>>Roma, 22 marzo 2005 - Gattuso e Pancaro hanno opposto il gran rifiuto. Domenica sera, subito dopo Roma-Milan, i due giocatori rossoneri hanno rifiutato di sottoporsi ai test incrociati sangue/urine per la rilevazione sostanze dopanti.
I due atleti hanno però messo a disposizione dei medici antidoping Figc una quantità di urine maggiore rispetto alle normali provette: secondo gli esperti, un flacone di questo genere dovrebbe consentire ai laboratori lo stesso tipo di analisi permesse dal controllo incrociato sangue-urine. Peccato che gli esami ematici siano non solo più economici, ma forniscano anche responsi più accurati: ad esempio la famigerata Epo (eritropoietina sintetica che accresce il numero di globuli rossi e di ossigeno nel sangue, consentendo di sopportare meglio la fatica) è rintracciabile anche dopo 10/15 giorni dall'assunzione.
Secondo l'intesa tra calciatori e Federazione, l'adesione a questo tipo di controlli introdotti lo scorso anno (entrata in vigore il 6 gennaio 2004) è volontaria e deve esser concessa ogni volta. La contraddizione, evidente e lacerante, è che la Figc ha ratificato il protocollo della Wada (l'agenzia mondiale antidoping) che introduce questo tipo di controlli, ma non ha previsto alcuna sanzione disciplinare per chi non firma l'autorizzazione. A differenza del regolamento antidoping Wada che all'articolo 18 comma 2 parla di squalifica da 1 a 6 mesi per chi non si sottopone al test.
Altro controsenso della vicenda è che l'Assocalciatori, guidata dall'avvocato Campana, dopo alcune perplessità iniziali, aveva sposato in modo plebiscitario l'iniziativa della Figc. E per quanto riguarda la Nazionale si era parlato di tolleranza zero, ovvero gli atleti renitenti ai controlli sarebbero stati automaticamente esclusi dalla lista delle convocazioni per le grandi manifestazioni: ora alle parole dovrebbero seguire i fatti.>>