Generalità
Il pabulum per le larve di coleottero è generalmente costituito da una miscela di foglie secche e di legno decomposto , corteccia compresa , macinati finemente ; la presenza di qualche zeccolo non pregiudica la qualità della miscela , anzi ne evita l'eccessivo compattamento favorendone al contempo gli scambi gassosi .
Le proporzioni da rispettare dipendono dalla specie che si sta allevando : in linea generale molte foglie e poco legno per i cetonini , l'opposto per i lucanidi . Salvo eccezioni che si contano sulle dita di una mano , delle quali l'allevatore scrupoloso dovrà tener conto informandosi nel caso si accingesse ad allevare proprio una larva di quelle specie , una miscela al 50% dei due componenti sarà la scelta migliore . Solamente per le larve di terza età L3 prossime alla costruzione della cella pupale , alla miscela andrà aggiunta della buona terra di campo (quella dei cumuli delle talpe è perfetta ma la sabbia umida funziona quasi altrettanto bene).
Il mio consiglio è di non mescolare questo ingrediente agli altri , ma di farne lo strato più profondo del pabulum.
La ricerca dei componenti
Vale la regola che per un prodotto di qualità , i componenti dovranno necessariamente essere selezionati .
Recarsi quindi a raccogliere i materiali quanto più possibile lontano da strade trafficate , ferrovie , fognature , fabbriche , distributori carburanti etc. magari in occasione di una escursione in montagna . Un po' di buon senso !
Le foglie migliori sono quelle delle varie specie di Quercus e quelle del faggio ; chi avesse a disposizione foglie di boschi cedui misti (oltre alle specie suddette anche carpino bianco e nero , aceri , ontani , sorbi , orniello etc) si troverà altrattanto bene .Prestando attenzione a ciò che ci circonda si noterà che nel bosco le foglie secche non sono distribuite uniformemente ma che a tratti si formano dei cumuli : questo come effetto del vento prevalente . E' lì che potremmo “bottinare” proficuamente , raccogliendo solo le foglie degli strati superficiali senza toccare quelle scure e appiccicaticce a diretto contatto del terreno , ed evitando , per quanto possibile , di raccogliere foglie bagnate ( altrimenti una volta tornati a casa , dovremmo farle asciugare).
Il contenitore perfetto dove metterle è il vecchio sacco di juta , quello delle patate , ma vanno altrettanto bene anche quelli moderni bianchi ( io ne ho utilizzato uno verde per esigenze fotografiche) fatti di microfettucce intrecciate : l'importante è che il prodotto possa respirare ( possiamo anche utilizzare i sacchi di nylon , ma solamente per la raccolta ed il trasporto).
Un po' più complesso il discorso del legno : quello che seguirà , non me ne vogliano i puristi , vuole volutamente essere una guida indirizzata a chi , digiuno di conoscenze specifiche , vuole ugualmente raccogliere del buon legno e non sa da dove partire .
Come per le foglie , recarsi in un bosco di Quercus sp e/o di faggio , possibilmente in una località rinomata per i funghi .
In natura le piante morte ( età , malattia , attacchi parassitari , siccità , incendi , gelate , fulmini etc.)
vanno normalmente incontro a due destini alternativi : o seccano , rimanendo spesso in piedi, o vengono subito attaccate da una serie di micro e macroorganismi che iniziano a decomporre le loro strutture (es batteri e funghi).
Chiaramente anche le piante secche con il tempo verranno demolite ma solamente dopo un tempo molto più lungo ( per il cerro anche quindici anni) e dopo che avranno ospitato tutta la catena degli artropodi xilofagi che ne avranno fisicamente minato la struttura rendendola simile ad una spugna fragile ( stringendo fra le mani un pezzo di questo legno , molto scuro , alla minima pressione , cederà di schianto lasciandoci con una manciatina di polvere ).
A noi interessano quelle parti di pianta attaccate da funghi e batteri .
Materiale di partenza buono , attaccato da funghi, licheni, muschi
idem
idem
Degli ottimi pezzi
Altri ottimi pezzi
..dopo una sommaria sminuzzata a mano
Osservare la qualità del legno
Per evitare di chinarci a vuoto procuriamoci un bastone ( io uso una di quelle piccozzette utilizzate nella ricerca dei tartufi ) ed addentriamoci nel nostro bosco . Diamo con esso un colpo a tutti quei pezzi di legno a terra che “sembrano” marci , a quelli che presentano macchie estese bianche tipo muffe , a quelli che sono parzialmente interrati , a quelli semisepolti dalle foglie: se il rumore sarà quello argentino della legna secca , tiriamo avanti , se invece il rumore sarà come ovattato , allora chiniamoci , raccogliamo il pezzetto e torciamolo come si farebbe per strizzare i panni : se il legno cederà sfibrandosi , quello sarà il nostro legno da raccogliere !
Dopo poco sarà del tutto automatico “saggiare “ la consistenza del legno con il nostro bastone ed imparare ad interprerpretare il suono che ne deriva evitandoci inutili flessioni !
Stesso discorso anche per il contenitore : il buon vecchio sacco di juta .
Per riassumere : raccogliamo solo il legno che dopo la sfibratura a mano si presenterà non invaso dalle larve e di colore chiaro , tutto il resto lasciamolo sul posto .
Materiali da non raccogliere
Tronchetto mediocre ,troppo invaso
Pezzi altrettanto mediocri
(vi piace la larvetta....?)
idem
Pessimo!
Pessimo!
Una volta giunti a casa sminuzziamo i nostri componenti . Nel caso non ci occorressero immediatamente , lasciamoli asciugare : da asciutti si conserveranno anche due o tre anni senza alterarsi . Al momento del bisogno reidratarli , riempendone un vaso da fiori pulito ed irrigando fino a quando l'acqua non sgorgherà dai fori di drenaggio : attendere che lo sgocciolamento cessi , basta una notte , ed il pabulum potrà essere utilizzato .Ciao , Franco
[Modificato da lobivia 26/01/2010 16:49]