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L'ARCHEOLOGIA CONFERMA LA BIBBIA (testi)

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2023 22:59
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11/07/2014 15:20
 
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L'ARCHEOLOGIA BIBLICA

L'Archeologia in generale si può considerare una scienza giovane: forse ha soltanto 150 anni. Ai primordi essa non era altro che una caccia al tesoro per arricchire i musei, e solo più tardi si intraprese a scavare con metodo scientifico rigoroso.

Perché può essere importante occuparsi di archeologia nei riguardi della Bibbia ? Occorre sapere che, alla fine del secolo XVIII e nella prima metà del XIX, alcuni critici si erano prodigati con uno zelo degno di ben altra causa per scuotere la fiducia di milioni di cristiani nel Libro a loro sacro. Ma allorché tale opera deleteria pareva avviarsi a sicuro successo, dalla polvere millenaria delle terre bibliche cominciarono ad emergere pietre di ogni forma e grandezza. 
Così la Bibbia, che i critici avevano ridotto alle meschine proporzioni di una raccolta di leggende, riassunse credibilità anche presso molti studiosi del campo laico. Ebbe parte determinante per la comprensione dei reperti archeologici la decifrazione delle "scritture scomparse" (egizie e mesopotamiche). Fu così possibile ricostruire interi periodi della storia dei tempi biblici. Molti non riuscirono a frenare l'entusiasmo di fronte all'"evidenza" delle scoperte, e qualcuno scrisse addirittura che si erano avverate le parole di Gesú ai Farisei: "Le pietre parleranno !" (Lu 19:40).
Occorre qui fare una precisazione. Il grande scalpore suscitato nel campo evangelico (e anche presso il grosso pubblico) dalle scoperte archeologiche nelle terre bibliche, ha portato, specialmente in anni recenti, alla pubblicazione di parecchi libri sull'argomento, con scopi apertamente apologetici. Parecchi autori hanno cioè cercato di dimostrare, attraverso le scoperte archeologiche, che "la Bibbia è vera", rinunciando spesso alla prudenza e al rigore scientifico. Ma non è l'archeologia che deve dimostrare che la Bibbia è vera! Molti archeologi cristiani ci tengono infatti a sottolineare che lo scopo dell'archeologia nei riguardi della Bibbia è piuttosto quello di gettare luce sull'ambiente in cui le storie bibliche si svolsero, portando a constatare che esse sono "narrazioni attendibili". (André Parrot, che diresse per anni la sezione orientale del Louvre, scrisse: "Non bisogna far dire ai documenti archeologici quel che essi non dicono: per voler provare tutto e troppo, si finisce col non provare niente e col gettare il discredito su una Scienza, l'Archeologia, le cui scoperte sono sufficientemente suggestive perché vi si aggiungano frange insulse"). 
Questo atteggiamento di tipo prudenziale è da adottare essenzialmente per i periodi anteriori al 1° millennio a.C. Però, per periodi più tardivi, alcune scoperte archeologiche trovano riscontro indubbio e diretto in passi della Scrittura e ne possono rafforzare la testimonianza, aggiungendosi ad essa.
Quanto abbiamo detto potrebbe apparire a qualcuno alquanto limitativo; ma non è così, e cercheremo di spiegarne il perché. Premesso che, come credenti, dovremmo cercare nella Bibbia innanzi tutto gli insegnamenti spirituali (questo è fondamentale!), dobbiamo però tenere presente che la Bibbia è stata scritta da orientali, in lingue del mondo antico, e descrive gli eventi dell'antico oriente. Pertanto la conoscenza della storia, della cultura e delle religioni degli antichi popoli orientali ci sarà di grande valore per giungere ad una più completa comprensione dei Sacri Testi. E siccome la storia e la cultura dei popoli delle terre bibliche ci viene rivelata soprattutto dalle scoperte archeologiche, sarà opportuno che dette scoperte non ci rimangano ignorate.
Potremo dunque così brevemente sintetizzare i vantaggi e gli scopi dell'Archeologia Biblica:
a) illustrare ed approfondire il contesto culturale in cui si sono svolte le vicende di cui la Bibbia ha parlato;
b) verificare e sottolineare le evidenze e i parallelismi tra i racconti biblici e le scoperte archeologiche;
c) agganciare i racconti biblici a riferimenti cronologici "sicuri" emersi dalla archeologia.
Oltre a ciò, l'Archeologia Biblica dà al credente occasione e stimolo per una lettura più puntuale e completa del Testo Sacro; questo di per sé può portare talvolta a risultati di notevole peso anche in campo spirituale.
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11/07/2014 15:28
 
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METODI DI RICERCA

Spesso nel Vicino e Medio Oriente ci si trova in regioni desertiche, dove dal terreno non affiora nulla. L'unica traccia è talvolta una collina, che gli arabi chiamano "Tell". Queste collinette sono di origine artificiale, ed abbondano in Palestina, in Siria ed in Mesopotamia. 
Ecco come si sono formati i tell: gli antichi centri popolati, una volta distrutti, venivano ricostruiti sulle loro stesse rovine. Quando una città veniva rasa al suolo dalla guerra o da un terremoto, la popolazione superstite, lungi dal rimuovere le macerie, le livellava e su di esse edificava la nuova città. In tal modo accadeva che ogni nuovo livello di occupazione era più alto del precedente, e sempre più ridotto quanto a superficie. L'ultimo livello, poi, si riduceva praticamente al cocuzzolo, per cui la gente, per mancanza di spazio, si vedeva costretta a stabilirsi altrove, abbandonando così il posto.


Questi monticelli artificiali sono vere miniere per gli archeologi. Tagliandoli dall'alto in basso, vi si vede apparire la storia del passato in una sequenza perfetta di strati. Quelli più alti conservano il ricordo delle occupazioni più recenti (o meno antiche); esse possono appartenere al tempo degli Arabi o dei Bizantini. Sotto questi ci sono livelli progressivamente più antichi finché, alla base, si trova il livello originale. I vari periodi, che alla vista si presentano come strati, sono riconoscibili e databili dalle strutture architettoniche, dagli utensili, dalle armi e dagli oggetti domestici che vengono in luce di volta in volta. Un discorso a parte meritano i frammenti di ceramica: vasi, ciotole, piatti, anfore, hanno mutato forma e decorazione col passare del tempo.

Anche l'impasto e la cottura mutano. Quindi i frammenti di vasi, innumerevoli nei terreni di scavo, sono diventati uno degli indici più sicuri per datare gli strati. 
Esistono ormai cataloghi immensi, e la determinazione assume oggi criteri di sufficiente certezza, basandosi sull'analisi statistica dei reperti, i cui dati vengono immessi nei computers. Il margine di errore si riduce così in alcuni casi, specialmente per il I millennio a.C.a pochissimi decenni.


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11/07/2014 15:31
 
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L’archeologia e la Bibbia





Innanzitutto occorre premettere che chi pensa di screditare l’Antico Testamento prendendolo alla lettera cade nella stessa imbarazzante situazione dei creazionistiprotestanti. Non si tratta di un’opera storica e non è un volume scientifico, non è stato scritto con questi scopi: i suoi obiettivi sono rivelare verità morali, l’istruzione morale del popolo di Israele da parte dei profeti. Tuttavia, per raggiungere questi obiettivi, è stato usato un contesto storico, altre volte immaginario, per questo i libri che compongono l’Antico Testamento sono da secoli un materiale di studio per storici e archeologici. E’ stato ricordato infatti che «La Parola di Dio rivelata, opera ed è presente nel testo biblico, nonostante le contraddizioni storiche, i punti critici e le incongruenze. Una Parola che incide la nostra coscienza, che inquieta e nel contempo dona pace». Qualche anno fa proprio “Repubblica” riconosceva infatti: «Molti studiosi ritengono che la Bibbia, pur basandosi in parte su fatti realmente accaduti, ne distorca lo svolgimento, aggiungendo personaggi e situazioni di fantasia. Quasi tutti concordano sulla veridicità del racconto biblico della storia del popolo di Israele a partire dall’epoca di Davide in poi, dato che esistono altre fonti a corroborare gli eventi». L’opinione di Herzog è comunque controversa: andiamo ad analizzare le sue argomentazioni.


 


LE MURA DI GERICO.
Nell’intervista Herzog utilizza come “prova regina” della falsità storica della Bibbia la vicenda delle mura di Gerico, assumendo però una posizione che viene respinta perfino dagli studiosi che, in linea generale, concordano con lui. Secondo lui, al contrario di quanto è scritto nel Libro di Giosuè, non furono gli israeliti a far crollare le mura attorno al 1400 a.C, e «le città di Canaan non erano “grandi”, come si legge nella Bibbia, non erano fortificate, non avevano mura “che si levavano alte fino al cielo”. E perciò l’eroismo dei conquistatori, che erano pochi contro i tanti canaaniti ma erano sorretti dall’aiuto di Dio che combatteva per la sua gente, non è che unaricostruzione teologica priva di qualsiasi base fattuale».

Ovviamente non è stato accennato al fatto che la comunità scientifica respinge questa descrizione e, sopratutto, al fatto che esiste come sempre un confronto di opinioni diverse: dopo gli scavi di Charles Warren e di Ernst Sellin e Carl Watzinger, il primo scavo realizzato con una metodologia moderna è stato quello dell’archeologo John Garstang, il quale nel 1930-1936, ha datato la doppia parete della città crollata al tardo 15° e ai primi del 14° secolo a.C., rilevando che la città venne completamente distrutta in un incendio violento attorno al 1400 a.C.. Ha attribuito la distruzione all’invasione di Israele: «Sintetizzando, la caduta di Gerico ha avuto luogo come descritto nella narrazione biblica. La nostra manifestazione è limitata, però, a osservazioni di rilievo: le mura caddero apparentemente scosse da un terremoto e la città fu distrutta da un incendio, circa nel 1400 a.C. Questi sono i fatti fondamentali risultanti dalle nostre indagini. Il collegamento con Giosuè e gli Israeliti è solo circostanziale, ma sembra essere solido e senza difetto» (J. Garstang, “Jericho and the Biblical Story”, p.1222).

Dopo alcuni anni, Kathleen Kenyon (1952-1958) ha messo in discussione queste conclusioni: Gerico venne distrutta verso la metà del 16° secolo a.C., fu occupata per tutta l’Età del Bronzo ad eccezione di una piccola area occupata per un breve periodo nel 14° secolo a.C. Anche lui, comunque, rilevò la fortificazione delle mura e«pareti e pavimenti erano anneriti o arrossati dal fuoco» (“Excavations at Jericho”, British School of Archaeology in Jerusalem, 1981). Trascorsi oltre vent’anni, Bryant Wood, nel frattempo divenuto uno dei maggiori esperti sull’archeologia di Gerico (nonché direttore dell’Associazione per le Ricerche Bibliche), ha dato nuovamenteragione a Garstang. Riprendendo in mano i documenti prodotti dall’equipe di Garstang e da quella di Kenyon ha trovato diversi errori metodologici in quest’ultimo,  rilevando tre argomentazioni a sostegno delle conclusioni di Garstang. 1)ritrovamenti in ceramica di stile cipriota, «uno dei principali indicatori diagnostici per l’occupazione di Gerico nel periodo del Bronzo Tardo, 1550-1200 a.C.»2)considerazioni sulle 20 fasi architettoniche trovate: «Se fosse vero quel che sostiene Kenyon, cioè che Gerico incontrò la sua distruzione finale alla fine del Bronzo Medio (ca. 1550 aC), queste 20 fasi avrebbero dovuto essere concentrate in soli 100 anni, attività poco probabile»; 3) la serie continua degli scarabei trovati, dal 18° secolo a.C. al 14° secolo a.C.: «La natura continua della serie degli scarabeo suggerisce che il cimitero era in uso attivo fino alla fine del periodo del Bronzo Tardo, contraddicendo l’affermazione di Kenyon che la città fu abbandonata dopo il 1550 a.C.». Concludendo la lunga e complessa argomentazione, il prof. Wood ha sostenuto nel 2008 che «la correlazione tra le testimonianze archeologiche e la narrazione biblica è sostanziale: “La città era fortificata” (Giosuè 2:5,7,15, 6:5,20); “L’attacco è avvenuto poco dopo il raccolto nel tempo in primavera” (Giosuè 2 :. 6, 03:15, 05:10); “Gli abitanti non hanno avuto la possibilità di fuggire con i loro prodotti alimentari” (Giosuè 6:01);  “L’assedio è stato breve” (Giosuè 6:15); “Le pareti erano state livellate da un terremoto” (Giosuè 6:20); “La città non fu saccheggiata” (Giosuè 6:17-18); “La città fu bruciata” (Giosuè 6:20)». Un approfondimento anchequiqui e qui.

Al di là delle diverse conclusioni a cui sono arrivati i diversi studiosi, si può osservare che tutti smentiscono la descrizione di Gerico fatta dal prof. Herzog, anche chi concorda con lui in linea generale (Kenyon e altri). Occorre anche ricordare che lo stesso frate Pietro Kaswalder, docente di geografia biblica presso lo Studium Franciscanum di Gerusalemme, ha ricordato che «il racconto biblico oggi non viene più ritenuto come la cronaca fedele della conquista della città. Piuttosto è una rielaborazione tardiva, orientata a spiegare in che modo il possesso del paese dei cananei sia stato opera esclusiva dell’intervento divino. Le trombe, l’arca e i leviti sono il simbolo dell’azione miracolosa di Dio che consegna a Israele la prima città del Canaan». Dunque, anche se avesse ragione Herzog, non ci sarebbe alcuna contraddizione o “smentita”.

 

L’ESODO.
L’archeologo citato da “Repubblica” sostiene inoltre che «nei tanti documenti egiziani per esempio non c’è traccia dell’esodo, vi si parla invece dell’abitudine di pastori nomadi di entrare in Egitto nei periodi di siccità e accamparsi sulle rive del Nilo. Al massimo l’esodo può aver riguardato qualche famiglia, la cui storia era stata poi allargata e nazionalizzata per ragioni teologiche».

Ancora una volta affermazioni eccessivamente nette, lontane dal dibattito scientifico in corso, che tradiscono gli intenti apologetici di Herzog. Oltre alle importanti riflessioni del biblista e paleografo Leone Tondelli sull’Enciclopedia Treccani, occorre prendere in considerazione la Stele di Merneptah e il Papiro di Ipuwer e diverse altre “prove” discusse a sostegno della storicità dell’Esodo. E’ interessante anche valutare le conclusioni dell’archeologo ebreo Emmanuel Anati.

 

REGNO DI DAVIDE E SALOMONE.
Gli argomenti di Herzog si concludono con il regno di Davide e Salomone, criticandone l’imponenza descritta dalle Scritture, così come la grandezza di Gerusalemme con un tempio centrale e un palazzo reale. Secondo lui, infatti, «Davide e Salomone erano capi di regni tribali che controllavano piccole aree, David a Hebron e Salomone a Gerusalemme».

In questo caso Herzog non soltanto non cita l’esistenza di un dibattito scientifico, ma si dimostra impreparato. Nel 2003  infatti uno studio ha trovato a Tel Rehov i segni di una società urbana del 10° secolo a.C. che può essere confrontata con reperti provenienti da altri siti in Israele, come Megiddo, Hazor e Ghezer, attribuiti al regno della Monarchia israelita guidata da re Davide e Salomone. Nel 2012, inoltre, il team di archeologi guidati dal prof. Yosef Garfinkel, docente presso l’Istituto di Archeologia dell’Università ebraica di Gerusalemme, ha scoperto diversi santuari e una città fortificata in Giudea al tempo di re Davide, concludendo che «le ipotesi di chi nega la tradizione biblica per quanto riguarda Davide e sostiene che egli era una figura mitologica, o un semplice capo di una piccola tribù, vengono oradimostrate essere errate». I reperti di Khirbet Qeiyafa indicano, inoltre, che uno stile architettonico elaborato si era sviluppato fin dal tempo del re David, così come la formazione di uno stato e la creazione di una élite, con un certo livello sociale e urbanistico. Per quanto riguarda la grandezza di Gerusalemme, uno studio del prof.Avi Ofer condotto nelle colline della Giudea, ha dimostrato che nel periodo di re Davide (XI-X° secolo a.C.), la popolazione della Giudea è quasi raddoppiata rispetto al periodo precedente e un forte centro della popolazione esisteva sul bordo della regione. Gerusalemme è la candidata più probabile per questo grande centro abitativo, tanto da essere citata in documenti egiziani.

Rispetto a re Salomone, nel 2012 Eilat Mazar dell’Università di Gerusalemme, ha scoperto un’antica muraglia della città di Gerusalemme risalente al X secolo a.C., lunga 70 metri e alta 6, confermando il racconto che la Bibbia fa delle gesta di Salomone. Nella stessa area sono stati scoperti un corpo di guardia interno per l’accesso al quartiere reale della città, una struttura reale adiacente al corpo di guardia e una torre d’angolo che si affaccia su una considerevole sezione della vicina valle Kidron. «Il muro dell’antica città che è stato scoperto», ha detto Mazar, «testimonia una presenza dominante. La forza e la forma della sua costruzione indicano un alto livello di ingegneria. Un confronto tra questi ultimi reperti e le mura e le porte della città del periodo del Primo Tempio, oltre al vasellame trovato sul sito, ci permette di stabilire con un alto grado di certezza che il muro appena scoperto è quello che fu costruito da re Salomone a Gerusalemme nella seconda parte del X secolo a.C. È la prima volta che viene trovata una struttura di quell’epoca che può essere messa in correlazione con le descrizioni per iscritto delle costruzioni di Salomone a Gerusalemme». Oltre alla torre è stato scoperto il palazzo reale di Gerusalemme, proprio quello negato da Herzog. Qui un approfondimento.

 

In conclusione di questa risposta al prof. Herzog, possiamo oggettivamente rilevare che in alcuni casi le sue affermazioni sono viziate dall’ideologia, tanto da censurare la complessità delle posizioni in campo e limitando la sua tesi a tre argomenti, dimenticando tutte le ulteriori scoperte dell’archeologia biblica. In altri casi, le sue dichiarazioni sono semplicemente false e chiaramente smentite dalle scoperte. «L’archeologia è alleata della fede, nel senso che dà consistenza al nostro rapporto con Dio»ha spiegato Simone Venturini, biblista e scrittore, ricercatore dell’Archivio Segreto Vaticano e docente di Scienze Bibliche alla Pontificia Università della Santa Croce. Lo aveva certamente intuito Werner Keller, divulgatore scientifico e autore del celebre volume La Bibbia aveva ragione, bestseller sulle scoperte dell’archeologia biblica, tradotto in 24 lingue, adottato nelle scuole e venduto in milioni di copie in tutto il mondo.


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11/07/2014 15:34
 
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L’archeologia accredita 
almeno 50 personaggi della Bibbia

Il filone è quello della cosiddetta “archeologia sacra o biblica”, ovvero le innumerevoli conferme storico-archeologiche dei testi biblici. In questo caso si è provata a fare una sintesi delle scoperte archeologiche sui personaggi che compaiono nell’Antico Testamento.

Mykytiuk scrive che «almeno 50 persone menzionate nella Bibbia sono state individuate nella documentazione archeologica. I loro nomi compaiono in iscrizioni scritte durante il periodo descritto dalla Bibbia e nella maggior parte dei casi durante o in un tempo abbastanza vicino, alla vita della persona identificata».

«L’archeologia»ha spiegato qualche anno fa il biblista Simone Venturini«è alleata della fede, nel senso che dà consistenza al nostro rapporto con Dio. Non è un’idea che – almeno per i cristiani cattolici – può essere elaborata a partire dalle mode ed esigenze del momento. Infatti, la fede in un Dio unico che si rivela all’uomo ha radici estremamente antiche e ci ricorda che la bibbia è imprescindibile per comprendere in profondità il mistero dell’uomo».

Ricordiamo a questo proposito il best-seller intitolato “La Bibbia aveva ragione” di Werner Keller, in cui vengono sintetizzate (in oltre 400 pagine) tutte le scoperte archeologiche a conferma del testo biblico, almeno fino al 1955. L’Antico Testamentonon è stato scritto con la pretesa di essere un documento storico, ma innanzitutto morale e la sua lettura dev’essere dunque interpretata. Tuttavia il contesto in cui appaiono i racconti biblici sono storici ed attendibili storicamente, come l’archeologia -per l’appunto- dimostra.


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11/07/2014 15:40
 
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Scena di Adamo ed Eva nel paradiso terrestre, quando vengono tentati dal serpente che li induce a mangiare il frutto dell’albero proibito. 

Tale scena non è esclusiva della tradizione ebraica: essa si riferisce ad una storia che esisteva già nella tradizione dei Sumeri e che è documentata dal cosiddetto “cilindro sumerico della tentazione di Eva” (vedi la riproduzione sottostante). 

tavoletta-genesi 

UNA ECCEZIONALE TAVOLETTA 

Questo reperto è custodito presso il British Museum di Londra e risale al periodo post accadico, intorno al 2.200 avanti Cristo. Esso proviene dalla Mesopotamia ed è stato scoperto intorno al 1840 da George Smith, uno studioso del museo. 

In esso, si notano chiaramente un uomo a sinistra, una donna a destra, un albero con frutti al centro ed un serpente sul lato destro. 

I Sumeri non erano un popolo semitico, nè tanto meno indoeuropeo. E’ stato accertato che essi vivevano in Mesopotamia fin da 4.000 anni prima di Cristo. 
E' impossibile affermare con certezza se il racconto della creazione fosse stato tramandato ad essi per una via indipendente dal racconto biblico o se esso abbia potuto influenzare la narrazione del genesi. E' tuttavia singolare questo ritrovamento che testimonia come siano simili i fatti narrati. 
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11/07/2014 15:50
 
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MARI E IL PALAZZO REALE DI ZIMRI-LIM

Nel 1933 l'archeologo francese Andre Parrot scopre lungo le rive dell'Eufrate, tra Siria e Iraq, la città di Mari, e ne fa la ragione della sua vita, tanto da poter asserire, dopo quarant'anni di appassionate ricerche: "Conosco meglio Mari che certi quartieri di Parigi". L'entusiasmo di Parrot derivava dal fatto che Mari era stata una città straordinaria, ai suoi tempi una delle grandi metropoli dell'Asia Anteriore.

Mari aveva avuto un primo periodo di splendore all'epoca delle tombe reali di Ur, circa a metà del 3° millennio a.C.. Essa conobbe poi un secondo periodo di fioritura attorno al 1850, quando un capo amorrita governò la città facendone il centro di un regno che controllava il commercio lungo il fiume Eufrate tra la regione di Babilonia e la Siria.

Con le entrate ottenute dai dazi su quel commercio, dalle tasse sulll'agricoltura e da altre attività, i re di Mari riuscirono a costruir si un immenso palazzo, che si colloca tra le scoperte più importanti nel Medio Oriente. Il suddetto palazzo, ampliato ed abbellito per ultimo dal re Zimri-Lim, era immenso e fastosissimo. Formava un rettangolo di m 200 x 125 'e comprendeva non meno di 300 locali situati attorno a due grandi cortili. Oltre ai saloni di rappresentanza, includeva cucine, bagni, gabinetti, cantine, cappelle, magazzini, laboratori, una "Casa delle Tavole” (ritrovata ancora con i suoi banchi) e stanze per gli archivi, dove sono state rinvenute oltre 20.000 tavolette.

Queste si sono presentate agli archeologi in condizioni eccellenti, perché erano state indurite dal fuoco che i soldati di Hammurabi avevano appiccato al palazzo quando, intorno al 1760 a.C., avevano conquistato e distrutto la città.

Le tavolette di Mari si sono dimostrate di fondamentale importanza per una miglior conoscenza del periodo di Hammurabi e per la ricostruzione dell'ambiente in cui vissero i patriarchi. Gli scribi del re tenevano gli occhi aperti su tutti i particolari della vita nel palazzo. Centinaia di lettere danno notizie al re da tutte le parti del regno.

Le tribù nomadi e i loro movimenti erano un argomento serio per gli ufficiali dell'esercito, che ne rendevano costantemente conto al re. I membri delle tribù che si spostavano a centinaia per volta erano una minaccia per le cittadine agricole e anche per Mari perché arrestavano il traffico lungo le rotte commerciali e impegnavano le truppe del re. Per mantenere la pace, si concludevano trattati con certi gruppi, ai quali si concedeva di. stabilirsi i parti del territorio di Mari. Viene così illustrata una situazione che si ripeterà per tutta la storia della Mesopotamia.

Le lettere nominano parecchie tribù, che però sono tutte compre se nel termine generale di "Amorriti". Anche i nomi di persona sulle tavolette sono per lo più amorriti. Sono numerose le somi-glianze con nomi ebraici, specialmente quelli che risalgono al tempo dei patriarchi. A volte i nomi sono identici come nel caso di Ismaele. Questo però non significa che ci si riferisca alla stessa persona, ma solo che il nome era comune, forse di moda in quel tempo.
Nelle tavolette sono pure menzionate le città di Charan (= Ha-ran), dove soggiornò Abramo, e di Nahor, patria di Rebecca. Queste città erano importanti dipendenze controllate dal governo centrale di Mari.
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11/07/2014 15:53
 
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Originalità e differenze della Bibbia
rispetto ai testi mesopotamici

I relatori hanno messo a confronto le religioni mesopotamiche con quella israelitica descritta nell’Antico Testamento, confutando le affermazioni secondo cui i racconti dell’Antico Testamento sarebbero direttamente dipendenti dai poemi babilonesi, ad esempio, mancando di originalità, nel tentativo di privarlo come conseguenza dell’ispirazione divina. Tuttavia, ha spiegato il prof. Carbajosa Pérez, «con l’allargarsi e l’approfondirsi delle conoscenze si sono constatate le profonde differenze tra le due concezioni della realtà». Attraverso un confronto serrato sui grandi temi dell’Origine della realtà (1), dell’Origine del male (2), e del Confronto con la realtà (3), i due studiosi hanno dimostrato queste enormi e significative differenze, al di là di alcune anologie.

Nei testi mesopotamici, ha fatto ad esempio notare il prof. Buccellati, autore del recente libro «Quando in alto i cieli…». La spiritualità mesopotamica (Jaca Book 2012), non esiste una creazione, ma la realtà prende forma da un caos amorfo, trasformandosi fino all’apparizione del dio supremo che viene indicato con cinquanta nomi: «Non c’è un assoluto, ma la realtà è un sistema omeostatico (ha una stabilità in se stesso). Non c’è un inizio, ma un divenire». Al contrario -ha continuato il prof. Carbajosa- nella Bibbia«“in principio Dio creò il cielo e la Terra”, dando indicazioni di tempo, di un inizio della storia e del fatto che non c’era niente prima dell’atto creativo»Nella concezione babilonese il male è guardato con indifferenza, è causato dalla eccessiva proliferazione di dei, mentre nella Bibbia il male viene posto come obiezione alla bontà di Dio, viene sottolineato il peccato, esso nasce dall’errato utilizzo della libertà da parte degli uomini.Per i popoli mesopotamici, ancora, il tempo è ciclico e prevedibile, c’è il politeismo, gli uomini non hanno un compito, non sono in rapporto con nessun dio, «la Mesopotamia ci propone un rapporto generico con l’Assoluto», ha spiegato Buccellati.  Invece, nella religione “creaturale”, ovvero quella emersa in Israele, si «presuppone un esser chiamati, un rapporto e un confronto con un Assoluto che chiama e che è presente. Un confronto che nel cristianesimo fa venire i brividi, perché si erige allo statuto massimo di vero e proprio evento assoluto».

Ecco dunque che da queste differenze -i dettagli nel video dell’incontro qui sotto- si capisce bene che ad un certo punto nella storia si è introdotto un cambiamento, una linea di confine netta, precisa, di frattura. Questa inedita differenza, tra due religioni nate negli stessi luoghi e nello stesso periodo storico, suggerisce l’avvenimento di un evento eccezionale, cioè lo stesso descritto nella Bibbia: Dio interviene nella storia, sceglie un popolo, lo educa anche duramente, e tutto cambia, si modifica la concezione con la realtà, il rapporto con il male e con se stessi. Ulteriori approfondimenti di tutto questo è possibile trovarli in questi due documenti“Hebrew contact with near eastern religions” “Was Christianity cut-and-pasted from other religions?” 


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11/07/2014 15:55
 
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Monte Sinai: 
nuove conferme per l’Antico Testamento


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11/07/2014 16:12
 
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L'EPOCA DI HAMMURABI

Hammurabi, di famiglia amorrita, fu forse il più grande re della Mesopotamia. Abbiamo già visto che fu il distruttore di Mari, nel 1760 a.C. Egli viene ritenuto da molti un contemporaneo di Abramo. Qualcuno aveva voluto addirittura identificarlo con il re Amrafel, di Gen. 14:1, ma questa ipotesi è stata in seguito contestata.
Hammurabi regnò dapprima su una regione poco vasta, quasi uno stato cuscinetto, pressato da tutte le parti. Successivamente strappò Larsa agli Elamiti e divenne signore di tutta la regione babilonese.
Egli si adoperò per il bene dei suoi sudditi, riparò antichi canali e ne scavò di nuovi, allo scopo di fertilizzare il nord ed il sud della Babilonia. Consolidò le fortificazioni, costruì templi e li abbellì, presiedette all'amministrazione della giustizia e codificò, le leggi del paese. Hammurabi non si limitò a promulgare decreti; comprese che era necessario riunire le leggi relative alla vita sociale, raggruppare quelle che presentavano analogie e farle conoscere quanto più possibile al popolo.
Hammurabi è noto soprattutto per il Codice che porta il suo nome; questo costituisce la più antica raccolta di leggi conosciuta. È inciso a caratteri cuneiformi su una stele alta m. 2,25, scoperta a Susa e conservata oggi al Museo del Louvre. 
Essa fu presa come trofeo da un re elamita intorno al 1120 a. C. e trasportata nella sua capitale. 
Si tratta dunque dì una stele di basalto nero, recante in alto un rilievo raffigurante il re in atteggiamento di adorazione, che riceve le leggi dal dio-sole Shamash.
Sulla stele si trova scritto su 28 colonne il testo in caratteri cuneiformi, che comprende: 
a) un'introduzione che ricorda i favori accordati dal re ai templi ed al le città babilonesi; 
b) il testo delle leggi riunite e ordinate, in numero, di 282. Queste leggi riguardano la vita quotidiana e si rivolgono a tutte le classi della società.

A suscitare il maggior interesse fu il fatto che ci si trovava in presenza di una serie di leggi che per tanti aspetti erano molto simili alle leggi di Mosè. (Da notare che tra le due legislazioni c'è una differenza dì parecchi secoli). 
Diamo qui di seguito alcuni accostamenti.

Codice di Hammurabi
Art. 196: « Se un cittadino distrugge l'occhio del figlio di un cittadino, il suo occhio sarà distrutto».
Art. 197 : « Se egli spezza l'osso di un cittadino, il suo osso sarà spezzato.».
Art. 200: «Se un cittadino, butta giù un dente ad un altro, il suo dente gli sarà buttato giù ».
Art 250: .«Se un bue condotto per la strada cozza un cittadino e lo uccide, questo caso giudiziario non avrà diritto di processo».
Art. 231: «Se il bue del cittadino è stizzoso e se il suo magistrato l'ha dichiarato stizzoso, ma (il cittadino) non ha mozzato le sue coma, non ha legato il suo bue e poi questo bue cozza un figlio di un cittadino e lo uccide, (il cittadino) dovrà pagare una mezza mina d"argento ».


Leggi civili di Mosè

Lev. XXIV, 19, 20: «Quando uno avrà fatto una lesione al suo prossimo, gli sarà fatto com'egli avrà fatto: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli sarà fatta la stessa lesione che egli avrà fatta all'altro ».
Deut XLX, 21 : « L'occhio tuo non avrà pietà: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede ».
Esodo XXI, 28, 29: «Se un bue cozza un uomo o una donna sì che muoia, il bue dovrà esser lapidato e non se ne mangerà la carne; ma il padrone del bue sarà assolto. Però, se il bue era già da tempo uso cozzare, e il padrone n'è stato avvertito, ma non l'ha tenuto rinchiuso, e il bue ha ucciso un uomo o una donna, il bue sarà. lapidato, e il suo padrone pure sarà messo a morte ».


:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::



 

Riproduzione dell'art. 200 e trasliterazione

Le somiglianze tra queste leggi babilonesi e quelle bibliche, dunque, sono notevoli; ma notevoli sono anche le differenze.
Nelle leggi babilonesi le proprietà sono importanti come le persone. In ambedue i casi i reati hanno lo stesso tipo di punizioni; nelle leggi bibliche solo i reati contro la persona comportano pene fisiche, mentre i reati contro le proprietà prevedono punizioni in denaro o beni.
Viene fatto notare da alcuni che il Codice di Hammurabi è essenzialmente utilitario, sfornito del senso della persona umana. Inoltre è estremamente duro nei confronti dei poveri e di una estrema severità per chiunque mostri pietà nei confronti degli schiavi.
I suoi favori vanno, ai grandi, a coloro che sono avvantaggiati in questo mondo; nessuna sollecitudine per i bambini, i vecchi, i deboli o gli stranieri.
Può comunque essere possibile che le leggi ebraiche avessero ereditato dai Babilonesi certe soluzioni di problemi specifici.

Al di là delle analogie e delle differenze è però da sottolineare il fatto che la scoperta del Codice di Hammurabi ha contribuito a refutare le opinioni di alcuni critici, secondo i quali delle leggi come quelle di Mosè non potevano essere state date in un'epoca così remota come quella indicata dal Pentateuco.

 


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11/07/2014 16:17
 
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 LA STELE DI ROSETTA


SCOPERTE IN EGITTO

L'era degli scavi in Egitto fu inaugurata nel 1798 con la Campagna Napoleonica. Il condottiero francese aveva portato al seguito dell'esercito circa 120 scienziati, i quali esplorarono e descrissero per la prima volta le antiche rovine. La loro opera fu pubblicata in 36 grandi volumi, e per il mondo dell'epoca fu una rivelazione sensazionale, perché dell'Egitto non si conosceva praticamente che quello che ne avevano raccontato Erodoto e la Bibbia.

Sempre durante la campagna napoleonica un ufficiale rinvenne, nella zona del Delta, la celebre Pietra di Rosetta, ora custodita a Londra. Si tratta di una delle più note scoperte fatte in Egitto, non tanto per le notizie di carattere storico che essa fornisce, quanto perché essa è stata la chiave per decifrare i "geroglifici" egizi. La lingua dell'Egitto da secoli era considerata morta e per quasi duemila anni i suoi scritti erano parsi del tutto inesplicabili. Ora, la Pietra di Rosetta conteneva un decreto in onore di Tolomeo V, del 196 a.C., scritto in tre lingue, o meglio in due scritture diverse della lingua egizia, geroglifica e demotica, e in lingua greca. Ma la scrittura greca era leggibile! Confrontando il testo greco con i geroglifici, il francese Champollion riuscì a trovare la chiave per la decifrazione. Era il 1822. Quello fu l'inizio dell'egittologia, e si dischiuse all'indagine storica un campo vastissimo.
Gli antichi egizi scrivevano moltissimo e dappertutto. Vennero così via via alla luce documenti storici, lettere, testi religiosi, opere letterarie, notizie di vita quotidiana. La scrittura geroglifica egizia, definita la più bella del mondo, consta di alcune figurine con valore consonantico, altre con valore bilittero o trilittero, e moltissimi altri segni con valore determinativo (in tutto oltre 760 segni). Ogni monumento egizio contiene delle iscrizioni; le pareti dei templi e delle tombe ne sono praticamente disseminate, per non parlare poi dei papiri. Inoltre le tombe dei re e dei funzionari hanno fornito dovizia di oggetti dai quali si ricava l'idea di quella che era la vita di tutti i giorni. Essa non doveva differire gran che da quella del paese di Canaan, dove purtroppo quasi nulla è sopravvissuto alle forze distruttrici dell'uomo e del tempo. Quindi gli oggetti rinvenuti nella terra dei Faraoni hanno pure un immenso valore per farci capire come si vivesse in Terra Santa.
Gli egizi poi disegnavano moltissimo, e scolpivano in delicatissimi bassorilievi. Sulle pareti delle tombe e sui papiri si trovano scene di lavori dei campi, di caccia e pesca, di tessitura, confezione di vasi, lavorazione di gioielli e metalli, fabbricazione di mattoni, scultura, edificazione di templi, azioni di guerra con armati carri e cavalleria, e poi scene di vita domestica, trattenimenti musicali con suonatori e danzatrici, scene di malattia e di morte, ecc. Forse neanche un reportage fotografico moderno avrebbe potuto fornirci dettagli così numerosi ed incisivi.
Risultò immediatamente l'evidenza con le descrizioni riportate dalla Bibbia. I credenti, specialmente in Gran Bretagna, ne rimasero affascinati. Un volumetto, stampato a Londra nel 1838, si intitola "Illustrazioni della Bibbia tratte dai Monumenti dell'Egitto", e contiene oltre 280 versetti dell'A.T. illustrati da circa 100 figure egizie. (Quando fu pubblicato questo libro, la lettura dei testi egizi era ancora ai primi passi. Quindi l'autore, per i suoi confronti, si servì solo delle pitture e dei bassorilievi). Nella chiusa del volume troviamo queste parole: "Le illustrazioni della Storia Biblica, che noi abbiamo riportato nelle precedenti pagine, ci mostrano che le due più antiche testimonianze del mondo, una figurativa e l'altra scritta, mutuamente si illustrano e si confermano l'una con l'altra, in circostanze tali da rendere una intenzionale coincidenza del tutto impossibile".
L'egittologia era ancora in fasce ma quei credenti, buoni conoscitori della Bibbia, avevano già cominciato ad intendere il linguaggio delle pietre!

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11/07/2014 16:19
 
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SCOPERTE IN MESOPOTAMIA

Come già era accaduto per l'Egitto, anche in Mesopotamia l'era delle esplorazioni fu inaugurata con la decifrazione delle antiche iscrizioni e con là riscoperta delle lingue scomparse.

Mesopotamia significa letteralmente (dal greco) "Paese che è in mezzo ai fiumi" (l'Eufrate e il Tigri). 
In questa regione, dove la pietra era rara o pressoché inesistente, la sola materia abbondante era l'argilla, che servì fin dagli inizi del 3° millennio anche come supporto scrittorio. Con uno stecco di canna venivano incisi sulla superficie di argilla fresca dei segni corti a forma di cuneo, variamente disposti (di qui il nome di scrittura cuneiforme). Per la decifrazione di tale scrittura occorsero veri e propri geni. Dapprima si cimentò con i testi il tedesco Grotefend, arrivando a qualche modesto risultato. In seguito l'inglese H.Rawlinson, ufficiale della compagnia delle Indie, approfittò di un suo prolungato soggiorno in Persia per studiare da vicino l'iscrizione della roccia di Behistun. Questa era un'iscrizione trilingue dell'epoca degli Achemenidi. Completamente affascinato, l'inglese non si diede pace finché non finì di copiare l'intero testo, ciò che fece a prezzo di grandi fatiche, stando per intere giornate appeso ad una fune in faccia alla parete, mettendo anche a repentaglio la sua stessa vita.
Poi il Rawlinson si accinse alla traduzione, partendo dalla scrittura più "semplice" in antico persiano, per poi passare alle altre due, babilonese ed elamita. Dopo pochi anni Rawlinson ed altri studiosi dichiararono di comprendere i testi. La prova definitiva fu effettuata nel 1857, a cura della Royal Asiatic Society, la quale affidò un testo di recente scoperta a tre studiosi indipendentemente l'uno dall'altro, con preghiera di traduzione. Quando si confrontarono i risultati (che differivano solo per pochi insignificanti dettagli) si capì che un'altra barriera era caduta, come era già capitato 35 anni prima per l'antico Egitto: era nata l'Assiriologia!
Da quel momento, le lingue degli antichi popoli della Mesopotamia cominciarono a rivelare i loro segreti agli studiosi.
Nel frattempo, procedevano gli scavi nei mucchi di rovine del le vallate del Tigri e dell'Eufrate. Poco dopo il 1840 il franco-piemontese Paul Emile Botta scavò, a Khorsabad, il palazzo di Sargon II, re degli Assiri, ricordato dalla Bibbia (ls.20:l). Alcuni rilievi di quel palazzo sono conservati oggi nel Museo di Torino. Ecco una nota della direzione del Museo: "La scoperta del grandioso complesso palaziale con gli splendidi rilievi rivelò al mondo l'Assiria, conosciuta sino ad allora soltanto dai vaghi accenni biblici". Dichiarazione tipica!
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11/07/2014 16:22
 
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Affermazioni analoghe saranno fatte con le scoperte di Ninive, Babilonia, i palazzi ittiti, gli scavi di Ur, la reggia del persiano Serse (Assuero), ecc. I racconti della Bibbia avevano quindi dei riferimenti archeologici anche per l'area mesopotamica.

A Khorsabad erano venuti in luce anche dei giganteschi tori alati con testa umana». Alcuni di questi tori sono ora esposti al Louvre.
Ninive venne scoperta "dall'inglese H.Layard sotto i cumuli di rovine del tell di Qujungiq. (In un raggio di 70 Km si trovarono Ninive, Nimrud, Assur, il Palazzo di SargonlI; regione dell'alto Tigri). I bassorilievi di Ninive si trovano oggi al British Museum, (.Nel secolo scorso era abitudine di portare i pezzi ritrovati nei vari Musei d'Europa, dove tutti poterono ammirare stupefatti il mondo sconosciuto di quel remoto passato).
Intorno al 1870 fu poi scoperto a Ninive l'archivio reale di Assurbanipal. Erano migliaia e migliaia di tavolette, con testi religiosi, poemi, lettere, resoconti di campagne militari (comprese le campagne contro i regni di Israele e di Giuda, con i nomi dei re ebrei). Di grande interesse per le analogie coi racconti biblici sono le tavolette della creazione e del diluvio.
Verso la fine del secolo scorso, a cura dell'abilissimo archeologo tedesco Koldeway, fu;scoperta Babilonia. Babilonia si rivelò subito luogo irto di difficoltà, in quanto essa era stata distrutta più di qualsiasi altra città antica. Ma lo scavo di Koldeway fu un vero e proprio capolavoro di esplorazione scientifica, e le rovine di Babilonia divennero una miniera di informazioni sulla storia, la cultura e la civiltà babilonese. 
La splendida porta di Ishtar, costellata di rilievi di anima li fantastici, fu ricostruita interamente nel Museo di Berlino. Alcuni rilievi di leoni sono esposti al Louvre. Sono stati trovati innumerevoli mattoni con inciso il nome di Nabucadnetzar, ben noto ai lettori della Bibbia.
A Susa, in Persia, i francesi scavarono il palazzo dove visse Serse (l'Assuero del libro di Ester). E a Susa trovarono la stele di Hammurabi, ivi portata dagli Elamiti come preda di guerra da Babilonia. E' una bellissima colonna di pietra scura su cui Hammurabi, re di Babilonia, contemporaneo dei patriarchi, aveva fatto incidere, in nitidissimi caratteri cuneiformi, il suo codice legale, che presenta parallelismi con le leggi del Pentateuco.
Nella Bassa Mesopotamia gli scavi furono condotti dall'archeologo inglese Sir Leonard Woolley, il quale scavò ad Ur dal 1922 al 1934. (Ur è ricordata dalla Bibbia come "Ur dei Caldei", patria di Abramo, Genesi 11:31). Una delle più grandi scoperte di Woolley fu quella delle "Tombe Reali" (1° metà del III millennio a.C.), nelle quali furono rinvenuti oggetti di inestimabile valore e di eccezionale raffinatezza. Ur era una delle capitali dei Sumeri, popolazione non semitica stanziatasi nella Bassa Mesopotamia fin dalla metà del IV millennio a.C. Notevoli tra le scoperte di Wool-ley a Ur furono pure uno strato di sedimenti attribuito al "Diluvio" e molte abitazioni del periodo Isin-Larsa, risalenti all'epoca di Abramo
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11/07/2014 16:28
 
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TAVOLETTE CON SCRITTE CUNEIFORMI SCOPERTE AD EBLA


LE SCOPERTE DI EBLA

Nel 1964 a Tell Mardikh, una collinetta poco lontana da Aleppo, una missione archeologica italiana inizia una felice serie di scavi; la missione è guidata dal giovane archeologo Paolo Matthiae, professore all'Università di Roma. 

Nel 1968, dopo cinque anni di lavori, accade un fatto non comune: viene alla luce una statua mutila con un'iscrizione cuneiforme in accadico, nella quale viene menzionato per la prima volta un re di Ebla. E' dunque possibile localizzare a Tell Mardikh questa città misteriosa, che prima era stata nominata nei testi mesopotamici del periodo della dinastia di Accad (2350-2150 a.C.). 
Si arriva, nel 1975, alla grande scoperta dell'Archivio di Stato, ricco di oltre 15.000 tavolette d'argilla, cotte e indurite dal fuoco dell'incendio che aveva distrutto il Palazzo Reale. La scrittura era in caratteri cuneiformi, ma la lingua risultava "nuova", sconosciuta. L'assiriologo della missione, che allora era Giovanni Pettinato, riuscì, dopo sei mesi di intenso lavoro, a decifrare la lingua misteriosa. Ed ecco la sorpresa: la lingua eblaita risultò essere una lingua semitica, imparentata strettamente con l'ugaritico, il fenicio e l'ebraico.

I giornalisti misero le mani su queste notizie e ne nacque una polemica che accentuò le tensioni internazionali, già presenti nella zona esplosiva del Medio Oriente. Gli stati arabi si ersero a difensori della "verità scientifica" negando ogni cosa, ma in realtà non volendo che si accennasse ad un eventuale rapporto tra la città di Ebla, in piena Siria, e la Bibbia, il Libro sacro per Israele.
Ma, a parte la lingua, che cosa si può dire di questa antica città-stato della Siria settentrionale? 
Ebla ebbe due fasi: la prima culminò intorno al 2400-2300 a.C., epoca a cui risalgono il palazzo reale e gli archivi.
Questa fase di Ebla coincise con il periodo delle città-stato sumeriche in Mesopotamia e con l'epoca delle Grandi Piramidi in Egitto. Fu un periodo splendido, la cui rivelazione lasciò stupefatti e attoniti gli studiosi. Infatti la lettura delle tavolette rivelò resoconti economici, testi storici, testi lessicali e letterari. 



La prima fase di Ebla terminò con la sua distruzione ad opera degli Accadi. Probabilmente ne fu artefice Sargon I, il quale se ne vanta nelle sue iscrizioni.
Ebla rifiorì di nuovo attorno al 2000-1800 a.C., quando a Babilonia regnava Hammurabi, con la 1° Dinastia Babilonese, detta "amorrita" (questa seconda fase di Ebla è perciò anche conosciuta come "periodo amorreo"'). In questo periodo Ebla fu contemporanea di Mari, mentre in Egitto era in pieno sviluppo il cosiddetto Medio Regno.
Ora, questo fu proprio il periodo dei patriarchi. Quindi possiamo dire che al tempo dei padri fondatori d'Israele, Ebla era una città fiorente e prospera. E il modo di vivere dei suoi abitanti, le leggi, le consuetudini, in una parola la sua "cultura", gettano indubbiamente una luce notevole sull'epoca che ci interessa studiare.
Seguono altre due immagini relative ad Ebla







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11/07/2014 16:33
 
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TAVOLETTE DI NUZI

Nuzi o Gasur-Nuzi, l'attuale Yalghan Tepe, ad est del Tigri, fu scavata dal 1925 al 1931. Questa città era uno dei centri maggiori della civiltà degli Hurriti. Erano costoro il cosiddetto "Popolo dei monti". Essi penetrarono nella Terra dei Due Fiumi in modo pacifico, graduale ma incessante. La prima citazione di queste genti risale all'epoca di Accad (2400 a.C.). In lingua hurrita sono probabilmente alcuni testi ritrovati a Mari. Verso il 1500 a.C. vediamo sorgere, tra l'Eufrate e il Khabur, un forte impero hurrita, quello di Mitanni, ancora poco noto, che probabilmente fu in seguito soggiogato dagli ittiti.
Nuzì fu distrutta verso la metà del 2° millennio a.C. Si sono conservati i resti di un tempio e di un palazzo, dove sono state ritrovate circa 4.000 tavolette. Queste si sono rivelate di grande importanza per la conoscenza delle consuetudini e delle leggi del tempo.


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11/07/2014 16:43
 
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IL POPOLO ITTITA

Un secolo fa nessuno sapeva ancora chi erano gli Ittiti. Ammesso che fossero realmente esistiti (solo la Bibbia ne aveva parlato!), sembravano svaniti nel nulla. Poi si cominciò a mettere in relazione gli Ittiti (o Hittei) della Bibbia con i Eheta, di cui parlavano alcuni testi egizi. In seguito, iniziarono gli scavi in Anatolia, e nel 1906 tra le rovine di Bogazktfi (una località circa 200 km ad est di Ankara), l'archeologo tedesco Winckler trovò oltre 10.000 tavolette, scritte in cuneiforme, cotte dall'incendio della città. Presto si capì che era stata scoperta l'antica Hattusa, la capitale di. un regno potente.

Una tavoletta (oggi al Museo di Istanbul) conteneva la redazione ittita del Trattato di pace concluso nel 1259 a.C. tra il faraone Ramesse II e il re ittita Hattusili III, dopo, la famosa battaglia di Qadesh. (La redazione egizia di questo trattato era già nota perché riportata su vari monumenti, per es. a Karnak).

Oggi si conoscono molte cose sugli Ittiti. La loro lingua risultò essere di ceppo indoeuropeo, imparentata col greco e il latino, con il tedesco e con l'inglese. ( A parte le tavolette dell'archivio reale, che erano scritte in accadico - la lingua internazionale del tempo - ed in caratteri cuneiformi, tutte le iscrizioni sui monumenti ittiti sono in geroglifici, la cui decifrazione è tuttora in corso.).
La scoperta di cinque grandi templi nell'area del la capitale e la descrizione, appresa dalle tavolette, dei riti e delle cerimonie, hanno evidenziato che le cerimonie prescritte dalla legge ebraica non sono fuori posto nello scorcio del II millennio.
La potenza degli Ittiti si affermò a partire dal 1750 a.C. Essi costituirono un vasto impero, ed ebbero influenze anche in territori lontani. Alcune famiglie ittite soggiornavano stabilmente nella regione Sire-Palestinese. 
Leggiamo in Gen. 23:10 e segg. che Abramo acquistò la "spelonca di Macpela" da Efron, lo Hitteo.
(Cogliamo l'occasione per dare un chiarimento su una vicenda legata agli "Ittiti", di cui parla la Bibbia, in un periodo assai posteriore a quello patriarcale. 
Sappiamo che gli Ittiti vennero sconfitti e che la loro capitale Hattusa fu distrutta poco dopo il 1200 a.C. Allora, come si può spiegare ciò che leggiamo in 2 Re 7:6, che il "re d'Israele aveva assoldato il re degli Ittiti" per marciare contro i Siriani? Infatti questo episodio va datato intorno all’ 800 a.C.
Ecco la risposta. Le tradizioni ittite sopravvissero alla scomparsa dell'impero. Nei piccoli stati dell’Anatolia e della Siria settentrionale i re locali continuarono a incidere le iscrizioni in geroglifici ittiti e nella lingua luvia fino al 700 a.C. Alcuni di questi re facevano risalire i loro antenati all'impero ittita, ma talora non erano neppure Ittiti. Tuttavia, per le altre nazioni antiche, per gli Assiri e gli Ebrei, erano ancora Ittiti. Riferendoci all'episodio descritto in 2 Re cap. 7, quando l’esercito di Damasco tolse l'assedio da Samaria, c'era un forte re "ittita" un po' più a nord, ad Hama sul fiume Oronte, che poteva costituire una minaccia per Damasco, specialmente se si alleava ad altri re. 
Questa è dunque la realtà che sta dietro la narrazione dello storico biblico).


La riscoperta degli Ittiti è stato uno dei risultati più notevoli dell'archeologia del Medio Oriente. Una cosa ancora notevole da rilevare è ciò che si è appreso studiando in dettaglio i loro trattati. Si sono scoperte somiglianze impressionanti con i trattati contenuti nei primi libri della Bibbia, a partire da Gen 31:43-54 (trattato tra Labano e Giacobbe). I trattati ittiti avevano il seguente schema normale: dopo un'introduzione, c'era un'esposizione degli eventi che avevano portato alla conclusione del trattato, gli accordi per custodirlo e leggerlo pubblicamente, il nome dei testimoni, le benedizioni per chi lo rispettava e terribili maledizioni per chi vi contravveniva.
Ora, alcuni testi di trattati o patti nei primi libri della Bibbia seguono appunto lo schema precedentemente descritto (oltre al già citato Gen. 33:43-54, cfr. Esodo cap. 20-31, ripresi in Deuteronomio; Giosuè cap. 24).
Nel periodo della monarchia, invece, gli schemi dei trattati cambiano, seguendo piuttosto modelli derivati da testi assiri e aramaici.




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11/07/2014 16:47
 
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LE SCOPERTE IN PALESTINA

Rispetto alla profusione di scoperte dell'Egitto e della Mesopotamia, la Palestina si è dimostrata in un certo senso più avara. Però ciò che è stato ritrovato riveste lo stesso un interesse eccezionale.

Parecchie iscrizioni, su ostraka (cocci di vasi) o su stele di pietra, ci hanno rivelato la scrittura dell'epoca della monarchia, che era di tipo fenicio. A tal riguardo ricordiamo il Calendario di Gezer, la Stele di Moab, gli Ostraka di Samaria e di Lakis, l'Iscrizione di Siloe nella, galleria di Ezechia. Parecchi di questi testi hanno riferimenti precisi, con personaggi descritti nella Bibbia.
Gli scavi nelle località cananee hanno portato alla luce tracce di costruzioni civili, insieme a templi, altari, idoli e sta tuette votive, che bene illustrano la devozione verso le divinità di Baal e Astarte di cui ci parla l'Antico Testamento. Opere di ingegneria idraulica (gallerie di Megiddo e di Hazor, galleria di Ezechia a Gerusalemme) mostrano la eccezionale perizia delle maestranze dell'epoca, che erano probabilmente fenicie.
Gli scavi a Samaria hanno rivelato strutture architettoniche riferibili a luoghi ed eventi descritti nella Bibbia; inoltre sono emersi tra i resti del palazzo reale splendidi frammenti eburnei finemente incisi, che gettano luce sull'espressione "palazzi d'avorio" usata dai profeti.
Recentemente sono state eseguite ricerche a Gerusalemme nella zona dell'ofel, a sud della spianata del Tempio, e sono state pure esplorate le zone della città vecchia, approfittando delle distruzioni causate dai bombardamenti della “guerra dei sei giorni”. Sono stati così riportati alla luce tratti della cinta muraria dell'epoca dei Re di Giuda.
A tutti sono poi note le eccezionali scoperte dei "Rotoli del Mar Morto", effettuate a partire dal 1947, la cui risonanza mondiale ha offuscato ogni altro rinvenimento in Terra Santa.




C’è poi tutto il vasto campo delle ricerche connesse con gli avvenimenti dell'epoca di Gesú e degli Apostoli. Sono state indagate e riportate in luce molte delle grandiose costruzioni fatte erigere da Erode il Grande (Acquedotto e Porto di Cesarea, Herodium, Palazzo Reale sul colle di Masada). Si è salvata dalla totale distruzione del Tempio di Gerusalemme una iscrizione contenente la proibizione per i Gentili di varcare la soglia del Luogo Santo.
A Cesarea è stata ritrovata una pietra col nome del procurato re romano della Giudea Ponzio Pilato.
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11/07/2014 16:56
 
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UR DEI CALDEI, DOVE NACQUE ABRAMO

Le scoperte più note di Ur forse sono quelle che si riferiscono al cosiddetto "strato del diluvio" e, successivamente, alle tombe reali. In queste ultime l'archeologo inglese Sir Leonard Woolley scoprì oggetti meravigliosi, come lo "Stendardo", il "Montone in piedi” l'"Arpa", i "Gioielli "della Regina".
Questi tesori di Ur non hanno un legame diretto con la Bibbia, perché si collocano. intorno al 2600 a.C.;ssi rivelano comunque la consumata abilità di quegli artigiani e ci aiutano a comprendere le credenze del tempo. 
Poiché risalgono a molti secoli prima di Abramo (come la prima fase di Ebla), ci ricordano che l'inizio della storia d'Israele non si colloca in un'età primitiva, ma in un mondo di uomini già altamente civilizzati.

Note sono pure le scoperte nell'area mesopotamica delle cosiddette "ziggurat". Ad Ur se ne trova una assai imponente. Erano, queste ziggurat, dei templi costruiti con una serie di piattaforme, ciascuna più piccola di quella sottostante. Sulla piattaforma più alta si trovava il santuario dove si pensava vivesse il dio. 
Molti studiosi mettono in raffronto queste costruzioni col racconto biblico della Torre di Babele.



Al tempo di Abramo qualche benestante di Ur viveva in case a due piani, costruite in questo modo. Al centro c'era un cortile lastricato, attorno al quale si trovavano il bagno, la cucina, il tempietto e altre stanze.

Ma ciò che ci interessa di più per la storia dei patriarchi è la scoperta delle case di Ur, la quale è poco nota e merita di essere raccontata in dettaglio .
L’archeologo Woolley trovò dunque a Ur due aree urbane abbastanza ben conservate, risalenti intorno al 1740 a.C., epoca in cui Ur fu distrutta da un re babilonese della 1° dinastia amorrita. Presumendo che la famiglia di Abramo abbia lasciato la città circa un secolo prima di questo evento, la conoscenza di queste case e della vita che vi si svolgeva sarà per noi di estremo interesse.
Woolley riuscì a fare la pianta di molte strade, case, negozi e tempietti inseriti nell'abitato. In una tipica casa della città, la porta sulla strada si apriva su un piccolo atrio, dove solitamente si trovava una giara d'acqua perché potesse lavarsi i piedi chi arrivava. Una porta laterale dava su un cortile, attorno al quale c'erano varie stanze, tra cui dispense, gabinetto e cucina. Nella cucina c'era spesso un pozzo, un tavolo di mattoni, un forno, macine per la farina, oltre a tegami e vasi lascia ti dagli ultimi proprietari. Una stanza al centro di un edificio poteva essere la sala di ricevimento. I mobili non si sono conservati. Le incisioni, le raffigurazioni su sigilli di pietra e i modelli di argilla, probabilmente giocattoli, rappresentano tavoli e sedie pieghevoli, cesti di vimini, lettiere di legno e tappeti che rendevano confortevoli le case.
Nelle case più grandi ci poteva essere una stanza separata dalle altre che serviva da tempietto. In un angolo si trovava un altare fatto con mattoni di fango intonacato con cura. Vicino c'era una sorta di focolare con una canna fumaria che arrivava fino al soffitto e forse serviva per bruciare l'incenso, e una panca fatta con mattoni di fango che serviva da tavolo per le tazze delle bevande e i piatti di cibo. Niente ci rivela che tipo di culto si praticasse nelle case; ma forse i proprietari facevano offerte, pregavano gli dèi protettori della famiglia e commemoravano gli antenati. Il culto familiare è dimostrato in venti case sulle sessantanove scavate. In stanze a volta sotto il pavimento si trovavano le camere funerarie, che potevano contenere dieci o dodici persone, spingendo da parte quelle sepolte prima, per far posto alle più recenti. Le tavolette d'argilla lasciate nelle case, a volte in stanzette riservate all'archivio, dicono cosa facevano gli abitanti della casa. Tra di loro c'erano commercianti che giungevano fino a sud nel Golfo Persico, ad est in Persia e a nord—ovest sul fiume Eufrate fino in Siria. In città c'erano uomini d'affari, sacerdoti e altri addetti al servizio dei templi. I loro documenti riguardano acquisti e vendite di case e terre, di schiavi e merci, adozioni, matrimoni ed eredità, e tutti gli affari di una città operosa.






In qualche casa si sono trovate parecchie tavolette di tipo differente. Su palline d'argilla a cui si faceva assumere la forma di focaccia, i ragazzi copiavano la scrittura degli insegnanti per imparare i segni cuneiformi. La fase successiva consisteva nel copiare le iscrizioni dei primi re, oppure gli inni e le preghiere agli dèi e alle dee, oppure i miti e le leggende dei tempi antichi. Noi conosciamo la letteratura sumerica e babilonese proprio per merito dell'attività di quegli insegnanti e dei loro scolari. Per aiutarli a imparare l'antica lingua sumerica utilizzavano delle tavole dei verbi, e per l'aritmetica avevano tavole del le radici quadrate e cubiche.
Gli abitanti che vissero ad Ur dal 2100 al 1700 a.C. godevano un elevato livello di vita nella loro città prosperosa. Non stupisce quindi che si sentissero superiori ai nomadi del semideserto, situato oltre l'area bagnata dal fiume Eufrate. I nomadi erano chiamati Amorriti e pare che fossero originaridella Siria. Arrivavano così numerosi che i re di Ur costruirono delle mura per fermarli. Arrivarono però molti altri Aborriti che oltrepassarono le mura e, intorno al 2000 a.C., misero fine al dominio di Ur su Babilonia. A poco a poco i nuovi arrivati accettarono la vita di città e in luoghi come Ur vissero accanto agli abitanti originari. Quegli Amorriti parlavano una lingua che somigliava all'ebraico, più che al babilonese, ma gli scribi conservarono il babilonese, perché era una lingua più rispettabile. Hammurabì, il famoso re di Babilonia, apparteneva a una famiglia amorrita.
II nome di Abramo e quelli della sua famiglia sono molto simili ai nomi amorriti. Da Gen 11:27-31 si arguisce che Abramo nacque ad Ur dei Caldei: i suoi primi anni di vita si collocano dunque in questo ambiente. (In Ezech 16:3 troviamo, a proposito di Gerusalemme: "Tuo padre era un Amorreo"). Da Gen 12:1-4 sembrerebbe di capire che Abramo ricevette la chiamata di Dio quando era a Charan. Ma in Gen 15:7, quando Abramo è ormai arrivato in Canaan, Dio gli dice: "Io sono l'Eterno che t'ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti questo paese, perché tu lo possegga". Dobbiamo dunque ritenere che il piano divino per la vita di Abramo avesse già preso le mosse da Ur. E alla chiamata, la svolta per Abramo fu radicale. Egli lasciò la città raffinata, con la sua sicurezza e le sue comodità, per diventare un nomade disprezzato. Il passo di Ebr. 11:8-10 sottolinea il punto chiave di quella risposta sorprendente: "Per fede Abramo, essendo chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli aveva da ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava. Per fede soggiornò nella terra promessa , come in terra straniera, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, perché aspettava la città che ha i veri fondamenti e il cui architetto e costruttore è Dio".



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30/09/2014 12:53
 
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Il "quadrato magico" ecco le risposte che raccontano le origini del cristianesimo.

Un quadrato di numeri che letti in qualunque direzione, in verticale ed in orizzontale, dà sempre lo stesso risultato. Questo strumento, che assume la qualità di “magico” quando i maghi-filosofi del Rinascimento (da Cardano ad Agrippa) ne sviluppano tanti a ripetizione come talismani per le loro indagini, ha una precisa data di nascita. O meglio, un preciso luogo di nascita, dato che i due primi esemplari conosciuti sono tra le rovine di Pompei: si tratta del quadrato originale, quello formulato da lettere che lette in tutte le direzioni danno sempre le stesse parole latine,ovverosia 
“Rotas-Opera-Tenet-Arepo-Sator” 
 (“il Seminatore Arepo Tiene le Opere e le Ruote”).

Lo stesso quadrato magico, con le stesse parole, è stato rinvenuto in tantissime chiese del nostro continente – se ne può trovare uno anche nel Duomo di Siena – ma in queste versioni medievali la parola “Sator”, e cioè il soggetto, diventa la prima parola della frase. Per secoli si sono ipotizzate risposte alle tante domande che questo “simbolo” rappresenta: cosa significa questa frase e questa struttura? Perché se ne trovano così tanti nelle chiese? Quale relazione c’è con la cristianità? Una risposta è arrivata nel XX secolo, corredata di una serie di ricerche che hanno fornito notizie importanti circa la vita delle prime comunità cristiane. Qualche anno fa lo scrittore 
Rino Cammilleri le ha raccolte nel suo volume Il Quadrato Magico. Il mistero che dura da Duemila anni (Bur, 2004), nel quale sostiene con forza la tesi che “la possibile ispirazione divina ha permesso di profondere nel Quadrato meraviglie di significato”. Aleteia ha incontrato l’autore del libro, ora disponibile anche in versione Kindle.


È stato risolto il grande mistero del “quadrato magico”?
Cammilleri: Si, la soluzione è quella che ho sposato,  perché è corretto da un punto di vista logico prendere tra tutte le soluzioni possibili quella che ha un senso rispetto a quelle dove il senso è strampalato. La soluzione del quadrato magico è stata trovata per via anagrammatica, cioè è stato anagrammato. Cosa che aggiunge mistero a mistero, da due studiosi diversi nel 1925, due studiosi che non si conoscevano tra di loro e che hanno raggiunto entrambi lo stesso risultato. La soluzione è quella dell’anagramma, alla quale nessuno aveva pensato: un anagramma che dà come risultato due Pater Noster, con l’avanzo di due A e due O.
Uno dei due studiosi, rendendosi conto che nel quadrato la lettera N ricorreva una volta sola, ed è l’unica lettera a ricorrere una sola volta, ebbe l’intuizione geniale di incrociare i Pater Noster facendo perno proprio sulla N. Egli vide che si ottiene una croce partendo dai due Pater Noster, che sono contornati da due ALFA e da due OMEGA. Per cui è un chiarissimo simbolo cristiano, criptico, che evidentemente era stato graffito a Pompei – ne sono stati trovati sue esemplari, uno mutilo e uno intero – a mio avviso proprio come segnale per i cristiani che man mano sarebbero giunti lì, che così avrebbero saputo in città c’erano dei loro correligionari. Era un segno di rassicurazione, per fargli sapere che non erano soli e che prima o poi si sarebbero incontrati con qualche altro segno; tant’è che proprio sul quadrato pompeiano, che è un graffito grande quanto una mano, un’altra persona sotto scrisse le lettere A N O, che sono proprio la chiave per risolvere il crittogramma. Qualcun altro, dunque, aveva lasciato il segnale che aveva capito. Questa è l’ipotesi di fondo che io ho assemblato mettendo insieme tutti gli elementi che sembrano univoci.

[Modificato da Credente 03/06/2016 19:33]
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28/12/2014 12:37
 
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Il luogo della sepoltura di santo Stefano protomartire

“Ci siamo imbattuti in una iscrizione che indica che questa chiesa è stata costruita in onore dell'apostolo e arcidiacono Santo Stefano Protomartire, sepolto qui nel 35 dopo Cristo”. A dichiararlo ai media locali è il professor Salah Hussein al Hudeliyya, archeologo palestinese della Al Quds University di Gerusalemme.
 
 

Il professore è a capo della squadra di ricercatori impegnati da 2 anni nella campagna di scavi e ricerche presso il sito archeologico di Khirbet El Tireh, a 2 chilometri da Ramallah, nei territori palestinesi. Ed è proprio qui che la sua equipe ha prima individuato e poi confermato il ritrovamento di una serie di indizi che consentono di attribuire quell’area archeologica come luogo di sepoltura di Santo Stefano, il primo Martire Cristiano.
 
 

Le ricerche, condotte nel sito da archeologi palestinesi e israeliani, fanno parte di un grande progetto sostenuto dalla stessa Al Quds University e sono concentrate intorno ai resti di un grandecomplessobizantino, comprendente una chiesa e un monastero.

La notizia del ritrovamento è stata confermata ad Aleteia anche da Osama Hamdan, direttore del Mosaic Center partner di ATS Proterrasancta (la ONG della Custodia di Terra Santa), che sta lavorando al restauro dei mosaici presenti nel sito archeologico, in collaborazione con il progetto degli scavi.
 

I lavori nell'area, che appartiene in gran parte al Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, proseguiranno ancora per 5 anni ma intanto - come riporta Agenzia Fides (22 novembre) - c'è chi sta già pensando di inserire il sito archelogico negli itinerari dipellegrinaggio in Terra Santa.

sources: ALETEIA

[Modificato da Credente 03/06/2016 19:36]
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16/12/2015 11:50
 
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Archeologia:
confermata l’esistenza del re biblico Ezechia

ezechiaFino a pochi decenni fa molti storici e studiosi concordavano sul fatto che le narrazioni bibliche che descrivono il tempo prima dell’esilio babilonese sarebbero state frutto della fantasia di scribi pii, mossi dall’obiettivo di giustificare le loro preoccupazioni sull’esilio attraverso la creazione di un passato a cui far riferimento.

E’ stata anche messa in dubbio l’esistenza di figure come i re Davide e Salomone, mentre alcuni studiosi oggi affermano che sarebbero esistiti ma soltanto come piccoli capi tribali, oggetto di successiva glorificazione. E’ stata l’archeologia a smentire queste convinzioni.

Proprio in questi giorni è stata annunciata la scoperta a Ophel, ai piedi della parete meridionale del Monte del Tempio, di un sigillo reale del re biblico Ezechia. Gli scavi, condotti dall’Università Ebraica di Gerusalemme sotto la direzione di Eilat Mazar, hanno portato alla luce questo reperto di forma ovale, sul quale compare un’iscrizione in alfabeto ebraico antico, che recita: “Hezkiahu (figlio di) Achaz re di Giudea“. Vi è inciso anche un sole con due ali rivolte verso il basso, affiancato dall’ankh simboleggiante la vita, che è l’emblema scelto dal monarca nella fase finale del suo regno, protrattosi negli anni 727-698 a.C. Ezechia è descritto favorevolmente nella Bibbia (Re2, Isaia, Cronache) come reintraprendente e audace«Fra tutti i re di Giuda nessuno fu simile a lui, né fra i suoi successori né fra i suoi predecessori» (Re2 18,5).

Il ritrovamento va connesso a quelli emersi in questi anni rispetto agli altri re biblici, come Davide e Salomone. Ricordiamo ad esempio la scoperta di una città fortificata in Giudea al tempo di re Davide, che ha fatto concludere così gli studiosi: «le ipotesi di chi nega la tradizione biblica per quanto riguarda Davide e sostiene che egli era una figura mitologica, o un semplice capo di una piccola tribù, vengono ora dimostrate essere errate». I reperti di Khirbet Qeiyafa indicano, inoltre, che uno stile architettonico elaborato si era sviluppato fin dal tempo del noto re biblico, così come la formazione di uno stato e la creazione di una élite, con un certo livello sociale e urbanistico.

L’esistenza di Davide è stata anche confermata dalla stele di Tel Dan, trovata nell’odierno Israele settentrionale nel 1993-94, e datata all’incirca all’842 a.C.. L’iscrizione reca il nome di re Davide e descrive la sconfitta di Joram (o Jehoram), re del regno di Israele, e suo figlio Ahaziah (o Ahaziyahu), re del regno di Giuda, da parte del sovrano del regno di Aram Damasco all’inizio del 9° secolo a.C. Allo stesso tempo è stato trovato il palazzo di re Salomone e l’antica muraglia di Gerusalemme da lui fatta costruire.

Ci sono conferme anche sui personaggi più famosi e apparentemente più mitologici della Bibbia, come ad esempio Sansone. E’ stata ritrovata, infatti, una moneta dell’XII secolo a.C. in cui si descrive un grande uomo con i capelli lunghi che lotta contro un leone. E’ noto infatti il famoso episodio biblico della forza di Sansone che squarciò, come fosse un capretto, un leone che lo aggredì (Giudici 14,6). Gli studiosi sono infatti convinti che rappresenti il famoso giudice biblico.  Il prof. Lawrence Mykytiuk , della Purdue University, ha spiegato e mostrato che ad oggi l’archeologia ha confermato l’esistenza di almeno 50 personaggi biblici.

Rimandiamo un approfondimento su questa tematica ad un nostro dossier specifico sull’archeologia biblica. Ci teniamo tuttavia a ricordare che laprudenza è obbligatoria, tali scoperte vanno tenute in alta considerazione ma è sbagliato pensare all’Antico Testamento come fosse un testo storico o scientifico. Non è stato scritto con queste intenzioni ed è sbagliata una lettura letterale: il messaggio inspirato da Dio ha esclusivamente unsignificato salvifico, descrive la rivelazione pedagogica di Dio agli uomini e va bel al di là della narrazione dei fatti, molti dei quali sono effettivamente storici come oggi conferma l’archeologia. Sant’ Agostino, infatti, definiva la Bibbia come il libro della pazienza di Dio, che vuole condurre gli uomini e le donne verso un orizzonte più alto (I Comandamenti, p. 100).


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03/06/2016 19:21
 
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Archeologia ‘biblica’, nuovi elementi sull’attendibilità dei testi sacri



http://i.livescience.com/images/i/27029/original/shrine-ed.jpg?1336601841Non sono rari, specialmente di recente, i ritrovamenti archeologici che finiscono per confermare, in modo più o meno definitivo, la narrazione Biblica. A questo proposito, è stato recentemente riportato, rispettivamente dal sito di divulgazione scientifica LiveScience.com e dal Corriere della Sera, il ritrovamento di un sigillo del dodicesimo secolo avanti Cristo rappresentante la storia di Sansone e l’annuncio di nuove prove scientifiche che confermerebbero il ritrovamento di alcune ossa appartenenti a San Giovanni Battista (e conseguentemente, la storicità della figura del santo).


L’antico sigillo, in cui sarebbe raffigurato l’eroe descritto nel Libro dei Giudici, rappresenterebbe uno dei più antichi riferimenti alle vicende narrate nell’Antico Testamento. Il ritrovamento, avvenuto nel sito di Beth Shemesh, tra le antiche città di Zorah ed Eshtaol, non permetterebbe certo di provare l’esistenza di Sansone ma nondimeno, «ancora la vicenda in un contesto archeologico», come dichiarato dal prof. Shlomo Bunimovitz, archeologo all’università di Tel Aviv.


Intanto, un team di studiosi dell’università di Oxford, ha recentemente annunciato il risultato dell’ennesimo esame scientifico sui resti ossei trovati nel sottosuolo di un antica chiesa in Bulgaria. Il nuovo test, oltre a confermare l’appartenenza delle ossa alla stessa persona, le farebbe risalire al I secolo dopo Cristo. Epoca in cui, come riportano i Vangeli, sarebbe vissuto San Giovanni. A sfumare altri, eventuali, dubbi ci penserebbe anche un’incisione in greco antico trovata vicino al sarcofago contenente le reliquie, facente riferimento al Battista e al 24 giugno, giorno in cui si ricorda la natività del santo. Tuttavia, anche se le analisi scientifiche non smentiscono quest’eventualità, Hannes Schroeder, studioso dell’Università di Copenaghen, ha tenuto a specificare che «non si tratta di prove conclusive» e che «ancora non possiamo dichiarare che queste ossa appartengano a Giovanni Battista». Nondimeno, sia che si tratti di Sansone o del predicatore che battezzava nel Giordano, non sono certo prove definibili come “schiaccianti”, peraltro innecessarie dove la fede è richiesta, ma indizi di veridicità che illuminano quanti vogliono vedere.



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03/06/2016 19:30
 
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Monte Sinai: nuove conferme per l’Antico Testamento



Har Karkom, in ebraico “Monte Zafferano”, è una montagna ricca di santuari e luoghi di culto eretti nei millenni da diverse popolazioni, accanto ad altari, circoli di steli, menhir, sepolture, grandi disegni di pietre riconoscibili solo dal cielo, incisioni rupestri ecc…il tutto nel cuore del deserto in cui avvenne la fuga dei figli d’Israele dall’Egitto: il Negev. L’archeologo Emmanuel Anati -come spiega nel libro La riscoperta del Monte Sinai, (ed. Messaggero Padova, 2010) – lo identifica con il monte Sinai. Un’ipotesi all’inizio aspramente osteggiata dal mondo accademico, oggi accolta da buona parte degli archeologi e dei biblisti come molto probabile. Una scoperta che, se confermata definitivamente, rivoluzionerà gran parte delle “conoscenze” ereditate dalla tradizione. Avvenire intervista l’archeologo: «Dopo 30 anni di spedizioni abbiamo rilevato 1.300 siti e milioni di reperti che testimoniano culti religiosi e centinaia di accampamenti di uomini che si fermarono ai piedi di quella montagna. Proprio come racconta l’Antico Testamento. Il luogo fu sacro da quando l’homo sapiens ci mise piede (il più antico santuario risale a 40mila anni fa), ma tra il 4000 e il 2000 a.C., nell’antica età del Bronzo, c’è una vera esplosione di sacralità: in altre parole, quando il popolo di Israele arriva qui e vi adora il Dio della Bibbia. In tutto il Negev non esiste una sola montagna con una così rilevante evidenza archeologica, per non parlare della impressionante corrispondenza tra quanto la Bibbia narra e quanto abbiamo trovato ad Har Karkom». L’archeologo spiega così le reazioni critiche avute in passato: «Le scoperte dimostrano che l’esodo avvenne 800 anni prima rispetto a quanto sostiene l’esegesi in voga da due secoli. La tradizione, cioè, poneva l’esodo nel 1200, invece oggi sappiamo che avvenne tra il 2200 e il 2000». Tutto questo «dimostra che Esodo, Deuteronomio e Numeri non sono mito, e la narrazione biblica va a innestarsi nella storia. Ora un immenso patrimonio di reperti, chiuso in casse nei magazzini in Israele, attende solo di essere studiato da antropologi, storici delle religioni, teologi, esegeti e archeologi, che finalmente vedono coincidere i loro dati senza più contraddizioni».



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03/06/2016 19:32
 
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Scoperti nuovi reperti del tempo di re Davide, 
rafforzata storicità biblica

Mentre si succedono gli studiosi che avanzano dubbi sull’esistenza storica di Maometto, fondatore e profeta dell’Islam («il Maometto della tradizione islamica non è esistito, o se è esistito, era sostanzialmente diverso da come la tradizione lo dipinge»), contemporaneamente l’archeologia continua a confermare la storicità e l’attendibilità dei Vangeli e dell’Antico Testamento.

Il caso recente è quello del team di archeologi guidati dal prof. Yosef Garfinkel, docente presso l’Istituto di Archeologia dell’Università ebraica di Gerusalemme, i quali durante scavi archeologici aKhirbet Qeiyafa, una città a ovest di Gerusalemme adiacente alla valle di Elah, hanno scoperto assemblaggi ricchi di ceramica, pietra, utensili in metallo e oggetti di culto. Sono venute alla luce, inoltre, tre grandi stanze che servivano da santuari di culto. La scoperta, si legge sul sito del governo israeliano, è «straordinaria».

La descrizione di questi luoghi corrisponde a quelle presenti nella Bibbia, durante il tempo di re Davide. I reperti, si legge, rafforzano la storicità della tradizione biblica. La città, secondo le misure radiometriche effettuate dall’Università di Oxford, è esistita per un breve periodo tra il 1020-980 aC, per poi essere violentemente distrutta. «Questa è la prima volta che gli archeologi scoprono una città fortificata in Giudea al tempo di re Davide», ha commentato il prof. Garfinkel. «Le ipotesi di chi nega la tradizione biblica per quanto riguarda Davide e sostiene che egli era una figura mitologica, o un semplice capo di una piccola tribù, vengono ora dimostrate essere errate». E’ anche la prima volta che vengono scoperti santuari dei primi re biblici, il che permette di anticipare la costruzione del tempio di Salomone a Gerusalemme di 30 o 40 anni, fornendola prima evidenza fisica di un culto al tempo di re Davide. Un culto monoteistico, profondamente differente da tutte le altre nazioni del Vicino Oriente Antico.

Spiega l’archeologo: «Nel corso degli anni, migliaia di ossa di animali sono stati trovati, tra ovini, caprini e bovini, ma non di maiale. Ora abbiamo scoperto tre sale di culto, ma senza nessuna figura umana o animale. Questo suggerisce che la popolazione di Khirbet Qeiyafa osservava i due divieti biblici – di carne di maiale e delle immagini scolpite -. Quindi praticava un culto diverso da quello dei Cananei e dei Filistei». I reperti di Khirbet Qeiyafa indicano inoltre che uno stile architettonico elaborato si era sviluppato fin dal tempo del re David, indicando la formazione di uno stato, la creazione di una élite, con un certo livello sociale e urbanistico.


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28/04/2017 19:19
 
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Santo Sepolcro: gli archeologi dicono che gli evangelisti avevano ragione



 



Cos'ha rivelato l'apertura della lastra di marmo dell'Edicola


Il 20 ottobre 2016 ha avuto luogo uno degli eventi più straordinari degli ultimi secoli: l’apertura della lastra di marmo che custodiva il luogo in cui secondo la tradizione si trovava la tomba di Gesù, all’interno della basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme.


Sotto la lastra ce n’era un’altra, anch’essa di marmo grigio, con una fessura sul lato e una croce di Lorena. Molto probabilmente risale all’epoca delle Crociate, dall’inizio del XII secolo.


Rimossa la seconda lastra è emersa la sorpresa, in base a testimonianze raccolte da varie fonti. Proprio sotto questa lastra è stato infatti scoperto un elemento fondamentale del sito: una panca di pietra scavata nella roccia e collegata direttamente alla parete verticale, sempre scavata nella roccia dietro di essa.


Le cronache dei viaggiatori medievali come Félix Faber (1480), che vide l’Edicola senza l’attuale copertura marmorea, testimoniano che il banco e la parete formavano un unico pezzo di pietra, che corrisponde al muro nord della piccola stanza, il luogo tradizionalmente venerato come la tomba di Gesù.


La seconda sorpresa ha rivelato che la parete sud di questa stanza corrispondeva a un secondo muro verticale, sempre di pietra ordinaria, alto circa due metri. L’Edicola della basilica del Santo Sepolcro contiene quindi un sito che consiste in due pareti di pietra (nord e sud) e una panca (sul lato nord) – tutti scavati nella roccia. Il pavimento di pietra originale della tomba, ancora da scoprire, si dovrebbe trovare sotto il pavimento marmoreo attuale.


Gli elementi archeologici descritti concordano con i dati che si ritrovano nei Vangeli, come in Matteo 27, Marco 15-16, Luca 24 e Giovanni 19-20. È per questo che è legittimo supporre che si tratti davvero della tomba di Gesù.


Relativamente vicino al luogo in cui Gesù venne crocifisso, Giuseppe di Arimatea possedeva una tomba che non era ancora stata usata da nessuno (i costumi di sepoltura ebraici dell’epoca in genere imponevano una sepoltura rapida in una tomba poco profonda coperta di pietre per i poveri, mentre i ricchi compravano tombe di famiglia, o sepolcri, in cui i corpi sarebbero stati adagiati in nicchie scavate nei muri. C’erano anche panche di pietra per la preparazione del corpo o per chi visitava la tomba di famiglia). La tomba doveva essere chiusa da una grossa pietra che secondo i Vangeli andava rotolata a coprire l’ingresso. Questo tipo di chiusura è proprio quello che veniva usato per le camere sepolcrali, in genere scavate nella roccia, come quella scoperta sotto la lastra marmorea dell’Edicola. Ci si poteva entrare scendendo leggermente per accedere al luogo in cui veniva deposto il cadavere, ovvero la panca di pietra menzionata in precedenza. I Vangeli affermano infatti che Maria Maddalena “si chinò verso il sepolcro”.



La panca di pietra viene menzionata anche nei Vangeli di Marco e Giovanni. In Marco 16, 5 si dice che le donne entrarono nella tomba e trovarono “un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca”. Evidentemente ci si poteva sedere su quella panca di marmo, e non in una nicchia. Giovanni 20, 12 parla di “due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi [ancora una volta, nell’area della panca], dove era stato posto il corpo di Gesù”.


Quando Gesù venne sepolto, il venerdì, proprio prima del tramonto, il corpo non venne deposto in una nicchia ma sulla panca di pietra, come menzionano i Vangeli. Il motivo di questa decisione è che Gesù era morto dopo una considerevole aggressione fisica e il suo corpo era in condizioni deplorevoli, richiedendo quindi un’adeguata preparazione che non poteva essere effettuata in quel momento, visto che stava per iniziare il riposo previsto dallo Shabbat. Era costume tra gli ebrei del tempo lavare e ungere con olii aromatici i corpi dei defunti prima di seppellirli, ma visto che Gesù doveva essere sepolto in fretta il suo corpo venne lasciato sulla panca di pietra, coperto alla bell’e meglio con un sudario.


Anche se la fede nella Resurrezione potrebbe non basarsi su dimostrazioni logiche, non implica neanche un salto in un vuoto irrazionale. La ricerca mostra che i dati archeologici e i Vangeli concordano. Gli elementi archeologici non devono essere intesi come dimostrazioni che fondano (o meno) quella che è una questione di fede, ma stimolano la ragionevolezza, basata sulla verosimiglianza.


I Vangeli canonici sono documenti che appartengono ai primi secoli del cristianesimo, e possono essere letti come qualsiasi altro documento storico antico. Da questi testi è derivata una rivoluzione religiosa: quella iniziata su una panca scavata nella roccia, dentro un sepolcro, a Gerusalemme, duemila anni fa.



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03/07/2017 00:21
 
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Secondo l’Enciclopedia Americana

Alcune scoperte archeologiche hanno dimostrato l’accuratezza del racconto del libro di Daniele:

• Daniele scrisse che quando Babilonia fu conquistata, regnava Baldassarre “figlio” di
Nabucodonosor. (Daniele 5:1,11,18,22,30). Fino alla metà del XIX secolo non era ancora
stata trovata alcuna prova storica dell’esistenza di Baldassarre. Nel 1854, nelle rovine
dell’antica città caldea di Ur (nell’odierno Iraq meridionale) furono rinvenuti alcuni
piccoli cilindri di argilla con caratteri cuneiformi del re Nabonedo che includevano una
preghiera per “Bel-sar-ussur, mio figlio maggiore”.
Successivamente, altre tavolette
riferivano che quando Nabonedo si assentava da Babilonia per anni alla volta
(probabilmente per ispezionare di persona tutte le satrapie del regno) ‘affidava il regno ’
al suo figlio maggiore (Bel-sar-ussur, il Baldassarre menzionato da Daniele) che ne
diventava a tutti gli effetti re, coreggente del padre. Nabonedo sposò, a quanto pare, la
figlia di Nabucodonosor, per cui Baldassarre non era “figlio” ma tutt’al più “nipote” di
Nabucodonosor. Ciò è spiegabile col fatto che né nella lingua ebraica né in quella
aramaica esistono parole per “nonno” o “nipote”; il termine originario può quindi
significare indifferentemente “figlio di Nabucodonosor”, “nipote di ..” o “discendente
di…”.

• Daniele riferisce che quando Babilonia fu conquistata, cominciò a governare un re
chiamato “Dario il Medo” (Daniele 5:31). Iscrizioni cuneiformi hanno rivelato che Ciro il
Grande non assunse il titolo di “re di Babilonia” immediatamente dopo la conquista della
città. Un ricercatore ha avanzato l’ipotesi che il titolo di “re [della città] di Babilonia”
sarebbe stato un re vassallo comunque subordinato a quello di “re della Persia” titolo che
competeva esclusivamente a Ciro.
L’ipotesi che Dario fosse un re-funzionario lasciato da
Ciro a governare la città ed il distretto di Babilonia (probabilmente il Gubaru menzionato
in alcune tavolette) sembra essere confermato dal fatto che Ciro, che mal tollerava il
clima estivo torrido di Babilonia, usò la città esclusivamente come capitale invernale
(oltre che come centro culturale e religioso), mentre d’estate preferiva tornare nella sua
capitale Ecbatana, ai piedi del monte Alvand, a 1900 metri di altitudine sul livello del
mare, il cui clima gli era più congeniale. Ciro costruì inoltre un elegante palazzo nella sua
precedente capitale, Pasargade (nei pressi di Persepoli), circa 650 chilometri a sud-est di
Ecbatana, che costituì il suo “rifugio” preferito.

• L’autenticità del libro di Daniele è attestata dallo storico ebreo del I secolo, Giuseppe
Flavio. Nella sua opera Antichità Giudaiche, egli riferisce che nel IV secolo a.C.
Alessandro Magno (Alessandro III di Macedonia), mentre combatteva contro la Persia,
andò a Gerusalemme, dove i sacerdoti gli mostrarono una copia del libro di Daniele.
Alessandro stesso concluse che le parole di una delle profezie che gli avevano fatto
vedere si riferivano alla sua campagna militare contro la Persia.

• La prova più chiara dell’autenticità del libro di Daniele è stata confermata dal
ritrovamento dei Rotoli del Mar Morto, nelle grotte di Qumran. Fra i reperti rinvenuti nel
1952 vi sono numerosi rotoli e frammenti del libro di Daniele; il più antico è datato alla
fine del II secolo a.C. Ma, non solo: anche un altro profeta e scrittore di un omonimo
libro dell’Antico Testamento, Ezechiele, che era contemporaneo di Daniele, lo menziona
chiaramente per nome (Ezechiele 14:14,20 e 28:3).
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16/08/2017 14:50
 
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La Bibbia dice la verità. E due nuove scoperte lo dimostrano



 



Dalla distruzione babilonese al villaggio degli apostoli.
Le Sacre Scritture sono tutt'altri che racconti inventati!

Due scoperte che dimostrano come la Bibbia abbia raccontato quel che è veramente accaduto.

La clamorosa sentenza arriva, prima di tutto, da Israele, dove gli archeologi dell’Israel Antiquities Authority hanno effettuato una scoperta rivoluzionaria.

Gli scavi nella Città di David, il primo storico insediamento di Gerusalemme, dimostrano che la descrizione dell’incendio della capitale di Israele contenuta nell’Antico Testamento ha validità da un punto di vista scientifico, e quanto si legge nei versetti sarebbe proprio accaduto per davvero (tv.liberoquotidiano.it, 7 agosto).

REPERTI DEL 600 A.C.

Gli scavi hanno portato alla luce una serie di reperti e artefatti datati 600 avanti Cristo, ritrovati bruciati.

Come spiega HuffingtonPost.it (7 agosto), si tratta di semi di vite, legno, ceramiche, ossa bruciacchiate, tutto ricoperto di cenere. La datazione è stata resa possibile dai sigilli visibili sopra gli oggetti, «caratteristici del periodo di costruzione del Primo Tempio», come ha spiegato il capo-archeologo Joe Uziel.

 

IL LIBRO DI GEREMIA

Nel libro di Geremia (52, 12-13), del resto, si fa menzione a un incendio: «Nel quinto mese, il dieci del mese, essendo l’anno decimonono del regno di Nabucodònosor re di Babilonia, Nabuzaradàn, capo delle guardie, che prestava servizio alla presenza del re di Babilonia, entrò a Gerusalemme. Egli incendiò il tempio del Signore e la reggia e tutte le case di Gerusalemme, diede alle fiamme anche tutte le case dei nobili».

 

IL VILLAGGIO DEGLI APOSTOLI

L’altra scoperta riguarda il villaggio dei pescatori di Betsaida, luogo di nascita degli apostoli Pietro, Andrea e Filippo, che è stato forse finalmente localizzato dopo decenni di ricerche archeologiche, scrive The Jerusalem Post (8 agosto).

Duemila anni fa aveva assunto il nome di Julias, su iniziativa del monarca Erode Filippo (figlio di Erode il Grande), che aveva provveduto ad ampliarlo. Ma nei secoli la sua esatta ubicazione era andata perduta (Ansa, 8 agosto).

UNA MONETA E UN BAGNO

Sulla base delle descrizioni dello storico di estrazione ebraica Giuseppe Flavio, secondo cui sorgeva nei pressi dell’immissione del Giordano nel Lago di Tiberiade, esperti guidati da Mordechai Aviam (dell’istituto Kinneret di archeologia della Galilea) ritengono di essere finalmente entrati nel suo perimetro dopo aver trovato in quel lembo di terra reperti del I, II e III secolo. Fra di essi, una moneta argentea dell’epoca di Nerone, parti di un mosaico, nonchè elementi attinenti ad un bagno pubblico romano che fanno pensare ad una cultura di tipo urbano. Potrebbero essere i primi reperti di Betsaida-Julias.

212 METRI SOTTO IL LIVELLO DEL MARE

Lo strato inferiore si trova a 212 metri sotto il livello del mare. In passato i ricercatori pensavano che all’epoca di Gesù il lago fosse a 209 metri sotto il livello del mare e dunque avevano cercato Betsaida più in alto. In quello che è oggi noto come il Parco del Giordano, furono trovati due edifici del primo e del secondo secolo d.C. Ma apparivano isolati e del villaggio di Betsaida non c’era altra traccia.

Secondo Aviam è invece possibile che il livello del lago di Tiberade fosse allora significativamente più basso. Se fu così, forse Betsaida era davvero a 212 metri sotto il livello del mare. (La Repubblica, 8 agosto).


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16/08/2017 14:52
 
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L’archeologo che ha confermato l’esistenza di 53 personaggi della Bibbia






 




Utilizzando delle iscrizioni trovate in reperti archeologici, Lawrence Mykytiuk ha potuto stabilire l'accuratezza storica della Sacra Scrittura


Lawrence Mykytiuk, docente presso la Purdue University, ha la “missione” di determinare se le persone citate nella Bibbia siano effettivamente esistite. Attraverso reperti archeologici, sinora è riuscito a confermare le identità di 53 individui.


“Mentre alcuni, quando giurano, mettono la mano sulla Bibbia credendovi integralmente, ci sono degli accademici revisionisti che la rigettano altrettanto integralmente, pensando sia ‘frutto di fantasia’. Io ho cercato prove concrete e obiettive, esterne alla Bibbia stessa, che aiutassero a ricostruirne le storie”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professore Mykytiuk.


Mykytiuk ha pubblicato per la prima volta le sue conclusioni con la Biblical Archaeology Society nel 2014, quando scrisse di aver confermato l’autenticità dell’esistenza di 50 persone nominate nell’Antico Testamento. Nell’aprile di quest’anno, ha aggiornato lo studio per aggiungerne altre tre.


Nella Bibbia ebraica vengono nominate più di 3mila persone, ma Mykytiuk sostiene che non ci sono sufficienti informazioni da altre prove archeologiche (in particolare iscrizioni) che ne dimostrino l’esistenza.


Per i 53 nomi che ha verificato, Mykytiuk ha usato le iscrizioni e la sua conoscenza dell’antico ebraico, aramaico e greco, insieme ai dialetti cananei e ad altre lingue antiche, per confermare che queste persone sono vissute quando e dove la Bibbia dice che siano vissute.


Dopo anni di lavoro sui personaggi dell’Antico Testamento, Mykytiu ora intende iniziare a condurre ricerche per verificare l’esistenza di persone menzionate nel Nuovo Testamento.


Lo fa utilizzando nella sua ricerca un preciso processo a tre fasi. Secondo un comunicato stampa della Purdue University, l’individuo menzionato nella Bibbia può essere identificato con il suo nome, con il nome di suo padre e con il suo titolo. Questi tre elementi devono corrispondere ad altrettanti segni, su un’iscrizione, per poter essere considerati dei “punti fermi”. Se ci sono “coincidenze”, è un indizio valido, ma un solo punto comune non è sufficiente.


“A volte questo processo a tre fasi non è necessario, come quando sappiamo che la persona in un’iscrizione e la persona della Bibbia sono entrambe legate a una circostanza unica, o ad un evento relativo ad una sola persona”, ha detto Mykytiuk. “Ad esempio Achab, re d’Israele, ha governato nel periodo in cui fu combattuta la famosa battaglia di Qarqar, nel 853 aC. Il suo nemico assiro scrisse di ‘Achab l’israelita’, uno dei re che combatté in quella particolare battaglia. Perciò, Achab, re di Israele nella Bibbia, e Achab, il re israelita della battaglia di Qarqar presente nell’iscrizione assira, sono stati necessariamente la stessa persona”.


Mykytiuk sostiene che la sua ricerca abbia contribuito notevolmente alla dimostrazione della credibilità storica della Bibbia.


“Questa prova dimostra che non è fondamentale avere fede religiosa per comprendere e accettare gran parte di ciò che presenta la Bibbia. Dimostra che anche sulla base di scritti esterni alla Bibbia, la Scrittura ha comunque un considerevole grado di credibilità storica”.



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11/10/2017 10:56
 
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La Bibbia dice la verità. E due nuove scoperte lo dimostrano



 


 


Dalla distruzione babilonese al villaggio degli apostoli.
Le Sacre Scritture trovano ancora conferme dagli studi archeologici!

Due scoperte che dimostrano come la Bibbia abbia raccontato quel che è veramente accaduto.

La clamorosa sentenza arriva, prima di tutto, da Israele, dove gli archeologi dell’Israel Antiquities Authority hanno effettuato una scoperta rivoluzionaria.

 scavi nella Città di David, il primo storico insediamento di Gerusalemme, dimostrano che la descrizione dell’incendio della capitale di Israele contenuta nell’Antico Testamento ha validità da un punto di vista scientifico, e quanto si legge nei versetti sarebbe proprio accaduto per davvero 

REPERTI DEL 600 A.C.

Gli scavi hanno portato alla luce una serie di reperti e artefatti datati 600 avanti Cristo, ritrovati bruciati.

Come spiega HuffingtonPost.it (7 agosto), si tratta di semi di vite, legno, ceramiche, ossa bruciacchiate, tutto ricoperto di cenere. La datazione è stata resa possibile dai sigilli visibili sopra gli oggetti, «caratteristici del periodo di costruzione del Primo Tempio», come ha spiegato il capo-archeologo Joe Uziel.

 

IL LIBRO DI GEREMIA

Nel libro di Geremia (52, 12-13), del resto, si fa menzione a un incendio: «Nel quinto mese, il dieci del mese, essendo l’anno decimonono del regno di Nabucodònosor re di Babilonia, Nabuzaradàn, capo delle guardie, che prestava servizio alla presenza del re di Babilonia, entrò a Gerusalemme. Egli incendiò il tempio del Signore e la reggia e tutte le case di Gerusalemme, diede alle fiamme anche tutte le case dei nobili».

IL VILLAGGIO DEGLI APOSTOLI

L’altra scoperta riguarda il villaggio dei pescatori di Betsaida, luogo di nascita degli apostoli Pietro, Andrea e Filippo, che è stato forse finalmente localizzato dopo decenni di ricerche archeologiche, scrive The Jerusalem Post (8 agosto).

Duemila anni fa aveva assunto il nome di Julias, su iniziativa del monarcaErode Filippo (figlio di Erode il Grande), che aveva provveduto ad ampliarlo. Ma nei secoli la sua esatta ubicazione era andata perduta (Ansa, 8 agosto).

UNA MONETA E UN BAGNO

Sulla base delle descrizioni dello storico di estrazione ebraica Giuseppe Flavio, secondo cui sorgeva nei pressi dell’immissione del Giordano nel Lago di Tiberiade, esperti guidati da Mordechai Aviam (dell’istituto Kinneret di archeologia della Galilea) ritengono di essere finalmente entrati nel suo perimetro dopo aver trovato in quel lembo di terra reperti del I, II e III secolo. Fra di essi, una moneta argentea dell’epoca diNerone, parti di un mosaico, nonchè elementi attinenti ad un bagno pubblico romano che fanno pensare ad una cultura di tipo urbano. Potrebbero essere i primi reperti di Betsaida-Julias.

212 METRI SOTTO IL LIVELLO DEL MARE

Lo strato inferiore si trova a 212 metri sotto il livello del mare. In passato i ricercatori pensavano che all’epoca di Gesù il lago fosse a 209 metri sotto il livello del mare e dunque avevano cercato Betsaida più in alto. In quello che è oggi noto come il Parco del Giordano, furono trovati due edifici del primo e del secondo secolo d.C. Ma apparivano isolati e del villaggio di Betsaida non c’era altra traccia.

Secondo Aviam è invece possibile che il livello del lago di Tiberade fosse allora significativamente più basso. Se fu così, forse Betsaida era davvero a 212 metri sotto il livello del mare. (La Repubblica, 8 agosto).


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19/09/2018 14:23
 
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LUOGHI DELLA PASSIONE DI GESU'

Come dimostra l’ossuario di Yehohanan da Givat ha-Mivtar era possibile sottrarre alla fossa comune il corpo di un condannato a morte per seppellirlo in spazi privati.

Nel 1980 l’archeologo Amos Kloner scavò un sepolcro giudaico di I secolo d.C. nel sobborgo gerosolimitano di Talpiot. La tomba ospitava dieci ossuari di cui sei con epigrafe nominale (Gesù figlio di Giuseppe, Matteo, Giuseppe, Giuda figlio di Gesù, Maria e Mariamene chiamata anche Mara). I nomi sono tra i più diffusi nel mondo ebraico di allora e la scientificità della scoperta della “tomba di Gesù” è ritenuta non valida. Convenzionalmente il luogo della tomba di Gesù è identificato con l’attuale Basilica del Santo Sepolcro.

Tomba scoperta nel sobborgo Talpiot
Tomba scoperta nel sobborgo Talpiot

Luogo della tomba di Cristo
Luogo della tomba di Cristo (da www.wikipedia.org)

LE PROVE STORICO-ARCHEOLOGICHE SU GESÙ

La storicità di alcune vicende delle vita di Gesù è ribadita da prove archeologiche. Un esempio di questi è la scoperta di un’epigrafe lacunosa rinvenuta nel 1961 a Cesarea Marittima, capitale della Giudea, e citante Ponzio Pilato. Il testo riconoscibile cita:

TIBERIEVM
[PO]NTIVS PILATVS
[PRAEF]ECTVS IVDA[EAE]
[…D]E[DICAVIT]

Si parla di un Tiberieum, un edificio dedicato al culto dell’imperatore Tiberio (regnante dal 14 al 37 d.C.), probabilmente edificato dal prefetto della Giudea, (Po)nzio Pilato la cui esistenza storica è dimostrata nel periodo cronologico della predicazione di Gesù: Pilato infatti fu praefectus Iudaeae dal 26 al 36 d.C., anno in cui manifestò le sue tendenze antigiudaiche contro alcuni samaritani e venne quindi trasferito in Gallia.

Null’altro si conosce di questo politico romano la cui leggenda circa la sua conversione in Gallia, seguito alla morte di Gesù, risale al periodo medievale anche se già i vangeli di Pietro, Nicodemo e Gamaliele riabilitano Pilato discolpandolo e seguendo la falsariga di Giovanni (Gv 19, 12). Nel medioevo nacque poi il “Ciclo di Pilato”.

L’iscrizione di Pilato da Cesarea Marittima
L’iscrizione di Pilato da Cesarea Marittima

I luoghi di Gerusalemme citati dai vangeli corrispondono in parte alla realtà archeologica messa in luce dalle scoperte: un esempio famoso è quello della piscina di Betzaetà, collocata presso la Porta delle Pecore, e citata da Giovanni in occasione del miracolo dell’infermo (19). Un’altra piscina, di cui rimangono a vista alcune vestigia è quella di Siloe (Gv 9, 7).

Plastico ricostruttivo del complesso della piscina di Betzaetà
Plastico ricostruttivo del complesso della piscina di Betzaetà

Anche i luoghi descritti al di fuori di Gerusalemme e i riferimenti geografici (Cafarnao, lago di Tiberiade, Monte delle Tentazioni, Monte Tabor, fiume Giordano, Nazareth, Betlemme) hanno un alto margine di verosimiglianza con le fonti evangeliche.

Il litostroto o gabbatà nella fortezza Antonia ora presso il convento di Nostra Signora di Sion
Il litostroto o gabbatà nella fortezza Antonia ora presso il convento di Nostra Signora di Sion

Gerusalemme al tempo di Gesù


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19/09/2018 14:24
 
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Gerusalemme al tempo di Gesù


Planimetria del Tempio di Erode
Planimetria del Tempio di Erode

Ricostruzione del Tempio di Erode
Ricostruzione del Tempio di Erode

Un grande contributo per la comprensione del mondo e della società giudaica pre-cristiana e del cristianesimo gnostico proviene dai manoscritti rinvenuti a rispettivamente Qumran tra 1947 e 1956 e a Nag Hammadi nel 1945 e convenzionalmente chiamati “Manoscritti o rotoli del Mar Morto” e “Codici di Nag Hammadi”: il più famoso testo di quest’ultima raccolta è il Vangelo di Tommaso, un apocrifo redatto nel IV secolo ma riportante un testo di I-II secolo, in cui si riportano 114 detti di Gesù e che potrebbe essere stato una delle fonti di ispirazione di almeno uno dei vangeli canonici.

Ci sono prove sufficienti per accreditare la figura storica di Gesù, un uomo dall’incredibile fascino e carisma, nato poco prima del I secolo dell’era volgare e vissuto all’epoca degli imperatori Augusto e Tiberio.

Si è provata l’esistenza coeva di un prefetto delle Giudea di nome Ponzio Pilato, come attestato dai vangeli canonici (e da alcuni apocrifi).


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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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