INCENERIRE I RIFIUTI NEI CEMENTIFICI. ANCORA?!?
Nemmeno a farlo apposta martedì 13 dicembre in consiglio comunale dicevo: “Spero che le deleghe (ambiente e salute ancora non assegnate dal sindaco di Gubbio) vengano date non seguendo le solite logiche spartitorie, ma vengano assegnate a persona: competente, disponibile al dialogo e libero dalle solite pastoie di partito affinché non si verifichino quelle situazioni, sul piano sociale, economico, ambientale e sanitario…
che nemmeno voglio immaginare”. Oggi 15 dicembre, sul “Corriere dell’Umbria” leggo questo articolo a due pagine, a firma di Giuseppe Silvestri che riporta un’ulteriore intervista, al Presidente della Confindustria Umbra, Bernardini, dal titolo: “NON BUTTIAMO SOLDI,
PER BRUCIARE I RIFIUTI USIAMO I CEMENTIFICI” sopra al titolo: “AMBIENTE: Umbro Bernardini presidente di Confindustria torna alla carica dopo i dati dell’Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento”, la cui sigla è AITEC ed è aderente a Confindustria. Nel lungo articolo si dice: “L’AITEC non ha dubbi. Non ha quei dubbi che in Umbria, nonostante la presenza di tre importanti aziende produttrici di cemento e l’impellente necessità di impianti per la termovalorizzazione …”. Chiariamo innanzitutto che questo termine: TERMOVALORIZZAZIONE è bandito in Europa, e nel mondo, è usato solo in Italia. Valorizzare che cosa? Visto che secondo la EROEI (Energy Returned On Energy Invested) cioè il rapporto tra energia ricavata ed energia spesa questa valorizzazione in guadagno, è pura fantasia. Il rapporto tra l’energia spesa per estrarre le materie prime, per la progettazione, per la produzione di quell’oggetto e ancora l’energia per il trasporto e infine per il suo incenerimento, questo rapporto è assolutamente negativo. Quando la EROEI è uguale a uno si è in pareggio se è sotto uno si va in perdita. Mi spiego meglio con un esempio. Se il costo dell’energia ricavata da un barile di petrolio me ne fa estrarre uno: pareggio, non ho né guadagni ne perdite, se vado sotto a uno sono in perdita. Più barili estraggo con il costo di uno, più è alto il guadagno. Con l’incenerimento dei rifiuti, si va in perdita se non ci fossero gli incentivi per lo smaltimento dei rifiuti. Ci sono poi i costi dalle emissioni per tutte le problematiche: per l’ambiente e per la salute. Questo perché per le leggi della fisica e della chimica quando io brucio: NON ELIMINO MA TRASFORMO IN ALTRO ciò che brucio, cioè si producono SOSTANZE NOCIVE NON NATURALI, NON BIODEGRADABILI e DANNOSE, CHE SI ACCUMULANO nell’ambiente ed entrano nella catena alimentare. Questi costi chi li contabilizza? Chi li paga? A riprova di quanto ho sopra affermato cito:
Angelo Baracca docente di Fisica all’Università di Firenze: “La COMBUSTIONE distrugge anche l’INFORMAZIONE che è stata immagazzinata sia nei prodotti naturali che nei manufatti umani. La NATURA NON BRUCIA, ma rimette in ciclo: MATERIA, ENERGIA e quindi anche l’INFORMAZIONE” e
Dominique Belpomme Presidente di ARTAC (Association pour la Recherche Thérapeutique Anti-Cancéreuse di Francia) che definisce l'incenerimento un vero scandalo sanitario con queste parole: “L'incenerimento dei rifiuti domestici é un metodo di trattamento condannato dalle autorità scientifiche internazionali… L'incenerimento é dunque diventato oggi una totale assurdità, sul piano sanitario, ambientale e socioeconomico e, infine, un vero scandalo” (Paris, 5 novembre 2009) . Aperto ad ogni confronto, termino il mio commento con le parole poste alla fine del documento del convegno “Terra Mater” per l’800° anniversario della nascita di San Francesco che va sotto il nome di “CARTA di GUBBIO” del settembre 1982: “La qualità della vita, della società e dell'ambiente, sono pertanto affidate alla responsabilità, tradotta in azioni immediate e concrete, di ogni uomo, di ogni donna e di ogni comunità, per una prospettiva non di catastrofe, ma di speranza per il domani”. Giovanni Vantaggi Referente e Coordinatore per l’Umbria ISDE-Italia (Medici per l’Ambiente
www.isde.it) [Modificato da un'altragubbio 19/12/2011 18:34]