Fa caldo, è estate. Sono in un piccolo paese sul Mincio, un paesotto ricco di turismo e di… cuculi.
E’ strano, abito nella periferia di un paesotto in mezzo al verde, dove c’è pieno di insetti e di animali. Ci sono perfino un centinaio di merli che ogni anno si mangiano le MIE ciliegie (duroni) prima che diventino mature, prima che io riesca ad assaporarle. E poi ci sono le cavallette, quelle verdi e anche marroni, grandi, come non ne vedevo da quando ero piccola. E, seppure in ritardo, nel mese di Luglio vedo ancora le lucciole danzare nell’oscurità del mio giardino. “Lucciola lucciola, vieni da me. Ti darò il “pan del re”, ti darò “il pan della regina”: lucciola lucciola vieni vicina!” E’ un richiamo che funziona, da quando ero piccola avvicino le lucciole con questa filastrocca.
Eppure, mancano i cuculi.
Mi è servito recarmi lì, sul Mincio in mezzo al verde, per sentire i cuculi.
Vero è che si può restare suggestionati dalla magia del momento, però è altrettanto vero che –data l’età- inizio ad essere un po’ cieca ed un po’ sorda, quindi se sento i cuculi, è perché ci sono!
Sto aspettando il mio amore, fra un’ora andrò a prenderlo in stazione e poi ci tufferemo in piscina per rinfrescarci, prima di cenare. Il mio pc mi trasmette vecchie canzoni del grande Lucio e sorrido, ascoltandolo. A questa età è più facile dare il giusto significato a parole che da giovane sembravano banali, giuste per comporre rime.
C’è… c’è solo un rumore che disturba i miei pensieri . Spengo il pc e ascolto. Si, sono proprio i cuculi, quei famosi cuculi che non ho mai visto ma dei quali ho sentito parlare, quelli che appartengono ad una canzoncina ascoltata mille volte da bambina e che, per mille volte, ho cantato ai miei ragazzi quando erano piccini. E rimango lì, incantata come una statua sorridente e con un sorriso ebete stampato sul viso, ad ascoltare.
E’ strano come i cuculi “cuculino” da soli, da lontano. Capto i loro messaggi, non hanno bisogno di essere vicini per cuculare fra loro. Si parlano, comunicano, danno risposte a domande –o forse a dichiarazioni amorose?- seppure non siano vicini. E sento un richiamo che mi porta ad assecondare questo loro modo di comunicare.
Perché noi umani non “cuculiamo” come loro? Eppure non credo sia così difficile! Non so neppure se il primo canto sia partito da un cuculo femmina o da un cuculo maschio; ignoro perfino la sessualità dei cuculi! Ma una cosa è chiara e lampante: loro cuculano da soli, anche da lontano. Noi no.
Vado a prendere il mio dinosauro con la mia super-matize e subito gli dico che avremo ospiti che ci faranno compagnia e che condivideranno la nostra complicità, le nostre confidenze, la cena e il dopocena. Già, perché loro sono proprio così: mai invadenti, eppure presenti.
Chissà perché qui di cuculi non ce ne sono. Mi spiace, perché mi piacerebbe tantissimo rendere partecipi i miei ragazzi e le mie nipotine di queste nuove presenze. Invece no, al massimo dobbiamo accontentarci di piccoli pipistrelli… :-(
Non so quando ancora riuscirò a tornare qui, in mezzo al verde ed in compagnia dei cuculi. Ma torno a casa con il loro chiacchierio nel cuore e nelle orecchie, complici delle nostre serate magiche, quasi a tenerci compagnia.
Il Mincio non ha da offrire solo “il Mincio” o specialità gastronomiche locali, o ancor luoghi storici, particolari e romantici... ma mille altre cose.
Prima fra tutte, la serenità e la disponibilità ad ascoltare i rumori che abbiamo intorno, i canti degli uccellini la mattina e i cuculi che cuculano da soli, da lontano.
Si, penso proprio che ritornerò sul Mincio.
Giugno 2011, g.c.
[Modificato da giovalanga 06/07/2012 01:24]