Provare l'amore di Dio è il punto più alto per un credente. C'è chi lo cerca in una nuova religione o nelle filosofie orientali, altri invece pensano di giungere alla conoscenza di Dio compiendo buone opere e conducendo una vita sana moralmente. Dio è il segreto più nascosto delle cose. Si va in cerca di Dio per trovare se stessi e per incontrare gli altri. Ognuno ha il suo Dio, ognuno ha il suo modo di pregare, ma per tutti Dio è il motivo profondo che ci spinge a non fermarci, a cercare ancora, a voler sapere, a voler migliorare. Dante, che era un uomo di grande temperamento, prima di cominciare a salire verso Dio ha voluto vedere con i propri occhi tutti i peccati del mondo, tutte le sofferenze dell'uomo: per questo ha scelto di attraversare l'inferno. La sua sete dii conoscenza lo ha spinto ad indagare le miserie dell'uomo come mai nessuno aveva fatto. Solamente dopo aver visto e toccato il dolore, s'è sentito libero di iniziare la sua salita verso la pienezza della gioia: prima scalando faticosamente il purgatorio, poi volando attraverso i cieli fino a raggiungere Dio. Petrarca, che era tutto un altro tipo di persona, non avrebbe mai scelto di scendere all'inferno. Riteneva che Dio fosse nascostio tra le pieghe del cuore, e che andasse ricercato dentro se stessi. Quando si trovò a descrivere la propria vita spirituale, raccontò la storia di una disperata salita al Monte Ventoso ( proprio Le Mont Ventoux in cui fa tappa il Tour de France ) interrotta da continue cadute e ripensamenti. Un percorso di tormentata ricerca interiore, culminato però nella splendida visione di un panorama mozzafiato sulla cima, e concluso dalla convinzione che il segreto per conoscere Dio è nascosto dentro di noi. Il racconto di questo viaggio, fatto in compagnia del fratello Gherardo, è dell’anno 1336. La strada lunga, impervia, faticosa divide spesso i due fratelli. Nella lettura del testo si evidenziano le difficoltà che incorrono nell'ascesa del monte, ma con l’ostinazione vengono superate. Procedendo verso la vetta Petrarca cammina più lentamente e dinanzi a lui si interpongono molti ostacoli, mentre la strada del fratello è meno impervia. Questa differente difficoltà non è altro che la raffigurazione dell’animo dei due. L’anima di Petrarca appesantita dai peccati della vita terrena ha maggiori difficoltà nell’ascesa al monte, mentre l’anima di Gherardo è più “leggera” poiché è purificata dai voti presi in seminario. Più avanti nel testo Petrarca dirà che le fatiche che si compiono per arrivare alla vetta del monte Ventoso, pur essendo visibili, non sono tanto dolorose quanto quelle interiori che l’animo deve compiere. L’episodio conclusivo in cui culmina la narrazione, quando cioè, giunto sulla cima, Francesco apre a caso il libretto delle Confessiones di Agostino e subito gli cadono sotto lo sguardo le parole rivelatrici della verità tanto a lungo cercata:
"eunt homines admirari alta montium et ingentes fluctus maris et latissimos lapsus fluminum et oceani ambitus et giros siderum, et relinquunt se ipsos" ( E gli uomini se ne vanno ad ammirare le alte cime delle montagne, i flutti smisurati del mare, i corsi lunghissimi dei fiumi, l’immensità dell’oceano e il moto degli astri, e abbandonano se stessi ) Anche Battisti con Panella ( come Francesco e Gherardo ) sul Monte Ventoso ci sono saliti per raccontare le tribolazioni e il pianto del peccato della loro Laura. Lucio prima ancora di comporre con Panella aveva già sperimentato un viaggio spirituale. Un cammino solitario il suo; Battisti aveva la stessa concezione del Petrarca, totalmente diversa da Dante, nella sua ricerca divina attraverso il mondo, dei guai e lamenti dell'inferno fino al paradiso. Come Petrarca preferiva la solitudine e l'incessante ricerca interiore. C'è un brano emblematico di Battisti, che la dice lunga sui suoi sentimenti. Un album di mezzo tra il vecchio e il nuovo corso, dove Lucio confessa molte sue passioni, tra le quali il windsurf.
Non sei più solo è la quinta traccia di
E Già: una canzone molto intima, che racconta di un uomo che, stanco della vita cittadina, si è rifugiato nella solitudine, di prima mattina, a gurdare il sole sorgere sul mare.
E' giorno ma il sole non si vede ancora
la nebbia durerà per qualche ora
il faro continua a lampeggiare
e la sirena del porto ad ululare
tu sei seduto tutto imbacuccato
e intanto guardi l'acqua corrucciato
tu ci hai provato si tu ci hai provato
ma la tua strada non hai trovato
certo ti senti solo
certo ti senti solo
non ce l'hai fatta più giù in città
hai preso la tua auto e sei venuto qua
a dialogare con l'immensità
a raccontar la tua infelicità
forse un po' di sollievo ti darà
e una speranza tenue si accenderà
forse non sei più solo
forse non sei più solo
E' molto triste per la sua vita che non ha una direzione, e non ha ancora trovato la propria strada. D'improvviso il mare gli suggerisce qualcosa:l'immensità gli sta parlando e la mente va, la mente vola, l'uomo si affida a chi lo consola. Di fronte alla natura arriva la consolazione di non sentirsi più solo, di non essere più disperso in un mondo estraneo. Dentro di sé, d'improvviso ha scoperto il segreto, che ogni animo umano anela.
La mente va la mente vola
l'uomo si affida a chi lo consola
la mente va la mente vola
l'uomo si affida a chi lo consola
ti prego non pensarci su
la vita non finisce se ti senti giù
fra poco la nebbia si alzerà
e il mare grande ti dirà
qual'è la tua vera dimensione
e la tua giusta velocità
adesso non sei più solo
vedi non sei più solo
adesso non sei più solo
Il pensiero dell'immensità di Dio ricorda la nostra piccolezza, come un granellino di sabbia sperduto sull'arena del mare, in mezzo a tanti altri granellini. Questi versi di rara bellezza di Battisti scritti insieme alla moglie insegnano che tutti possono trovare Dio, sia fuori che dentro di noi. Dipende da chi siamo, e da come vogliamo essere...
Il vate galante