"Astronomia Egizia" di Massimiliano Franci

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-Kiya-
00domenica 14 marzo 2010 15:03


Titolo: Astronomia Egizia
Introduzione alle conoscenze astronomiche dell'antico Egitto
Autore: Massimiliano Franci
Editore: Edarc
Prezzo e disponibilità: verifica



Astronomia egizia
Introduzione alle conoscenze astronomiche dell'antico Egitto






Ho il piacere di presentarvi, in anteprima, la pubblicazione di questo interessantissimo volume, che tratta un argomento di grande interesse per gli appassionati di Egittologia, e che finora vantava soltanto un'altra trattazione in lingua italiana, ormai fuori catalogo e risalente ad alcuni anni fa.

Nel ringraziare il dott. Massimiliano Franci, Dottore di Ricerca in Scienze Filologiche e Storiche del Vicino Oriente Antico all'Università di Firenze, con cui ho il piacere di essere in contatto, passo a proporvi l'introduzione che apre il testo (quella dell'Autore medesimo), nonchè la presentazione scritta dalla Dott.ssa Maria Cristina Guidotti.
Come accennato, il testo sarà disponibile nelle migliori librerie a partire dal prossimo lunedì. Chi riscontrasse difficoltà a reperirlo o chi è impaziente e desidera possederlo al più presto, come la sottoscritta, può ordinarlo direttamente presso la Casa Editrice. Ecco il link:

Edarc Edizioni - Area acquisti


Introduzione di Massimiliano Franci

Quali erano le conoscenze astronomiche degli antichi egiziani? Cosa vedeva l’uomo egiziano quando di notte scrutava curioso le stelle? Quali erano le nozioni che venivano insegnate ai giovani studenti nella {t-sb° la “casa dell’insegnamento”, qualcosa di simile alla scuola primaria? Come cercarono gli egiziani di interpretare le informazioni che la natura e i fenomeni astronomici mostravano in maniera criptica? A queste e ad altre domande vuole in parte rispondere questo volume. Sono ormai passati 400 anni dalle prime osservazioni scientifiche, degne di questo nome, del sole, dei pianeti e dei loro moti da parte di Galileo. Lo spartiacque con una visione mitologica/religiosa, anche appassionante, ma contorta dei fenomeni naturali. Per questo motivo è interessante conoscere come l’uomo antico, ed in particolare l’uomo egiziano, si sia posto di fronte a questi interrogativi, quali siano state le sue risposte e le sue interpretazioni. Ed anche se il pensiero astronomico egiziano appartiene al periodo precedente la rivoluzione scientifica, esso fa parte di quel limo, sul quale il pensiero moderno ha potuto nascere e fiorire; continuando a svilupparsi fino ad oggi.
Non esistono testi egiziani di astronomia; esiste invece una relativa quantità di documenti indiretti: iscrizioni templari, sarcofagi, pitture sepolcrali, le cui indicazioni astronomiche sono solo accessorie. I documenti anteriori sono formati da sarcofagi e coperchi di sarcofagi dell’Antico e del Medio Regno. I più antichi mostrano semplici raffigurazioni di decani (stelle o gruppi di stelle che indicano le ore della notte) senza specifiche indicazioni tecniche; i più recenti della fine del III millennio a.C. riproducono per usi cultuali un sistema per il calcolo delle ore notturne completo per tutto il corso dell’anno. A partire dal Nuovo Regno nelle tombe sono riportati differenti “orologi” stellari, rappresentazioni del cielo diurno e notturno, indicazioni per la costruzione di meridiane solari; e gli scavi hanno portato alla luce alcuni (rari) oggetti e strumenti astronomici. Con la dominazione persiana prima e greca dopo, arrivano in Egitto conoscenze astrologiche e astronomiche estranee, il cui risultato scientifico è mostrato da testimonianze come il soffitto astronomico con segni zodiacali di una cappella osiriaca nel tempio di Dendera, risalente al I secolo d.C. Infine risalgono al 144 d.C. due papiri astronomici propriamente detti che riportano il viaggio delle stelle decanali durante l’anno ed alcuni calcoli sulle fasi lunari.
Così queste pagine nascono dai pochi materiali e documenti che non parlano in modo diretto di astronomia egiziana; ma forniscono informazioni che sono il logico effetto di conoscenze astronomiche. Attraverso un cammino particolare, “dal di dentro”, si cercherà di ricomporre il punto di vista dell’antico abitante della valle del Nilo; ricostruendo le sue paure, i suoi dubbi e le sue interpretazioni, nei confronti di un mondo così vasto com’è quello delle stelle. La paura è l’emozione più antica dell’uomo. E la paura più antica è quella dell’ignoto, come ricordava H. P. Lovecraft. Sarebbe tornata la stagione fresca dopo quella secca? Le acque del fiume sarebbero ritornate a bagnare le terre? Sarebbe sorto il sole dopo la lunga e terribile notte? Alcuni uomini arrivarono a delle risposte: i più coraggiosi; coloro che continuarono ad osservare la volta celeste, inseguendo il sole mentre si inabissava nell’oscuro occidente, ed ebbero la pazienza di attenderlo nel luminoso oriente (ex oriente lux, i proverbi sono verità imperiture); coloro che come i moderni ricercatori, contro tutte le prospettive, cercarono di comprendere l’universo che li circondava.
Allora il sole di notte non moriva, ma spariva per ricomparire la mattina; e lo faceva pressoché sempre negli stessi luoghi. Avendo così meno timore della notte, iniziarono ad osservare anche le fasi della luna e i movimenti delle stelle. La ciclicità di questi eventi portò a definire i primi rudimentali metodi di misurazione del tempo: la luna passava da piena a nuova, tornando a piena in circa 29 giorni (a voler essere precisi 29 giorni, 12 ore, 44 minuti). Le stelle tornavano in una determinata posizione ogni 365 giorni spostandosi come il sole, da est ad ovest (impressione data dal moto di rotazione della terra che è da O a E). Come esso andavano nell’Occidente condividendone il viaggio e il destino. Osservazioni ripetute per anni, e forse tramandate agli occhi delle popolazioni limitrofe in maniera iniziatica, permisero di interpretare parte di quella che era la creazione.
L’osservazione basilare fu quella della stella Sirio (Spdt) che verso maggio spariva per un periodo di settanta giorni e sorgeva di nuovo all’orizzonte verso il 18 luglio in concomitanza con l’arrivo di Hapy, cioè della piena del Nilo. Si trattò di un fenomeno fondamentale per la cultura egiziana. E molte altre informazioni astronomiche furono basate proprio su di esso: ad esempio settanta erano i giorni che intercorrevano tra la morte di un faraone, la sua mummificazione e la sepoltura nella tomba. Tuttavia l’eredità scientifica giuntaci dall’antico Egitto è ritenuta da alcuni studiosi piuttosto modesta. Eppure è strano che una cultura così ricercata, che tanto ha lasciato a livello materiale e immaginario, non abbia restituito nessuna fonte diretta sulle scienze esatte: anzi, secondo alcuni studiosi, non ha nemmeno influenzato le scienze moderne. È vero? E se è vero, perché? Le risposte possono essere tante e tutte influenzate dal fatto che fino a 180 anni fa si erano perduti del tutto i contatti con la civiltà egiziana.
Indicativo, per comprendere l’oblio della cultura egiziana, è un passo del Corpus Hermeticum che descrive un Egitto completamente immerso nel mito: “…O forse non sai, o Asclepio, che l’Egitto è un’immagine del cielo, o, il che è più vero un trasferimento e una discesa di tutto quel che è governato ed esercitato nel cielo? E se bisogna dire con più verità, il nostro paese è il tempio del mondo intero. Eppure, poiché bisogna che il saggio tutto preveda, non vi è lecito ignorare questo: tempo verrà in cui apparirà che invano l’Egitto abbia con instancabile religiosità onorato piamente la divinità; e tutta la santa venerazione degli dei cadrà vanificata. Dalla terra, infatti, la divinità si ritirerà al cielo, ed abbandonerà l’Egitto: e quella terra che era stata la sede della religione perderà la sua gloria, vedovata della presenza degli dei… Allora questa terra santissima sede di sacrari e di templi sarà piena di sepolcri e di morti. O Egitto, Egitto! Della tua religione solo sopravvivranno le favole, ed anche quelle incredibili ai tuoi posteri, e solo avanzeranno le parole incise sulle pietre che narreranno le tue pie imprese…”. Una mitologia che ancora oggi affascina molte persone; ma non è sempre stato così. Pico della Mirandola, criticando le credenze e le pratiche astrologiche nel postumo Disputationes adversus astrologiam divinatricem (1494) sottolineava il livello basso della cultura egiziana. Egli ricorda come Ipparco e Claudio Tolomeo ogni volta che utilizzavano informazioni da documenti egiziani o babilonesi per supportare le loro tesi, non ne riferivano nessuna anteriore al regno di Nabucodonosor (II, VI sec. a.C.); ed afferma: “…nessuno ignora che hanno commesso errori gravissimi, così i Caldei come gli Egiziani, e ciò risulta solo che si sfoglino i libri degli astronomi.(Libro XI.I)”.
Infine, se molti studiosi hanno affermato che l’astronomia egiziana non ha lasciato nessuna particolare eredità poiché era meno sofisticata rispetto a quella babilonese ed a quella greca, in realtà bisogna tenere conto che non esiste una corrispondente documentazione egiziana, né in quantità né in qualità. Le conoscenze egiziane in ambito astronomico a cui ci si riferisce sono datate dal III millennio a.C. mentre quelle babilonesi e greche iniziano a svilupparsi in senso moderno dal 500 a.C. al 300 a.C. Casualmente nel 525 a.C. l’Egitto viene occupato dalla Persia e nel 332 a.C. dalla Macedonia; e l’astronomia greca diviene più complessa proprio a partire dal III secolo a.C. quando Alessandria è il centro culturale per eccellenza del mondo conosciuto.



Presentazione di M. Cristina Guidotti Direttrice del Museo Egizio di Firenze

La passione per la terra d’Egitto è molto antica e si può far risalire già all’epoca greca e romana. Per i Greci la valle del Nilo rappresentava la culla del sapere e della scienza allora conosciuta; per i Romani invece l’Egitto rappresentò piuttosto la patria della magia e dei cosiddetti “misteri egiziani”. Nell’ambito di queste conoscenze, anche la scienza astronomica degli Egizi affascinò e sollecitò l’immaginazione di molti antichi studiosi, influenzando le interpretazioni dei fenomeni naturali, anche se talvolta questi studi furono indirizzati verso l’esoterismo piuttosto che verso la scienza vera e propria. È infatti opinione comune che nel campo dell’astronomia gli Egiziani non raggiungessero notevoli conoscenze, se non dopo l’incontro con l’astronomia mesopotamica e ellenistica. Le conoscenze astronomiche egiziane furono quindi fonte di riferimento per “studiosi alternativi”, come gli alchimisti medievali, e contribuirono a formare quella passione per l’antico Egitto, chiamata “egittomania”, che, ripreso vigore nel XV secolo, si sviluppò in particolare nel corso del XVIII secolo, fino ad arrivare al suo culmine alla fine del settecento, quando l’antica sapienza misteriosa fu ispiratrice del Flauto magico di Wolfgang Amadeus Mozart. Solo con la decifrazione dei geroglifici da parte di Jean François Champollion i vari aspetti della civiltà faraonica, compresa l’astronomia, furono affrontati con un nuovo spirito scientifico.
Nell’antico Egitto spesso non era possibile distinguere tra un medico e un mago, tra un astronomo e un astrologo: tutti erano sacerdoti dediti alla pratica della religione, allo studio dei miti, del cielo e dell’influenza che tutto questo poteva avere sulla natura e sull’uomo. È dunque molto difficile nei documenti di vario tipo che ci sono pervenuti dalla terra del Nilo, riconoscere e distinguere ciò che per gli Egiziani era scienza e ciò che rimaneva esclusivamente nella sfera religiosa; sicuramente l’osservazione del cielo e le conoscenze astronomiche dei sacerdoti egizi contribuirono alla formazione dei miti e delle credenze, in una commistione di religione e scienza, non facile da individuare.
È proprio questo ciò che Massimiliano Franci vuole comunicare in questo volume: presenta infatti ciò che conoscevano gli Egiziani dal punto di vista astronomico, basandosi sui documenti che ci sono arrivati da quell’antica civiltà e sulle immagini che compaiono sulle pareti delle tombe e degli antichi templi egizi, spesso di interpretazione molto difficile. Soprattutto cerca di spiegare come venivano interpretati i fenomeni naturali ai quali l’uomo assisteva e come queste conoscenze venivano applicate alla vita quotidiana e alle credenze religiose.
Il risultato è un volume dedicato a tutti coloro che, anche non specialisti del settore, sia astronomico che egittologico, vogliono capire le misteriose e complicate immagini che si presentano al visitatore della valle del Nilo, nonché il pensiero degli antichi Egiziani a proposito di numerosi aspetti della loro vita quotidiana, che queste immagini riflettono e nelle quali si nascondono. E per questo il glossario e gli indici finali sono un grandissimo aiuto. Massimiliano Franci dunque in questo volume affronta e presenta con chiarezza e ricchezza di documentazione i due aspetti dell’astronomia egiziana: “il materiale”, ovvero la descrizione dell’universo e l’utilizzazione delle osservazioni per la misurazione del tempo, e “l’immaginario”, dall’uso delle premonizioni e previsioni per il futuro, alle teorie più svariate sulla nascita del mondo.




Notizie sull'Autore

Massimiliano Franci, dottore magistrale in Lettere Orientali, Dottore di Ricerca in Scienze Filologiche e Storiche del Vicino Oriente Antico, titolare del corso di Egittologia dell’Università dell’età libera di Firenze. Membro dell’Egypt Exploration Society, della Fondazione Andrej Tarkovskij, e della Società Italiana di Storia delle Religioni, è stato Tutor per le materie orientali presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Firenze.
Autore di vari articoli sulla linguistica egiziana, semitica ed afroasiatica, tra cui “Egypto-Semitic Lexical Comparison” (2005, Franco Angeli Editore), “Quelques considérations sur le champ sémantique du déterminatif mw” (2005, L’Erma di Bretschneider), “Considerazioni fonetiche e morfologiche sui toponimi semitici dei Testi di Esecrazione egiziani” (2007, Rubbettino editore), “Considerazioni sulla fonetica egiziana” (2007, Unipress), “Rapporti particolari tra egiziano e semitico all’interno della comparazione afroasiatica: i prestiti” (2008, Unipress), “Il causativo in egiziano” (2009, Unipress), “Extension de la racine dans la comparaison égypto-sémitique” (2010).
Ha presenziato a diversi convegni nazionali e internazionali tra cui gli Incontri italiani di linguistica Afro-Asiatica (Camito-Semitica), le International Conferences for Young Egyptologists e le Central European Conferences of Young Egyptologist.
-Kiya-
00domenica 14 marzo 2010 15:09
Per chi avesse occasione di partecipare, segnalo che il testo in questione sarà presentato Sabato 20 marzo 2010, alle ore 16.00 presso presso la S.M.S. di Bagno a Ripoli, Via Roma n° 124.

Interverranno oltre all’autore:

Laura Guerrini
Assessore alle Politiche giovanili e sportive ed alla
Promozione della lettura del Comune di Bagno a Ripoli

il dott. Valerio De Lorenzo
Direttore editoriale della casa editrice
Edarc Edizioni

Per informazioni:
EDARC EDIZIONI Via di Terzano, 2 50012 Bagno a Ripoli (FIRENZE)
Tel. 055-630853
edarc@edarc.it - www.edarc.it


Di seguito il link alla doppia locandina di presentazione:




-Kiya-
00domenica 14 marzo 2010 15:24
P.S. Congratulazioni vivissime, Max!!!


;)

-Kiya-
00mercoledì 17 marzo 2010 18:47
Ecco la pagina diretta al testo in questione, sul sito della casa Editrice, dove potrete anche consultare l'Indice completo dei contenuti:

www.edarc.it/Autori/Franci_Massimiliano/Astronomia_egizia.htm

Colgo l'occasione per ringraziare la Casa Editrice Edarc e il Dott. Franci, per aver riportato la nostra presentazione, nonchè il link al nostro Forum.
Infinitamente grazie!

Kiya
-Kiya-
00sabato 22 maggio 2010 17:36
Così come ricevuto dall'Autore:
Hatshepsut76
00sabato 22 maggio 2010 22:42
Allego copertina:



congratulazioni al'Autore!
-Kiya-
00lunedì 2 agosto 2010 16:14
Riporto integralmente il testo di un'intervista che il dott. Massimiliano Franci ha rilasciato a www.mondomistery.com , che consente di approfondire sui contenuti del libro e di prendere nota di alcuni appuntamenti con l'Autore:


Il 22 Luglio a Firenze, in occasione dell’evento “Notti dell’Archeologia”, ha avuto luogo la presentazione del libro “Astronomia egizia” edito presso la casa editrice Edarc Edizioni. L’autore Massimiliano Franci, egittologo, ha illustrato le potenzialità del suo libro che sta avendo degli echi d’interesse anche dalla Francia. “Astronomia egizia” è una lettura adatta anche a coloro che hanno soltanto delle curiosità per l’argomento, il libro infatti è provvisto di un glossario astronomico.

Massimiliano ha spiegato a noi di Mondo Raro qualcosa sul suo libro, sulla presentazione e sull’editoria. Invito soprattutto i giovani emergenti alla lettura dell’intervista per la presenza di utili consigli forniti dall’autore.

[n.d.r.: l'intervista ha avuto luogo prima della presentazione]

A.M.:
“Astronomia egizia” è la tua prima pubblicazione?

Massimiliano Franci:
È la mia prima monografia egittologica.
Negli ultimi 5 anni ho pubblicato diversi articoli di ambito egittologico e afroasiatico, quali: “Egypto-Semitic Lexical Comparison: New Corrispondences and Phonetic Problems in the Lexicon Field of Anatomy and Physiological Functions”, Atti dell’XI Convegno di Studi Camito-Semitici, Franco Angeli Editore, Milano 2005, pp. 57-66; Quelques considérations sur le champ sémantique du déterminatif mw , A. Amenta (ed.), Acts of First International Conference for Young Egyptologists, Chianciano Terme (Siena) October 15-18, 2003, L’Erma di Bretschneider, Roma 2005, pp. 361-369 ; Considerazioni sulla storia della comparazione egitto-semitica , in Quaderni del Dipartimento di Linguistica di Firenze 16 (2006), pp. 113-134; Considerazioni sulla fonetica egiziana, in Quaderni del Dipartimento di Linguistica di Firenze 17 (2007), pp. 233-249; Considerazioni sui toponimi nei Testi di Esecrazione egiziani, in Atti del XII Incontro italiano di linguistica Afro-Asiatica, Ragusa 2005, a cura M. Moriggi, pp. 71-78; Rapporti particolari tra egiziano e semitico all’interno della comparazione afroasiatica: i prestiti, in Quaderni del Dipartimento di Linguistica di Firenze 18 (2008): pp. 189-198; Il causativo in egiziano, in Quaderni del Dipartimento di Linguistica di Firenze 19 (2009); Extension de la racine dans la comparaison égypto-sémitique , Fales – Grassi (a cura di), Acts of the 13th Italian Meeting of Afro-Asiatic Linguistics, Udine 2010. Ho in corso di pubblicazione una Grammatica della lingua copto-saidica e un saggio sulla La preghiera nella tradizione gnostica in lingua copta. Ma queste sono pubblicazioni nel mio ambito di studio.

A.M.:
Parlaci un po’ di te. Sei appassionato di astronomia oppure della tua passione ne hai fatto una professione?

Massimiliano Franci:
Sono un egittologo, in senso più ampio un orientalista, ed ho conseguito il dottorato di Ricerca in Scienze Storiche e Filologiche del Vicino Oriente Antico, presso l’Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Linguistica. Da qualche hanno sto analizzando lo sviluppo culturale dell’antica civiltà egizia, e tra i diversi settori di questa antica cultura ho approfondito quello astronomico per diversi motivi, tra i quali quello di fornire allievi dei miei corsi prima, e lettori poi, di uno strumento scientifico, accademicamente valido, per difendersi da tutta quella serie di pubblicazioni che i moderni maghi della pioggia stanno pubblicando, poiché a quanto dicono i Maya nel 2012 moriremo tutti. La ricerca è diventata progetto editoriale nel 2009, anno astronomico mondiale e 4 centenario delle scoperte del nostro Galileo. E quale miglior modo per onorare uno dei nostri massimi scienziati se non quello di permettere a tutti di sapere quali fossero le conoscenze in ambito astronomico degli antichi egiziani, e soprattutto l’uso di queste.

A.M.:
In occasione dell’evento “Notti dell’Archeologia” presenterai a Firenze, giovedì 22 Luglio, il tuo libro. Qualche anticipazione della serata?

Massimiliano Franci:
L’idea è quella di creare un percorso nel mondo astronomico egizio, dai primordi fino in epoca tarda, per il quale sarò coadiuvato da persone più che esperte, come Maria Cristina Guidotti, direttrice del Museo Egizio, Gloria Rosati, docente di egittologia presso l’Università degli Studi di Firenze e Francesca Manenti – Astrofisica del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno.
La dott.ssa Guidotti per l’occasione ha allestito una teca nell’area della conferenza dove potremo vedere la Stele funeraria di Penbu, un sacerdote astronomo, in modo da avere la possibilità di dare anche un nome ad uno dei precursori di questo affascinante mondo.

A.M.:
Ci puoi fare un riassunto veloce di ciò che tratti in “Astronomia egizia”?

Massimiliano Franci:
Una sintesi delle conoscenze che gli egizi ci hanno lasciato riguardo al loro cielo. L’osservazione astronomica volta ai pianeti, alle stelle ed alle costellazioni: la percezione degli eventi a loro connessi che spesso rimane sospesa tra il simbolico-mitologico e lo pseudo-scientifico, talvolta con interessanti intuizioni che la moderna scienza ha ridefinito semplicemente mediante uno studio sistematizzato e un linguaggio tecnico.
L’osservazione del cielo si rispecchia nella pratica – tutta terrena – di ricavare informazioni utili per la quotidianità: dall’orientamento nello spazio alla misurazione del tempo. Ci si addentra così nell’ambito della formulazione del calendario, inizialmente di tipo lunare e connesso alla produzione agricola. L’esigenza amministrativa di avere a disposizione uno strumento più attinente allo scorrere del tempo segna il passaggio ad un calendario di 365 giorni, basato sulla levata eliaca della stella Sirio, che regola la piena del Nilo.
In una dimensione socio-culturale sempre più strutturata non si trascura nemmeno l’esigenza di catalogare i giorni dei mesi, suddivisi per stagione, in base all’auspicio corrispondente fondato su particolari eventi mitologici. I racconti cosmogonici, nel turbinio delle variabili in essi attestate, completano il quadro.

A.M.:
Pensi che il tuo libro possa innovare o completare qualche pensiero/teoria preesistente?

Massimiliano Franci:
Il mio libro chiarisce il ruolo degli egizi nel cammino delle conoscenze astronomiche. I greci sono stati i primi teorizzatori dei fenomeni osservati.
Ma questo traguardo è stato raggiunto grazie alla documentazione egiziana: i greci arrivano in Egitto e si accorgono che il paese stesso è storia; una storia di millenni. Ed ogni evento, fatto, che gli egiziani hanno messo per iscritto, viene utilizzato dagli studiosi per incamminarsi verso la scienza moderna. Gli egizi si sono fermati all’utilizzo concreto dei dati astronomici, tanto per fare un esempio nel calcolo del tempo; ma hanno fornito la base di dati dalla quale studiosi successivi sono partiti.

A.M.:
“Astronomia egizia”può essere letto anche da coloro che non hanno solite basi di astronomia? Oppure è un testo elitario?

Massimiliano Franci:
È un libro per tutti. Nel caso di qualche dubbio il lettore troverà alla fine un glossario astronomico che chiarisce i termini tecnici, sia moderni, sia antico egiziani. Inoltre la grande quantità di immagini offre la possibilità di immergersi in maniera ancora più approfondita e chiara nello scenario dipinto dal testo.

A.M.:
Hai in programma altre presentazioni del libro? Se si quali?

Massimiliano Franci:
L’unica data certa al momento è sabato 23 ottobre 2010 al PISA BOOK FESTIVAL. Dovrebbero confermarmi a giorni una presentazione a Viareggio, per venerdì 6 agosto 2010, alle ore 18.00 allo stabilimento balneare Bagno Annita ( www.bagnoannita.it); ed un’altra a Montalto di Castro la settimana seguente.
Le altre date tutte in corso di definizione. Il programma di massima prevede, una volta completata l’area fiorentina di andare oltre i confini regionali, in città come Roma, Torino, Bologna, Napoli, dove l’ambiente egittologico è in fervida attività, per arrivare anche a Parigi, dove, malgrado il volume sia in italiano, il libro ha suscitato un notevole interesse, con mia piacevole sorpresa. Potrete avere indicazioni più precise sul sito della casa editrice Edarc Edizioni (www.edarc.it).

A.M.:
La tua casa editrice è la Edarc Edizioni. È stato un difficile trovare una casa editrice? Consiglieresti la tua?

Massimiliano Franci:
Le case editrici in Italia sono da considerarsi tutte eroiche. Non devono lottare con una legislazione che non mira minimamente a sostenerle ed a svilupparsi: tanto per fare un esempio l’eliminazione delle tariffe agevolate per l’editoria, un vero e proprio colpo basso che, assieme ad altri, sta portando l’Italia ad una vera e propria recessione culturale.
A questo bisogna aggiungere il comportamento di alcune librerie, che spesso sono creano dei muri per la pubblicizzazione e la diffusione di un’opera.
Trovarne una che in questa situazione abbia avuto il coraggio di scommettere su un nome nuovo non è stato semplice.
Ma la Edarc Edizioni ha avuto questo coraggio (e non solo nel mio caso, guardate il catalogo); tanto che ha approvato anche il mio progetto di creare una collana, la Orientalia, che propone al lettore e allo studioso moderni ed aggiornati punti di vista privilegiati sulle culture del Vicino Oriente, del Medio Oriente e dell’Estremo Oriente: testimonianze vive su popoli, letterature, usanze, istituzioni e mentalità nel processo dello sviluppo culturale dell’umanità. Ovviamente il rapporto con la casa editrice non è finito nel momento in cui ho avuto le copie del mio libro in mano (come purtroppo molti bravi autori fanno); ma continua affiancandomi nella fase promozionale, partecipando a quasi tutte le presentazioni.
Più che consigliare la mia casa editrice, consiglio agli autori di inviare la loro proposta editoriale, di accettare le critiche (sempre costruttive), per migliorare il testo, o per rifarlo anche da capo; e soprattutto di seguire il libro nella fase promozionale: perché è libro che deve arrivare ai lettori!!!

Hatshepsut76
00lunedì 2 agosto 2010 16:44
Grazie, Kiya! Molto interessante! Purtroppo non riesco ad andare a Viareggio. E penso nemmeno alla successiva, però mi interesserebbe andare alla presentazione a Roma, quando sarà!
-Kiya-
00giovedì 14 ottobre 2010 16:57
besenmut
00giovedì 6 gennaio 2011 12:47
Era doveroso comprare il libro dell'amico Max che ho trovato facilmente a Torino alla libreria dell'Egizio e lo sto leggendo da ieri. L'argomento è interessante, visto che l'astronomia in generale rientra tra i miei interessi, ma sulle conoscenze egizie ammetto che ne so poco. E ben confezionato, degno dei libri inglesi, sintesi tra semplicità di esposizione e validità dei contenuti. Così dovrebbe essere la divulgazione in Italia, ma moltri nostri studiosi, in tutti i campi, non solo per il nostro, proprio non ci arrivano! Non si affida troppo alle foto, come purtroppo sembra la tendenza di oggi, ma ci sono bei disegni. Di quanto letto finora, ho trovato sorprendente il fatto che esistesse un calendario di giorni fasti e nefasti perchè era un'idea che oltre ad altri popoli antichi, condizionava i giapponesi del periodo Heian (IX-XII secolo d.c) ed è presente nelle credenze popolari ancora oggi! (il nome del liceo di Ataru nella serie Lamù è Tomobiki che è il nome di un giorno infausto).
Hatshepsut76
00venerdì 11 marzo 2011 09:07
ordinato stanotte su Amazon [SM=g999103]
Hatshepsut76
00lunedì 14 marzo 2011 09:29
Arrivo previsto per mercoledì [SM=g999103]
Hatshepsut76
00martedì 15 marzo 2011 11:46
Arrivato! [SM=g999103]
Hatshepsut76
00martedì 7 giugno 2011 16:51
L'ho finito di leggere ieri sera, e tutto sommato non mi ha entusiasmato più di tanto. Forse proprio per la sintesi. Mi aspettavo un qualcosa di più approfondito; inoltre, poi molti erano discorsi che un po' conoscevo già. Forse - a mio avviso - potrebbe essere indicato per chi vuole iniziare a saperne di più, ma non penso sia adatto a chi (come noi) già ha trattato l'argomento, e quindi conosce già certi aspetti.
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