Il paesaggio nell'immaginario poetico
Baudelaire e la foresta di simboli
Rousseau -l'incantatrice di serpenti
La rappresentazione del paesaggio in letteratura consiste, in ogni caso, in una trascrizione di ciò che i sensi avvertono: le descrizioni paesaggistiche nascono dalla volontà di esprimere a parole le percezioni relative all'ambiente circostante: immagini, ma anche suoni, odori, sensazioni termiche e tattili. Abbiamo visto come i poeti antichi si impegnassero a rappresentare tutte le percezioni sensoriali, senza trascurare nemmeno quelle gustative.
Se è vero che la riflessione filosofica, fin dai tempi antichi, aveva mostrato l'insufficienza e l'ingannevolezza dell'esperienza sensoriale, è anche vero che, fino, almeno, agli inizi del secolo scorso, nell'ambito quotidiano della vita comune, alle percezioni sensoriali veniva attribuita piena credibilità; mentre, nell'ambito letterario e artistico, i sensi hanno sempre mantenuto un ruolo di primo piano.
Nell'epoca del Decadentismo si assiste, altresì, ad una impressionante svalutazione dell'importanza dei cinque sensi. L'uomo, sia nel campo esistenziale che in quello della produzione e fruizione dell'arte, non si contenta più di ciò che vede, vuole andare al di là, penetrare il mistero delle cose, comprenderne il significato profondo e misterioso. Ai sensi vengono, perciò, preferiti più raffinati strumenti di conoscenza. I poeti sono stanchi di descrivere bei tramonti e prati fioriti e sono attratti dalle misteriose analogie o associazioni di idee che la mente umana elabora ogni momento ad ogni nuova sensazione. Un suono, un colore non interessa più in se stesso, ma in quanto evoca in chi lo sente un ricordo, un sentimento, un'idea. I sensi, spesso si intersecano fra di loro, così che un colore può far pensare ad un profumo, o un odore può far venire in mente una musica, provocando, in poesia, quella particolare figura retorica che viene chiamata sinestesia. Ogni sensazione, dunque, rimanda a qualche altra cosa, "significa" qualche altra cosa oltre a ciò che, banalmente, rappresenta, diviene cioè simbolo da decifrare.
Testo esemplare di questa mutata sensibilità è la poesia Corrispondenze di Baudelaire, in cui la natura, l'ambiente circostante e tutto l'insieme delle percezioni sensoriali formano un fluido paesaggio interiore in cui immagini e segni non trovano stabile collocazione, ma si spostano di continuo al variare delle associazioni.
Testo
CHARLES BAUDELAIRE, Corrispondenze, da I fiori del male, trad. di L.de Nardis
È un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori; la attraversa l'uomo
tra foreste di simboli dagli occhi
familiari. I profumi e i colori
e i suoni si rispondono come echi
lunghi. che di lontano si confondono
in unità profonda e tenebrosa,
vasta come la notte ed il chiarore.
Esistono profumi freschi come
carni di bimbo, dolci come gli oboi,
e verdi come praterie; e degli altri
corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno
l'espansione propria alle infinite
cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio,
il benzoino, e cantano dei sensi
e dell'anima i lunghi rapimenti.