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Olindo De Preto

Ultimo Aggiornamento: 24/09/2011 14:01
24/09/2011 13:46
 
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Precursore di Einstein

Pubblicato sul Giornale di Vicenza del 20 giugno 2006

Discussioni. Intervista al pronipote Pietro Luigi De Pretto
Avversata dalla maggioranza degli studiosi, la teoria secondo cui lo scledense anticipò la relatività di Einstein continua a interessare
DE PRETTO STORY IN GIAPPONESE
Lo studio di Bartocci sarà edito a Tokyo

Olinto De Pretto (Schio 1857 - 1921) fu un imprenditore e uno studioso estremamente eclettico. Basta scorrere la sua biografia per rendersene conto: laureato in agraria, direttore della fonderia di famiglia, appassionato alpinista e fondatore del Circolo alpinistico precursore del Cai scledense, geologo e autore di pubblicazioni sulla degradazione delle montagne e lo sviluppo dei ghiacciai, promotore e finanziatore di numerose iniziative turistiche, educative, pionieristiche, non ultima l’aeronave del conte Almerico da Schio. Il motivo per cui oggi il suo pensiero è maggiormente conosciuto, però, è l’ipotesi che sia stato il precursore, nel 1903, della teoria della relatività, compendiata dalla geniale intuizione E=mc² formulata da Albert Einstein nel 1905.
La questione non è nuova: se ne parla da parecchi anni. Non sono una novità nemmeno le polemiche che vi ruotano attorno: da una parte i più, detrattori di tale teoria, dall’altra una minoranza di studiosi, con il prof. Umberto Bartocci in prima fila, a difenderla strenuamente. Il "Giornale di Vicenza" se ne è occupato in più riprese, per la prima volta nel 1989: oggi, lungi dal voler ravvivare la querelle o schierarsi con una delle parti - i giudizi vanno lasciati agli scienziati - torna sull’argomento con un’intervista al nipote di Olinto, Pietro Luigi De Pretto. Anche perché l’anno scorso, anno mondiale della fisica proprio per il centenario della formula di Einstein, i segnali che la teoria descritta da Bartocci nel libro "Albert Einstein e Olinto De Pretto: la vera storia della formula più famosa al mondo" (Edizioni Andromeda) susciti ancora interesse, sono stati diversi: nuove interviste a Bartocci sono state pubblicate negli Stati Uniti e in altri paesi - l’ultima è quella di un quotidiano di Bombay - e in Giappone sono stati acquistati i diritti per la pubblicazione del suo libro.
Signor De Pretto, come è nata questa teoria che vuole il suo prozio precursore di Einstein?
«Tutto ha avuto origine dalle ricerche condotte negli anni Ottanta dai veronesi Omero Speri e Piero Zorzi, secondi i quali Olinto De Pretto aveva enunciato ed argomentato la formula E=mv², equivalente entro alcuni limiti speculativi a E=mc² in quanto sia la lettera "v" sia la lettera "c" indicano la velocità della luce, in sostanza la massima velocità che a quel tempo si potesse concepire per una realtà ponderale in movimento. Successivamente il prof. Bartocci, dell’Università di Perugia, si appassionò alla vicenda: l’ipotesi era che Einstein avesse tratto ispirazione dal saggio di Olinto De Pretto "Ipotesi dell’Etere nella Vita dell’Universo" nel quale, appunto, compare la formula E=mv², e che fu presentato il 23 novembre 1903 al Reale Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti che lo pubblicò nel febbraio del 1904».
Esistono prove a sostegno di tale ipotesi?
«Esistono alcune circostanze che dimostrano un’alta probabilità. La principale è che le due famiglie erano entrambe frequentate dallo scienziato Michelangelo Besso, sostenitore di Einstein nella formulazione della teoria della Relatività Ristretta. A quel tempo il fratello di Olinto, l’ing. Augusto De Pretto, ispettore di 1ª classe del Reale Ispettorato delle strade ferrate, e Beniamino Besso, direttore delle Ferrovie della Sardegna, zio di Michelangelo, erano colleghi di lavoro e si conoscevano bene. È probabile che Augusto De Pretto abbia donato una copia del saggio di Olinto a Beniamino, il quale non potrebbe che averla consegnata al nipote. Senza contare che mio nonno Silvio, fratello di Olinto, conosceva il papà di Albert Einstein perché uniti da interessi di lavoro. Inoltre Einstein, che viveva a quel tempo a Berna, conosceva molto bene l’italiano e veniva sovente in Italia per trovare il padre. Egli lavorava in biblioteca e quindi era a conoscenza delle pubblicazioni del momento, che a quei tempi non erano numerose come le attuali».
Il libro di Bartocci ha comunque suscitato molto scetticismo, specie in Italia.
«Sono convinto che nessuno volesse in qualche modo sminuire la reputazione personale e scientifica di Albert Einstein sostenendo che egli sia stato ispirato nella formulazione della sua tesi dal mio prozio. In secondo luogo, anche ammesso che Einstein realmente non fosse venuto in possesso del libro di De Pretto o che nessuno gli avesse parlato della sua formula, non possiamo negare il valore scientifico di quanto il mio prozio aveva enunciato e, con assoluta certezza, senza averlo potuto copiare da altri».
Resta il fatto che tali enunciazioni hanno fatto scalpore.
«La formula in sé ha un valore relativo, ciò che conta non è tanto l’espressione matematica bensì il suo significato fisico-filosofico. Un significato strabiliante: per la prima volta si intuisce che non vi è distinzione tra ciò che percepiamo come presenza ponderale e stabile nel tempo, la materia, da ciò che si manifesta ai nostri sensi in modo invisibile e continuamente in mutazione, l’energia. I due fenomeni vengono presentati come condizioni coesistenti e coerenti tra loro, tanto che possono generarsi vicendevolmente previo un terzo fattore, l’etere, una presenza diffusa in tutto l’universo costituita da infinitesime particelle in costante vibrazione ad una velocità pari a quella della luce. Tale concetto viene chiaramente espresso con termini inequivocabili da Olinto De Pretto, il quale dichiarò la sua paura per gli effetti che sarebbero potuti derivare se il fenomeno di conversione della materia in energia si fosse potuto scatenare nella sua totalità. Egli intuì che una quantità esigua di materia contiene racchiusa nella sua massa una quantità di energia spaventosamente elevata».
Vuole sottintendere che De Pretto aveva intuito l’energia dell’atomo?
«Per noi risulta facile disquisire sugli argomenti in questione, in quanto dalla prima formulazione di Olinto sono trascorsi oltre cento anni, un secolo di ricerche, scoperte e sconvolgenti applicazioni dell’energia atomica. Ma si potrebbe dire che l’energia nucleare fu da lui intuita prima ancora di essere sperimentata. Non a caso scrisse: "A quale risultato spaventoso ci ha mai condotto il nostro ragionamento? Nessuno vorrà facilmente ammettere che immagazzinata ed allo stato latente, in un chilogrammo di materia qualunque, completamente nascosta a tutte le nostre investigazioni, si celi una tale somma di energia, equivalente alla quantità che si può svolgere da milioni e milioni di chilogrammi di carbone; l’idea sarà senz’altro giudicata da pazzi". Aggiungeva poi che doveva trattarsi di una "tale somma di energia da colpire qualunque immaginazione". Si tratta di intuizioni per quel tempo praticamente inconcepibili, e difatti Olinto fu indotto a dare una misura fisica degli effetti che il fenomeno della trasformazione della materia in energia avrebbe prodotto usando come paragone il fenomeno a lui più congeniale per rappresentare la forza lavoro, cioè le calorie sprigionate dalla combustione del carbone. Non entro nei dettagli dei suoi calcoli, ma ciò che vale maggiormente è il concetto della materia che si "dissolve" in energia, che negli anni verrà sviluppato e attuato attraverso la sperimentazione nell’ambito della tecnologia nucleare».
C’è invece qualcosa che differenzia Olinto De Pretto e Albert Einstein?
«L’uomo è riuscito a disgregare la materia con la fissione nucleare ma, per quanto mi risulta, non ha ancora spiegato come la materia si generi. È proprio su questo punto che si dividono le strade tra Einstein e De Pretto: il primo sostiene la teoria dello spazio vuoto mentre il secondo quella dell’etere. Anche qui le spiegazioni sarebbero comprensibili solo dagli addetti ai lavori: si possono comunque trovare nella seconda e più completa edizione del libro di Bartocci. Sottolineo solo, per concludere, che nel pensiero di Olinto De Pretto ritroviamo gli stessi concetti dei saggi del passato, ad esempio il pensiero tradizionale della metafisica indiana, espressi con la logica meccanicistica moderna».


Nelle foto: in alto Olinto De Pretto (Schio 1857 - 1921); qui sotto "Ipotesi dell’Etere nella Vita dell’Universo"
 

22 giugno 2006 @ 22:28:30


Citazione da www.lucavalente.it/modules.php?name=News&file=article&sid=154



[Modificato da Cobite 24/09/2011 13:48]
- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.-
24/09/2011 14:01
 
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it.wikipedia.org/wiki/Olinto_De_Pretto
Il libro on line
IPOTESI DELL'ETERE NELLA VITA DELL'UNIVERSO del dott. OLINTO DE PRETTO

[Modificato da Cobite 24/09/2011 14:15]
- Quando le parole hanno la musica dentro e la strofa è canto, allora il pensiero è diventato poesia.-
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