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A proposito dell'euro a 1500 lire........

Ultimo Aggiornamento: 09/11/2015 16:41
13/03/2006 22:00
 
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A proposito dell’Euro a 1500 Lire
Per chi ancora crede alla favola di Berlusconi: "se c'ero io con la mie conoscenze!!!!" sul cambio sfavorevole.
Il cambio lira-euro sotto le 1.936.27£ ( che, come ricorda Berlusconi avremmo potuto spostare a 1.500£) era sostanzialmente improponibile.
La cifra ufficiale nasce nel 1996 (due anni prima dell’Euro), dopo che la Lira, sopravissuta alle speculazioni internazionali, venne riammessa nel Sistema Monetario Europeo (SME). Avendo preso il Marco Tedesco come valuta di riferimento, abili negoziatori del Governo di allora (Governo Prodi, con Carlo Azeglio Ciampi e Mario Draghi, attuale governatore della banca d’Italia) riuscirono a far raggiungere alla nostra moneta un valore di 990£ nei confronti del Marco, quando il ‘’trenino dell’Euro’’, il quale ormai prossimo alla partenza avrebbe fatto volentieri a meno di noi, proponeva una soglia di 960£. Per avere un livello di 1.500, in quel momento il cambio con il Marco avrebbe dovuto essere di 750 Lire. Ammesso che fosse possibile, questo avrebbe significato una cosa sola: uscire nuovamente dallo Sme per non entrarci più.
Se la matematica non è un’opinione, allora facendo due conti potremo capire se siamo stati bistrattati rispetto a tutte le altre nazioni:
1€ = 1936.27, 1 Marco all’epoca erano 989.99£, oggi 1€ vale 1.95583 marchi. Moltiplicando 989.99 (cambio Marco-Lira) per 1.95583 (Euro-Marco), si scoprirà una cosa straordinaria: che 1 Euro in Germania vale in Marchi esattamente quanto vale per noi in Lire.
Prendendo il Franco Francese: prima dell’ Euro valeva 295.182 lire, oggi 1 Euro è il controvalore di 6.55957 vecchi Franchi. Di conseguenza anche in Francia 6.55957 Franchi equivalgono a lire 1936.29. E lo stesso varrebbe per tutte le altre monete d’Europa.
Anche se il nostro attuale Presidente del Consiglio continua a sostenere che sarebbe stato molto meglio avere un cambio Euro-Lira pari a 1500 lire, cioè un 30% meno rispetto al valore definito, credo che questa sia un'altra delle logiche da droghiere che solo i nostri politici riescono ad esprimere.
Stando in Europa e dentro lo SME, questo avrebbe comportato una riduzione degli stipendi ed i ricavi di tutti gli Italiani del 30%, e anche se sarebbe servito ad acquistare a prezzo più conveniente le materie prime, avrebbe compromesso irrimediabilmente le nostre esportazioni, data la scarsa concorrenzialità della nostra industria manifatturiera nei confronti dei soggetti emergenti.
L'Italia purtroppo 10-12 anni fa (Sinistra e Destra) ha deciso di puntare sull'industria del terziario manifatturiero pensando di potersi affermare come il grande polo produttivo manifatturiero dell’Europa.
Purtroppo oggi dobbiamo confrontarci con paesi come Rep. Ceca, Ungheria, Cina ecc.
Ancora una volta invece di dare una svolta, investendo in ricerca e prodotti ad alta tecnologia entrando in competizione con Stati Uniti, Germania, Giappone, Francia ed Inghilterra, la strada scelta per diventare più competitivi è stata quella della riduzione costo del lavoro e del potere d’acquisto dei cittadini, (impoverimento), operata principalmente dalla vergognosa e volutamente incontrollata impennata dei prezzi, approfittando dell’introduzione dell’Euro, e dall’aumento delle imposte indirette, bolli, imposte sui carburanti, sull’energia, multe comprese.
Probabilmente il cambio reale sarebbe stato secondo alcuni economisti intorno alle 1800 Lire, ma ci furono fatti e ragioni che portarono a questa scelta, quali ?, semplice: faceva commodo all'italia avere una moneta sotto valutata, si chiama svalutazione competitiva; gli industriali, Confindustria in testa, consci della situazione nella quale versava l’apparato produttivo Italiano, premevano per questa soluzione, da un altro versante la banca italia voleva rifarsi della quantità enorme di divise bruciate dall'inutile tentativo di difendere la lira dalle feroci speculazioni internazionali alle quali era regolarmente sottoposta, (principalmente ad opera di Soros), cosi quando si dovette decidere il cambio lira/euro, probabilmente la decisione è stata influenzata anche da questi fattori.
L’Italia la spuntò, nonostante l’opposizione della Germania e della Francia, che volevano un apprezzamento maggiore della Lira nei confronti dell’euro, temendo una invasione di prodotti manifatturieri Italiani più competitivi dei loro.
Detto ciò, anche con un cambio 1/1, non sarebbe cambiato nulla neanche sull'inflazione interna, l'unico vantaggio sarebbe stato forse la possibilita come sopra detto d'importare un poco di piu, ma con conseguenze negative per le esportazioni e la bilancia dei pagamenti.
Questo problema come abbiamo visto nasce da lontano, e la polemica sul cambio Euro-Lira non ha nessun fondamento, se non quello di buttare fumo agli occhi degli Italiani.
Un saluto.

Ugo.

Ugo
[Non Registrato]
13/03/2006 22:05
 
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Re: Dài, Ugo!
Sei bravissimo.
Cosa sei un economista??
La causa ha bisogno di gente come te.
Sei un po' prolisso, ma parli con i dati, e questo, a noi di centrosinistra, qui nel forum, piace moltissimo.

Non lo dico per caso, il mio nickname è "Dati e Fatti"!

Insisti così...


Scritto da: Ugo 13/03/2006 22.00
A proposito dell’Euro a 1500 Lire
Per chi ancora crede alla favola di Berlusconi: "se c'ero io con la mie conoscenze!!!!" sul cambio sfavorevole.
Il cambio lira-euro sotto le 1.936.27£ ( che, come ricorda Berlusconi avremmo potuto spostare a 1.500£) era sostanzialmente improponibile.
La cifra ufficiale nasce nel 1996 (due anni prima dell’Euro), dopo che la Lira, sopravissuta alle speculazioni internazionali, venne riammessa nel Sistema Monetario Europeo (SME). Avendo preso il Marco Tedesco come valuta di riferimento, abili negoziatori del Governo di allora (Governo Prodi, con Carlo Azeglio Ciampi e Mario Draghi, attuale governatore della banca d’Italia) riuscirono a far raggiungere alla nostra moneta un valore di 990£ nei confronti del Marco, quando il ‘’trenino dell’Euro’’, il quale ormai prossimo alla partenza avrebbe fatto volentieri a meno di noi, proponeva una soglia di 960£. Per avere un livello di 1.500, in quel momento il cambio con il Marco avrebbe dovuto essere di 750 Lire. Ammesso che fosse possibile, questo avrebbe significato una cosa sola: uscire nuovamente dallo Sme per non entrarci più.
Se la matematica non è un’opinione, allora facendo due conti potremo capire se siamo stati bistrattati rispetto a tutte le altre nazioni:
1€ = 1936.27, 1 Marco all’epoca erano 989.99£, oggi 1€ vale 1.95583 marchi. Moltiplicando 989.99 (cambio Marco-Lira) per 1.95583 (Euro-Marco), si scoprirà una cosa straordinaria: che 1 Euro in Germania vale in Marchi esattamente quanto vale per noi in Lire.
Prendendo il Franco Francese: prima dell’ Euro valeva 295.182 lire, oggi 1 Euro è il controvalore di 6.55957 vecchi Franchi. Di conseguenza anche in Francia 6.55957 Franchi equivalgono a lire 1936.29. E lo stesso varrebbe per tutte le altre monete d’Europa.
Anche se il nostro attuale Presidente del Consiglio continua a sostenere che sarebbe stato molto meglio avere un cambio Euro-Lira pari a 1500 lire, cioè un 30% meno rispetto al valore definito, credo che questa sia un'altra delle logiche da droghiere che solo i nostri politici riescono ad esprimere.
Stando in Europa e dentro lo SME, questo avrebbe comportato una riduzione degli stipendi ed i ricavi di tutti gli Italiani del 30%, e anche se sarebbe servito ad acquistare a prezzo più conveniente le materie prime, avrebbe compromesso irrimediabilmente le nostre esportazioni, data la scarsa concorrenzialità della nostra industria manifatturiera nei confronti dei soggetti emergenti.
L'Italia purtroppo 10-12 anni fa (Sinistra e Destra) ha deciso di puntare sull'industria del terziario manifatturiero pensando di potersi affermare come il grande polo produttivo manifatturiero dell’Europa.
Purtroppo oggi dobbiamo confrontarci con paesi come Rep. Ceca, Ungheria, Cina ecc.
Ancora una volta invece di dare una svolta, investendo in ricerca e prodotti ad alta tecnologia entrando in competizione con Stati Uniti, Germania, Giappone, Francia ed Inghilterra, la strada scelta per diventare più competitivi è stata quella della riduzione costo del lavoro e del potere d’acquisto dei cittadini, (impoverimento), operata principalmente dalla vergognosa e volutamente incontrollata impennata dei prezzi, approfittando dell’introduzione dell’Euro, e dall’aumento delle imposte indirette, bolli, imposte sui carburanti, sull’energia, multe comprese.
Probabilmente il cambio reale sarebbe stato secondo alcuni economisti intorno alle 1800 Lire, ma ci furono fatti e ragioni che portarono a questa scelta, quali ?, semplice: faceva commodo all'italia avere una moneta sotto valutata, si chiama svalutazione competitiva; gli industriali, Confindustria in testa, consci della situazione nella quale versava l’apparato produttivo Italiano, premevano per questa soluzione, da un altro versante la banca italia voleva rifarsi della quantità enorme di divise bruciate dall'inutile tentativo di difendere la lira dalle feroci speculazioni internazionali alle quali era regolarmente sottoposta, (principalmente ad opera di Soros), cosi quando si dovette decidere il cambio lira/euro, probabilmente la decisione è stata influenzata anche da questi fattori.
L’Italia la spuntò, nonostante l’opposizione della Germania e della Francia, che volevano un apprezzamento maggiore della Lira nei confronti dell’euro, temendo una invasione di prodotti manifatturieri Italiani più competitivi dei loro.
Detto ciò, anche con un cambio 1/1, non sarebbe cambiato nulla neanche sull'inflazione interna, l'unico vantaggio sarebbe stato forse la possibilita come sopra detto d'importare un poco di piu, ma con conseguenze negative per le esportazioni e la bilancia dei pagamenti.
Questo problema come abbiamo visto nasce da lontano, e la polemica sul cambio Euro-Lira non ha nessun fondamento, se non quello di buttare fumo agli occhi degli Italiani.
Un saluto.

Ugo.


Dati e Fatti
[Non Registrato]
13/03/2006 22:25
 
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Euro ... a 3000 !!!
Ottimo Ugo, anche se credo che la tua spiegazione, peraltro precisa, non troverà facile comprensione da parte di molti.
D'altronde è un ambito specialistico, difficle da essere trasformato in facili concetti assimilabili dai più.

Ne ho avuto esperienza in un altro forum, dove addirittura si sosteneva la valutazione del cambio Euro contro Lira a 1 contro 1000. Poi di fronte alle mie spiegazioni, sulla falsa riga dei concetti da Te espressi, gli interlocutori si barricavano nel dire ... ma se l'ha detto Berlusconi e Tremonti .... etc etc.

Per poi scoprire su mio suggerimento, con semplicissimi passaggi matematici, che il prezzo del petrolio non era raddoppiato .... apriti cielo .... l'ha detto Tremonti !!

Questa è la gente d'Italia. Che lavora e che vota. Non sempre però riuscendo a capire il vero significato e la portata delle cose.

Ciao e buona serata,

Franky® alias Socialdemocratico,

Socialdemocratico
[Non Registrato]
14/03/2006 11:49
 
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LE BALLE SULLA LIRA E L'EURO
Sulla questione dell'euro Berlusconi (e chi lo ascolta ignorando i fatti) fa un indegno polverone. Voluto, s'intende. E mirato a gettare discredito sul maggiore successo del governo Prodi, e cioè l'ingresso della lira nella moneta unica.

Il rientro nel meccanismo di cambio europeo (da cui la nostra moneta fu espulsa nel 1992 per effetto delle irresponsabili politiche clientelari di Craxi-Andreotti-Forlani, crollando fino a 1.275 contro il marco tedesco e facendo rischiare al paese una drammatica crisi finanziaria) fu tentato già dal governo Dini nel 1995. A Stresa, ai primi di settembre, l'allora cancelliere tedesco Helmut Kohl rispose "Nein".

Un anno dopo, il governo Prodi era indeciso sul da farsi. Sperava di potersi giocare la partita di un eventuale rinvio assieme agli spagnoli. Poi, a un incontro bilaterale, si scoprì che gli spagnoli (i cui fondamentali economici erano di gran lunga migliori dei nostri) avevano già ricevuto assicurazioni di poter entrare nell'euro come membri fondatori. Per Prodi e per Ciampi (al Tesoro) fu lo sprone decisivo: l'unica via di salvezza per l'Italia era cercare di farcela subito (si rischiava di restare fuori per sempre, con un'inflazione strutturalmente più alta che nel resto d'Europa, un cambio più fragile, un debito più elevato - insomma una barchetta abbandonata a sè in un mare in tempesta...).

La rincorsa all'euro fu tutta in salita. La nostra credibilità in Europa, e soprattutto in Germania (dopo gli anni del CAF e del suo erede Berlusconi), era molto scarsa. Ma non quella di Ciampi (sant'uomo!), che parlava tedesco, e con maggiore rigore e fermezza del più teutonico dei suoi interlocutori (il capo della Bundesbank, Tietmeyer).

Al decisivo incontro di novembre 1997, a Bruxelles, l'Italia si presentò con i conti pubblici molto migliorati, l'inflazione in calo, la pace sociale, un governo credibile, una crescita buona (insomma, l'esatto contrario di oggi...). E una classe dirigente (a parte Fazio, che difendeva il suo orticello, e forse qualche imprenditore parassita, che sperava di fare ancora i soldi in un'Italietta allo sbando) che pensava che non ci fosse alternativa all'euro.

L'incontro, nel corso di un tesissimo weekend, fu un braccio di ferro. Confindustria aveva a suo tempo sperato in un rientro nel sistema di cambi fissi il più morbido possibile (verso quota 1.050 contro il marco, nel timore che un cambio più forte avrebbe spiazzato l'export italiano), il governo mirava più realisticamente a quota 1.000, ma tedeschi e portoghesi puntarono i piedi su quota 960.

Tra 960 da una parte, e difesa di quota 1.000 dall'altra, fu solo la passione e l'autorevolezza di Ciampi (che a notte fonda mise alla fine a tacere Tietmeyer) a riuscire a strappare il più che onorevole compromesso di 990 - da cui poi è automaticamente derivato il cambio lira/euro di 1936,27.

Parlare, come fa Berlusconi, di una parità con l'euro a 1.500 lire (770 contro il marco tedesco?! Le ipotesi in campo allora, le uniche ritenute credibili, erano tutte in una forchetta tra 950 e 1050) è una castroneria che fa drizzare i capelli a chiunque ne capisca qualcosa. L'export sarebbe crollato (ma Berlusconi se ne frega, tanto lui è un monopolista dell'Italietta alla deriva, mica un capitalista dell'era della globalizzazione...). L'economia italiana sarebbe immediatamente entrata in recessione. I mercati finanziari non l'avrebbero mai considerata una parità difendibile, puntando sull'immediata espulsione dell'Italia dal sistema di cambio. Insomma un'idea demenziale!

Grazie all'euro abbiamo abbattuto il costo del debito, frenato l'inflazione, goduto di una valuta stabile e di mercati finanziari più liquidi ed evoluti.

Quanto alla sfida della Cina, era inevitabile e prevedibile da almeno 20 anni. L'Italia deve cambiare la sua struttura produttiva, studiare, investire, innovare e imparare ad affrontare mercati aperti e globalizzati.

Non sarà un monopolista, a cui la concorrenza dà l'orticaria proprio come il contradditorio in TV, a guidarla con successo in questa trasformazione.

Berlusbuster
[Non Registrato]
14/03/2006 18:40
 
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Il leader della destra è un ciarlatano da quattro soldi
Che credito può avere un ciarlatano che dice amenità di tal genere? Lo stesso Tremonti ha ammesso che un Euro a 1500 sarebbe stato ancor più deleterio per l'economia italiana e per l'occupazione. Il grande economista Berlusconi nel 1997 asseriva che il cambio doveva essere di oltre 2000 lire per Euro, per favorire le esportazione e la produzione italiana; adesso dice che doveva essere fissato a 1500 lire per impedire l'inflazione; in realtà il cambo è stato fissato ad un valore molto vicino a quello di mercato in quel periodo; l'Italia ha cercato mcon Ciampi di fissare un valore oltre le 1936,27 lire (1960 lire) anche su richiesta delle OO.SS.e degli imprenditori(compreso Berlusconi); ma la Francia e la Germania,non volendo perdere quote di mercato a vantaggio dell'Italia hanno preteso un cambio ad un valore più basso.

Dav. c. G.
[Non Registrato]
31/03/2006 14:42
 
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Sarà tutto vero, ma...
sarà tutto vero, ma un cosa è certa che tutto è stato fatto pagare ai salariati, stipendiati e pensionati. Infatti nella rivalutazione della lira non si è rivalutato il potere di acquisto degli stipendi ed il tutto resta lì, fermo e senza risposta da alcuni. gli stipendi sono fermi da almeno 15 anni ed le difficoltà stanno tutte lì. Non c'è una ricetta per far aumentare il valore degli stipendi. In altre parole l'adesione all'Euro è stato pagato dai cittadini stipendiati. Quindi non si vede alcuna via di uscita da una situazione in loop. è un loop stretto. Ci sarebbe solo l'aumento della produttività che permetterebbe nella stessa unità di tempo di produrre più prodotti, facendo diminuire il costo per unità prodotta e di conseguenza aumentando il reddito dell'impresa e dei salariati. è una ricetta che non piace e tanto meno piace alla sinistra che vuole tassando ancora di più scaricare sul popolo il costo di questa operazione.
saluti
sergio giubilei

polinord91
[Non Registrato]
31/03/2006 14:56
 
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Re: Sarà tutto vero, ma...
Adesso ti spiego il perché: la tua domanda ha un senso.

? Il primo gennaio 2002 l’Euro entrò fisicamente nei nostri portafogli. Sei mesi prima, con il Governo Berlusconi già insediato, il Consiglio Nazionale dell’economia e del Lavoro (CNEL) aveva pubblicato uno studio dal titolo “L’impatto dell’introduzione dell’Euro nella vita quotidiana degli Italiani e delle fasce deboli della popolazione”, in cui si legge: “il problema di fondo è quello di conservare, dopo l’introduzione dell’Euro, la memoria dei prezzi, per consentire ai consumatori di accorgersi con immediatezza di eventuali aumenti speculativi dei prezzi in Euro”.


? In Francia, già nell’estate del 2001, un controllo su 28.000 prodotti aveva fatto registrare un aumento ingiustificato del 5%. Per conseguenza, il governo di Parigi aveva annunciato controlli a campione sui punti vendita ogni due settimane, minacciando sanzioni immediate contro gli speculatori. Perché non sia stato fatto anche in Italia, non si sa.

? Berlusconi costituì una task force per realizzare una campagna di informazione, ma lascia senza direttive il Comitato Euro, istituito da Ciampi quando era Ministro del Tesoro (1996), evitando di attivare i Comitati Euro Provinciali, istituiti dai precedenti governi proprio per vigilare sul territorio.

? Il primo ad aumentare i prezzi è il ministro Tremonti, che il 28 dicembre 2001 raddoppia immediatamente la puntata minima del gioco del lotto. Il sindaco di Milano, a capo di una giunta di centro destra, fa subito passare il costo del biglietto dei mezzi pubblici da 1.500 lire a un Euro: +29%

? L’obbligo di indicazione del doppio prezzo, in Euro e in lire, che scadeva il 28 febbraio 2002, non venne prorogato dal Governo Berlusconi.


Scritto da: polinord91 31/03/2006 14.42
sarà tutto vero, ma un cosa è certa che tutto è stato fatto pagare ai salariati, stipendiati e pensionati. Infatti nella rivalutazione della lira non si è rivalutato il potere di acquisto degli stipendi ed il tutto resta lì, fermo e senza risposta da alcuni. gli stipendi sono fermi da almeno 15 anni ed le difficoltà stanno tutte lì. Non c'è una ricetta per far aumentare il valore degli stipendi. In altre parole l'adesione all'Euro è stato pagato dai cittadini stipendiati. Quindi non si vede alcuna via di uscita da una situazione in loop. è un loop stretto. Ci sarebbe solo l'aumento della produttività che permetterebbe nella stessa unità di tempo di produrre più prodotti, facendo diminuire il costo per unità prodotta e di conseguenza aumentando il reddito dell'impresa e dei salariati. è una ricetta che non piace e tanto meno piace alla sinistra che vuole tassando ancora di più scaricare sul popolo il costo di questa operazione.
saluti
sergio giubilei


Dati e Fatti.
[Non Registrato]
31/03/2006 14:59
 
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per chi si intende di economia vorrei segnalare un articolo sul sole di ieri di cui vorrei un parere.
non è online.online è solo il commento del "il giornale" che ne riporta ampi stralci.
secondo lui le retribuzioni reali dei lavoratori non sono diminuite.
però insomma, è anche un fatto che alla mensa del povero sempre più spesso ci siano persone non definibili povere--standard, ma di certo che non ce la fanno ad andare avanti.
l'economista è perotti.

nanà
[Non Registrato]
31/03/2006 15:36
 
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euro
[Non Registrato]
31/03/2006 15:52
 
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In soldoni l'euro a 1500 lire avrebbe comportato una rivalutazione della nostra moneta pari al 29%, con queste conseguenze:
in ambito intracomunitario ( la maggior parte delle nostre esportazioni avviene entro la CEE) le nostre merci sarebbero costate il 29% in piu'.
Vale dire un'automobile dal costo di 10.000.000
di lire sarebbe, nel giro di un giorno passata al costo
di 12.900.000 lire se acquistata in Germania o in Francia.
Conseguenze: calo da tragedia greca delle esportazioni
e aumento vertiginoso delle importazioni (fino a quando
la "gènte" avesse avuto quattrini da spendere).
Risultato, emigrazione in massa verso l'Argentina considerato
a questo punto un paradiso.
Riflessione: quando discorsi del genere, intendo l'euro
a 1500 lire, li fa la "gènte" e' comprensibile, mica
tutti possono essere economisti, e poi si sa, siamo un popolo
di filosofi, naviganti,avvocati,santi; ma in materie scientifiche siamo un po' debolucci.
Quando pero' certe perle vengono ammannite da personaggi
come Giulio (Tremosnti) o Silvio, allora si tratta semplicemente di malafede a basso scopo propagandistico.

euro
[Non Registrato]
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