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" IL PIU' GRANDE SUCCESSO DEL MONDO"

Ultimo Aggiornamento: 15/09/2007 15:48
27/07/2006 08:33
 
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Non esistono grandi conquiste che non siano il risultato di un paziente lavoro e di una paziente attesa: la vita non è una corsa.

Cammina, ne sei capace.

La vita ha condizioni talmente dure che le tentazioni, quando appaiono, possono distruggerti.
La pazienza è amara , ma il suo frutto è dolce.
Con la pazienza puoi controllare il tuo destino e ottenere quello che vuoi. La pazienza è la chiave dell’appagamento per te e per coloro che devono vivere con te. La pazienza è forza, usala per rinforzare lo spirito addolcire il carattere reprimere la collera, domare l’orgoglio… traccia con chiarezza i tuoi progetti e stabilisci le tue mete.
Non accade mai che una navi levi l’ancora e salpi senza una meta.

La vita è un gioco, ma pochi sono i giocatori e molti gli spettatori.
Quelli che stanno a guardare sono le orde che errano attraverso la vita senza sogni.
Non è il caso di commiserarli…la loro scelta è stata di non fare scelte.
Stando a guardare le partite dalla tribuna non si corrono rischi….non potranno inciampare, cadere o essere derisi.
Se tu sei un giocatore non puoi perdere.

I vincitori possono portarsi via i frutti della vittoria, ma i perdenti di oggi hanno avuto l’occasione di imparare una preziosa lezione che domani forse potrà volgere a loro favore.

Che cosa vuoi dalla vita?

Qualunque meta tu abbia fissala bene in mente e non abbandonarla mai.
Ma devi capire che anche questo può non essere sufficiente perché la vita è ingiusta.
Procura a te stesso tutte le opportunità per avere successo e se anche dovessi fallire…beh almeno avrai tentato.
Proprio come avviene in natura, anche nella vita dell’uomo si alternano le stagioni…non fare progetti a lungo termine, non hanno senso.

La vita è piena di imprevisti.

Alba e tramonto, alta e bassa marea, ricchezza e povertà, gioia e disperazione. E’ da commiserare il ricco che cavalca l’alta marea di quella che sembra un’interminabile catena di grandi realizzazioni. E’ mal preparato ai colpi delle calamità e cade nella più completa rovina.
Bisogna essere preparati al peggio. Non smettere mai, però, di tentare.

Le situazioni cambiano.

Anche se il tuo cuore è triste e il tuo corpo e’ a pezzi e non c’è nessuno a confortarti…tieni duro.
Tu sai che il sole sorge sempre.
E’ stato sempre così.
Sarà sempre così.
Ricordati che nulla è costante ma fa tesoro dell’amore che ricevi.
Esso sopravviverà a lungo anche quando saranno svaniti oro e salute.

La saggezza a volte non è sufficiente.

Le avversità e il fallimento possono distruggerti mentre attendi con pazienza che la fortuna cambi.
C’è solo un modo di comportarsi con loro: accoglile a braccia aperte.Questo precetto è il più difficile da capire e da usare.

Lascia che le lacrime che versi sulla tua sfortuna ti lavino gli occhi cosicché tu possa vedere meglio.
Colui che lotta contro di te non fa che rafforzare le tue energie e acuire le tue capacità.

Il tuo antagonista è sempre, alla fine, il tuo più valido aiuto.
L’avversità è la pioggia della tua vita, fredda scomoda e ostile.
Ma dalla stagione delle piogge nascono la rosa, il giglio, il melograno.
Ricorda…chi può dire quante grandi cose porterai avanti dopo che sei stato bruciato dal calore delle tribolazioni e bagnato dalle piogge dell’afflizione?
Anche il deserto fiorisce dopo il temporale.

Non si impara dalle vittorie.

Dalle sconfitte dal tormento acquisterai invece grande esperienza, poiché soltanto per loro mezzo potrai fare conoscenza con il tuo vero io.

E chi sono i tuoi amici?
Il momento migliore per contarli è quando le avversità ti sommergono.

Fatti coraggio.

Sappi che attività e tristezza sono eternamente agli antipodi. L’azione è il balsamo che guarisce ogni tua ferita. Perfino la durata dell’attesa per le buone cose che hai meritato ti sembrerà breve se sarai occupato nell’agire.

Nessuno agirà per te.

Agire è pericoloso ma starsene seduti ad aspettare che i beni della vita ti cadano in grembo è proprio l’unica vocazione in cui eccellono i falliti.

Ridi dei tuoi dubbi e procedi oltre.

Agisci o dovrai subire l’agire altrui.

La mente è padrona di se stessa e da se stessa può trasformare un paradiso in un inferno e un inferno in un paradiso.

Perché ti affliggi ancora per i tuoi fallimenti?
Le lacrime miglioreranno forse le tue capacità?
Gli amici morti, i lavori falliti, le parole che ti feriscono, le pene ancora vive, le mete mancate, le ambizioni distrutte…perché mai hai conservato tutte queste ingombranti e malsane macerie come se avessero valore?

Perché hai permesso a queste infamanti ragnatele di accumularsi nella soffitta della tua mente fino a lasciare a mala pena lo spazio per un pensiero felice nel giorno che vivi oggi?

La capacità di dimenticare è una virtù non un vizio.

Devi credere che finché il sole non sorgerà di nuovo nulla potrai fare per evitare le sofferenze e le angosce che potrebbe recarti il domani.
Tutto quello che possiedi e che puoi modellare a tuo piacere, è l’ora presente.

Non permettere mai che la preoccupazione del domani getti un’ombra sull’oggi.

Quale pazzia aspettarsi il peggio prima che giunga!
Interessati soltanto del presente.
Ricordati che il cammello nero della morte è sempre vicino.
Tutti noi stiamo morendo ora per ora fin dal momento della nostra nascita.
La consapevolezza di questo fatto ti permette di collocare ogni cosa nella giusta prospettiva.
Immagina di andartene per sempre stasera.
Piangi ora, mentre ancora puoi farlo, per quelle giornate di gioia che avevi promesso alla tua famiglia e che non hai mai avuto perché eri troppo preoccupato per te.

Ricordati che è sempre più tardi di quanto tu pensi.

Essere quello che sei e diventare quello che è nelle tue possibilità diventare: è questo il segreto di una vita felice.

Sii te stesso.

Non sprecare mai il minimo sforzo per elevarti a qualcosa che non sei per far piacere ad un altro.
Può mai una pianta di cotone produrre anche solo una mela? Può un leone tentare di volare?
Non puoi scegliere tu la tua vocazione.
E’ la tua vocazione a scegliere te.

Non hai l’obbligo di avere successo, hai solo l’obbligo di essere veramente te stesso.

Fa quello che vuoi nel modo migliore e nelle cose in cui riesci meglio e saprai, nell’intimo dell’anima che SEI TU il più grande successo del mondo.


29/07/2006 21:46
 
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SE...

"Se riesci a non perdere la testa
quando tutti intorno a te la perdono
e ti mettono sotto accusa

Se riesci ad avere fiducia in te stesso
quando tutti dubitano di te,
ma tenere nel giusto conto il loro dubitare.

Se riesci ad aspettare,
senza stancarti di aspettare,
o essendo calunniato,
a non rispondere alle calunnie,
o essendo odiato,
a non abbandonarti all'odio,
pur non mostrandoti troppo buono,
né parlando troppo da saggio.

Se riesci a sognare
senza fare dei sogni i tuoi padroni.

Se riesci a pensare
senza fare dei tuoi pensieri il tuo fine.

Se riesci, incontrando il trionfo e la rovina,
a trattare questi due impostori allo stesso modo.

Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorte da furfanti che ne fanno trappole per sciocchi,
o vedere le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
e umiliarti, e ricostruirle con i tuoi attrezzi ormai logori.

Se riesci a far un solo fagotto delle tue vittorie,
e rischiarle in un sol colpo, a testa o croce,
e perdere, e ricominciare da dove iniziasti,
senza dire mai una parola su quello che hai perduto.

Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi,
a sorreggerti anche dopo molto tempo che non li senti più,
ed a resistere anche quando ormai in te non c'è più niente,
tranne la tua volontà che ripete: resisti.

Se riesci a parlare con la canaglia
senza perdere la tua onestà,
o a passeggiare con i Re
senza perdere il senso comune.

Se tanto nemici che amici non possono ferirti.
Se tutti gli uomini per te contano,
ma nessuno troppo.

Se riesci a riempire l'inesorabile minuto,
con un momento fatto di sessanta secondi,
tua è la Terra, e tutto ciò che è in essa.
E quel che più conta:
sarai un uomo, figlio mio".


(Rudyard Kipling)

29/07/2006 21:50
 
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SE NEL MONDO FOSSIMO 100 PERSONE.


"Se potessimo ridurre la popolazione del mondo intero in un villaggio di 100 persone mantenendo le proporzioni di tutti i popoli esistenti al mondo, il villaggio sarebbe composto in questo modo:

Ci sarebbero: 57 Asiatici, 21 Europei, 14 Americani (Nord, Centro e Sud America), 8 Africani, 52 sarebbero donne, 48 uomini, 70 sarebbero non bianchi, 30 sarebbero bianchi, 70 sarebbero non cristiani, 30 sarebbero cristiani, 89 sarebbero eterosessuali, 11 sarebbero omosessuali, 6 persone possiederebbero il 59% della ricchezza del mondo intero e tutti e 6 sarebbero statunitensi, 80 vivrebbero in case senza abitabilità, 70 sarebbero analfabeti, 50 soffrirebbero di malnutrizione, 1 starebbe per morire, 1 starebbe per nascere, 1 possiederebbe un computer, 1 (sì solo uno!) avrebbe la laurea.

Se si considera il mondo da questa prospettiva, il bisogno di accettazione, comprensione ed educazione diventa evidente.

Prendete in considerazione anche questo.

Se vi siete svegliati questa mattina con più salute che malattia siete più fortunati del milione di persone che non vedranno la prossima settimana.

Se non avete mai provato il pericolo di una battaglia, la solitudine dell'imprigionamento, l'agonia della tortura, i morsi della fame, state meglio di 500 milioni di abitanti di questo mondo.

Se avete cibo nel frigorifero, vestiti addosso, un tetto sopra la testa e un posto per dormire siete più ricchi del 75% degli abitanti del mondo.

Se avete solti in banca e nel portafoglio e degli spiccioli da qualche parte in una ciotola siete fra l'8% delle persone più benestanti al mondo.

Se i vostri genitori sono ancora vivi e ancora sposati siete delle persone veramente rare, anche negli Stati Uniti e nel Canada.

Se potete leggere questo messaggio, avete appena ricevuto una doppia benedizione perchè qualcuno ha pensato a voi e perchè non siete fra i due miliardi di persone che non sanno leggere.

Qualcuno una volta ha detto: Lavora come se non avessi bisogno dei soldi. Ama come se nessuno ti abbia mai fatto soffrire. Balla come se nessuno ti stesse guardando. Canta come se nessuno ti stesse sentendo. Vivi come se il Paradiso fosse qui sulla Terra."




29/07/2006 22:08
 
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LA ROSA MISTICA


"A meno che tu non fiorisca in una "rosa mistica" la tua vita rimane solo un esercizio di pura e semplice futilità.

Sei nato per niente, stai vivendo senza che ce ne sia bisogno, morirai inutile.

La tua intera biografia può essere ridotta a una sola parola: superfluo.

Ma se riesci a fiorire e a rilasciare ciò che è nascosto dentro di te, hai realizzato il sogno dell'esistenza. Le hai restituito quella fragranza che era stata nascosta nel tuo seme.

Il tuo destino si è compiuto."

29/07/2006 22:28
 
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W. GOETHE
C'è un'unica verità elementare la cui ignoranza uccide innumerevoli idee e splendidi piani: nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la Provvidenza allora si muove.
Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute.
Qualunque cosa tu possa fare o sognare di poter fare, incominciala.
L'audacia ha in sé genio, potere e magia.
INCOMINCIA ADESSO."
29/07/2006 22:30
 
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Lo spazio...dentro di te.
E quando ti sei svuotato di tutti i contenuti - pensieri, desideri, ricordi, proiezioni, speranze - quando tutto se ne è andato, per la prima volta trovi te stesso, perchè tu non sei altro che quel puro spazio, quello spazio intatto dentro di te.
25/08/2006 13:37
 
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L' INDIVIDUO, LA CIRCUM-STANTIA E IL MONDO



Nelle "Meditazioni sul Chisciotte", Ortega scrive una frase che ben circoscrive la sua concezione dell'uomo: " io sono io e la mia circostanza ". Per " circostanza ", Ortega non vuole indicare soltanto l'ambiente fisico in cui ogni essere umano vive, ma anche l'ambiente sociale. La "circostanza" orteghiana è la base che si impone ad ogni uomo già a partire dalla sua nascita: è il luogo, il tempo, la società: " circostanza! Circum-stantia! Le cose mute che stanno nei nostri più prossimi dintorni! ". Con questo insieme di poliedriche concretezze, con questo orizzonte al cui centro è il singolo, l'uomo deve costantemente rapportarsi. Si giunge ad una prospettiva che non è mai decisa una volta per tutte, anzi, la prospettiva adottata va di volta in volta messa tra parentesi. L' Io deve continuamente impegnarsi in questo rapporto gnoseologico-etico con il suo circostante e operare uno sguardo di se stesso proiettato all'esterno per non arenarsi in una visione soggettiva e unilaterale delle decisioni prese, seguendo la propria personalissima vocazione. La visione orteghiana della circostanza quale cifra del vitale soggettivismo, non è da confondere con un esasperato individualismo. Anzi, si crea un legame, un ponte di connessione estremamente inscindibile tra il mio mondo e il mondo. Si è all'interno di uno scambio alchemico tra ambiente ed essere. Non vi è in Ortega un essere ontologico astratto, certo, perché la metafisica sistematica, come lo spirito spagnolo vuole, non è accettata dal filosofo del razio-vitalismo. Per essere si intende l'essere concreto, proprio come l'amico filosofo Unamuno, che parlava di " uomo in carne ed ossa ", o della sua allieva Maria Zambrano, che ebbe la fortuna di assistere alle lezioni di Ortega, docente di metafisica all'Università di Madrid. E' essenziale mettersi in relazione problematica ed autentica con la propria "circostanza", perché questo rapporto elastico, mai rigido, permette all'uomo di trovare il senso della vita, della propria vita, trovando la propria vocazione e permettendogli di attuarla. Così spiega Josè Ortega: " il senso della vita consiste nell'accettare ciascuno la propria inesorabile circostanza e, nell'accettarla, convertirla nella propria vocazione ". Riassumendo questi passaggi essenziali: Ortega presenta l'essere reale che deve essere legato all'osservazione delle cose concrete e non astratte e universali: la loro immediatezza non costituisce la totalità, così come la circostanza individuale non è un mondo chiuso, ma una parte dell'universo.


25/08/2006 13:38
 
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...continua.



L'uomo singolo esamina parti dell'universo, costituito dalla sua circum-stantia in cui egli stesso è incluso, e ha un'idea astratta del totale. Le parti e il totale hanno bisogno l'uno dell'altra al fine di un'autentica comprensione: come non è ammissibile una scelta estrema tra i due poli, così è imprescindibile un vitale e prospettico dialogo tra il limitato conosciuto e l'illimitato sconosciuto. Per conosciuto e sconosciuto, si intende una conoscenza fenomenologica. La verità è pertanto la verità di singole parti della realtà, del circum-stante di cui ho avuto percezione sensoriale: l'ho visto, l'ho toccato. Io ne ho fatto esperienza hic et nunc . La verità assoluta è riscontrabile, quindi, nell'immediatezza di una personale percezione, nasce dall'incontro tra il punto di vista soggettivo e corporale con l'oggetto osservato, scoperto, esperito. Per fare un semplice esempio: se dico che qui c'è un cane, nessuno può dubitare che ci sia, nemmeno Dio, ma questo è vero qui e ora, non in un altro luogo e in un altro momento. La verità ha quindi sempre un valore prospettico: ciò che ho visto in quel ben determinato momento è esattamente ciò che ho visto e non è detto che, ad uno sguardo successivo, non scopra un aspetto prima magari celato o da me ignorato. Allo stesso modo non è detto che la mia personale scoperta successiva non implichi una verità opposta alla precedente. Quando osservo un oggetto non ho mai una visione tridimensionale, ma bidimensionale. Per vedere ciò che sta dietro o di lato, devo cambiare prospettiva e allora scopro qualcosa che precedentemente non avevo visto perché non potevo vederlo. Quindi: il punto di vista mi offre una verità, sì, ma mai globale bensì prospettica. Si potrebbe fraintendere Ortega e attribuirgli un certo dualismo tra soggetto/oggetto. In realtà, per quanto finora si sia fatta menzione di soggetto conoscente e oggetto conosciuto, era solo a fini esemplaristici. Non dimentichiamo la frase iniziale con cui si è aperto il paragrafo: " io sono io e la mia circostanza " e la spiegazione successiva con cui si indicava il legame di continuità ( continuum ) tra i due termini. C'è un soggetto, l' "io", e c'è un oggetto, che è la circum-stantia, ossia una realtà che è composta dal concreto sociale, temporale, esperenziale del singolo. "Io" e "circostanza" non sono due insiemi separati e nemmeno la contiguità sarebbe un termine adatto: perché "io" e "circostanza" non si toccano soltanto, bensì si integrano e uno dà senso all'altro, si situano sul medesimo piano del reale: " questo settore della realtà circostante costituisce l'altra metà della mia persona: solo con il suo tramite posso integrarmi ed essere pienamente me stesso io sono io e la mia circostanza, e se non salvo lei non salvo neppure me ".


25/08/2006 13:40
 
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...continua.



Quali sono le implicazioni nell'ambito della vita del singolo, dell'uomo? Vivere hic et nunc , essere operanti, presenti, adattarsi all'ambiente e adattare l'ambiente a noi stessi, scoprire ed attuare la propria vocazione. Vita non è mera biologia, ma anche biografia e soprattutto una particolare autobiografia che si scrive in tempo reale: si è più volte accennato alla "vocazione" del singolo e alla necessità di scoprirla ed attuarla. Questo implica un ulteriore passaggio: " l'uomo è l'essere condannato a tradurre la necessità in libertà ". Analizziamo innanzitutto il concetto orteghiano di libertà: alla sua base c'è la fantasia. E' questo il tramite per cui l' "io" inventa la propria esistenza. Si tratta di una forza che rende l'uomo essere progettante, che senza tregua confronta i progetti elaborati nel mondo interiore del soggetto con la situazione del mondo esterno. Si esercita la libertà per " decidere ciò che dobbiamo essere in questo mondo ": "dobbiamo", scrive Ortega. Quindi esercitare la libertà individuale, fantasticare e attuare il proprio personale progetto seguendo la propria vocazione è una necessità . E' necessario esercitare la libertà e autoprogettarsi. La vita è necessariamente anche immaginazione, fantasia che guida la ragione nella scoperta di nuovi orizzonti, dando corpo a concetti inediti per la formulazione di nuove idee. Cosa che la ragione, per sua costituzione, non potrebbe fare da sola.. Chi è quindi l'uomo? Niente di estremo, né angelo né bestia (corre il ricordo all' Oratio de hominis dignitate di Pico della Mirandola e al discorso di Dio ad Adamo al momento della creazione) ma un essere finito e limitato dalla propria circostanza, da un punto di vista prospettico del mondo e da ciò che la realtà concreta gli offre, un essere concreto che deve cercare di corrispondere alla sua vocazione, migliorando se stesso e il circostante. L'uomo quindi agisce e trasforma non solo il suo "io", ma anche la realtà fisica e quella sociale. In tal caso è utile soffermarsi sul concetto di generazione . Ortega ne individua ben tre, ognuna con una propria peculiarità.

# La generazione cumulativa è la generazione all'interno della quale ogni individuo appartiene, un insieme di persone che condividono, nella stessa categoria spazio-temporale, il medesimo retroscena fatto di problemi, emergenze, difficoltà, speranze.

# La generazione polemica è invece formata da quell'insieme di uomini che si oppongono al lascito di chi li ha preceduti, anche se spesso è una rottura più apparente ed ideologica che reale, perché i mutamenti collettivi hanno in genere vita breve.

# Tuttavia la generazione polemica può divenire decisiva e apportare vere e proprie rivoluzioni che concretizzano una nuova configurazione alla collettività. All'interno della generazione (cumulativa), questi individui sono sempre minoranze scelte dotate di fantasia e coraggio. La storia quindi si muove, si sviluppa, si trasforma. E' uno sviluppo comprensibile a partire dall'azione creatrice di individui intraprendenti, che hanno corrisposto alla propria vocazione.

ORTEGA Y GASSET




28/08/2006 21:21
 
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Il sentire interiore.


Alcune persone vivono la vita meccanicamente; esse riversano tutta la loro attenzione sul mondo esterno. Ignorano che esista un mondo interiore soggettivo. È soggettivo ciò che dipende dal modo di pensare di un soggetto. Esiste una realtà oggettiva della quale abbiamo una visione soggettiva. La realtà oggettiva è all'esterno dove tutto sembra uguale per tutti. Ma all'interno di quest'apparenza esterna e oggettiva, ognuno crea e vive la sua storia personale soggettiva ed e solo a viverla e a sentirla. Noi non siamo contemporanei nel nostro SENTIRE, ecco perché c'illudiamo d'essere partecipe di un solo film comune a tutti, e oggettivo, mentre in REALTA', ognuno crea e percepisce tutto soggettivamente. Anche le persone a noi più vicine e care, spesso ci vivono a loro immagine, in un loro specchio, e non sentono simultaneamente a noi quello che noi viviamo e sentiamo, e lo stesso noi facciamo nei loro confronti. La vita e assai più soggettiva, di quel che appare. Tenere conto di questo fatto, ci fa capire l'importanza del nostro essere interiore che si nasconde dentro di noi.





15/09/2007 15:48
 
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Caro britannicus
penso che tutti,e dici tutti,ci facciamo i nostri films di vita.sono sicura che anche tu te li sia fatti non dici?:-D
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