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[CASA DEI VELENI] - Una valanga di nozioni!

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2016 18:13
23/03/2016 18:13
 
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Erinn e Beth
RIASSUNTO: Erinn e Beth si incontrano nella sala comune e l'apprendista racconta i fatti riguardanti i Corvi appresi alla bettola alla sua maestra. La chiacchierata termina con delle nozioni sulla neautralità della gilda.

COMMENTO: Grazie alla mia severissima insegnante che ha ascoltato questo mega discorso senza annoiarsi mortalmente (o almeno spero!) [SM=g27828]



ERINN [Laboratori - Sala Comune] Un’altra sera come millemila altre, nella Casa dei Veleni. I Laboratori sono una trappola claustrofobica, rinchiusi tra i loro quattro muri e schiacciati dal soffitto soffocante. Qui i fuochi nei camini sono sempre accesi e bagliori inquietanti trasformano le ombre sulle pareti in demoni infernali. Qualche focolare, poi, addirittura risplende, maligno, di fuochi verde azzurri, sicuramente dovuti a qualche erba bruciata, ma non per questo meno spettrali. Un vapore denso, grigio, soffocante e odoroso proviene da un calderone lasciato a sobbollire. Fumi e cupi mormorii di creazione pervadono queste stanze. Nulla di nuovo, per una Mezzosangue che è abituata ad avvelenarsi i polmoni dei miasmi delle pozioni, per una creatrice che ha indossato i panni dell’Alchimista e ha fatto della sperimentazione tutta la propria vita. L’unica vita che riesce a tollerare, l’unica che vive davvero. Ma ora è tempo di andare: il veleno ha bisogno del suo tempo per riposare – ancora qualche ora e sarà pronto. Così tu sali rapida le scale, Mezza, inseguita dall’odore amaro delle erbe. La chiave a forma di foglia fa scattare la serratura: un rumore secco, definitivo, prima che tu possa schiudere la porta della Sala Comune e varcare la soglia.

MALBETH [sala comune] Non ha sonno stranamente e neanche fame a dirla tutta. Come accade solo raramente Beth è in pace. Tranquilla..chissà per quanto. Indossa la veste di congrega, le maniche lunghe penzolano oltre le sue mani nodose che mantengono strette i ferri del ricamo. Un ricamo bruttino a dirla tutta. Un’altra stranezza questa sera: si è seduta sulla poltroncina rossa di fronte al fuoco invece che per terra. È intenta in quell’arte stramba, concentrata su quanto sta disegnando con il filo viola sul tessuto scuro. Lontana ancora dall’essere brava o mediocre. Ma ci prova, come in tutto quello che fa. Le gambe sono incrociate, i piedi nudi godono del calduccio che viene dal focolare. Uno sbadiglio, serafico e sonoro. Poi un rumore la coglie di sorpresa, proveniente dalla porta di fianco al camino. Gli occhi si alzano e vanno a fissare la serratura che scatta, attendendo il palesarsi di colei che giunge. “Venom Maestra!” Direbbe, battendo le mani piano e lasciando cadere nella gonna ampia i ferri del mestiere. “Come state?” Chiede tutta allegra, sorridendole. “Devo parlarvi di una cosa, se avete tempo..” La inviterà a sedersi con un cenno della mancina che indica l’altra poltroncina di fianco a lei.

ERINN [Sala Comune] La porta chiude dietro le tue spalle, rincatenandosi alla soglia con uno scatto. Tu avanzi, Erinn, muovendo qualche passo nella penombra della stanza, guardandoti attorno con gli occhi pallidi, in cerca di presenze che violino l’intimità della tua Casa. E qualcuno, in effetti, c’è; ma non è un intruso. Su una poltrona di velluto rosso, vestita del nero e viola di congrega, c’è la tua giovanissima allieva – Malbeth delle tigri. “Venom, Beth.” Rispondi, con voce stanca e tirata, al suo saluto. Ti avvicini con passi strascicati a una sedia posta alla sinistra di quella dell’umana e lì ti lasci cadere. I tuoi gesti non trattengono la leggerezza e la grazia della tua metà elfica, Erinn: il lavoro di creazione ti ha lasciata stanca, sudaticcia, terribilmente pallida e spossata. Sulla carnagione resa ancor più cinerea del solito, spiccano le occhiaie scure e l’espressione tesa, gli zigomi eccessivamente in rilievo, il pallore assurdo delle labbra. Le tue sopracciglia sembrano terribilmente scure, i tuoi occhi particolarmente cupi e i tuoi capelli singolarmente rossi. “Sto bene.” Rispondi, sbrigativa, con voce fioca – contraddicendo con le parole tutte le tue sembianze. “Ho finito adesso di comporre…” mormori, come spiegazione. “Ditemi tutto, Beth.” La incalzi infine, sporgendoti verso di lei, appoggiando entrambi i gomiti sui braccioli della poltrona e in mento sul sostegno delle mani.

MALBETH [sala comune] Si giustifica premurosamente. “Mi spiace, non voglio appesantirvi la giornata. Ma credo dia importante..” Si schiarisce la voce acuta l’apprendista. “Allora, la storia è un po’ intricata..” Inizierebbe, stringendosi nelle spalle. “Non so se avete mai sentito parlare degli uomini corvo.” Esordisce, osservando la mezza negli occhi. “Ero alla bettola e ho incontrato dei cacciatori..” Tira fuori il taccuino, tentando di riportare i nomi esatti di cui aveva preso nota sulle pagine giallastre. “Fanno parte di un ordine, il culto di Woxan, che aveva il compito di proteggere un manufatto..” Scuote la testa. “Ovviamente è caduto nelle mani sbagliate, come sempre accade” Ridacchia, divertita dalla sorte beffarda. “Ad ogni modo.. Adesso questa persona – o essere – misterioso che controlla il potere derivante da questo manufatto ha scagliato la minaccia degli uomini corvo su questo posto. Non è qualcosa di..” L’espressione si fa dubbiosa. “Mirato, come dire. Insomma, dove passano distruggono queste creature. E presto questo flagello si abbatterà con più intensità sulle terre di avalon.” Sembra preoccupata Beth, che fa delle smorfie strane. “Mi sono offerta di aiutare questi cacciatori di Woxan a recuperare il medaglione, così da sconfiggere questa minaccia incombente.” Un sorriso adesso spunta nuovamente a ciel sereno sul viso ossuto dell’apprendista. “Quindi..” L’indice che si alza a mezz’aria. “Mi sono informata e sembra che siano vulnerabili ai veleni..” è compiaciuta della scoperta, che la rinsavisce dalla preoccupazione. “Ho letto alcune schede di alcuni veleni che vendiamo, in biblioteca. “Afferma, cercando dir accogliere le idee. “Non sono certa che siano tutte, ma non mi sembra di aver letto che ne esista uno che funziona ad aria. A zona, per capirci.” Fa un segno con le braccia intorno a se. “Potrebbe essere la chiave, Maestra. Potremmo salvare questo posto.” Non sembra finito il racconto però. “L’altro giorno ero al mercato, facendo alcune commissioni.” Una cosa come un’altra fino ad ora. “Beh, qui sono stata avvicinata da un uomo, che ho scoperto poi essere Valstaf, comandante dei guardiani o così ho capito. Anche lui credo cercasse veleni per sconfiggere gli uomini corvo. Ma ho pensato che fosse meglio non parlarne in piazza, quindi gli ho detto che l’avrei contattato io per discuterne qui. Mi ha detto che conosce Melisande. Credo che parlarne tutti insieme sarebbe meglio, io purtroppo non ho competenze necessarie per dire cosa è fattibile e cosa no in quanto a veleni..” Sembra davvero tutto adesso.

ERINN [Sala Comune] Inizia il discorso dell’Allieva e ti guida attraverso storie fantastiche di eserciti, magie, medaglioni. Per l’appunto: nulla di terribilmente originale tra le pareti della Casa dei Veleni, che è stata teatro di ogni sorta di misteri e intrighi. La narrazione di Beth ti trova comunque come ascoltatrice attenta, partecipe: ronzi vaghi suoni d’assenso ogni tanto, annuisci col capo sempre sorretto dalle mani, la osservi col taglio netto e serio dei tuoi occhi chiari. Rifletti con attenzione, Erinn, prima di dire: “Sì, mi erano giunte voci degli uomini corvo e di una nuova minaccia su queste terre. Avete fatto bene a decidere di intervenire: noi non ci schieriamo, normalmente, con alcuna fazione o bandiera di queste terre. Ma, quando la minaccia è esterna, possiamo talvolta intervenire. E questo mi sembra un caso opportuno.” Quindi socchiudi le palpebre, riflettendo. “Veleni a zona, come voi dite, ve ne sono molteplici: tutti i veleni che agiscono per inalazione – e che quindi devono essere respirati – hanno la caratteristica che qui pare essenziale. In particolare i veleni allo stato gassoso potrebbero tornare particolarmente utili… visionate pure le schede che vi mancano; in ogni caso vi aiuterò anche io.” Ad ogni parola la tua voce si fa più roca e più fievole, Mezza. “Valstaf…” gracchi quindi: “Conosco il comandante dei Guardiani. Avete ragione: quando verrà, Melisande e io potremo dare una mano. Ma anche voi, Beth, potrete fare la vostra parte: studiate i veleni, selezionate alcuni offensivi e difensivi da inalazione che vi sembrano particolarmente utili. Potremo discuterne insieme e trovare la soluzione migliore.” Concludi questo argomento, con la gola secca e la voce arrochita. “Sono lieta di vedere che vi date da fare… che impressione avete di questi primi giorni come Maestra dei Veleni?” E con Erinn tutto è un esame: perfino un’innocua chiacchierata sugli uomini corvo.

MALBETH [sala comune] Annuisce, ascoltando le parole della sua Maestra. “Va bene, allora poi decideremo quando convocarlo per discuterne..” Un sorriso, l’ennesimo, quando le viene assegnato il compito. “Benissimo allora!” Dice, scarabocchiando sul taccuino ancora aperto fra le sue ginocchia qualche frase. “Lo farò al più presto, così che possiate visionare il mio lavoro prima che i corvi ci mangino vivi.” Un po’ macabro, ma comunque… Quindi si lascia cadere sullo schienale, terminato il lungo discorso riguardo le novità. Gli occhi che indugiano per qualche attimo sul volto della sua insegnante, prendendosi poi una manciata di secondi per rispondere. “Entusiasmante direi. Sono stata molto in biblioteca, cercando di informarmi il più possibile. Poi anche nel giardino.. Beh, non vedo l’ora di essere all’altezza di potermene occupare.” Si stringe nelle spalle, come spesso fa. Un tic? “Poi se riuscirò anche a rendermi utile per proteggere questa terra tramite i veleni sarò ancora più fiera di me stessa.” Per un attimo la sua espressione si fa dubbiosa. “Spiegatemi meglio.” Esaordisce, con tono tranquillo. “Noi non interveniamo mai in questioni riguardanti terzi?” Una domanda, la prima. “Ma al contempo non ci interessiamo dell’utilizzo che i compratori intendono fare dei veleni acquistati..giusto?” Eccola, la seconda domanda.

ERINN [Sala Comune] Il discorso sugli uomini corvo è concluso: se dovrà proseguire in futuro, lo deciderà il fato – o forse sceglierà l’insistenza di questa buffa giovane umana. Tu abbandoni la posizione protesa verso l’Allieva, andando ad appoggiarti con le spalle allo schienale di velluto, abbandonandoti contro esso e chiudendo gli occhi. Inspiri profondamente, Mezza, cercando di scacciare le fitte di dolore, fatica e stanchezza che vorrebbero intorpidirti i sensi e la mente. Cerchi di resistere e di seguire il filo logico dei tuoi pensieri e delle sue richieste. “Esatto: noi non interveniamo nelle dispute di queste terre. Ci eleviamo al di sopra e al di fuori di ogni fazione. Non ci interessa chi combatte chi, chi vuole distruggere chi. Le nostre arti vengono elargite a chiunque mostri il rispetto che la congrega merita – e sia in grado di pagare quanto chiediamo. Se Barrington muove guerra ad Avalon non è affar nostro e vendiamo le nostre pozioni ad entrambe le terre.” Quindi scandisci, con voce tirata: “Noi. Non. Ci. Schieriamo.” E chissà quanto sarebbe bello avere un’Allieva che lo capisce, per una volta. Quindi apri gli occhi, osservando Beth attraverso le pesanti palpebre dischiuse. “Voi non siete più umana, non siete barringtoniana o avalonese, non avete diritto a un nome o una famiglia. Da quando voi avete giurato fedeltà, siete Beth dei Veleni. Se due terre si rivoltassero contro la vostra razza, voi sareste comunque tenuta a vendere veleni a chiunque li chiedesse; se l’acerrimo nemico della vostra casata vi chiedesse un veleno, voi non potreste rifiutare. Capite, Beth? Capite i sacrifici che sono richiesti a un Maestro dei Veleni? Capite il prezzo con cui paghiamo la nostra immunità agli intrighi dei regni e della politica?” E sei ridotta a uno spettro, Erinn: un fragile cadavere, uno scheletro magrissimo, pallidissimo, esausto. Parli con voce inesistente che trafigge le corde vocali, sussurri i moniti che seguiranno la signora delle tigri per tutto il tuo percorso. Col viso imperlato di dolore, osservi l’Apprendista, per assicurarti che ella comprenda ogni cosa, che ella capisca fino in fondo: essere un Maestro dei Veleni è rinunciare alla propria volontà, alle proprie radici, alla propria identità. È lasciare indietro le spoglie di ciò che si era: sangue, blasoni, cuore e affetti. E accettare di essere plasmati dai Veleni e divenire una nuova creatura: figlia e schiava insieme di quelle divinità crudeli ed esigenti che sono i veleni stessi.

MALBETH [sala comune] Ridacchia, divertita da quanto Erinn dice. “Va bene maestra ho capito. Devo tenere a bada i miei spiriti bollenti e guerrafondai e racimolare più soldi possibile!” Il messaggio è chiaro, cristallino. Chissà se Beth riuscirà a mettere in pratica questa regola. La tentazione umana è forte, ma lei di sicuro ci proverà con tutte le sue forze pur di non deludere le aspettative che le sue consorelle ripongono in lei. “I veleni prima delle mie volontà personali.” Un sorriso. “Doppia V, veleni e volontà” Si porta la punta del medio a toccare la tempia, roteandola. “Lo terrò a mente. Promesso!” Annuisce, convincendosi ancora di dover seguire questo slancio neutrale. Si accarezza la veste, allisciandola sopra le gambe che ora si stendono. I piedi toccano a mala pena il pavimento freddo. “Ho un regalo per voi.” Direbbe, rovistando nella tracolla ed estraendone un pacchetto abbastanza voluminoso. All’interno ci sono le tende della sua stanza, ricamate con dei fiori viola e alternati a delle E. Le ha realizzate durante qualche notte insonne passata nella sua stanza. Di certo non il regalo che tutti si aspetterebbero, dal momento che non è molto brava. Però ci prova e a Beth piace fare regali. “Spero non vi arrabbierete..” Farfuglia, un po’ imbarazzata. Certo, staccare le tende non è che sia molto..come dire.. consueto. Soprattutto per ricamarle in maniera stramba. Ma Beth è così, prendere o lasciare. Se ne sta li, le braccia tese che sorreggono l’involucro, mentre attende che la maestra lo prenda.

ERINN [Sala Comune] Abbandonata contro la poltrona, col viso serio e lucido, annuisci soddisfatta. Provarci… beh, è già qualcosa: che ci provi, l’Apprendista. Poi sarai tu a scavarle profondamente, ripetutamente, nel cervello questa lezione, se lei non riuscirà ad apprenderla autonomamente. Quando poi lei ti offre un dono, le tue palpebre si allargano qualche istante, sgranandosi sullo sguardo sorpreso. Non te lo aspettavi, Mezza. Ti raddrizzi un poco sulla poltrona, aspettando che lei ti porga il suo involto, per allungare le mani e afferrarlo. Quindi prendi il pacchetto e te lo posi sulle gambe, prima di scartarlo con gesti delicati, misurati, delle tue mani magrissime e bianche. E tra le falde dell’involucro trovi una stoffa ripiegata, ricamata secondo un buffo motivo floreale. Svolgi il tessuto, osservandolo alla luce del camino, passando i polpastrelli sul filato viola, accarezzando i fiori per sempre immortalati su questo telaio. Non è un lavoro preciso: è evidentemente l’opera di una principiante, ancora piuttosto inesperta. Ma questo è il terzo regalo che ricevi nel corso di tutta la tua vita, più di novant’anni di solitudine e isolamento. Alzi lo sguardo su Beth; non sai che cosa dire. Ti schiarisci la gola, socchiudi le labbra, iniziando a vuoto un paio di volte, prima di pronunciare, finalmente: “Non so perché dovrei arrabbiarmi… è un bel ricamo. Grazie.” Il tono è sbrigativo, burbero. Sei stranamente commossa e niente affatto disposta ad ammetterlo, Erinn. Dunque, facendo leva sui braccioli della poltrona, pesantemente ti alzi, portando con te il tuo regalo. Ti avvii verso la porta dei piani superiori, fermandoti solo un attimo per mormorare: “Ci vedremo presto Beth – e sceglieremo quali veleni proporre per la lotta contro gli uomini corvo.” Una conclusione anonima del discorso, per stemperare qualsiasi bagliore di emozione. L’attesa rapida di una replica. Quindi nuovi passi con cui ti allontani dalla possibilità di contatto umano e di legame, per rinchiuderti nello spazio vuoto della tua stanza.



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