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"Santiago, Italia" di Nanni Moretti

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2018 12:45
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01/12/2018 14:05

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'Santiago, Italia' di Nanni Moretti. Il film-documentario racconta, attraverso le parole dei protagonisti e i materiali dell'epoca, i mesi successivi al colpo di stato dell'11 settembre 1973 che pose fine al governo democratico di Salvador Allende, e si concentra in particolare sul ruolo svolto dall'ambasciata italiana a Santiago, che diede rifugio a centinaia di oppositori del regime del generale Pinochet, consentendo poi loro di raggiungere l'Italia. Prodotto da Sacher Film, Le Pacte, Storyboard Media e Rai Cinema, il film uscirà al cinema il 6 dicembre 2018 distribuito da Academy Two.



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01/12/2018 22:56

Un grande Uomo, una bella Italia!



Ogni giorno decine di persone scavalcavano i muri che circondavano la sede diplomatica, una villa in un grande parco

In un anno, ben 600 cileni trovarono accoglienza nell'ambasciata. "Gli adulti entravano scavalcando il muro, i bambini venivano aiutati. Alla fine, con uno strappo al protocollo, risolvemmo di andare a prenderli con la macchina diplomatica. I problemi erano tantissimi, dalle cucine, alla pulizia. Non avevamo il personale per assistere tutta quella gente. Così, d'accordo con i rappresentati politici, attuammo forme di autogestione. Non era una situazione semplice, specie con la seconda ondata di arrivi, spesso composta da persone torturate, arrestate, minacciate, individui segnati fisicamente e psicologicamente".

Tanti, tantissimi gli episodi racchiusi in quell'isolato di speranza e libertà rappresentato dalla nostra sede diplomatica, che si trovò anche sotto la minaccia di essere attaccata dall'esercito cileno.

"Una sera mi arrivò una chiamata. Mi riferirono che era stato buttato un cadavere all'interno dell'ambasciata. Si trattava di una giovane donna, la moglie di uno dei capi del Mir - il Movimento di sinistra rivoluzionaria - che era stata catturata ed era poi morta sotto tortura. Fui costretto a fare entrare la polizia criminale, furono momenti di incredibile tensione, avevamo paura per la presenza di infiltrati dei servizi segreti, ma per fortuna non accadde nulla. Il giorno dopo venne a trovarmi un giovane giornalista. Mi riferì la versione ufficiale: la donna era stata uccisa dai suoi compagni, addirittura nel corso di un'orgia. Io gli raccontai tutto, facendo presente che era stata gettata nel cortile durante il coprifuoco, quando potevano circolare solo i militari. Coraggiosamente riportò integralmente le mie parole e così tutti i giornali mi accusarono di essere un calunniatore dei militari."

parma.repubblica.it/cronaca/2013/09/11/news/il_console_parmigiano_che_salv_i_cileni-6...

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03/12/2018 12:45



Il film è diviso in tre parti. Nella prima abbiamo la narrazione dei primi anni del governo Allende, delle aspettative di rivoluzione sociale e di progresso di un’intera nazione in cui si cercava di uscire dalla povertà attraverso politiche riformiste attuate dal governo socialista in carica. Attraverso documenti di archivio e testimonianze dirette dei protagonisti dell’epoca, si racconta l’effervescenza e il periodo di ricerca della felicità per tutti, pur avendo contro i mezzi di informazione, la borghesia, i militari e l’influenza negativa degli Stati Uniti. In piena Guerra Fredda e della politica internazionale dei Blocchi con la minaccia dell’arsenale nucleare, la potenza americana si contrapponeva all’influenza dell’Unione Sovietica nella spartizione del mondo. Gli Stati Uniti, dopo la nazionalizzazione di alcune produzioni in mano a compagnie americane (tra cui la redditizia industria dell’estrazione del rame), non tollerano un governo marxista e socialista in Sudamerica, che hanno sempre considerato come il “cortile di casa propria”. Dopo la crisi di Cuba, gli Usa attuano una politica estera aggressiva e conservatrice attraverso le operazioni della Cia e le pressioni sulle parti più conservatrici dei paesi sotto la loro influenza, che arriva a fomentare movimenti reazionari appoggiando anche azioni violente.

La seconda parte di Santiago, Italia racconta proprio il colpo di stato di Pinochet, l’attacco dei militari che bombardano la sede presidenziale, l’uccisione di Allende e la caduta della nazione sotto il controllo totale dei militari. Le testimonianze si fanno più drammatiche con il racconto dei rastrellamenti di massa, la persecuzione, la tortura e l’uccisione degli oppositori e la decimazione di tutti gli esponenti del partito comunista cileno. In questa parte di Santiago, Italia, Moretti mette in evidenza il ruolo dell’ambasciata italiana, una delle poche rimaste aperte, che diventa luogo di rifugio di molti dissidenti e in pericolo di vita. I diplomatici italiani danno ospitalità a centinaia di persone e famiglie, trasformando la residenza in un’isola in mezzo al caos e salvando molte vite umane.

La terza parte mostra poi l’arrivo in Italia dei rifugiati cileni, l’accoglienza che ricevono dalla popolazione, la loro integrazione nella società, la rinascita come persone e il loro radicamento nella società civile. Una delle testimoni sintetizza in una frase lo spirito di queste persone: “Se il Cile è stato il mio patrigno, l’Italia è stata la madre che mi ha accolto e allevato”.

Moretti sceglie un racconto lineare dove alterna le interviste dirette in primo piano dei sopravvissuti di quell’epoca a immagini di repertorio. La sua presenza come autore è ridotta emblematicamente a solo due scene. La prima è nell’incipit, dove in campo lungo vediamo il regista ripreso di spalle che ammira dall’alto la spianata urbana di Santiago. La seconda, quando intervista un militare che sconta la prigionia in Cile per le torture, i rapimenti e gli omicidi: quando le domande si fanno pressanti questi protesta la sua innocenza e dichiara che si aspettava un racconto oggettivo che mettesse in evidenza le sue ragioni. Moretti è ripreso in un’inquadratura laterale con di fronte il vecchio militare e alla fine dichiara: “Io non sono imparziale”.
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