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La Dea dell'Acqua e del Parto

Ultimo Aggiornamento: 16/09/2019 22:32
28/02/2007 13:46
 
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Di sicuro sulle Dee che rappresentano il Fiume ce ne sono moltissime e fin dai tempi dell'antico matriarcato Essa era riconosciuta da tutti. Lo dimostrano anche le statuette che presentano segni che richiamano le onde e le acque, da sempre considerate il principio femminile.
Possiamo fare una ricerca su questo archetipo senza soffermarci troppo sulle singole Dee, ma su ciò che tutte rappresentano, ovvero fertilità, abbondanza, nutrimento...
Per ora vi posto questo pezzo tratto da "Donne che corrono coi Lupi" (C. P. Estès) che associa la Dea Fiume alla creatività femminile e al suo divino fluire:

"...dietro alle azioni di scrivere, dipingere, pensare, curare, fare, cucinare, parlare, sorridere, c'è il fiume, il Ria Abajo Rio, che nutre tutto ciò che facciamo.
Nella simbologia, le acque sono il luogo in cui si pensa abbia avuto origine la vita stessa. Nel Sudeste ispanico il fiume è simbolo della capacità di vivere veramente. E' la Madre Grande, le cui acque non soltanto scorrono nei canali e nei letti dei fiumi, ma sgorgano dal corpo stesso delle donne quando mettono al mondo i loro bambini. Il fiume è visto come la Grande Dama che cammina sulla terra avvolta in un leggero mantello fluttuante, azzurro o d'argento o talvolta d'oro, che si giace col suolo per renderlo fertile.
Alcune mie vecchie amiche del Texas meridionale dicono che El Rio Grande non può assolutamente essere maschio: è senz'altro un fiume femmina. Ridono e domandano: com'è possibile che un fiume non sia La Dulce Acequia, la dolce fessura, tra le cosce della terra? Nel Nuovo Messico settentrionale, del fiume nella tempesta, nel vento, nella piena, si parla come di una persona in preda all'eccitazione che si avventa per toccare tutto quanto può, e farlo crescere.
Qui dunque il fiume è simbolo di una forma di ridondanza femminile che eccita e appassiona. Gli occhi lampeggiano quando una donna crea, le parole cantano dolcemente, il volto si colora di vita, i capelli sembrano brillare sempre più. Sono eccitate dall'idea, ravvivate dalle possibilità, appassionate del pensiero medesimo, e a questo punto, come il grande fiume, dovrebbero continuare a scorrere lungo il loro sentiero creativo."

E' dunque la Creatività tutta che rappresenta la Donna Fiume, ma anche il Nutrimento continuo..
Proviamo a ricercare qualcosa su questo archetipo (così completeremo anche l'altra discussione sulla Creatività nella sezione privata [SM=g27822] )


28/02/2007 15:59
 
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..e pensare che i fiumi nella mia zona e nella nostra lingua, hanno tutti nomi e connotazioni maschili.
E' stato illuminante leggere questo pezzo, perchè mi sono resa conto che davvero il fiume non può essere altro che femmina. Solo stamattina sono andata giù all Adda (l'amato fiume verde e lento che passa dal mio paesello e che mi vede sostare sulle rive quasi tutti i giorni) e l'ho guardato a lungo scorrere sinuoso e dare la vita ad animali e piante, e campi, e uomini. Silenzioso e continuo, potente in certi punti, delicato nelle anse, dove ci sono i nidi dei cigni.
Come non ho fatto a pensarci prima? Adesso anche a me viene in mente L'immagine del fiume donna si è stampato ora nella mia mente.. non mi lascerà mai più. Per tutto questo, e molto altro ancora, sempre GRAZIE a tutte voi. Art
14/03/2007 17:47
 
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Vi riporto un articolo tratto da Wikipedia sulla Dea fluviale
Sarasvati. Quando medito sui significati dell'Acqua mi rivolgo sempre a lei perchè mi dà la sensazione di essere in un continuo e saggio fluire e se mi abbandono al suo scorrere mi sento purificata e pronta per qualsiasi prova.

"Sarasvati (sanscrito , "colei che scorre") è la prima delle tre grandi dee dell'induismo, insieme a Lak?mi e Durga, e la consorte (o shakti) di Sri Brahma, il Creatore.


Sarasvati è venerata sin dall'epoca vedica come dea della conoscenza e delle arti, come letteratura, musica, pittura e poesia, ma anche della verità e del perdono; è spesso menzionata nel Rig Veda e nei Purana come divinità fluviale.

Nei Vedanta viene invece citata come energia femminile e aspetto (shakti) di Brahman, in particolare come personificazione della sua conoscenza; come nei testi più antichi, è venerata anche come dea delle arti. I fedeli che seguono l'insegnamento dei Vedanta credono che solo attraverso l'acquisizione della conoscenza è possibile intraprendere il cammino che porta al moksha, liberazione dal Sa?sara, e quindi solo pregando Sarasvati di concedere la vera conoscenza è possibile raggiungere l'illuminazione necessaria per il moksha.

Gli inni del Rig Veda dedicati a Sarasvati la citano come un possente fiume dalle acque creatrici, purificanti e nutrienti; la teoria più accreditata a riguardo è che questo antico fiume fosse costituito dal vecchio percorso dell'attuale fiume Yamuna, che scorreva per un tratto parallelamente al fiume Indo sul letto dell'attuale fiume Ghaggar-Hakra, per andare a sfociare nel Rann di Kutch, che all'epoca era parte integrante del Mar Arabico.

Lungo il corso del Sarasvati sarebbero quindi nate e sviluppate le civiltà Harappan e Saraswati-Sindhu; le più antiche tracce di scrittura note in India sono state proprio trovate nelle rovine delle città che costeggiavano l'antica via fluviale. È stato ipotizzato che proprio il ruolo svolto dal fiume nello sviluppo della lingua scritta abbia ispirato l'associazione della dea come personificazione della conoscenza e delle arti della comunicazione.

Tra il XX e il XVII secolo a.C., il fiume cambiò il suo corso a causa dell'attività sismica sul suo percorso, e lo Yamuna divenne un affluente del Gange, mentre alcuni suoi affluenti confluirono nell'Indo, riducendo notevolmente la portata d'acqua del fiume; seguendo lo spostamento del fiume, gran parte della popolazione che abitava le sue rive si spostò nella valle del Gange. I testi vedici più tardi parlano del fiume che sparisce al Vinasana (letteralmente, "la sparizione"), e confluisce nel Gange come fiume invisibile; secondo alcune interpretazioni la moderna sacralità del Gange gli deriva anche dalla presenza in esso delle acque dell'antico fiume Sarasvati, donatore di vita.


Come divinità fluviale Sarasvati è sempre stata associata alla fertilità e alla prosperità, ma anche alla purezza e alla creatività. Nell'epoca post-vedica, avendo perso il suo status di divinità fluviale, il suo nome "colei che scorre" fu applicato al pensiero e alla parola, associandola alle arti letterarie e figurative; divenne Madre Divina e consorte di Brahma il Creatore, elevando ulteriormente la sua simbologia, come personificazione di creatività e conoscenza, venerata non solo per la conoscenza del mondo, ma anche e soprattutto per quella del divino, chiave di volta del moksha.

Il Sarasvati Stuti dichiara che la dea è l'unica ad essere venerata da tutti i tre elementi della trimurti, Brahma, Vi??u, e Siva, così come da tutti i deva, gli asura, i gandharva e i naga.

Sarasvati è spesso rappresentata come una bella donna vestita di bianco, spesso seduta su un loto o sul suo veicolo (vaahan), un cigno; è associata al bianco in quanto colore della purezza della vera conoscenza, ma occasionalmente anche al giallo, colore dei fiori di senape, che fioriscono nel periodo delle sue festività. Non è generalmente adornata da gioielli e preziosi come Lak?mi, ed anzi è spesso in abiti austeri.

Spesso ha quattro braccia che rappresentano la mente, l'intelletto, la coscienza e l'ego, i quattro aspetti della persona coinvolti nell'apprendimento. Le mani in questi casi reggono:

I Veda, che rappresentano l'universale, divina, eterna e vera conoscenza.
Un mala di perle bianche, che rappresentano il potere della meditazione e della spiritualità.
Un'ampolla di acqua sacra, che rappresenta la forza creatrice e purificatrice.
Una vina, che rappresenta le arti.
Il suo veicolo, un cigno bianco, simboleggia il discernimento tra bene e male e tra l'eterno e l'effimero: si dice che se gli si offre una mistura di acqua e latte egli riesca a bere solo il latte.

È spesso rappresentata accanto a un fiume, in relazione alle sue origini di divinità fluviale ed al suo stesso nome; anche il cigno potrebbe essere collegato alle sue origini.

Talvolta è seduta su un pavone, che rappresenta l'arroganza e la vanità; sedendo su di esso dimostra si essere superiore a queste qualità, e simboleggia il distacco dalle apparenze esteriori.

La festa principale in onore di Sarasvati cade durante il Navaratri; in particolare nel Sud dell'India, il Sarasvati Puja è una cerimonia molto sentita; gli ultimi tre giorni del Navaratri, a partire dal Mahalaya Amavasya (il giorno di luna nuova) sono dedicati alla dea; nel nono giorno di Navaratri (Mahanavami), tutti i libri e gli strumenti musicali sono raccolti vicino le statue della dea all'alba e venerati con preghiere speciali, e non è permesso studiare né praticare le arti, perché la dea lasci la sua benedizione sui libri e sugli strumenti. Il puja si conclude nel decimo giorno di Navaratri (Vijaya Dashami) e la dea è nuovamente venerata prima che si proceda a portar via libri e strumenti; è tradizione che questo giorno sia speso studiando e praticando le arti, ed esso è noto come Vidya-aarambham (inizio della conoscenza).

Durante il Basant Panchmi, che cade alla fine di gennaio o all'inizio di febbraio, le si rivolgono preghiere e puja, specialmente da parte di artisti, scienziati, dottori e avvocati.

A Pushkar, nel Rajastan, c'è un tempio a lei dedicato su una montagna più alta di quella del tempio di Brahma.

Come già per Tara, anche il culto di Sarasvati fu assorbito nel pantheon buddhista e in particolare nel Sutra della Luce Dorata, che ha una sezione a lei dedicata; attraverso le prime traduzioni in cinese si diffuse in Cina, dove oggi è per lo più scomparso, e da qui in Giappone dove la dea è tuttora venerata col nome Benzaiten.

Tra gli altri nomi con cui è nota citiamo:

Arya
Bharati: "Colei che irradia conoscenza e saggezza"
Brahmi o Brahmani: "Sposa di Brahma"
Hamsavahini: "Colei che cavalca un cigno (hamsa)"
Sharada
Shonapunya
Vagishvari: "Dea della parola"
Vani
Vinidra: "Colei che è sempre sveglia"
La dakini del buddhismo tibetano Yeshey Tsogyel è talvolta considerata manifestazione di Sarasvati.

Sarasvati è venerata in Myanmar come Thuyathati , ed è rappresentata come una vergine seduta su uno hintha (hamsa); è molto venerata nel buddhismo burmese, soprattutto prima di prove ed esami.


"Sarasvati" (o varianti del nome) è tuttora un nome di donna diffuso in India.
Esistono altri fiumi col nome di Sarasvati; uno di loro scorre tuttora in India dall'estremità occidentale dei monti Aravalli all'estremità orientale del Rann di Kutch."

Il suo mantra è:

Saraswati Namastubhyam Varde Kamroopani
Vidya Aarambham Karishyami Siddhi Bhavatu May Sada


Translation: Oh! Goddess Saraswati, my humble prostrations unto Thee, who is the fulfiller
of all wishes. I start my studies with Thy worship and always pray for success


It: Oh Dea che Scorre, i miei pensieri bisognosi di chiarezza si allineano ai tuoi piedi, a Te, Colei che realizza ogni desiderio. Do inizio ai miei studi con la tua protezione pregando per il successo di ogni mio sforzo

L'ho tradotta semanticamente evitando la versione letterale perchè volevo mantenere il sentimento evocato dall'idioma inglese.

-Acqua-

Fonte: www.wikipedia.it

Ps: Scusa Violet non avevo letto che non volevi post sulle singole Dee... non dirlo a nessuno [SM=g27832]
Ho postato Sarasvati perchè è una di quelle Dee che mi trasmette la stessa sensazione di quando il mare ti avvolge lasciandoti libera di muoverti come vuoi.
Le parole della Estés sono giuste, una donna trova il suo potenziale nella creatività e dando libero sfogo ad essa crea opere piene di quell'energia che sente.
Opere semplici che trasmettono sentimento e che nutrono l'anima.
E' quello che questa Dea fa con la Parola. Quando mi sento creativa, creo statuette con le erbe e i cristalli oppure canto a squarciagola mentre faccio le pulizie, o sto ore a pregare di fronte al crepuscolo con i merli che cantano e l'estate nell'aria. Sono momenti magici, fin da piccola mi hanno sempre stimolato dandomi un brivido alla pancia.
Mi piacerebbe sapere comè per il mondo maschile.. cosa avvertono nell'atto creativo e in cosa si sentono diversi in quei momenti...


[Modificato da -Acqua- 14/03/2007 17.55]

[Modificato da -Acqua- 08/05/2009 12:43]
05/06/2007 12:36
 
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Piccola aggiunta all'argomento. [SM=g27817]
La Dea dell'Acqua è associata alla Dea del Parto, che è grande conoscitrice dei Misteri dell'Acqua. Colei che conosce il Parto conosce i flussi, le maree, lo scorrere dell'acqua che conduce fuori dal grembo il bambino. Li conosce perchè li ha sperimentati.
Questo pezzo è tratto da "Le Dee viventi" della Gimbutas:

"Gli artigiani del neolitico la riproducevano seduta e semireclinata nella posizione del parto, con le ginocchia piegate e le gambe sollevate, talvolta con una mano dietro la testa, la vulva dilatata nel travaglio: la condizione fisiologica che precede immediatamente la nascita.
(...)La connessione tra umidità, vita e dea del parto contiene un profondo significato cosmologico. La vita umana incomincia nel regno acqueo di un utero di donna, così per analogia la dea era la sorgente di tutta la vita, umana, vegetale e animale. Essa regnava su tutte le fonti d'acqua: laghi, fiumi, sorgenti, pozzi e nuvole di pioggia.
(...) Anche in epoca storica pozzi, fonti e specchi d'acqua sono stati considerati luoghi sacri di guarigione, abitati da divinità femminili."




"Oltre ogni tempo e tuttavia nel cuore del tempo."
Haria

"Incappucciate e velate, con le trecce color notte, le Fate porteranno ciò che nessun profeta intuì."
Lord Dunsany

Il Tempio della Ninfa

[Modificato da stregaviolet )O( 05/06/2007 12.37]

10/06/2007 23:16
 
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Art sono d'accordo con te! E' un libro di masticazione e digestione difficile nonostante il sapore assolutamente meraviglioso!
L'associazione tra acqua e fertilità, creatività femminile non mi stupiscono perchè le ho sempre profondamente sentite, ma aggiungo brevemente un nuovo spunto.
Le acque, intese come grembo della grande Madre, come alloggio per il nucleo primigenio della creazione, hanno un'altra grande caratteristica: ospitano la Memoria.
La Memoria di ciò che è accaduto, dei cambiamenti subiti dalla terra, la memoria di chi vi ha vissuto ma non solo. Per quanto personalmente mi riguarda essa ospita anche la memoria di ciò che essere Donna significa, la memoria collettiva che tutte portiamo con noi e tutte condividiamo a partire dal femminino primigenio, da quello che è l'embrione della coscienza femminile.
Noi siamo l'acqua, e l'acqua è "noi".
13/07/2007 16:03
 
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Parlando di fiume e di vita mi è subito venuto alla mente il fiume sacro agli egizi: il Nilo.
Esso era portatore di fecondità grazie al limo che deponeva sulle sue sponde e che rendeva fertile la terra. A questo proposito cito uno dei vari appellativi della dea Iside:
"Potere che sorge dal Nilo"

indicativo proprio della sua figura di madre e generatrice.
28/03/2008 17:55
 
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Io ho trovato un racconto relativo alla leggenda della "Madre de Agua" E' un mito colobiano relativo a questa bella fanciulla che sarebbe in grado di attirare le persone predisposte e di sollevarle dai loro dolori.

E' in ogni caso lo spirito di un'anima tormentata, a metà tra la donna del guado e una protettrice.

Ho trovato questa pagina a riguardo ma è in spagnolo:

www.todacolombia.com/folclor/madredeagua.html


...that I would be good...
06/07/2009 20:48
 
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Nei giorni scorsi sono andata al mare ed è stato bello ritrovare la dolce sensazione di essere cullati. Se ci si lascia andare e "si fa il morto" ci si sente proprio come un bambino piccolissimo cullato dalla mamma, dalla Grande Mamma, una Mamma grandissima e dolcissima.
La Dea dell'Acqua per me è proprio questo (ma non solo) la Mamma che ci conosce e che è anche in noi come l'acqua appunto, e non può che essere legata al parto Lei che da la vita ad ogni cosa. D'altra parte anche la scienza dice che è dall'acqua che TUTTI gli esseri viventi della Terra provengono, quindi anche a livello scientifico abbiamo una Madre in comune.
Ho fatto alcune ricerche riguardo all'etimologia di Madre e ciò che ne è emerso è: la parola viene dal latino e più indietro dalla radice ma- "misurare" che da anche "preparare, formare" da cui derivano anche Materia, Mese, Mestruo, Mensa, Modo, Morale ecc.
La madre è quindi colei che regola, forma e plasma tutto la materia appunto, intesa come matrice fondamentale di tutto ciò che esiste. Fornisce il nutrimento così come l'indicatore delle "mutazioni immutabili": il flusso delle onde, il ricorrere delle stagioni ed anche il ciclo femminile, il mestruo appunto. Decide quindi le "regole" ciò che è morale nel senso di consentito, non tabù.
Influisce su di noi ed è dentro di noi con l'acqua ed è quindi ciò che ci tiene vivi. Ma a livello simbolico la Grande Madre è come l'acqua nel deserto, il Grembo primigenio dal quale tutto ha origine, non per una qualche volontà ma per la stessa natura di Madre e che quindi crea.
Rifletto e penso a quanto sia bello ogni volta riscoprire discussioni ed argomenti interessanti su questa Isoletta incantata, e condividere con le sue abitanti studi ed intuizioni. [SM=g27838]





26/07/2009 16:17
 
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Elke con il suo sentito intervento mi ha fatto pensare alla visione che nell'Africa occidentale e nei caraibi le persone hanno della Dea.
E' la Dea dei mari, dei fiumi che conducono al mare e delle sorgenti.
Conosciuta con molti nomi come ad esempio Yemaya,Yemòja,Yemana ecc è una divinità amorevole, che allevia il dolore dei suoi figli, è consolatrice e protrettrice delle donne gravide.
Viene invocata nel momento del parto, ma le donne che hanno difficoltà a concepire chiedono il suo aiuto sicure della sua generosità e di ottenere i suoi favori.

Alcune popolazioni dicono che sia nata da un fiume, altre credono che sia nata dalla schiuma delle onde,altri ancora che il mondo sia iniziato con lei e con le acque.


[SM=x728033]
16/09/2019 22:32
 
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Riporto in auge questo vecchio post perché proprio questa sera ho letto un brano molto interessante tratto da "I luoghi magici del mondo" di Laura Rangoni. Anche a Matera si ricorda una Dea legata al parto ed alle acque.

"Tutta la zona anticamente era dedita al culto della dea autoctona Meftis, che proteggeva la fertilità e la prosperità e alla quale si raccomandano le giovani spose e le partorienti. Lo stesso toponimo Matera deriva da Mater Dea. Tutta la città nasconde sotto di sé cunicoli, antri ed anfratti dove un tempo si svolgevano rituali connessi con l'antica dea e la fertilità delle acque e dove ancora oggi si tributa un culto alla Vergine Bruna, la Venere nigra sum sed formosa che, sotto le sembianze della Madonna, nasconde atavici ricordi di un culto mai scomparso. Nei pressi di Matera, in località Murgia Timone, sono stati ritrovati alcuni strani e affascinanti monumenti che sicuramente hanno un'attinenza con il culto della Grande Dea. Si tratta di un doppio cerchio di pietre con al centro un foro che conduce nell'ipogeo, l'utero della Dea. Spesso questa entrata era ricoperta da cumuli di pietre definiti "specchie" che avevano lo scopo di far condensare la rugiada della notte, che così filtrava nell'ipogeo, dando l'impressione che fossero le acque vitali della Madre stessa a benedire il luogo. Le acque venivano poi raccolte in piccole cisterne e coppelle e usate probabilmente per lavacri rituali e abluzioni."

Questa figura mi affascina molto, oltretutto non avevo mai pensato al fatto che il nome di Matera fosse proprio legato alla Dea 😯 Ho letto non molti mesi fa il libro "Mille anni che sto qui" di Mariolina Venezia, ambientato proprio in questa città, e alla luce di quanto scritto sopra dalla Rangoni penso che ambientarvi una saga familiare tutta al femminile non sia stata una casualità.

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