Ciao Acro, sempre interessantissimi i tuoi argomenti!
Allora, riguardo al quesito "Come possiamo realizzare tale traguardo? Come possiamo ad un tratto svegliarci all'interno del nostro corpo mentre esso dorme tranquillo? Come ci accorgiamo di essere consapevoli?" io penso che un buon sistema sia quello di allenare la "consapevolezza" (intesa come un percepire in modo particolarmente attento) durante il nostro vivere quotidiano.
Cercare di mantenere uno stato di maggiore attenzione nello svolgimento delle consuete attività giornaliere mantiene la nostra coscienza al livello di centratura indispensabile per acquisire il potere di controllare l'incessante dispersiva attività delle nostre menti.
Io penso che il segreto per ottenere buoni risultati passi attraverso un costante allenamento della volontà.
Ci vuole un'enorme volontà per controllare l'attività del dialogo interno in modo da mantenere un buon livello di attenzione riguardo alle percezioni sensoriali del mondo in cui viviamo.
Un allenamento costante in questo senso produrrà un maggiore livello di consapevolezza (hi, hi, scusa Auriah se continuo ad usare impropriamente questo termine, ma davvero non riesco a trovarne uno migliore) che potrà essere sfruttato per mantenere uno stato di coscienza attivo al passaggio dalla veglia al sonno. Inoltre, mantenere un buon livello di attenzione nel vivere quotidiano produrrà effetti notevoli anche per quanto riguarda l'attività onirica, consentendo una maggiore capacità di acquisire lucidità durante i sogni.
Viviamo la maggior parte delle nostre giornate in uno stato di totale automatismo con le menti disperse in continue, inutili, deleterie divagazioni.
Non abbiamo alcun controllo sulle nostre menti. La nostra coscienza non è in grado di esercitare la propria volontà sui processi mentali.
Raccontavo ad Auriah, alcuni giorni fa, che secondo me la mente, con il suo incessante dialogo interno, è sì l’agente coesivo che ci vincola alla dimensione percettiva che noi chiamiamo realtà ordinaria, ma è anche quella parte del nostro essere che sfugge al controllo della nostra coscienza e la fa da padrona, dettando le regole e i limiti delle nostre capacità percettive.
La mente dovrebbe essere lo strumento della coscienza per quanto riguarda i processi elaborativi del nostro vivere, ma diventa la parte prioritaria del nostro essere e tutte le sue sovrastrutture di identificazione e condizionamento limitano le nostre potenzialità esperienziali.
Spesso mi trovo a considerare la mente come una scimmia agitata, in continuo movimento, che disturba il suo proprietario al punto da mantenerlo continuamente sconnesso dalla parte essenziale di sè, quella parte che determina la volontà di ogni individuo, quella parte che ci consente di accedere ad esperienze che esulano dai vincoli della realtà ordinaria.
Rimettiamo in gabbia la scimmia e forse saremo in grado di controllare, con la volontà, ogni esperienza della nostra coscienza.