viceadmintdg1, 09/09/2011 21.04:
Grazie per le vostre risposte. Leoni però ha anche affermato che:
i TdG pur parlando di risurrezione non hanno una vera resurrezione, ma una ricreazione di un individuo diverso. Infatti per risorgere deve esserci la continuità dell'io cosciente, della personalità. Varie prove bibliche attesterebbero che alla morte fisica l'individuo continua a vivere consciamente (vedi la Parabola del Ricco e Lazzaro, la Trasfigurazione...). Nel caso dei TdG viene invece ricreato un altro individuio, simile ma che non c'entra nulla con il precedente individuo morto, proprio per l'assenza di continuità dell'io personale, che possiamo chiamare anima!
Questa in sintesi la sua obiezione!
La Parabola del Ricco e Lazzaro non dimostra nulla, come non dimostra nulla la trasfigurazione. Se dobbiamo prendere alla lettera la parabola del ricco e Lazzaro (
Luca 16:19-31), allora dobbiamo dire che:
1)Gesù è stato
nello stesso luogo di tormento eterno del ricco, visto che entrambi sono stati nell'
Ades (
Luca 16:23 ; Atti 2:27, 31);
2)che il paradiso etereo e l' inferno stiano a una distanza minima, tanto è vero che il ricco e Lazzaro con Abraamo si parlano (
Luca 16:23-31);
3) che il ricco finisca all' inferno solo perchè è ricco (non viene detto nient' altro di lui, nella parabola) e Lazzaro nel paradiso etereo, solo perchè è povero.....
4) che la semplice "punta del dito nell' acqua" di Lazzaro possa rinfrescare la lingua di chi sta giorno e notte a contatto col fuoco (Luca 16:24). Possibile?
Se dobbiamo prendere per veritiera la parabola, dobbiamo prendere alla lettera anche queste cose: mica possiamo scegliere solo quello che ci aggrada, e scartare il resto!
Quanto alla trasfigurazione, Gesù la descrive come un "
horama", cioè una visione (
Matteo 17:9), ma lo stesso sostantivo greco viene usato in
Atti 9:12: Paolo vede in visione Anania che entra e pone le mani su di lui, per recuperare la vista. Ma si tratta solo di una visione: Anania non era ancora a casa di Paolo, ci sarebbe andato solo successivamente...era solo una visione divina di Anania apparsa a Paolo. Anania non era realmente lì, durante la visione, perchè era vivo e vegeto a casa sua. E la visione di Mosè e di Elia della trasfigurazione era anch' essa solo una visione.....
Che dunque?
Analizziamo bene alcuni passi, per capire.
Può aiutarci a comprendere la questione il passo di
Luca 20:37-38. Innanzitutto, qui si parla di risurrezione, e le risurrezioni dei
koimethentas, cioè dei “
dormienti”, in base all' escatologia biblica, avvengono durante la
parousìa di Cristo e nell' ultimo giorno (
1 Tessalonicesi 14-17 , 1 Corinti 15:22-23). Fatta questa indispensabile premessa, il testo greco di Luca 20:37-38 legge:
“
hoti de egeirontai hoi nekroi kai Mouses emenusen epi tes batou, hos legei kurion ton theon Abraam kai theon Isaak kai theon Iakob; theos de ouk estin nekron alla zonton, pantes gar autoi zosin”;
alla lettera: “
che poi risuscitino i morti anche Mosè rivelò al roveto , come dice: il Signore [quindi Geova]
(è) il Dio di Abraamo e di Isacco e di Giacobbe. Dio allora non è dei morti, ma dei viventi Tutti infatti in lui vivono”.
Perchè “
pantes gar autoi zosin”, cioè “
IN LUI tutti vivono”?
Principalmente perchè, quando l' uomo muore, egli torna alla polvere, e il suo
ruach/pneuma (nella Septuaginta) torna a Dio che glielo ha dato (
Ecclesiaste/Qoelet 12:7). I morti però restano privi di qualunque coscienza nel luogo dove vanno, in base a
Ecclesiaste/Qoelet 9:5, 10.
Che dunque? Che significato ha il
logion di Gesù? Semplice: senza filosofeggiare, io dico che c' è un passo biblico lo rende a mio parere chiarissimo, ed è quello di
Romani 4:17, il cui testo greco legge:
"
kathos gegraptai hoti Patera pollon ethnon tetheika se, katenanti hou episteusen theou tou zoiopoiountos tous nekrous kai kalountos ta me onta hos onta",
alla lettera:
"
Come è scritto Padre di molte genti ho posto te di fronte al quale credette a Dio il facente vivere i morti e chiamante le cose non essenti come essenti".
La TNM rende così il passo:
"
Come è scritto: "Ti ho costituito padre di molte nazioni"). Questo avvenne dinanzi a Colui nel quale ebbe fede, Dio, che fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero".
Il parallelo tra le due cose mi sembra illuminante!
Infatti, così come per Geova, le cose che ancora debbono accadere sono già accadute, nello stesso modo i morti che ancora debbono risorgere,
per Lui, sono già risorti, sono già viventi.
2)E veniamo al punto due. La
psychè neotestamentaria, sostanzialmente, non cambia il significato della
nefesh ebraica.
Solo che Gesù ne amplia, ne estende il significato, e ciò è chiarissimo ad esempio leggendo
Matteo 6:25. Associando la
psychè al cibo e alle bevande, Gesù mostra che essa include l' aspetto fisico della vita, e tuttavia coloro che esercitano fede in lui possono elevare i propri desideri e i propri pensieri verso le cose relative ai “nuovi cieli e alla nuova terra”. In tal modo Gesù estende il significato di
psychè alla ricerca di qualcosa di più elevato, cioè la vita eterna che in lui è stata donata all' umanità. Resta il fatto, però, che associando la
psychè agli alimenti e alle bevande, Gesù mostra come la
psichè costituisca l' aspetto fisico dell' esistenza e non una componente immateriale della nostra natura. Altri passi evolvono questo aspetto: vedasi ad esempio
Marco 8:35, Matteo 16:25, 10:39 ; Luca 9:24 ; 17:33 ; Gv. 12:25.
L' insegnamento di Gesù secondo cui per salvare la propria
psychè bisogna essere disposti a rinunciare ad essa permette a Cristo di ampliare il concetto di
nefesh. La
psychè è si la vita fisica, ma Gesù vi include la vita eterna che è offerta a coloro che sono disposti a donare la propria esistenza, la propria
psychè, per causa sua.
Ecco il punto! Abbiamo rarissimi casi antico-testamentari, come ad esempio il Salmo 49:15, per indicare la vita che trascende la morte. Questo significato di
nefesh come vita oltre la morte viene sviluppato dall' insegnamento di Gesù con il perdere e trovare la
psychè, l' anima.
LA CONTINUITA' FRA LA VITA PRESENTE E QUELLA FUTURA E' GARANTITA NON DALL' IMMORTALITA ' DELL' ANIMA , MA DALLA FEDELTA' A DIO CHE DARA' LA VITA ETERNA A COLORO CHE ESERCITANO FEDE NEL FIGLIO SUO CRISTO GESU' ALLA PAROUSIA E CON LA RISURREZIONE NELL' ULTIMO GIORNO (GV. 6:39-40).
Resta inteso che, in attesa della risurrezione nell' ultimo giorno, anche nel N.T come nell' A.T. (
Gv. 6:40; Daniele 12.13), i morti continuano ad essere
koimethentas, “
dormienti” e il loro sonno un sonno inconsapevole.
Ma che cosa significa che il defunto vive nella memoria di Dio? Innanzitutto, come detto, Dio ha di nuovo in mano il suo spirito (
Ecclesiaste/Qoelet 12:7), cioè la sua forza vitale (
Giacomo 2:26 ; Giobbe 27:3), e gliela ridarà di nuovo alla risurrezione (Salmo 104:29-30). Il defunto si trova nel suo stato di sonno incosciente, e proprio il suo sonno inconsapevole garantisce la sua continuità. Il defunto si addormenta in un sonno inconsapevole e si risveglia quando Dio lo richiamerà per mezzo di Gesù (
Gv. 5:28-29).
Quella che si rialzerà non sarà un clone, ma la stessa persona. La metafora del sonno, usata dalla Bibbia per descrivere la morte, serve proprio a esplicitare questa verità. Gli addormentati, i dormienti, non si trovano al cospetto di Dio in un paradiso etereo in attesa di un ricongiungimento col corpo (dove la Bibbia parla
di un simile ricongiungimento anima intesa come entità immortale-corpo?). Essi dormono il loro sonno della morte, in attesa dell' unica speranza biblica: la risurrezione.
Questa è l' escatologia biblica, non ne esistono altre!
Grazie.