopo questa confessione.

SHARIZIAH [Sala Comune] Ed ecco che puntuale arriva la seconda versione dell’incontro in biblioteca. E’ venuta a cercarti. Curioso come ti si cerchi in biblioteca e non in Torre. Ma in fondo lo sai anche tu che consideri la prima più vicina a casa tua della seconda. Qualsiasi cosa voglia dire il termine “casa” per una viaggiatrice come te. Al posto tuo ha trovato Goffredo. Quella è veramente la sua casa. E’ più probabile trovare lui lì dentro, rispetto a te. O forse è più probabile trovarvi lì insieme, ma questa è un’altra storia. Le parole successive ti inquietano: gli avrebbe fracassato il cranio. Ma perché tanto astio l’una nei confronti dell’altro? Che vi siete fatti? Ti limiterai a guardarla con aria interrogativa. Scrivere a te è più ragionevole. Colui che aizza gli animi e colei che li calma. Bene. Che coppia ben messa. Come reagiresti Irina sapendo che con la mezza che hai di fronte si sono scambiati la parte più pura e meno visibile al mondo che possiedono? Ma quello è un pensiero che non è fatto per il mondo lì fuori. Lasciare il segno? Non le interessa Irina. Il vento non lascia segni quando ti passa accanto Ti agita i capelli, sussurra nelle tue orecchie e se ne va. Ti vuole vicina adesso. Vuole parlarti da vicino. Dovresti sederti a terra. Ce n’è davvero la necessità? Ma sembra così stanca. E allora delicatamente ti alzi e, compiuti un paio di passi, ti siedi lentamente di fronte a lei, sotto la poltrona, non le gambe incrociate.-.agilità +1.-. Tra di voi hai lasciato lo spazio giusto per fare in modo che i vostri piedi non si toccassero tra loro. Quel ghigno che ha sul volto non ti convince. La guardi inclinando leggermente la testa di lato. Lo sguardo è curioso e al contempo interrogativo. Sentiamo. Ti spiega il significato di una parola tedesca. E lei non lo sa, ma il significato che dipinge con i suoi discorsi, non fa comparire nella tua mente la sua immagine. Disegna piuttosto nella tua mente un altro volto. La stavi guardando negli occhi fino ad un secondo prima, ma non appena quel volto compare tra i tuoi pensieri, abbassi gli occhi sulle gambe incrociate. E lo sguardo curioso diventa lo sguardo di un bambino beccato con le mani sporche di marmellata. Adesso ti rendi conto che di quanto accettare l’invito possa essere stato un errore. {Irina, non voglio farti del male}. Scuoti la testa. {Può sembrarti una frase fatta, ma non lo è}. Se la conoscessi potresti capire esattamente quanto non riesca a dire parole che non le vengano direttamente da dentro. {Mi stai chiedendo più di quello che posso darti}. E solo adesso torni a guardarla negli occhi. Non le chiedere spiegazioni Irina. Non le ha neanche lei. Perché è tutto così poco razionale che lei per prima non riesce a spiegarselo

IRINA ♕ Sala Comune - Stanza Privata ♕ Il senso di vuoto che si impossessa del tuo corpo stanco è disarmante. Probabilmente il vero problema è insito in quella parola in cui ti sei protratta a spiegare il significato alla Conoscitrice. L’esserti esposta, l’hai mai fatto? Solo tu, riesci a dire qualcosa di così bello, con una freddezza senza paragoni. Senza slanci. Ad ogni modo ognuno concepisce e vede le cose nella propria maniera. Irina non manifesta emozioni. Dai voce solo ai tuoi pensieri, quello che senti e provi, è sconosciuto anche a te stessa. E non c’è volontà di comprendere. Impiccare le emozioni, solo questo. Eppure, qualcosa di vagamente simile, qualcosa che si manifesta sottoforma di possesso, ossessione, bisogno primordiale è racchiuso in un unico nome: Shariziah. Ed è qualcosa di diverso, che prescinde qualsiasi rapporto di qualsivoglia natura. Poiché rimane intrappolato in una sorta di limbo, un universo parallelo a cui nessun altro ha accesso. E tu Ancella, ci vuoi portare lei. Eppure la guardi e sembra felice. Ah questa maledetta tentazione che manda al diavolo il tuo universo serioso, privo di slanci di alcun tipo. Forse devi andare a riposare la testa ancora un pò. Ancora un altro pò. Lei ha questa sorta di potere su di te e da esso non ti puoi sottrarre in alcun modo. **Non preoccuparti. Non voglio disturbare la tua quiete. Quello che dovevi sapere ora lo sai, non c’è ragione per cui tu ti trattenga oltre immagino..** Ecco, questo fai Irina. Allontani le persone. Ti togli di mezzo. Le togli di mezzo. La guardi, lì ai tuoi piedi. Selvaggia e maledettamente Shariziah. Il cervello finirà per esplodere, sei ancora stanca Irina. Eppure quella mano fredda e ossuta, cercherà di carezzarle il viso, a fatica anche il corpo si protenderà in avanti per eseguire quell’operazione. Se non si scosterà, lascerai quella mano fredda sulla sua gota, per una manciata di istanti. Continuando a tenere inchiodati gli zaffiri nei suoi. **Non dimenticarti di quella parola e del suo profondo significato** un sospiro, non ce la fa proprio più. **Ora và e goditi la tua felicità** Non sa nulla, Irina. Eppure quelle parole per Shariziah, avranno sicuramente un significato importante. Sarà quello il momento in cui si alzerà finalmente dalla poltrona. Gettando un ultima occhiata alla Mezza, imprimendosi nella mente, l’immagine dei suoi smeraldi. Quello il suo congedo, si avvierà verso la porta sinistra. Facendo ritorno al secondo piano, nella sua stanza privata. Dove regna il buio. Domani è un nuovo giorno e con essa verrà una nuova notte. Torna dal tuo Goffredo Shariziah è quello il tuo posto. L’Ancella tornerà ai suoi Veleni. Barcamenandosi nella tua solitudine, dove a farti compagnia, ci saranno solo un paio di occhi smeraldo. Va via da questa Casa Shariziah. Via, verso quella che è la tua strada, dove ti aspetta Goffredo. Torna a riposare Ancella, che i Veleni sono pronti a prendersi tutto di te.

SHARIZIAH [Sala Comune] Irina, tu non lo sai, ma la mezza che hai di fronte capisce benissimo la confusione che provi. La conosce bene. L’ha vissuta. E forse in questo potresti trovare anche un punto di incontro con colui a cui vuoi fracassare il cranio. Ma non sarà lei a raccontarti questa storia. Non ora. Ed ecco che ti invita ad andartene e nel farlo ti carezza il viso. Ti guarda negli occhi. Ricordi il giorno in cui l’elfo cercò di allontanarti? Ricordi il modo in cui cercava di regalarti la tranquillità di cui avevi bisogno? Shariziah, ci sarà pure un motivo per cui non sei fatta per stare in mezzo alla gente. Tu non sei brava in queste cose. Tu con i sentimenti, con tutto ciò che è irrazionale, non ci sai proprio fare. Tu hai bisogno di controllo, di spiegazioni. Tu hai bisogno di gestire tutto ciò che ti riguarda. Hai bisogno di farlo a tuo modo. Tu le persone le allontani perché non sai gestirle. Perché non puoi gestirle. Eppure c’è qualcuno a cui hai permesso di arrivarti così vicino da superare il vortice di caos che ti circonda e che ributta dietro la gente. Adesso la guardi allontanarsi. Goffredo è partito. Meglio sbrigarsi a sistemare ciò che c’è d sistemare. Teniamo la mente impegnata finché non potrai raggiungerlo e ricominciare a mettere ordine. Ti alzi, con uno scatto. Solo un’ultima occhiata concederai adesso a questa stanza animata solo da te, per poi tornare in Torre, alla realtà del mondo che ti trattiene lì.

Gheof
00martedì 28 luglio 2015 11:59
Carina la madrina che gli vuole spaccare il cranio. [SM=g27822]

Abbone! E vabbè famose sto ménage à trois e nun se ne parli più! [SM=g27822]
Nadine ~
00martedì 28 luglio 2015 12:00
Ahahaha Concordo ! <3 Mamma Irina veglia du di Voi! [SM=g27832]
Shariziah
00martedì 28 luglio 2015 12:31
OhUUU!!! (Grido da pastore che richiama le pecore, decisamente poco femminile!) Come è finita qui? Goffredo che propone menage a trois! Non era Shariziah la deviata?


Comunque grazie mille a te, Alli, per Irina in primis e per i complimenti poi! Sono curiosa di sapere come si rivedranno adesso e di vedere la reazione di Irina quando scoprirà si Shariziah e Gheof!
ALIAS.ALIAS
00martedì 28 luglio 2015 16:11
GDR APPROVATO. PS RIPRISTINATI
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