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The Erciyes Fragments

Ultimo Aggiornamento: 11/03/2006 19:38
09/01/2006 21:01
 
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The Erciyes Fragments
by daedaleus@lycos.com

Being The Journals and Notes of Fra Niccolo of Venice,
Noddist Scholar and Itinerant Monk
-As Transcribed by C.S. Friedman-

"The Shadows are whispering again.
They have followed me here, it seems. Even here..."

Throughout history terrible secrets have been hidden, only to be unearthed by brave, and sometimes, unwitting souls. And when kindred are involved their own history is a secret that is sought at great risk. Elders rally their young and clans martial their forces in search of a glimpse of truth.

In the case of Fra Niccolo giovanni, his own scholastic skills are in the service of his esteemed uncle. A humble monk, Niccolo, seeks knowledge, or more blatantly; he hungers to know. The taste of forgotten secrets and hidden lore sets upon the tip of his tongue maddening him with their bitter-sweet delight.

It is Niccolo who discovers an archaic tome. To his astonishment it is seemingly written by Caine himself, and obtains commentary by truly ancient kindred scholars. Unlike any other account it details from a view none other could, being the account of Caine himself.

The Erciyes Fragments is a delicious read. Like a fine wine you can wet your lips on it and the taste will linger on your tongue. The elders commentary replace separate annotation & explanation (as in the book of nod the revelations of the dark mother, the black labyrinth chronicles, etc.), making it much easier to read without shuffling through pages and check each notation. All in all it's as if it's three books in one. Just for the story of Niccolo it's worth every penny. Included is the tales of caine in his own view as it were and the elders themselves own commentary blend in as if they were their own tale. The ending alone I won't spoil but for the record it's positively delightful. Even for readers unfamiliar with the world of darkness this is a wondrous and spellbinding book. The version of events detailed will un-doubtedly give most pause to think.

Enjoy the book, Delight in it's exquisite horror, and Revel in the thought of how things could possibly be... If it truly were a World of Darkness...

I hope you find my humble service acceptable.
Daedaleus




Corvus di Woodshadow, Druido Erborista: Il druido prende il suo potere non dal dominio sulla natura, ma dal suo essere una sola cosa con essa.
04/02/2006 11:02
 
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I Frammenti di Erciyes

Dal diario e dalle note di fra Niccolo di Venezia, Studioso di Nod e monaco itinerante.


Le ombre stanno bisbigliando ancora.
Sembra che mi abbiano seguito qui. anche qui.
Qualcuno potrebbe pensare che questa piccola cella di monastero sia inospitale per qualsiasi creatura, ma non è così.
Non riesco ancora a esprimerlo a parole, ma ho ascoltato un rito in una lingua oramai dimenticata dai viventi, parole che non sono state mai più sentite da millenni. So che se mi volterò improvvisamente per vedere chi sta parlando, non vedrò nessuno dietro di me. Nessuno a parte le ombre.
Così è avvenuto ogni volta che ci ho provato. Chiunque mi stia tormentando si nasconde molto bene. Loro mi stanno guardando.
Prima pensavo fossero bugie, quelle accatastate in pile di pergamene ora avvolte in un pezzo di stoffa imbevuto, pronto per il viaggio. Ora la mia mano trema se do uno strattone all’involto ben chiuso, conoscendo il valore di ciò che contiene, e giustamente spaventato. Voci tremule, fragili come antiche pergamene, che mormorano minacce dalle ombre. Mi seguiranno anche quando lascerò questo luogo, e se così fosse, saranno notate da altri?
O sono forse solo Io che posso sentirle? l’unico che può sentire il freddo della loro presenza? sono Io l’unico che può vedere nell’oscurità che ci circonda e tremare al passaggio delle antiche creature e della potenza che osservo?
Basta, Basta. Questo non è il rapporto di uno studioso ma i vaneggiamenti di un folle. Sono diventato così nervoso nelle ultime notti da aver dimenticato ciò che mi è stato insegnato? Zio e Regnante, perdonate i difetti del vostro servo fedele e accettate le scoperte del mio recente studio. Ho inserito le note più importanti dal mio diario per il vostro uso. Giudicate voi stesso e valutate ciò che io ho trovato e cosa significherà ciò per le future generazioni. Questo è l’anno di nostro signore 1197.
Sempre vostro servo fedele.

NICCOLO


2-Agosto
Oggi ho ascoltato storie su frammenti del libro di Nod, riferitomi come nessuno studioso abbia mai potuto catalogare. Queste informazioni mi sono state portate da un Nosferatu che prese dimora fra le rovine di un antico palazzo ora sepolto sotto macerie da centinaia di anni. Lì, dove i Re pagani ricevevano le parole dai loro Dei, fra i rimasugli di un impero in decadimento. Io ho scambiato con lui notizie da terre lontane, mormorii d’ombra e antichità senza prezzo. Il frammento è nel monastero, mi disse, a Nord, in un luogo segreto dove il sole non può arrivare. E’ protetto contro occhi indiscreti da coloro che possono leggere il cuore degli uomini, e a qualsiasi intruso che non sarà ritenuto degno non verrà concesso di vederlo. Fu allora che si rese conto del valore di un Ghoul che conosceva le lingue degli antichi, e dovetti utilizzare tutte le mie abilità diplomatiche per ritardare le sue azioni abbastanza fino all’arrivo dell’alba, rendendo la mia fuga possibile. Presi il suo racconto come prendo tutte le informazioni dei Nosferatu, con un bel po’ di scetticismo. Ogni informazione che mi veniva riferita così liberamente era molto sospetta. Ad ogni modo, se vi fosse stata nel suo racconto anche solo una parte di verità, gli studiosi che Io servo avrebbero voluto che fosse verificato. Quindi questo fu il motivo che mi spinse a partire alla volta del nord il giorno seguente, lungo la via commerciale degli Assiri , e credo che il mio Signore e Maestro sarà d’accordo che la deviazione era giustificata.
Non potevo perdere un opportunità del genere per andare ad investigare.

14-Agosto
Solo tre giorni a Tabriz e trovai riscontri della stessa leggenda. Uno studioso Brujah mi raccontò la storia di un esploratore che partì alla ricerca del frammento perduto. Altro uscì dal suo racconto confuso, ma nulla riguardo le memorie del suo viaggio. Egli non era sicuro che il frammento fosse mai esistito, ma insiste che il più potente dei Cainiti avrebbe potuto partire alla sua ricerca a causa dei potenti incantesimi che avrebbero difeso il frammento. Io non ero sicuro di questo, e non dissi nulla. Tu mi insegnasti, caro Zio, a non contraddire mai gli altri Cainiti, ed io ho imparato dai miei recenti viaggi che è molto pericoloso contraddire un Brujah. Insistei sul mio desiderio di fargli dono di una copia della mia “Ode di Larte a Cartagine” per ringraziarlo dell’aiuto che mi aveva dato, e quando lesse gli antichi versi i suoi occhi si venarono di scarlatto, così mi congedai. Il mattino seguente comprai provvigioni fresche e partii alla volta delle montagne a nord. Alcune volte i Ghoul possono andare in posti che neanche immaginano.

15-Settembre
Questa terra è inospitale tanto per i mortali quanto per i Cainiti, e due volte dovetti viaggiare in regioni vicine per procurarmi la vitae necessaria alla mia esistenza. La settimana passata mi costò molte notti di servizio per questo favore, notti che utilizzai nella polverosa magione di un Ventrue, catalogando la sua collezione di pergamene. Ma quel compito fu in verità una fortuna. Sepolta sotto pile di manoscritti dimenticati ho trovato le note di un Ventrue che cercava i frammenti per se, in un luogo chiamato il Monastero delle Ombre. Egli parlava di un villaggio fra le montagne, vicino il passo di Nishaz, dove avrebbe cercato notizie del monastero. Presi quelle note per me, poiché sono sicuro che il loro proprietario vorrebbe fossero in mani capaci di preservarle per sempre, piuttosto che farle perdere in questo posto isolato. Domani mi dirigerò ancora a nord, con le preziose notte in mio pugno. Fra le montagne cercherò un luogo che il Ventrue definiva
“così stretto e da togliere il fiato che era più adatto alle capre che agli uomini”. Ma la via della conoscenza non è mai lastricata di marmo. Il mio benefattore mi diede delle fiaschette in più di vitae da portare con me, poiché il viaggio si prevedeva lungo. Sebbene io sia combattuto sull’usarle o meno, ho paura che ne avrò bisogno.


18-Settembre
Sono giunto al viaggio oggi. E’ piccolo come un gruppo di capanne. C’è una grande casa fatta di legno e pietra dove è probabile vendano della comune birra chiara e che vi si possa riparare dal vento delle montagne. Io fui grato per il riparo che mi diedero e per la birra chiara, anche se non della migliore. Ma sebbene utilizzai una serie di domande astute, non riuscii ad avere maggiori informazioni sulla cosa che cercavo, oppure ogni indizio che loro avrebbero potuto sapere a riguardo.
Stanco e demotivato, pagai per l’uso del giaciglio di paglia e mi chiesi se avessi fatto tutta quella strada per nulla. Ero esausto e andai a dormire prima che i vermi nella paglia umida si accorgessero che io ero lì. Ma il sonno non fu così lungo. Poco dopo la mezzanotte mi svegliai, come un uomo che quando dorme percepisce qualcosa di pericoloso. Trattenei il fiato e mi mossi silenzioso nell’oscurità cercando di localizzare la causa della mia improvvisa preoccupazione. Forse uno di quei poveri paesani aveva in mente di aggredirmi? Questo, se bene probabile, non mi sembrava verosimile. Dubitavo che i pochi frammenti di testo che portavo avessero qualche senso per loro, e i miei denari erano pochi. In quel momento divenni consapevole che si trattava di qualcosa di molto più pericoloso. Uno strano brivido scivolò lungo le mie tempie, come se qualcosa di freddo e privo di corpo scendesse su di me per sfiorarmi la carne. Dentro di me sentii cresce il panico, come un topo che vede passare su di se l’ombra delle ali di un aquila ma, a differenza del topo, io non potevo correre per cercare riparo. Non diedi voce alla mia paura, non corsi fuori piangendo in cerca di aiuto, il mio terrore mi diceva che se lo avessi fatto sarei stato immediatamente divorato. Questo non fu un atto dettato dalla debolezza o dalle emozioni, Zio, ed io riuscii difficilmente a resistere dopo aver visto in faccia questa paura. Che diritti avevo di cercare nella saggezza degli anziani se solo l’odore di questo mistero mi terrorizzava così? Così aspettai, tremando, silenzioso nell’oscurità, sperando di conoscere il nome della presenza che era nella stanza, prima di scoprire la sua natura.
Il freddo passò attraverso di me una volta ancora facendo drizzare i miei capelli, allora mi sforzai maggiormente. Mentre focalizzavo i miei sensi riuscivo a vedere il coagulo di oscurità nelle ombre, sembrava che il freddo giungesse da lì. “chi sei?” dissi alla fine.” cosa sei tu?” non ebbi segno di risposta, ma sembrò che si chiudesse su di me, e un viticcio di oscurità senza oscurità mi passò così vicino dalla mia faccia che io potei sentirlo. Qualcosa fluttuava giù verso la mia faccia, strusciandosi contro il mio mento come le ali di una falena prima di fermarsi sul mio petto. Ed allora… la presenza era andata. E subito mi ritrovai dov’ero prima, come se non fosse mai avvenuto nulla. Io rimasi congelato sul posto per quella che mi sembrò una piccola eternità, prima che il mio cuore tornasse al suo ritmo normale. Infine sollevai la mano tremante per vedere cosa si era posato sul mio petto. Mi sarei aspettato che sarebbe volato via appena io l’avessi sfiorato, ma non lo fece, e quando le mie dita vi si chiusero intorno io realizzai che non era altro che un pezzo di carta. Toccare qualcosa di questo mondo mi riportò in me, e mi misi a sedere sul letto. Mi ci volle un po’ di tempo per accendere una lampada con le mani ancora tremanti prima di avvicinare la carta alla luce, per poterla studiare. Era una mappa. Disegnata in modo semplice, mancante di alcune parti, ma dopo aver guardata per un po’ io riconobbi il passo di Nishaz, e poi il piccolo villaggio dove mi trovavo ora. E a nord di quello … c’era una strada contorta disegnata in fievole inchiostro marrone, con curve e pietre miliari indicate, e oltre quella una sola frase, scritta in una lingua così antica che nessuno nel villaggio sarebbe mai stato in grado di leggerla. Pochi nel mondo erano in grado di leggerla, infatti, fra questi alcuni studiosi specializzati in antiche lingue. Studiosi Cainiti in particolare.
Era scritto in un linguaggio che noi chiamiamo Enochian. Il primo linguaggio parlato dagli uomini. Monastero delle Ombre, diceva.
Il mio percorso è scelto.

22-Settembre
Mi ci vollero quattro giorni per raggiungere il luogo chiamato Monastero delle Ombre. E alla fine lo vidi, e capii perché il nome era stato ben scelto. Certamente. Non avrebbero potuto scegliere altro nome.
Il monastero sorgeva sul fondo di una stretta valle, circondato da mura di granito così alte e ripide che anche una capra avrebbe avuto problemi a scendere senza rimare uccisa. Per pochissimo tempo a mezzogiorno esso veniva illuminato, ma per tutto il resto del tempo era avvolto nelle ombre, e la notte giungeva rapidamente, rendendo impossibile coprire la distanza fino al cancello senza inciampare nell’oscurità assoluta. Pensai giustamente di mettere le mani sotto il mio mantello, per riscaldarle, mentre studiavo il luogo. Mi chiesi che tipo di creatura avrebbe fatto di quel luogo la propria dimora… Mi sembrava non vi fossero subbi sul fatto che il monastero era stato rifugio di Cainiti, ma di certo non era stato creato da loro.
Mi ci volle gran parte del giorno per scendere l’infido terreno senza farmi male. E fui soddisfatto quando arrivai al cancello. Era impossibile che io fossi arrivato lì durante il giorno senza essere notato, difatti un monaco era lì ad attendermi. Fece un cenno con il capo in silenzio dopo che io gli dissi il mio nome e non sembrò sorpreso quando gli chiesi un luogo riposarmi. Che altro motivo c’era per un viaggiatore di recarsi in una regione così desolata? lo seguii, passando di fianco ad altri monaci silenziosi che smettevano di parlare dei loro affari quando passavamo per le fredde stanze, portando la loro attenzione su di noi. Era impossibile capire se fra loro c’erano dei Cainiti o no, a causa delle primitive lampade di pietra che diffondevano una luce debole e tremolante su tutto. In verità, non sarei rimasto sorpreso nel sapere che quel luogo era la dimora di più di un figlio di Caino. In questo luogo lontano dalla civiltà potevano esercitare i loro poteri liberamente, come facevano gli antichi in passato.
Il giorno seguente avrei chiesto il permesso di visitare la biblioteca.

Freedom Naad, l'Oscuro Signore

--------------------------

Corvus "Giovanni da Perugia"
Progenie di Fratello Jervais
Nono da Caino
----°----°----°----°----°
Ed ora verrete con me giovani virgulti poiché io sono il Tristo Mietitore
04/02/2006 12:36
 
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Quest'uomo è il mio idolo.
04/02/2006 14:49
 
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I Frammenti di Erciyes


Dal diario e dalle note di fra Niccolò di Venezia, Studioso di Nod e monaco itinerante.


Le ombre stanno bisbigliando ancora.
Sembra che mi abbiano seguito qui. anche qui.
Qualcuno potrebbe pensare che questa piccola cella di monastero sia inospitale per qualsiasi creatura, ma non è così.
Non riesco ancora a esprimerlo a parole, ma ho ascoltato un rito in una lingua oramai dimenticata dai viventi, parole che non sono state mai più sentite da millenni. So che se mi volterò improvvisamente per vedere chi sta parlando, non vedrò nessuno dietro di me. Nessuno a parte le ombre.
Così è avvenuto ogni volta che ci ho provato. Chiunque mi stia tormentando si nasconde molto bene. Loro mi stanno guardando.
Prima pensavo fossero bugie, quelle accatastate in pile di pergamene ora avvolte in un pezzo di stoffa imbevuto, pronto per il viaggio. Ora la mia mano trema se do uno strattone all’involto ben chiuso, conoscendo il valore di ciò che contiene, e giustamente spaventato. Voci tremule, fragili come antiche pergamene, che mormorano minacce dalle ombre. Mi seguiranno anche quando lascerò questo luogo, e se così fosse, saranno notate da altri?
O sono forse solo Io che posso sentirle? l’unico che può sentire il freddo della loro presenza? sono Io l’unico che può vedere nell’oscurità che ci circonda e tremare al passaggio delle antiche creature e della potenza che osservo?
Basta, Basta. Questo non è il rapporto di uno studioso ma i vaneggiamenti di un folle. Sono diventato così nervoso nelle ultime notti da aver dimenticato ciò che mi è stato insegnato? Zio e Regnante, perdonate i difetti del vostro servo fedele e accettate le scoperte del mio recente studio. Ho inserito le note più importanti dal mio diario per il vostro uso. Giudicate voi stesso e valutate ciò che io ho trovato e cosa significherà ciò per le future generazioni. Questo è l’anno di nostro signore 1197.
Sempre vostro servo fedele.

NICCOLO’


2-Agosto
Oggi ho ascoltato storie su frammenti del libro di Nod, riferitomi come nessuno studioso abbia mai potuto catalogare. Queste informazioni mi sono state portate da un Nosferatu che prese dimora fra le rovine di un antico palazzo ora sepolto sotto macerie da centinaia di anni. Lì, dove i Re pagani ricevevano le parole dai loro Dei, fra i rimasugli di un impero in decadimento. Io ho scambiato con lui notizie da terre lontane, mormorii d’ombra e antichità senza prezzo. Il frammento è nel monastero, mi disse, a Nord, in un luogo segreto dove il sole non può arrivare. E’ protetto contro occhi indiscreti da coloro che possono leggere il cuore degli uomini, e a qualsiasi intruso che non sarà ritenuto degno non verrà concesso di vederlo. Fu allora che si rese conto del valore di un Ghoul che conosceva le lingue degli antichi, e dovetti utilizzare tutte le mie abilità diplomatiche per ritardare le sue azioni abbastanza fino all’arrivo dell’alba, rendendo la mia fuga possibile. Presi il suo racconto come prendo tutte le informazioni dei Nosferatu, con un bel po’ di scetticismo. Ogni informazione che mi veniva riferita così liberamente era molto sospetta. Ad ogni modo, se vi fosse stata nel suo racconto anche solo una parte di verità, gli studiosi che Io servo avrebbero voluto che fosse verificato. Quindi questo fu il motivo che mi spinse a partire alla volta del nord il giorno seguente, lungo la via commerciale degli Assiri , e credo che il mio Signore e Maestro sarà d’accordo che la deviazione era giustificata.
Non potevo perdere un opportunità del genere per andare ad investigare.

14-Agosto
Solo tre giorni a Tabriz e trovai riscontri della stessa leggenda. Uno studioso Brujah mi raccontò la storia di un esploratore che partì alla ricerca del frammento perduto. Altro uscì dal suo racconto confuso, ma nulla riguardo le memorie del suo viaggio. Egli non era sicuro che il frammento fosse mai esistito, ma insiste che il più potente dei Cainiti avrebbe potuto partire alla sua ricerca a causa dei potenti incantesimi che avrebbero difeso il frammento. Io non ero sicuro di questo, e non dissi nulla. Tu mi insegnasti, caro Zio, a non contraddire mai gli altri Cainiti, ed io ho imparato dai miei recenti viaggi che è molto pericoloso contraddire un Brujah. Insistei sul mio desiderio di fargli dono di una copia della mia “Ode di Larte a Cartagine” per ringraziarlo dell’aiuto che mi aveva dato, e quando lesse gli antichi versi i suoi occhi si venarono di scarlatto, così mi congedai. Il mattino seguente comprai provvigioni fresche e partii alla volta delle montagne a nord. Alcune volte i Ghoul possono andare in posti che neanche immaginano.

15-Settembre
Questa terra è inospitale tanto per i mortali quanto per i Cainiti, e due volte dovetti viaggiare in regioni vicine per procurarmi la vitae necessaria alla mia esistenza. La settimana passata mi costò molte notti di servizio per questo favore, notti che utilizzai nella polverosa magione di un Ventrue, catalogando la sua collezione di pergamene. Ma quel compito fu in verità una fortuna. Sepolta sotto pile di manoscritti dimenticati ho trovato le note di un Ventrue che cercava i frammenti per se, in un luogo chiamato il Monastero delle Ombre. Egli parlava di un villaggio fra le montagne, vicino il passo di Nishaz, dove avrebbe cercato notizie del monastero. Presi quelle note per me, poiché sono sicuro che il loro proprietario vorrebbe fossero in mani capaci di preservarle per sempre, piuttosto che farle perdere in questo posto isolato. Domani mi dirigerò ancora a nord, con le preziose notte in mio pugno. Fra le montagne cercherò un luogo che il Ventrue definiva
“così stretto e da togliere il fiato che era più adatto alle capre che agli uomini”. Ma la via della conoscenza non è mai lastricata di marmo. Il mio benefattore mi diede delle fiaschette in più di vitae da portare con me, poiché il viaggio si prevedeva lungo. Sebbene io sia combattuto sull’usarle o meno, ho paura che ne avrò bisogno.


18-Settembre
Sono giunto al villaggio oggi. E’ piccolo come un gruppo di capanne. C’è una grande casa fatta di legno e pietra dove è probabile vendano della comune birra chiara e che vi si possa riparare dal vento delle montagne. Io fui grato per il riparo che mi diedero e per la birra chiara, anche se non della migliore. Ma sebbene utilizzai una serie di domande astute, non riuscii ad avere maggiori informazioni sulla cosa che cercavo, oppure ogni indizio che loro avrebbero potuto sapere a riguardo.
Stanco e demotivato, pagai per l’uso del giaciglio di paglia e mi chiesi se avessi fatto tutta quella strada per nulla. Ero esausto e andai a dormire prima che i vermi nella paglia umida si accorgessero che io ero lì. Ma il sonno non fu così lungo. Poco dopo la mezzanotte mi svegliai, come un uomo che quando dorme percepisce qualcosa di pericoloso. Trattenei il fiato e mi mossi silenzioso nell’oscurità cercando di localizzare la causa della mia improvvisa preoccupazione. Forse uno di quei poveri paesani aveva in mente di aggredirmi? Questo, se bene probabile, non mi sembrava verosimile. Dubitavo che i pochi frammenti di testo che portavo avessero qualche senso per loro, e i miei denari erano pochi. In quel momento divenni consapevole che si trattava di qualcosa di molto più pericoloso. Uno strano brivido scivolò lungo le mie tempie, come se qualcosa di freddo e privo di corpo scendesse su di me per sfiorarmi la carne. Dentro di me sentii cresce il panico, come un topo che vede passare su di se l’ombra delle ali di un aquila ma, a differenza del topo, io non potevo correre per cercare riparo. Non diedi voce alla mia paura, non corsi fuori piangendo in cerca di aiuto, il mio terrore mi diceva che se lo avessi fatto sarei stato immediatamente divorato. Questo non fu un atto dettato dalla debolezza o dalle emozioni, Zio, ed io riuscii difficilmente a resistere dopo aver visto in faccia questa paura. Che diritti avevo di cercare nella saggezza degli anziani se solo l’odore di questo mistero mi terrorizzava così? Così aspettai, tremando, silenzioso nell’oscurità, sperando di conoscere il nome della presenza che era nella stanza, prima di scoprire la sua natura.
Il freddo passò attraverso di me una volta ancora facendo drizzare i miei capelli, allora mi sforzai maggiormente. Mentre focalizzavo i miei sensi riuscivo a vedere il coagulo di oscurità nelle ombre, sembrava che il freddo giungesse da lì. “chi sei?” dissi alla fine.” cosa sei tu?” non ebbi segno di risposta, ma sembrò che si chiudesse su di me, e un viticcio di oscurità senza oscurità mi passò così vicino dalla mia faccia che io potei sentirlo. Qualcosa fluttuava giù verso la mia faccia, strusciandosi contro il mio mento come le ali di una falena prima di fermarsi sul mio petto. Ed allora… la presenza era andata. E subito mi ritrovai dov’ero prima, come se non fosse mai avvenuto nulla. Io rimasi congelato sul posto per quella che mi sembrò una piccola eternità, prima che il mio cuore tornasse al suo ritmo normale. Infine sollevai la mano tremante per vedere cosa si era posato sul mio petto. Mi sarei aspettato che sarebbe volato via appena io l’avessi sfiorato, ma non lo fece, e quando le mie dita vi si chiusero intorno io realizzai che non era altro che un pezzo di carta. Toccare qualcosa di questo mondo mi riportò in me, e mi misi a sedere sul letto. Mi ci volle un po’ di tempo per accendere una lampada con le mani ancora tremanti prima di avvicinare la carta alla luce, per poterla studiare. Era una mappa. Disegnata in modo semplice, mancante di alcune parti, ma dopo aver guardata per un po’ io riconobbi il passo di Nishaz, e poi il piccolo villaggio dove mi trovavo ora. E a nord di quello … c’era una strada contorta disegnata in fievole inchiostro marrone, con curve e pietre miliari indicate, e oltre quella una sola frase, scritta in una lingua così antica che nessuno nel villaggio sarebbe mai stato in grado di leggerla. Pochi nel mondo erano in grado di leggerla, infatti, fra questi alcuni studiosi specializzati in antiche lingue. Studiosi Cainiti in particolare.
Era scritto in un linguaggio che noi chiamiamo Enochian. Il primo linguaggio parlato dagli uomini. Monastero delle Ombre, diceva.
Il mio percorso è scelto.

22-Settembre
Mi ci vollero quattro giorni per raggiungere il luogo chiamato Monastero delle Ombre. E alla fine lo vidi, e capii perché il nome era stato ben scelto. Certamente. Non avrebbero potuto scegliere altro nome.
Il monastero sorgeva sul fondo di una stretta valle, circondato da mura di granito così alte e ripide che anche una capra avrebbe avuto problemi a scendere senza rimare uccisa. Per pochissimo tempo a mezzogiorno esso veniva illuminato, ma per tutto il resto del tempo era avvolto nelle ombre, e la notte giungeva rapidamente, rendendo impossibile coprire la distanza fino al cancello senza inciampare nell’oscurità assoluta. Pensai giustamente di mettere le mani sotto il mio mantello, per riscaldarle, mentre studiavo il luogo. Mi chiesi che tipo di creatura avrebbe fatto di quel luogo la propria dimora… Mi sembrava non vi fossero subbi sul fatto che il monastero era stato rifugio di Cainiti, ma di certo non era stato creato da loro.
Mi ci volle gran parte del giorno per scendere l’infido terreno senza farmi male. E fui soddisfatto quando arrivai al cancello. Era impossibile che io fossi arrivato lì durante il giorno senza essere notato, difatti un monaco era lì ad attendermi. Fece un cenno con il capo in silenzio dopo che io gli dissi il mio nome e non sembrò sorpreso quando gli chiesi un luogo riposarmi. Che altro motivo c’era per un viaggiatore di recarsi in una regione così desolata? lo seguii, passando di fianco ad altri monaci silenziosi che smettevano di parlare dei loro affari quando passavamo per le fredde stanze, portando la loro attenzione su di noi. Era impossibile capire se fra loro c’erano dei Cainiti o no, a causa delle primitive lampade di pietra che diffondevano una luce debole e tremolante su tutto. In verità, non sarei rimasto sorpreso nel sapere che quel luogo era la dimora di più di un figlio di Caino. In questo luogo lontano dalla civiltà potevano esercitare i loro poteri liberamente, come facevano gli antichi in passato.
Il giorno seguente avrei chiesto il permesso di visitare la biblioteca.

23-Settembre
La colazione fu a base di carne, servita subito dopo le preghiere. A quanto pare è più facile allevare animali che coltivare campi su queste montagne ripide e in questa terra d’ombra. Naturalmente non mi sfuggì neanche che tale dieta serviva anche ad alimentare bene una preda umana. Questo è davvero il paradiso, e non ho dubbi sul fatto che un antico è il capo di questi monaci.
Dopo la colazione incontrai l’abate. Un bel uomo, di sicuro contento di ospitare uno studioso. Non avevo l’impressione che sapesse qualcosa riguardo la mappa che mi è stata data, o che avesse in qualche modo previsto il mio arrivo. Forse egli serviva direttamente un Cainita, il suo maestro l’aveva certamente tenuto all’oscuro di tutto. In fine decisi di provare, chiedendo “chi è il Monaco qui?” testando le acque, ed egli mi rispose.
“siamo tutti monaci qui”. Ma certo, era la verità. Il titolo usato per il Cainita signore di un monastero significava solamente “monaco”, in un certo senso. Più tardi avrei scoperto se la mia domanda era state recepita, ad ogni modo se questo abate avesse capito o meno non era un problema, egli era solo uno strumento attraverso il quale io portavo i miei saluti al maestro di questo reame di ombre.
L’abate mi condusse alla biblioteca personalmente, e nonostante cercasse di mantenere un’aria umile, il suo orgoglio verso tale collezione di libri era evidente. Orgoglio dovuto visto che questa libreria avrebbe fatto invidia anche a quella di Alessandria.
Per alcuni momenti guardai estasiato le pile di libri, pergamene, tavole incise, bevendo la semplice ricchezza di questa conoscenza che mi circondava. Ora ricordavo perché ero lì, e questo pensiero mi fece tornare in me. In verità, mentre un luogo simile sarebbe stato un piacere da visitare in altre circostante, era una vista davvero scoraggiante per chi cercava un solo tomo.
Non l’avrei mai chiesto chiaramente è logico, ma feci capire che sarei stato felice di consultare la biblioteca da solo, dopo che mi fosse stato mostrato ove veniva tenuto il materiale più antico. Frammenti e manoscritti così fragili che anche una sottile brezza li avrebbe potuti danneggiare, tavolette di creta con iscrizioni a lungo dimenticate… lui mi guardò per un po’ per essere sicuro che io avevo capito come maneggiare alcune cose senza danneggiarle, e poi mi lasciò alla mia ricerca. Dio in paradiso, se solo io potessi trasportare questa intera collezione dal monastero. Nonostante rimasi nella biblioteca fino al crepuscolo non trova traccia del mio obiettivo, neanche un segno di dove cercarlo. ad ogni modo cosa mi sarei dovuto aspettare? le gemme più preziose non sono certo lasciate in bella vista. Questa ricerca ha bisogno di tempo, e soprattutto di perseveranza.

24-Settembre
Un altro intero giorno di ricerca. Ho trovato tesori senza prezzo qui, ma nulla di ciò che cercavo.

25-Settrembre
Ho frugato negli antichi frammenti, ed ho cercato nei volumi più prosaici. C’è sicuramente una possibilità che il libro non sia tenuto nella biblioteca, ma come posso procedere se non lo so per certo? Anche se la collezione è ben ordinata. Qui vi sono mensole così grandi da poterci camminar su.

26-Settembre
Oggi ho provato a far capire al bibliotecario cosa io stia cercando per vedere che razione avrebbe avuto ma non sembra aver capito. Domani proverò con altri archivisti e vedrò come reagiranno.

27-Settembre
Nessuno di loro sa del Libro, ne sono sicuro. Intanto è passata un’altra notte di ricerche improduttive. Forse devo incontrare il Maestro Cainita di questo luogo, sicuramente è l’unico che possa aiutarmi. Penso che se saprò presentarmi come si deve non mi farà del male, d’altra parte se sarò troppo accomodante potrebbe pretenda qualcosa da me. Privato del sangue di cui ho bisogno credo che presto morirò qui dentro. C’è molta più conoscenza qui di quanto si potrebbe apprendere in una vita,ma non c’è nulla di più pericoloso che lasciare il compito all’ultimo momento. Un discreto numero di miei predecessori sono morti per essere stati troppo presi dalle loro ricerche dimenticando che la Morte ci guarda. Oppure il sangue dei clan che avevano si affievolì così tanto da sostituire l’amore per la morte con la paura. Tornai alla candela mentre pensavo alla prossima sezione da esaminare. Ma mi fermai, la mia mano congelata a mezz’aria, e per un momento io potei vedere tutto chiaramente, concentrato com’ero sulla fiamma. Mentre la guardavo scintillò selvaggiamente, poi si curvò su di un lato come se una brezza stesse giocando con la fiamma.
Qui?
Mi guardai intorno. Non c’erano finestre e la porta era ben chiusa. Forse era un brezza guidata da qualche fessura nella porta. Ma la fiamma era piegata completamente dalla parte opposta. Presi la candela, lentamente, con cautela, e la usai come un compasso per tracciare il percorso. Questo mi condusse ad un alcova ove decine di scaffali erano pieni di pergamene. La brezza proveniva da lì dietro. Tremando per l’eccitazione posai la candela sul tavolo vicino ed iniziai a svuotare gli scaffali. E così potei sentire la brezza sul mio volto, e fui certo che c’era qualche apertura nascosta dietro i rotoli di pergamena. Fui molto delicato, li tolsi lentamente e li adagiai di lato, sarebbe stato un crimine se avessi danneggiato degli artefatti così preziosi nel corso della mia ricerca di qualcosa di più grande.
Alla fine erano tutti sul tavolo e gli scaffali erano liberi. Avvicinai la candela… e grazie alla sua luce potei vedere una breccia nel muro, da dove sembrava uscire la brezza. Il mio cuore iniziò a palpitare mentre esaminavo gli scaffali, e si!, essi scivolavano sui cardini facilmente. Non ci misi molto, passai attraverso la stretta alcova toccando il muro alle mie spalle con le dita. Scivolai così nella fessura tirandomi il pesante pannello di legno come potevo – inutilmente! – e finalmente spingendolo. E si mosse, come una porta, e dondolò davanti a me. Mi accolse un aria gelida, umida e pulita colma di mistero. Tornai alla candela ed usai la sua luce per illuminare il posto, che sembrava una caverna naturale, sebbene alcune parti della caverna sembravano essere lavorate per adattarle ad esigenze umane. Sul lato più lontano notai diverse crepe, decorate da stalattiti aguzze come denti. Era da lì, non c’erano dubbi, che proveniva la brezza. Ma questa osservazione lasciò il tempo che trovò, al centro della stanza c’era un tavolo di pietra grigia, e sopra di esso un grande libro rilegato in pelle. Il mio cuore sobbalzò mentre lo fissavo, per alcuni istanti trattenei il respiro. Mi feci forza ed avanzai, un passo e poi due, e in fine con le mani che tremavano toccai la copertina. E SI, la pelle era ciò che pensavo fosse. Avevo sentito parlare di volumi rilegati in pelle umana ed ora potevo toccarne uno. Un soffio di aria fredda mi sfiorò il collo, questa volta non era brezza. Mi girai ma non c’era nessuno dietro di me. Ma la sensazione rimaneva, sentivo i miei capelli drizzarsi mentre mi giravo verso il libro, lentamente, con cautela, lo aprii. Non era un vero e proprio libro ma una sorta di annotazioni di ogni tipo, con pagine così sottili da essere trasparenti e pezzi di pelle per separare una pagina dall’altra. Girai la prima pagina per vedere cosa vi era stato scritto, trovai dei semplici appunti redatti in dialetto Chaldeano, il più antico che io abbia mai visto. Nel testo principale vi erano diverse note, alcune scritte in seguito. Contai cinque lingue in tutto, il più moderno era il latino imperiale.
E quando iniziai a leggere, il resto del mondo cessò di esistere.
Come posso descrivere quel momento, quando Io per primo cominciai a capire la magnificenza di ciò che c’era ? Era questo il verso di apertura che chiariva tutto, questa semplice asserzione narrativa ? Questa è la storia di Nostro Padre, Caino, Primo figlio di Dio, fatto a Sua immagine… ? Oppure erano le note che circondavano il testo, scritte da studiosi prima di me? O era forse la prima riga che suggeriva il vero autore, la prima stordente suggestione che questo frammento del Libro di Nod sia stato scritto da Caino stesso?
Trovai un angolo dove la formazione rocciosa mi permetteva di sedermi, vi misi sopra il libro e iniziai a leggero. Le mie mani tremavano quando toccavo le pagine, qualcosa di così prezioso. Quello era un capitolo completo del Libro di Nod. Verso dopo verso, in ordine preciso, nessun pezzo mancante, nessun danno, nulla di illeggibile. In verità, io ho sempre cercato qualcosa del genere, ma pensavo che l’esistenza del Libro completo fosse solo una leggenda, forse ispirata da poco più di qualche pagina. Quello sarebbe stato avere fra le mani un tesoro. Ma questo!
Lo studiai per ore. Feci scorrere le mani su quelle fragili pagine ancora ed ancora, come se avessi paura che se avessi smesso di toccarlo sarebbe svanito, come un sogno o un fantasma. Ed io lessi. Mio Dio, io lessi! La storia dell’Eden raccontata dagli occhi di Caino, non come un semplice racconto, ma con tutti i particolari di un testimone. E tutte le sue parole scritte dagli studiosi prima di me, qualche volta scritte in tono autoritario, altre volte così casuali da far capire che non riuscivano ad affrontare la maestria con la quale era scritto in testo.
Chi altro se non un antico avrebbe potuto scrivere quelle parole? chi altro avrebbe osato posare la penna su un documento così sacro? Mi venne voglia di aggiungere qualche nota, ma scacciai subito l’idea. Una tale arroganza da un Ghoul non sarebbe mai stata tollerata.
Sentii la campana suonare in lontananza per le orazioni, segnalando il sorgere del sole e l’inizio di un giorno di attività. per un istante chiusi gli occhi e tremai, non desideravo allontanarmi dal Libro. Alla fine, con le mani tremanti, mi feci forza e lo chiusi, e lo rimisi nella posizione di prima. La camera non doveva aver avuto un visitatore da molto tempo, ma non ero disposto a rischiare. Lanciai un ultimo sguardo alle mie spalle, per assaporare il luogo ancora una volta, poi strisciai indietro nell’alcova e rapidamente misi a posto gli scaffali e le pergamene nelle posizioni originali. La fiamma della candela si era fermata perché avevo chiuso la porta completamente. Pensavo infatti che se qualcuno avesse fatto lo stesso avrei cercato la stanza in vano…
Ecco. Questa è tutta la storia. Non riesco a mangiare o dormire ora, solo stare al muro ad attendere che il giorno passi. Solo la notte importa ora. Solo la notte… e il Libro.

Freedom Naad, l'Oscuro Signore

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Corvus "Giovanni da Perugia"
Progenie di Fratello Jervais
Nono da Caino
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Ed ora verrete con me giovani virgulti poiché io sono il Tristo Mietitore
11/03/2006 19:38
 
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I Frammenti di Erciyes


Dal diario e dalle note di fra Niccolò di Venezia, Studioso di Nod e monaco itinerante.


Le ombre stanno bisbigliando ancora.
Sembra che mi abbiano seguito qui. anche qui.
Qualcuno potrebbe pensare che questa piccola cella di monastero sia inospitale per qualsiasi creatura, ma non è così.
Non riesco ancora a esprimerlo a parole, ma ho ascoltato un rito in una lingua oramai dimenticata dai viventi, parole che non sono state mai più sentite da millenni. So che se mi volterò improvvisamente per vedere chi sta parlando, non vedrò nessuno dietro di me. Nessuno a parte le ombre.
Così è avvenuto ogni volta che ci ho provato. Chiunque mi stia tormentando si nasconde molto bene. Loro mi stanno guardando.
Prima pensavo fossero bugie, quelle accatastate in pile di pergamene ora avvolte in un pezzo di stoffa imbevuto, pronto per il viaggio. Ora la mia mano trema se do uno strattone all’involto ben chiuso, conoscendo il valore di ciò che contiene, e giustamente spaventato. Voci tremule, fragili come antiche pergamene, che mormorano minacce dalle ombre. Mi seguiranno anche quando lascerò questo luogo, e se così fosse, saranno notate da altri?
O sono forse solo Io che posso sentirle? l’unico che può sentire il freddo della loro presenza? sono Io l’unico che può vedere nell’oscurità che ci circonda e tremare al passaggio delle antiche creature e della potenza che osservo?
Basta, Basta. Questo non è il rapporto di uno studioso ma i vaneggiamenti di un folle. Sono diventato così nervoso nelle ultime notti da aver dimenticato ciò che mi è stato insegnato? Zio e Regnante, perdonate i difetti del vostro servo fedele e accettate le scoperte del mio recente studio. Ho inserito le note più importanti dal mio diario per il vostro uso. Giudicate voi stesso e valutate ciò che io ho trovato e cosa significherà ciò per le future generazioni. Questo è l’anno di nostro signore 1197.
Sempre vostro servo fedele.

NICCOLO’


2-Agosto
Oggi ho ascoltato storie su frammenti del libro di Nod, riferitomi come nessuno studioso abbia mai potuto catalogare. Queste informazioni mi sono state portate da un Nosferatu che prese dimora fra le rovine di un antico palazzo ora sepolto sotto macerie da centinaia di anni. Lì, dove i Re pagani ricevevano le parole dai loro Dei, fra i rimasugli di un impero in decadimento. Io ho scambiato con lui notizie da terre lontane, mormorii d’ombra e antichità senza prezzo. Il frammento è nel monastero, mi disse, a Nord, in un luogo segreto dove il sole non può arrivare. E’ protetto contro occhi indiscreti da coloro che possono leggere il cuore degli uomini, e a qualsiasi intruso che non sarà ritenuto degno non verrà concesso di vederlo. Fu allora che si rese conto del valore di un Ghoul che conosceva le lingue degli antichi, e dovetti utilizzare tutte le mie abilità diplomatiche per ritardare le sue azioni abbastanza fino all’arrivo dell’alba, rendendo la mia fuga possibile. Presi il suo racconto come prendo tutte le informazioni dei Nosferatu, con un bel po’ di scetticismo. Ogni informazione che mi veniva riferita così liberamente era molto sospetta. Ad ogni modo, se vi fosse stata nel suo racconto anche solo una parte di verità, gli studiosi che Io servo avrebbero voluto che fosse verificato. Quindi questo fu il motivo che mi spinse a partire alla volta del nord il giorno seguente, lungo la via commerciale degli Assiri , e credo che il mio Signore e Maestro sarà d’accordo che la deviazione era giustificata.
Non potevo perdere un opportunità del genere per andare ad investigare.

14-Agosto
Solo tre giorni a Tabriz e trovai riscontri della stessa leggenda. Uno studioso Brujah mi raccontò la storia di un esploratore che partì alla ricerca del frammento perduto. Altro uscì dal suo racconto confuso, ma nulla riguardo le memorie del suo viaggio. Egli non era sicuro che il frammento fosse mai esistito, ma insiste che il più potente dei Cainiti avrebbe potuto partire alla sua ricerca a causa dei potenti incantesimi che avrebbero difeso il frammento. Io non ero sicuro di questo, e non dissi nulla. Tu mi insegnasti, caro Zio, a non contraddire mai gli altri Cainiti, ed io ho imparato dai miei recenti viaggi che è molto pericoloso contraddire un Brujah. Insistei sul mio desiderio di fargli dono di una copia della mia “Ode di Larte a Cartagine” per ringraziarlo dell’aiuto che mi aveva dato, e quando lesse gli antichi versi i suoi occhi si venarono di scarlatto, così mi congedai. Il mattino seguente comprai provvigioni fresche e partii alla volta delle montagne a nord. Alcune volte i Ghoul possono andare in posti che neanche immaginano.

15-Settembre
Questa terra è inospitale tanto per i mortali quanto per i Cainiti, e due volte dovetti viaggiare in regioni vicine per procurarmi la vitae necessaria alla mia esistenza. La settimana passata mi costò molte notti di servizio per questo favore, notti che utilizzai nella polverosa magione di un Ventrue, catalogando la sua collezione di pergamene. Ma quel compito fu in verità una fortuna. Sepolta sotto pile di manoscritti dimenticati ho trovato le note di un Ventrue che cercava i frammenti per se, in un luogo chiamato il Monastero delle Ombre. Egli parlava di un villaggio fra le montagne, vicino il passo di Nishaz, dove avrebbe cercato notizie del monastero. Presi quelle note per me, poiché sono sicuro che il loro proprietario vorrebbe fossero in mani capaci di preservarle per sempre, piuttosto che farle perdere in questo posto isolato. Domani mi dirigerò ancora a nord, con le preziose notte in mio pugno. Fra le montagne cercherò un luogo che il Ventrue definiva
“così stretto e da togliere il fiato che era più adatto alle capre che agli uomini”. Ma la via della conoscenza non è mai lastricata di marmo. Il mio benefattore mi diede delle fiaschette in più di vitae da portare con me, poiché il viaggio si prevedeva lungo. Sebbene io sia combattuto sull’usarle o meno, ho paura che ne avrò bisogno.


18-Settembre
Sono giunto al villaggio oggi. E’ piccolo come un gruppo di capanne. C’è una grande casa fatta di legno e pietra dove è probabile vendano della comune birra chiara e che vi si possa riparare dal vento delle montagne. Io fui grato per il riparo che mi diedero e per la birra chiara, anche se non della migliore. Ma sebbene utilizzai una serie di domande astute, non riuscii ad avere maggiori informazioni sulla cosa che cercavo, oppure ogni indizio che loro avrebbero potuto sapere a riguardo.
Stanco e demotivato, pagai per l’uso del giaciglio di paglia e mi chiesi se avessi fatto tutta quella strada per nulla. Ero esausto e andai a dormire prima che i vermi nella paglia umida si accorgessero che io ero lì. Ma il sonno non fu così lungo. Poco dopo la mezzanotte mi svegliai, come un uomo che quando dorme percepisce qualcosa di pericoloso. Trattenei il fiato e mi mossi silenzioso nell’oscurità cercando di localizzare la causa della mia improvvisa preoccupazione. Forse uno di quei poveri paesani aveva in mente di aggredirmi? Questo, se bene probabile, non mi sembrava verosimile. Dubitavo che i pochi frammenti di testo che portavo avessero qualche senso per loro, e i miei denari erano pochi. In quel momento divenni consapevole che si trattava di qualcosa di molto più pericoloso. Uno strano brivido scivolò lungo le mie tempie, come se qualcosa di freddo e privo di corpo scendesse su di me per sfiorarmi la carne. Dentro di me sentii cresce il panico, come un topo che vede passare su di se l’ombra delle ali di un aquila ma, a differenza del topo, io non potevo correre per cercare riparo. Non diedi voce alla mia paura, non corsi fuori piangendo in cerca di aiuto, il mio terrore mi diceva che se lo avessi fatto sarei stato immediatamente divorato. Questo non fu un atto dettato dalla debolezza o dalle emozioni, Zio, ed io riuscii difficilmente a resistere dopo aver visto in faccia questa paura. Che diritti avevo di cercare nella saggezza degli anziani se solo l’odore di questo mistero mi terrorizzava così? Così aspettai, tremando, silenzioso nell’oscurità, sperando di conoscere il nome della presenza che era nella stanza, prima di scoprire la sua natura.
Il freddo passò attraverso di me una volta ancora facendo drizzare i miei capelli, allora mi sforzai maggiormente. Mentre focalizzavo i miei sensi riuscivo a vedere il coagulo di oscurità nelle ombre, sembrava che il freddo giungesse da lì. “chi sei?” dissi alla fine.” cosa sei tu?” non ebbi segno di risposta, ma sembrò che si chiudesse su di me, e un viticcio di oscurità senza oscurità mi passò così vicino dalla mia faccia che io potei sentirlo. Qualcosa fluttuava giù verso la mia faccia, strusciandosi contro il mio mento come le ali di una falena prima di fermarsi sul mio petto. Ed allora… la presenza era andata. E subito mi ritrovai dov’ero prima, come se non fosse mai avvenuto nulla. Io rimasi congelato sul posto per quella che mi sembrò una piccola eternità, prima che il mio cuore tornasse al suo ritmo normale. Infine sollevai la mano tremante per vedere cosa si era posato sul mio petto. Mi sarei aspettato che sarebbe volato via appena io l’avessi sfiorato, ma non lo fece, e quando le mie dita vi si chiusero intorno io realizzai che non era altro che un pezzo di carta. Toccare qualcosa di questo mondo mi riportò in me, e mi misi a sedere sul letto. Mi ci volle un po’ di tempo per accendere una lampada con le mani ancora tremanti prima di avvicinare la carta alla luce, per poterla studiare. Era una mappa. Disegnata in modo semplice, mancante di alcune parti, ma dopo aver guardata per un po’ io riconobbi il passo di Nishaz, e poi il piccolo villaggio dove mi trovavo ora. E a nord di quello … c’era una strada contorta disegnata in fievole inchiostro marrone, con curve e pietre miliari indicate, e oltre quella una sola frase, scritta in una lingua così antica che nessuno nel villaggio sarebbe mai stato in grado di leggerla. Pochi nel mondo erano in grado di leggerla, infatti, fra questi alcuni studiosi specializzati in antiche lingue. Studiosi Cainiti in particolare.
Era scritto in un linguaggio che noi chiamiamo Enochian. Il primo linguaggio parlato dagli uomini. Monastero delle Ombre, diceva.
Il mio percorso è scelto.

22-Settembre
Mi ci vollero quattro giorni per raggiungere il luogo chiamato Monastero delle Ombre. E alla fine lo vidi, e capii perché il nome era stato ben scelto. Certamente. Non avrebbero potuto scegliere altro nome.
Il monastero sorgeva sul fondo di una stretta valle, circondato da mura di granito così alte e ripide che anche una capra avrebbe avuto problemi a scendere senza rimare uccisa. Per pochissimo tempo a mezzogiorno esso veniva illuminato, ma per tutto il resto del tempo era avvolto nelle ombre, e la notte giungeva rapidamente, rendendo impossibile coprire la distanza fino al cancello senza inciampare nell’oscurità assoluta. Pensai giustamente di mettere le mani sotto il mio mantello, per riscaldarle, mentre studiavo il luogo. Mi chiesi che tipo di creatura avrebbe fatto di quel luogo la propria dimora… Mi sembrava non vi fossero subbi sul fatto che il monastero era stato rifugio di Cainiti, ma di certo non era stato creato da loro.
Mi ci volle gran parte del giorno per scendere l’infido terreno senza farmi male. E fui soddisfatto quando arrivai al cancello. Era impossibile che io fossi arrivato lì durante il giorno senza essere notato, difatti un monaco era lì ad attendermi. Fece un cenno con il capo in silenzio dopo che io gli dissi il mio nome e non sembrò sorpreso quando gli chiesi un luogo riposarmi. Che altro motivo c’era per un viaggiatore di recarsi in una regione così desolata? lo seguii, passando di fianco ad altri monaci silenziosi che smettevano di parlare dei loro affari quando passavamo per le fredde stanze, portando la loro attenzione su di noi. Era impossibile capire se fra loro c’erano dei Cainiti o no, a causa delle primitive lampade di pietra che diffondevano una luce debole e tremolante su tutto. In verità, non sarei rimasto sorpreso nel sapere che quel luogo era la dimora di più di un figlio di Caino. In questo luogo lontano dalla civiltà potevano esercitare i loro poteri liberamente, come facevano gli antichi in passato.
Il giorno seguente avrei chiesto il permesso di visitare la biblioteca.

23-Settembre
La colazione fu a base di carne, servita subito dopo le preghiere. A quanto pare è più facile allevare animali che coltivare campi su queste montagne ripide e in questa terra d’ombra. Naturalmente non mi sfuggì neanche che tale dieta serviva anche ad alimentare bene una preda umana. Questo è davvero il paradiso, e non ho dubbi sul fatto che un antico è il capo di questi monaci.
Dopo la colazione incontrai l’abate. Un bel uomo, di sicuro contento di ospitare uno studioso. Non avevo l’impressione che sapesse qualcosa riguardo la mappa che mi è stata data, o che avesse in qualche modo previsto il mio arrivo. Forse egli serviva direttamente un Cainita, il suo maestro l’aveva certamente tenuto all’oscuro di tutto. In fine decisi di provare, chiedendo “chi è il Monaco qui?” testando le acque, ed egli mi rispose.
“siamo tutti monaci qui”. Ma certo, era la verità. Il titolo usato per il Cainita signore di un monastero significava solamente “monaco”, in un certo senso. Più tardi avrei scoperto se la mia domanda era state recepita, ad ogni modo se questo abate avesse capito o meno non era un problema, egli era solo uno strumento attraverso il quale io portavo i miei saluti al maestro di questo reame di ombre.
L’abate mi condusse alla biblioteca personalmente, e nonostante cercasse di mantenere un’aria umile, il suo orgoglio verso tale collezione di libri era evidente. Orgoglio dovuto visto che questa libreria avrebbe fatto invidia anche a quella di Alessandria.
Per alcuni momenti guardai estasiato le pile di libri, pergamene, tavole incise, bevendo la semplice ricchezza di questa conoscenza che mi circondava. Ora ricordavo perché ero lì, e questo pensiero mi fece tornare in me. In verità, mentre un luogo simile sarebbe stato un piacere da visitare in altre circostante, era una vista davvero scoraggiante per chi cercava un solo tomo.
Non l’avrei mai chiesto chiaramente è logico, ma feci capire che sarei stato felice di consultare la biblioteca da solo, dopo che mi fosse stato mostrato ove veniva tenuto il materiale più antico. Frammenti e manoscritti così fragili che anche una sottile brezza li avrebbe potuti danneggiare, tavolette di creta con iscrizioni a lungo dimenticate… lui mi guardò per un po’ per essere sicuro che io avevo capito come maneggiare alcune cose senza danneggiarle, e poi mi lasciò alla mia ricerca. Dio in paradiso, se solo io potessi trasportare questa intera collezione dal monastero. Nonostante rimasi nella biblioteca fino al crepuscolo non trova traccia del mio obiettivo, neanche un segno di dove cercarlo. ad ogni modo cosa mi sarei dovuto aspettare? le gemme più preziose non sono certo lasciate in bella vista. Questa ricerca ha bisogno di tempo, e soprattutto di perseveranza.

24-Settembre
Un altro intero giorno di ricerca. Ho trovato tesori senza prezzo qui, ma nulla di ciò che cercavo.

25-Settrembre
Ho frugato negli antichi frammenti, ed ho cercato nei volumi più prosaici. C’è sicuramente una possibilità che il libro non sia tenuto nella biblioteca, ma come posso procedere se non lo so per certo? Anche se la collezione è ben ordinata. Qui vi sono mensole così grandi da poterci camminar su.

26-Settembre
Oggi ho provato a far capire al bibliotecario cosa io stia cercando per vedere che razione avrebbe avuto ma non sembra aver capito. Domani proverò con altri archivisti e vedrò come reagiranno.

27-Settembre
Nessuno di loro sa del Libro, ne sono sicuro. Intanto è passata un’altra notte di ricerche improduttive. Forse devo incontrare il Maestro Cainita di questo luogo, sicuramente è l’unico che possa aiutarmi. Penso che se saprò presentarmi come si deve non mi farà del male, d’altra parte se sarò troppo accomodante potrebbe pretenda qualcosa da me. Privato del sangue di cui ho bisogno credo che presto morirò qui dentro. C’è molta più conoscenza qui di quanto si potrebbe apprendere in una vita, prego che la mia esistenza non finisca tappato qui.

28 Settembre
Oh cielo!
L’ho trovato. O meglio, più precisamente… lui ha trovato me. Riesco appena a scrivere, la mia mano trema. Non ho mai visto una cosa del genere, mai sognato neppure la sua esistenza! L’averlo toccato, aver avuto la possibilità di sentire la sua presenza, con tutti i sensi… piano. piano. E’ necessario un riassunto. Ripartire dall’inizio. Decisi di visitare la biblioteca di notte, quando i monaci dormivano. Ero sicuro che l’oggetto che vidi non era su nessuno scaffale, dove qualsiasi modesto monaco poteva inciamparci, ma che fosse al sicuro, nascosto, da qualche parte. Il posto più logico dove cercare era l’angolo più buio della libreria. Non mi piaceva l’idea di frugare nel monastero senza permesso, ma se era necessario per trovare il libro, l’avrei fatto. Non ero giunto così lontano per andarmene a mani vuote.
Il piano non era facile come sembra. Contrariamente ai normali monaci, che si ritirano al calar del sole, i monaci di questo monastero erano abituati a lavorare nell’oscurità, ed erano liberi di far ora tarda. Così io attesi fino a che la libreria non fu deserta, ma questo avvenne solo quando l’orologio batté le dieci. Il monastero era silenzioso, salvo per la canzone che il vento notturno produceva passando per le grandi sale, e l’occasionale richiamo di un gufo notturno. Era perfetto per la mia esplorazione.
Silenzioso scivolai nella vasta camera, chiudendo la pesante porta alle mie spalle così che la mia fiamma non venisse notata. Sono a conoscenza del fatto che molti Ghoul non sono in grado di cercare con una così fioca luce, ma la mia vista è acuta come voi ben sapete, caro Zio, e quella fiamma era tutto ciò di cui avevo bisogno. Iniziai a cercare. Svuotai la prima mensola, poi un’altra, cercando sotto di esse alla ricerca di un meccanismo, misurando i muri che dividevano le une dalle altre, controllando le pietre dei muri alla ricerca di spazi fra l’una e l’altra. Fu un lavoro immenso ma io sono una creatura paziente, e sapevo di avere a mia disposizione tutte le notte che volevo per esaminare ogni centimetro di quel luogo. Con il volere di Dio, ciò che cercavo era nascosto lì da qualche parte.
Passò la mezzanotte, poi un’altra ora. I miei muscoli iniziarono ad anchilosarsi per l’inusuale sforzo di stringermi negli spazi più stretti, ma li lasciai dolere. In fine, con un sospiro, io posai la mia candela su uno dei pesanti tavoli di quercia al centro della stanza per concedermi un momento di riposo. Quando vidi i buoni progressi che avevo fatto in quella notte di lavoro mi tranquillizzai un po’, avevo controllato quasi mezza libreria. Fui grato per la vitae che la lady Ventrue mi diede, ne avrei avuto bisogno. Non c’è nulla di più frustrante di lasciare incompiuto un lavoro per andare alla ricerca di ciò che necessita alla sopravvivenza, e nulla di più pericoloso di andarsene all’ultimo momento.
Un discreto numero di miei predecessori sono morti per essere stati troppo presi dalle loro ricerche dimenticando che la Morte ci guarda. Oppure il sangue dei clan che avevano si affievolì così tanto da sostituire l’amore per la morte con la paura. Tornai alla candela mentre pensavo alla prossima sezione da esaminare. Ma mi fermai, la mia mano congelata a mezz’aria, e per un momento io potei vedere tutto chiaramente, concentrato com’ero sulla fiamma. Mentre la guardavo scintillò selvaggiamente, poi si curvò su di un lato come se una brezza stesse giocando con la fiamma.
Qui?
Mi guardai intorno. Non c’erano finestre e la porta era ben chiusa. Forse era un brezza guidata da qualche fessura nella porta. Ma la fiamma era piegata completamente dalla parte opposta. Presi la candela, lentamente, con cautela, e la usai come un compasso per tracciare il percorso. Questo mi condusse ad un alcova ove decine di scaffali erano pieni di pergamene. La brezza proveniva da lì dietro. Tremando per l’eccitazione posai la candela sul tavolo vicino ed iniziai a svuotare gli scaffali. E così potei sentire la brezza sul mio volto, e fui certo che c’era qualche apertura nascosta dietro i rotoli di pergamena. Fui molto delicato, li tolsi lentamente e li adagiai di lato, sarebbe stato un crimine se avessi danneggiato degli artefatti così preziosi nel corso della mia ricerca di qualcosa di più grande.
Alla fine erano tutti sul tavolo e gli scaffali erano liberi. Avvicinai la candela… e grazie alla sua luce potei vedere una breccia nel muro, da dove sembrava uscire la brezza. Il mio cuore iniziò a palpitare mentre esaminavo gli scaffali, e si!, essi scivolavano sui cardini facilmente. Non ci misi molto, passai attraverso la stretta alcova toccando il muro alle mie spalle con le dita. Scivolai così nella fessura tirandomi il pesante pannello di legno come potevo – inutilmente! – e finalmente spingendolo. E si mosse, come una porta, e dondolò davanti a me. Mi accolse un aria gelida, umida e pulita colma di mistero. Tornai alla candela ed usai la sua luce per illuminare il posto, che sembrava una caverna naturale, sebbene alcune parti della caverna sembravano essere lavorate per adattarle ad esigenze umane. Sul lato più lontano notai diverse crepe, decorate da stalattiti aguzze come denti. Era da lì, non c’erano dubbi, che proveniva la brezza. Ma questa osservazione lasciò il tempo che trovò, al centro della stanza c’era un tavolo di pietra grigia, e sopra di esso un grande libro rilegato in pelle. Il mio cuore sobbalzò mentre lo fissavo, per alcuni istanti trattenei il respiro. Mi feci forza ed avanzai, un passo e poi due, e in fine con le mani che tremavano toccai la copertina. E SI, la pelle era ciò che pensavo fosse. Avevo sentito parlare di volumi rilegati in pelle umana ed ora potevo toccarne uno. Un soffio di aria fredda mi sfiorò il collo, questa volta non era brezza. Mi girai ma non c’era nessuno dietro di me. Ma la sensazione rimaneva, sentivo i miei capelli drizzarsi mentre mi giravo verso il libro, lentamente, con cautela, lo aprii. Non era un vero e proprio libro ma una sorta di annotazioni di ogni tipo, con pagine così sottili da essere trasparenti e pezzi di pelle per separare una pagina dall’altra. Girai la prima pagina per vedere cosa vi era stato scritto, trovai dei semplici appunti redatti in dialetto Chaldeano, il più antico che io abbia mai visto. Nel testo principale vi erano diverse note, alcune scritte in seguito. Contai cinque lingue in tutto, il più moderno era il latino imperiale.
E quando iniziai a leggere, il resto del mondo cessò di esistere.
Come posso descrivere quel momento, quando Io per primo cominciai a capire la magnificenza di ciò che c’era ? Era questo il verso di apertura che chiariva tutto, questa semplice asserzione narrativa ? Questa è la storia di Nostro Padre, Caino, Primo figlio di Dio, fatto a Sua immagine… ? Oppure erano le note che circondavano il testo, scritte da studiosi prima di me? O era forse la prima riga che suggeriva il vero autore, la prima stordente suggestione che questo frammento del Libro di Nod sia stato scritto da Caino stesso?
Trovai un angolo dove la formazione rocciosa mi permetteva di sedermi, vi misi sopra il libro e iniziai a leggero. Le mie mani tremavano quando toccavo le pagine, qualcosa di così prezioso. Quello era un capitolo completo del Libro di Nod. Verso dopo verso, in ordine preciso, nessun pezzo mancante, nessun danno, nulla di illeggibile. In verità, io ho sempre cercato qualcosa del genere, ma pensavo che l’esistenza del Libro completo fosse solo una leggenda, forse ispirata da poco più di qualche pagina. Quello sarebbe stato avere fra le mani un tesoro. Ma questo!
Lo studiai per ore. Feci scorrere le mani su quelle fragili pagine ancora ed ancora, come se avessi paura che se avessi smesso di toccarlo sarebbe svanito, come un sogno o un fantasma. Ed io lessi. Mio Dio, io lessi! La storia dell’Eden raccontata dagli occhi di Caino, non come un semplice racconto, ma con tutti i particolari di un testimone. E tutte le sue parole scritte dagli studiosi prima di me, qualche volta scritte in tono autoritario, altre volte così casuali da far capire che non riuscivano ad affrontare la maestria con la quale era scritto in testo.
Chi altro se non un antico avrebbe potuto scrivere quelle parole? chi altro avrebbe osato posare la penna su un documento così sacro? Mi venne voglia di aggiungere qualche nota, ma scacciai subito l’idea. Una tale arroganza da un Ghoul non sarebbe mai stata tollerata.
Sentii la campana suonare in lontananza per le orazioni, segnalando il sorgere del sole e l’inizio di un giorno di attività. per un istante chiusi gli occhi e tremai, non desideravo allontanarmi dal Libro. Alla fine, con le mani tremanti, mi feci forza e lo chiusi, e lo rimisi nella posizione di prima. La camera non doveva aver avuto un visitatore da molto tempo, ma non ero disposto a rischiare. Lanciai un ultimo sguardo alle mie spalle, per assaporare il luogo ancora una volta, poi strisciai indietro nell’alcova e rapidamente misi a posto gli scaffali e le pergamene nelle posizioni originali. La fiamma della candela si era fermata perché avevo chiuso la porta completamente. Pensavo infatti che se qualcuno avesse fatto lo stesso avrei cercato la stanza in vano…
Ecco. Questa è tutta la storia. Non riesco a mangiare o dormire ora, solo stare al muro ad attendere che il giorno passi. Solo la notte importa ora. Solo la notte… e il Libro.

29 Settembre
Sono tornato verso la mezzanotte per trovare la biblioteca vuota, e questa volta mi ci vollero solo venti minuti per liberare gli scaffali ed entrare nella camera segreta. Era esattamente come l’avevo lasciata, e tirai un sospiro di sollievo. Nelle mie fantasie notturne avevo immaginato il maestro del monastero scoprire la mia intrusione e chiudere il Libro da qualche altra parte, dove non avrei più potuto vederlo. Ma no, era ancora lì, come l’avevo lasciato io. E questa volta ero venuto preparato.
Portavo con me un gran numero di sottili fogli vellutati, una bottiglietta di inchiostro scuro, ed un pennino. Era mia intenzione copiare tutto ciò che avrei potuto, per portare a te questa conoscenza, Zio, e agli altri appartenenti al tuo sangue. In un altro luogo e in un altro tempo avrei pensato di rubare le pagine originali, ma in questo caso è fuori questione. Avevo la vaga sensazione, nella mia mente, che non avrei potuto fare più di cinque passi fuori dai cancelli prima che il maestro del monastero venisse a sapere quello che avevo fatto, e la punizione che avrei subito non sarebbe stata paragonabile all’agonia di Cristo sulla croce.
Così ho deciso di copiare il libro nel modo più preciso che le mie abilità mi permettano, in modo tale che tu, Maestro, possa studiarlo. Dopo una lunga riflessione ho deciso di fare due copie: una esatta riproduzione dell’originale, incluse macchie e sbuffi della calligrafia, ed un altro invece tradotto nella nostra lingua, comprese le note. Per quanto la prima copia sarà inestimabile per i posteri, devo ammettere che la seconda è quella che mi sta più a cuore, ho lavorato duramente per cogliere il tono colloquiale delle note.
Qui c’è l’esilio dall’Eden, con un incredibile parallelismo biblico. Qui c’è l’ultima conversazione di Caino e Abele, come nella Bibbia non fu mai descritta. Qui c’è la cecità di Adamo, l’orgoglio del Creatore, e la sfida di Caino in tutta la sua Gloria. E tutto intorno le note di cinque diversi studiosi, esse non erano aggiunte al testo ma commenti personali di ognuno di loro. Dall’uso del loro linguaggio capii che erano studiosi molto antichi, nessuno studioso moderno scriveva in questa lingua morta, ma queste creature mi convinsero maggiormente, che l’autore del libro potesse essere realmente Caino, visto quanti scrivevano in quello stile. Voglio saperne di più.
Mi chiedo se sarò mai in grado di comprendere a pieno.
Copiai ciò che mi era stato dato, Sicuro che qualcuno mi stesse guardando.

2 Ottobre
Un terzo volume è comparso questa notte. Quante parti di questo libro esistono? Potrà mai essere completo? Sarò io in grado di copiarlo tutto? Ho letto della Maledizione degli Angeli questa notte, e capii forse per la prima volta il vero scopo della Sfida di Caino. Non riuscirei mai a riassumerlo, la mia misera prosa non può competere con l’originale. Mi è sembrato di udire un bisbiglio ora, dalle ombre, e qualche volta se ascolto attentamente mi sembra di udire il mio nome, o il nome dei luoghi dove sono stato, o i nomi dei maestri per i quali io copio questo Libro. Come se, quando io leggo il Libro, loro in cambio leggono la mia anima. Erano questi i poteri di cui il Nosferatu mi aveva avvisato, questi gli esseri a guardia del Libro? Se è così, mi hanno ritenuto degno di leggere questo libro, o il loro giudizio deve ancora giungere? e se non fossi degno… cosa accadrebbe?

4 Ottobre
Se il primo dei tre volumi mi stava indebolendo, il quarto lo fa maggiormente. Qui c’è la storia di Enoch, e ciò che avvenne prima del Diluvio Universale. Non è la storia che affascina, ma il tono, la scelta delle parole, e le loro implicazioni.
Nel quarto volume è chiaro che Caino guardava a se come Dio alla sua Progenie, sulla quale aveva il potere di Dio, nel decidere il loro fato. E’ la verità o la delusione nata dalla sua solitaria condizione? Così lessi della sua scelta di nutrirsi di sangue umano, un ulteriore segno della sfida a Dio, e sentii freddo lungo la mia spina dorsale per il suo scarso interesse alla dichiarazione di guerra con l’Onnipotente. E’ chiaro che i commentatori si conoscessero, per il tono derisorio che usavano fra loro, evidentemente appartenenti a diversi clan. Ho cercato di identificare una delle voci, pare appartenere a quella di uno studioso Tzmische, Zarakiah famoso nell’est.
C’è una buona possibilità che vi saranno altri suggerimenti.


Freedom Naad, l'Oscuro Signore

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Corvus "Giovanni da Perugia"
Progenie di Fratello Jervais
Nono da Caino
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Ed ora verrete con me giovani virgulti poiché io sono il Tristo Mietitore
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