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RIBELLI - Urzas

Ultimo Aggiornamento: 10/05/2005 13:53
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10/05/2005 13:53
 
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La storia di Urzas

(dalla nascita ad ora)


Nacqui in un paese a nord del territorio di Ronda, il paese si chiamava Rader, venni cresciuto da un fabbro di nome Elvius, che poi io scoprì che non era il mio vero padre, e da sua moglie Cenzar.
Fin da piccolo venni addestrato all’utilizzo delle armi da mio padre, che non mancava di sfogare la sua rabbia repressa su di me e su la mamma, mi sfruttava e come pagamento non avevo più cibo o denari, ma solo un duro insegnamento nell’arte della guerra. Presto iniziai a odiare quell’uomo che mi trattava con disprezzo, se solo allora avessi saputo che non era mio padre l’avrei ucciso subito.
Pochi anni dopo nacque mio fratello, Hirash, all’inizio l’odiai, vedevo mio padre che lo guardava con occhi così pieni d’amore, occhi che guardavano me solo con disprezzo.
Ma io non avevo bisogno dell’amore di nessuno, potevo farcela da solo.
Quando divenni ragazzo, e fui abbastanza forte da impugnare una spada, successe un fatto particolare, che solo adesso riesco a collegare, venne un nobile al nostro villaggio, e da quanto avessi capito cercava in tutti i modi di portarmi via con se, ma Elvius si rifiutò categoricamente.
Cominciai a creare un mio gruppo di amici, io ero il capo perché il più forte e il meno sprezzante del pericolo, affianco a me si sentivano sicuri. Mi ricordo di un elfa che si era persa nei nostri territori, prima la violentai io poi la diedi ai miei compagni, e poi la uccisi. Fui gentile perché fu una morte veloce.
Ormai mio padre stava diventando vecchio ed io ero diventato più forte di lui, e cominciò a temermi.
L’unico a cui iniziai a voler bene era mio fratello Hirash, solo lui mi voleva veramente bene e mi guardava come un esempio.



L’attacco dei violatori


Era una tranquilla giornata io ero partito con gli amici per andare a caccia, erano ormai 2 giorni che stavamo fuori dal nostro paese.
Appena tornai vidi mia madre, la vedevo strana, appena la toccai sentì che era bollente, la misi subito a letto, mi disse che si era sentita male subito dopo aver bevuto l’acqua del fiume. Pensai che fosse stato il Caos con uno dei suoi malefici. Usci fuori dalla mia abitazione e chi vidi arrivare dalla collina un orco un mostro di Kain, estrassi la spada e lo affrontai subito, ma mio padre mi fermò dicendo che non era malvagio o almeno non lo era stato fino ad allora, il suo nome era Shandon. Mio padre mi raccontò che non era il caos la causa del malore di mia madre, ma era colpa di qualcuno che aveva avvelenato l’acqua del fiume. Ma chi aveva potuto fare una cosa simile. Passò un giorno e le condizioni di mia madre peggiorarono, come quelle di chi aveva bevuto l’acqua avvelenata. Io e Shandon perlustravamo la zona in cerca di indizi, al tramonto mentre tornavo con l‘orco senti un urlo agghiacciante era quello di mia madre che spirava. Appena tornai vidi mio padre in lacrime, mia madre era morta, chi era stato avrebbe subito la mia ira.
Passò un altro giorno tutte le persone avvelenate morirono, erano giorni di tragedia al nostro villaggio.
Al terzo giorno verso sera udimmo il rumore di un esercito, quando tornò lo scout ci fece rabbrividire tutti…
Erano i violatori un esercito che venerava il dio demone, volevano conquistare il nostro villaggio, ecco chi aveva avvelenato l’acqua, ci preparammo alla battaglia. Io guidai il mio gruppo di amici, con me si unì Shandon.
Mio padre nascose Hirash ancora bambino e si preparò alla battaglia.
Tra poco lo scontro sarebbe iniziato…
Io con il mio gruppo mi nascosi pronto a fare un agguato. Appena arrivarono, il nostro esercito guidato dal capovillaggio un certo Erenus, partì subito alla carica degli usurpatori. Io miei amici più Shandon, riuscimmo a sbucargli alle spalle, ne massacrammo in tanti, la battaglia duro parecchio alla fine rimanemmo in pochi ma riuscimmo a scacciarli. I bastardi si ritiravano come i vigliacchi che erano, la forza del nostro villaggio era paragonabile a quella di un orso nero, avevamo vinto.



La scelta



Ormai eravamo rimasti in pochi, trovai mio padre morto con una lancia conficcata in petto non nego che provai un certo piacere, i miei compagni erano stati dimezzati, Erenus il capovillaggio era ferito gravemente e stava per esalare l’ultimo respiro.
Allora feci la mia scelta, mi avvicinai al corpo omai morto di Erenus, e dissi che sarei diventato io il capovillaggio, affianco a me Shandon e i miei compagni che mi appoggiavano, nessuno obbiettò.
Quel giorno io Urzas divenni il capo del villaggio di Rader, recuperai Hirash dandolo in custodia a una donna del villaggio e poi parlai al popolo.
La prima decisione fu di andare a finire i violatori che ci avevano attaccato ormai in pochi e impauriti sarebbe stato facili massacrarli, scelsi i 10 uomini più forti del villaggio e partì, al gruppo si unì Shandon e un ragazzino di nome Wulfgar che insisteva che sarebbe stato utile. Partimmo allora.
Il nostro scout dopo un giorno di viaggio ci segnalò l’accampamento dei violatori rimasti.
Il nostro attacco fu veloce e preciso, li ammazzammo tutti, mi sorprese Wulfgar era il più piccolo ma anche il più forte del mio gruppo. Ordinai di lasciare in vita solo uno di loro, mi feci raccontare perché ci avevano attaccato e perché si trovavano qui. Mi disse che loro erano solo una parte dell’esercito, e che poi non sapeva nient’altro.
Un dilemma mi tormentava come l’avrei ucciso…
Prima gli tagliai le dita e brucia le ferite col fuoco, poi gli tagliai le palpebre in modo che non avrebbe potuto chiudere gli occhi e potesse vedere mentre lo torturavo, mi prego di ucciderlo tante volte, alla fine ormai stufo di lui, presi un coltello lo resi incandescente, e glielo avvicinai lentamente all’occhio il poveretto non poteva nemmeno chiuderlo. Alla fine lo sgozzai e tornai al villaggio col mio gruppo. Giustizia era fatta…






La partenza

Tornati al villaggio, ormai distrutto, parlai alla mia gente, dicendo che ormai non potevamo più rimanere in questo posto, ben presto altri violatori ci avrebbero attaccato, e non ce l’avremmo fatta a sconfiggerli.
Delle voci raccontavano di un esercito che combatteva, contro questi violatori, un esercito formato da gente di Elea, venivano chiamati i ribelli ed erano guidati da un certo Blaster, le voci dicevano che si trovavano all’incirca nella zona di Wermar. Decisi allora di partire con la mia gente.
Gli scout mi informavano che ormai il territorio di Tess era sotto dominio dei violatori, viaggiavamo di notte, guidai la mia gente per molto tempo per quelle terre che una volta erano libere.
Il nostro viaggio durò molto tempo non so dire con precisione quanto, durante le pause addestravo Wulfgar e Hirash al combattimento, entrambi erano molto bravi, di giorno cacciavo con i miei compagni, mentre i nostri scout controllavano la sicurezza della strada.
Passammo per il Protettorato di Granda, poi superammo il ducato Ymara, tutti i villaggi che incontravamo erano distrutti e i cadaveri coprivano la terra.
Durante il nostro cammino avemmo la fortuna di incontrare qualche sopravvissuto, che si unì al nostro gruppo. Poi finalmente nelle terre di Kitron, trovammo un villaggio ancora non distrutto dalla guerra, finalmente ci potemmo riposare. Il giorno dopo eravamo pronti a ripartire ben altra missione era la nostra, parlai col loro capovillaggio avvertendolo del pericolo che c’era restando rimanendo nel villaggio, gli dissi di venire con me, ma lui si rifiutò, il suo nome era Tocker.
Due giorni dopo la partenza successe quello che non avremmo mai voluto che succedesse, ci trovammo in un imboscata, orchi, umani sfigurati in volto vestiti come il sangue, ci circondavano, era il Caos, erano il doppio di noi saremmo morti li. Ma alle spalle dell’esercito di Kane arrivò i guerrieri del villaggio che ci aveva ospitato, Tocker guidava il gruppo di guerrieri, caricammo anche noi, il caos si trovò tra due eserciti e venne sconfitto, nella battaglia rimase ferito gravemente Tocker che prima di morire mi disse di guidare il suo popolo alla libertà.
Ripresi il viaggio rafforzato nello spirito, ce l’avremmo fatta.
Superammo le terre di Kitron fino ad arrivare alle terre Rocciose.
Li ci accampammo, la metà era vicina.
Ormai tutti esausti ci addormentammo Hirash era affianco a me.
Dormii tranquillo, ma un rumore di persone che camminarono mi svegliarono, mi alzai di colpo mi guardai intorno e vidi che eravamo circondati, una persona avanzò verso di me… e disse “sono Blaster state nei territori dei ribelli voi chi siete?” non risposi subito la felicità era troppa ce l’avevo fatta, avevo portato il mio popolo alla salvezza, poi mi alzai e risposi “ sono Urzas sono il capoclan di questa gente sono il capoclan degli orsi”.



Alleanza


Ci scortarono nel regno di Wermar.
Parlai con Blaster e con gli altri capi, decidemmo che io avrei unito le mie forze ai ribelli in cambio della ospitalità, accettarono, ora facevo parte ufficialmente dei ribelli, chiamai il mio clan, gli orsi neri, perché come loro eravamo potenti, e nessuno ci poteva fermare. Si riunirono tutti i capi per vedere sul da farsi, Blaster mi invito a partecipare perché come loro ero a capo di un clan.
Decidemmo di partire per la valle Ol Fin-Ran, dove caos ed elfi si combattevano da molto tempo, decidemmo che avremmo appoggiato gli elfi nella battaglia e se dopo loro non se ne sarebbero andati li avremmo attaccati.
Due giorni dopo partimmo, tra il mio gruppo di guerrieri privilegiava Wulfgar e Shandon l’orco, che dopo varie discussioni riuscii a farlo accettare. Hirash preferì lasciarlo al villaggio, ma lui mi promette che presto mi avrebbe raggiunto.
Conobbi tanti uomini di valore, tra di loro mi ricordo: Samanosuke, Patron Kaila il secondo di Blaster, Mantis l’uomo lupo, Bear, Tiberius.
Tante battaglie combattei con i ribelli, persi molti uomini ma molti altri si univano alle mie fila, guidati dalla mia furia e dalla mia rabbia, portai gli orsi ad un livello superiore, comincia a capire che senza il mio esercito i ribelli sarebbero stati persi, e lo ricordai sempre ai miei uomini. Gli orsi erano diversi e prima o poi se ne sarebbero accorti tutti. Nelle battaglie successive persi Shandon che scelse di seguire il caos, non l’ho vidi più.
Si unirono altri uomini ai ribelli Uriel, e Ascanio un guerriero della capitale di Wermar.
Passai anche giornate divertenti, torturando i poveri nemici sopravvissuti, o violentando le fanciulle elfe o quelle meno delicate di caos e violatori.
Passarono anni e ormai nel mio futuro c’era solo un idea liberare Elea e ricostruire il mio villaggio e ce l’avrei fatta.





Una scelta difficile


Passò molto tempo, e le battaglie per liberare Elea furono tante, Servivano più uomini, più finanziamenti.
Una notte all’accampamento venne il nobile che vidi molti anni fa al mio villaggio, parlò con Blaster, diceva di essere il mio vero padre.
Venne verso di me, non so come fece a scoprire dove fossi, ma fatto sta che mi ritrovai a parlare con lui.
Si chiamava Biagiur, mi raccontò, che si trovava al mio villaggio per scappare un attimino dalla vita di palazzo, li conobbe una donna, la mia vera madre, che morì quando nacqui, lui tornò al suo palazzo ma dato che non poteva portarmi con se mi abbandonò davanti alla porta di Elvius che mi crebbe.
Mi disse che veniva da una terra di Wermar, era un nobile potente e mi chiese di andare con lui, sinceramente me ne infischiavo di quell’uomo ma sapevo che un suo appoggio all’esercito sarebbe stato molto utile, decisi di seguirlo, ma mi promettei di non rimanere non più di un mese al suo castello. Salutai i miei orsi, dicendo che sarei tornato presto, loro sebbene tristi appoggiavano la mia scelta, e il giorno dopo partii, Wulfgar venne con me. Il viaggio per il suo palazzo non fu molto lungo, “ero figlio di un nobile, non mi sembrava proprio”.
Passarono giorni la mancanza per i miei orsi era tanta, combattei per quelle terre contro un gruppo di orchi ma la cosa non mi fece dimenticare i ribelli.
La sera del 30 giorno, ormai pronto a partire al mattino dopo, mio padre mi pregò di rimanere lì, che presto lui non ci sarebbe stato più, e che io sarei stato il futuro regnante di quelle terre. Rifiutai la mia vita era accanto ai ribelli. Mio padre dopo vari tentativi di convincermi, accettò la mia scelta, o almeno io credevo così.
Era notte e mentre sognavo il mio popolo e il desiderio di rincontrarlo, le guardie di Biagiur entrarono nella mia camera mi portarono via e mi rinchiusero nelle celle del castello, non riuscì a reagire. Non capivo cosa successe, ero frastornato, sicuramente il mio vino era stato drogato. Sentivo le urla delle guardie che cercavano Wulfgar ma non lo trovavano.
Passò altro tempo poi dalla porta della mia cella entrò quel bastardo di mio padre, mi guardava con disprezzo, “Tuuuuuu volevi scappare da me- disse mio padre- ma tu rimarrai qui finché non accetterai di essere il mio erede, allora… accetti?” “ NO lurido verme,- risposi- lasciami andare ora e ti prometto ti risparmierò la vita”.
Scosse il capo e fece entrare due guardie, tra cui Ermut l’addetto alle torture.
Passarono mesi ogni notte mio padre mi faceva sempre la stessa domanda, e al mio no, passavo la notte sotto le torture di Ermut.
Fino a che una notte, dopo che mio padre mi aveva lasciato al suo boia, vidi entrare una figura inaspettata nella mia cella…era Wulfgar, era venuto a salvarmi, con un colpo d’ascia mozzo il capo di Ermut, mi prese poi in braccio e mi portò via dal castello, riuscivo camminare appena, mentre uscivamo dal palazzo vedevo i corpi morti delle guardie di mio padre, che Wulfgar aveva ucciso, fuori da li 2 cavalli ci attendevano, accanto a questi delle guardie, delle persone del castello che prima della mia cattura si erano alleate con me.
Alla partenza girandomi verso di loro gli giurai che sarei tornato e mi sarei vendicato dell’affronto subito.
I giorni che seguirono li passai sotto le cure di Ascanio il comandante del Pugno.
Passò del tempo prima che mi rimisi nuovamente in sesto, ma l’odio per quel bastardo di mio padre non fece che aumentare. Una volta guarito del tutto, partì con Wulfgar pronto a vendicare quello che era successo. Alla porte del castello c’erano le guardie mie alleate, che mi fecero entrare, fu facile arrivare alle camere di quel vecchio pazzo, ero pronto, pronto a mozzargli la testa con la mia ascia. Con un calcio sfondai la porta, inutile fu il suo urlo di disperazione, la mia ascia colpì veloce, e gli staccò la testa dal collo.
Ora come unico successore, ero io il nuovo sovrano di quelle terre, ebbene si…Lord Urzas, le guardie del castello mi appoggiavano, (dato che mi che conoscevano le mie gesta tra le file dei ribelli) e nessuno obbiettò.
Il mattino dopo mi preparai per tornare affianco dei miei orsi, quanto avevo sognato questo giorno.
La mattina partì insieme ad Ascanio e Wulfgar, pronti a riunirci ai ribelli. A capo del mio palazzo il capo delle guardie, Ulrich, che in caso di mio ordine avrebbe mandato truppe, e qualunque altra cosa sarebbe servita per la causa ribelle.
Insieme agli altri due guerrieri, e ormai miei cari amici, ci incamminammo verso l’avamposto dei ribelli.
Dentro il mio cuore soltanto una parola…”ORSI”.
Urzas tornava dai suoi figli, tornava dal suo popolo, tornava per far rinascere il clan più potente di tutti, tornava per portare gli orsi alla gloria.
Gioite orsi vostro padre è tornato!!!


ORSI CON ONORE…
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