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AINIS E SARTORI SULLA CITTADINANZA E IL VOTO AGLI IMMIGRATI

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2006 23:46
06/08/2006 23:46
 
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06/08/2006 - "LA STAMPA", Pag. 2
IL POLITOLOGO SARTORI "VOTERANNO PER CHI GLI GARANTIRA' I FAVORI"
Intervista a: GIOVANNI SARTORI
di: CO.RIZ.
www.difesa.it/files/rassegnastampa/060806/BMUG3.pdf




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LA STAMPA
5 agosto 2006
Ora presidiare la porta di casa
di Michele Ainis

DICIAMOLO: il momento non è tra i più felici. Ma come, il mare attorno a Lampedusa pullula d’improbabili traghetti (13 mila sbarchi nel 2004, 23 mila nel 2005, 11 mila già quest’anno), i 14 centri d’accoglienza scoppiano, un terzo della popolazione carceraria è composto da extracomunitari, e il governo spalanca le porte agli immigrati? Non è forse un segnale di lassismo dimezzare i tempi per la richiesta della cittadinanza, con uno sconto di 5 anni rispetto alla legislazione preesistente? Non è un viatico per nuove ondate di flussi migratori, ancora più potenti e inarrestabili? La sfida dell’immigrazione non si può tuttavia vincere con reazioni emotive. Bisogna viceversa armarsi d’una strategia precisa, basandola sull’esperienza che fin qui abbiamo maturato. E l’esperienza mostra tutto il fallimento delle politiche muscolari varate dal governo precedente. Altrimenti non avremmo registrato il picco dell’immigrazione clandestina, né sarebbe stato necessario aggiungere 350 mila quote d’ingresso alle 170 mila già previste per il 2006. La nuova legge sulla cittadinanza segna quindi un’inversione di tendenza, apre una pagina politica scritta all’insegna dell’integrazione, anziché dell’espulsione. Può riuscire o no, servirà poco tempo per capirlo.

Ma affinché il tentativo abbia qualche speranza di successo, deve a sua volta rispettare una doppia condizione. Primo: una volta imboccata questa strada, essa va percorsa sino in fondo. Nulla è più deleterio di un’azione politica incoerente. E del resto non può darsi un’integrazione a metà, così come nessuno saprebbe camminare su una gamba sola. La legge sulla cittadinanza è solo un tassello del mosaico. Serve altresì quella sulla libertà religiosa, che peraltro nella legislatura scorsa fu proposta da Berlusconi e da 9 suoi ministri, senza mai arrivare in porto. Serve una legge sul diritto d’asilo. Serve sperimentare nuove regole sulla convivenza scolastica, sul lavoro, sul voto amministrativo.

Secondo: abbiamo aperto l’uscio, ora dobbiamo anche presidiarlo. Sul versante esterno, attraverso una collaborazione non solo verbale con gli Stati africani e con l’Europa. Sul versante interno, attraverso controlli severi sugli ingressi, nonché attraverso verifiche puntuali sulla loro compatibilità rispetto al tessuto sociale del paese. Questo significa allungare il catalogo dei doveri imposti agli immigrati, dopo aver esteso l’elenco dei diritti. Ma ora possiamo.

micheleainis@tin.it




INES TABUSSO
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