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Condivisione del dolore

Ultimo Aggiornamento: 06/07/2011 09:24
Tania.80
[Non Registrato]
03/07/2011 20:02
 
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Cara Rachele
Iniziai a scrivere qualche giorno dopo la morte di mia figlia Rachele, una bellissima neonata di tre mesi nata in perfetta salute.
Tutto accadde in una settimana; la malattia, il coma, la morte, il funerale.
Restai in casa sola, circondata dal silenzio, con le braccia vuote e gli occhi colmi di lacrime.
Fu così che una penna e dei fogli bianchi mi salvarono da un dolore che mi stava facendo sprofondare, dandomi la possibilità di trasformarlo in qualcosa di concreto.

Sono trascorsi ormai 5 mesi dal giorno della morte di mia figlia e la decisione di pubblicare le mie lettere su questo forum nasce da un profondo desiderio di condivisione del dolore. Spero che le mie parole e la mia esperienza di addio, portino aiuto e speranza nei cuori di chi, come me, sta affrontando il dolore per la perdita di un bimbo.

"Cara Rachele,
cerco disperatamente il modo per far uscire un qualcosa che dentro di me vuole esplodere … come una lava incandescente che crea vapore acqueo e non trova via d’uscita … il vulcano sta per eruttare … forse questa penna può aiutarmi a parlare, a sfogare il dolore e non esserne inghiottita.
Avrei voglia di dirti tanto ma le parole sono vuote, sono poche, sono piccole e non bastano … sono segni che posso mettere al posto dei sentimenti, dei pensieri e dell’esperienza che sto vivendo, ma non li contengono completamente.
Da quando te ne sei andata vivo in una dimensione parallela insieme a te. A causa di questa tragedia sta nascendo nel mio cuore qualcosa che è impossibile comprendere razionalmente. Sto vivendo questo dolore in tutta la sua crudeltà mentre osservo il vuoto che hai lasciato nella mia vita di mamma. Un vuoto dentro il mio corpo, simile a un buco nero che sento chiaramente percettibile in prossimità dell’ombelico. Un vuoto fuori di me, mentre mi muovo nello spazio fisico che in questi tre mesi abbiamo occupato insieme. Un vuoto che non posso colmare con niente, se non con ciò che resta, l’Amore di una mamma per la sua bambina … e cercherò con tutte le mie forze di coltivare questo Amore al di là dello spazio e del tempo, per non sprofondare in un abisso di dolore e disperazione.
Tu, Rachele, avevi qualcosa di speciale, in te e con te … un dono che mi hai portato in tutta la sua straordinarietà. L’ho sentita questa cosa così sottile eppure intensa da quando eri in pancia e poi guardarti, toccarti, nutrirti è stata una magia divenuta realtà. E ora sei qui, con me e per me, invisibile eppure presente, difficile da spiegare, da capire.
E’ una meravigliosa percezione del significato più profondo della vita umana.
E’ l’essenza di ciò che sei venuta a dirmi.
E’ una carezza calda sul cuore gelido. E sento la gioia di aver dato la vita a un essere meraviglioso quale sei stata tu per me. Qualcuno direbbe che eri un angelo sceso in terra, non so … le parole limitano l’espressione di qualcosa che non è di questo mondo. I tuoi occhi parlavano alla mia anima quando ti guardavo e inconsapevolmente raccoglievo nel cuore quello che sei giunta a dirmi. Mi hai parlato della Vita. Mi hai insegnato ad Amare. Amare un figlio che arriva da lontano. Amare il Destino di un figlio, così difficile da accettare il tuo per me che sono la tua mamma, eppure così giusto, se penso che il tuo compito qui era ormai concluso. Sapevi molto più di quanto si possa umanamente immaginare. Sapevi Ciò Che Sei e sei tornata a ricordarlo anche a me. Eri una creatura piena di Amore e Luce e te ne sei andata lasciandone la scia. Quand’eri in pancia ho iniziato ad avere pensieri fugaci, impressioni intense, emozioni forti … eri tu ed io lo sapevo, perché ti avevo dentro. Di conseguenza mi ponevo tante domande, poi arrivavano le risposte. Ti sentivo presente anche quando non ti percepivo nei movimenti. C’eri, seppure piccola lì dentro il mio ventre ed io assaporavo la magia di ciò che stavo vivendo come fosse la prima volta, e ne coglievo la bellezza, e ne afferravo il senso. Essere mamma … ed essere mamma come lo sognavo io, è qualcosa che ho imparato solamente con te. Al terzo figlio, quando l’esperienza è ormai tanta e tutto dovrebbe scorrere fluidamente, senza troppi pensieri al riguardo, tu mi riportavi al presente, nel mio stato di dolce attesa e mi ripetevi di andare oltre. Mi suggerivi di non osservare superficialmente ma di farne un’esperienza interiore … mi chiedevi di vedere al di là di ciò che è comune. E così mi scoprivo a meditare più volte sul mio compito di mamma e su cosa la Vita voleva che facessi in quanto tale. Ho iniziato a riflettere su tutto ciò dal tuo concepimento e poi accompagnarti fino alla morte, “tenendoti per mano”, accettando tutto nonostante il dolore è stato ciò che di più bello la Vita potesse donarmi. Sembra assurdo, eppure il mio essere mamma con te è andato oltre la normale concezione del termine. C’ero io al tuo fianco quando terrorizzata avevo capito cosa stava accadendoti e ho dovuto accettarlo, impotente mi sono affidata a Dio. Adesso sei qui, ancora un po’ accanto a me, vicina eppure lontana, per aiutarmi a dirti addio. Ci vorrà del tempo, ma quando saprai che riuscirò a farcela anche da sola allenterai la presa e andrai per la tua strada. Non so dov’è che andrai, non so come, non so cos’hai da fare. Ma quando accadrà, io me ne accorgerò. Lo sentirò fisicamente questo distacco, come ora sento fisicamente che ancora sei parte di me. Ci sei come un’energia che mi sostiene il corpo e l’anima. Ci sei come il vento che solleva le foglie da terra, tu sollevi me dal troppo dolore. Ci sei come una mamma che rassicura il suo piccolo.

Tu sei ancora qui per farmi cogliere l’Essenza della tua discesa sulla terra.

Ti ho dato al mondo, Rachele. Ti ho dato la vita. Ti ho fatto nascere con consapevolezza mentre nel profondo di me stessa qualcosa mi terrorizzava … e solo ora realizzo il motivo di quella paura in agguato, irrazionale ed ingiustificata. Il travaglio è stato meravigliosamente perfetto, il dolore intenso ma necessario per spingerti fuori dal mio corpo e lì con me e Gina, il tuo papà guardava il miracolo del dare la vita.
Io sapevo Rachele, ma non potevo immaginare tutto ciò. E lo sapevi anche tu. Il nostro era un legame speciale perché entrambe sentivamo di avere poco tempo per amarci, per vivere un pezzetto di vita insieme. Sei stata per me il dono più bello che una mamma possa ricevere, un angelo in carne ed ossa sceso dal Cielo per arrivare tra le mie braccia.
Il ricordo di te è struggente, le lacrime scendono a fiotti mentre scrivo e sento il vuoto che resta, eppure quest’energia che mi lasci entrare nel cuore mi rende felice. Ci sei stata Rachele, per poco è vero! Ma io ti ho avuta tra le braccia e questo mi fa sentire un po’ speciale. I tuoi occhi grandi e scuri guardavano nell’anima di ognuno di noi e quella Luce ci lasciava disorientati.
La tua presenza invisibile vicino a me è qualcosa di straordinario, mi sta alleviando le pene, mi sta aprendo gli occhi sulla vita. A volte vorrei venire con te, te lo dico mentre piango. Mi dici che devo restare e che devo avere fiducia, nonostante il dolore che mi stringe il petto e mi logora. Ma fiducia in chi? In che? In te, forse? Oppure in Dio e nel suo progetto divino? Non so, non trovo risposte, non ho più certezze. Sento soltanto queste parole nella testa, insistenti, incontrollabili e non mi resta che affidarmi a qualcosa di più grande. E così mentre il mondo fuori ha bisogno di conferme, io no. Ho te. E vivo questa magia senza cercare altro.

Cara Rachele, ricordo che quando non ti tenevo in braccio ma era qualcun altro a farlo, tu piangevi, ti disperavi, volevi la tua mamma e non c’era consolazione per te se non me. E ora pensare a questo mi fa impazzire di dolore. La mia voglia di stringerti forte e attaccarti al seno è un bisogno fisico struggente che devo necessariamente reprimere … tu non ci sei più e questa è una crudeltà. Eri per me qualcosa di bello giunto dall’Alto e mi sentivo così fortunata ad averti. Mi guardavo intorno e mi accorgevo che non tutte le mamme guardavano i propri piccoli come io facevo con te. E solo adesso capisco che a me è stata data la possibilità di vedere la Luce. Sei stata con me solo un anno, nove mesi in pancia e tre mesi fuori, ma li ho vissuti così intensamente e meravigliosamente che adesso non sono più la stessa persona di prima. Ho vissuto consapevolmente un Amore che non conosce confini, che non è terreno, che non è comune. Tu ed io, una mamma e una figlia che insieme hanno vissuto il cielo in terra. E ora mi ritrovo con un dolore lacerante che non posso ignorare, che devo vivere e devo trasformare. Devo farlo, Rachele, così la mia anima può guarire, può imparare, può capire a fondo e tornare a vivere in modo nuovo. Soltanto soffrendo posso elaborare quanto accaduto e ritrovare un equilibrio nella mia vita. Una vita che è cambiata. Un progetto di vita, la mia vita con te, che si è dissolto. Ed io devo prenderne coscienza, devo accettarlo per lasciar fiorire ciò che di più bello questo dolore sta soffocando. Sento che sei dispiaciuta quando mi vedi piangere. Mi guardi con amorevolezza accogliendo tutto il dolore come in un abbraccio affettuoso, facendomelo vivere perché sai che solo così posso imparare qualcosa di molto importante, soltanto la sofferenza può imprimere sulla mia anima quanto sei giunta a dirmi. Solamente il dolore può condurre a una giusta cicatrizzazione della ferita.
Questa sofferenza tanto forte ora è per me una maestra di vita che, se riuscirò a vivere pienamente e a trasformare in solo Amore, avrà da farmi scoprire molto. E non voglio perder tempo, non voglio che tutta questa storia venga accantonata in un angolo della mente perché troppo dolorosa da affrontare e guardare ad occhi aperti. Non voglio chiedere a Dio perché ... voglio soltanto ascoltare con il cuore quello che giunge a me, sotto qualunque forma, ed assaporare piano ciò che con la ragione non si può spiegare.
Così ti scrivo, Rachele, per mettere nero su bianco ciò che vorrei dire ma che non riesco a dire e non c’è persona in grado di ascoltarmi come tu fai con me … in silenzio, con rispetto, con amore, senza giudizio, senza risposte …

Cara Rachele, i giorni passano lentamente ed io mi sto accorgendo di non essere più la stessa persona di prima. La mia anima si è riempita della tua Luce e il mio corpo inizia a vibrare diversamente. La vita quotidiana prosegue e si sta adattando ai nuovi ritmi. Ho più tempo da dedicare ad altro ora che non ci sei più e le cose sembrano accomodarsi, assestarsi piano come quando la Primavera prende il posto dell’Inverno.
Cammino per strada consapevole di me stessa, più forte di prima, incredibilmente più leggera, ma con una struggente nostalgia di te in quel piccolo corpo pieno di Vita, di te in quegli occhi scuri che brillavano, anche se chiusi, di te che cercavi con la bocca il mio seno ... Mi fa male fisicamente vedere le altre mamme portare a passeggio i propri piccoli in carrozzina, perché io non posso farlo più con te … poi mi fermo, ascolto, percepisco che ancora mi aleggi intorno e non mi sento più sola.
Questa dimensione parallela dove io e te siamo una cosa sola presto svanirà, ma ne ho bisogno ora, devo trattenerti ancora un po’ prima di lasciarti andare, perché mi fa stare bene, perché mi sta aiutando a non lasciarmi morire.

Cara Rachele, è notte fonda e mentre tutti dormono ti scrivo per dirti che mi sei mancata oggi alla festa di compleanno e sei mancata a Gioele che accarezzava la manina di Riccardo come faceva con te e … chissà cosa stava pensando la sua testolina e cosa provava il suo cuore. Lo guardavo da lontano, i suoi occhi erano tristi e mi è sembrato così ingiusto che un bimbo di quattro anni dovesse vivere tanto dolore. Allora mi sono arrabbiata con Dio che ti ha portata via dai tuoi fratelli … loro ti avevano desiderato, ti cercavano al ritorno da scuola, ti guardavano con meraviglia nei tuoi progressi quotidiani e aspettavano di giocare con te. E’ stata una gran festa per loro la tua nascita … accarezzavano il pancione increduli che al suo interno ci fosse realmente una sorellina tutta per loro. E dicevano che eravamo in tanti quando ti abbiamo portata a casa! Ti sei presa un posto in famiglia … quel posto ora è vuoto ma per noi ci sei stata, facendoci assaporare la bellezza di essere sempre più uniti, un cerchio stretto stretto e tutto il resto fuori.
Soffrivo oggi, Rachele. Soffrivo dentro mentre tutto fuori proseguiva come nulla fosse. Quel dolore lancinante che accompagna le mie giornate era un dolore sordo e muto che non potevo esprimere, che non potevo condividere. Un dolore solo mio e basta, che spaventa gli altri perché troppo grande per loro. Ero sola … come lo sono ora, d’altronde! Se non fossi tu a darmi la forza di sopravvivere a questo, mi sentirei abbandonata. Tuttavia, mi ci sento in mezzo agli altri che non possono fare nulla per me, che non possono capire cos’ho dentro, che mi guardano spaventati … o non mi guardano affatto. Talvolta vengo ignorata. Troppo difficile incontrare il mio sguardo. Sono sola perché sono stata io la tua mamma, sono stata io a farti nascere e a nutrirti dal mio seno. E sono sola con questo dolore che è tutto mio e che mi serve a lasciarti andare. Il mondo non è educato alla morte e neanche io lo ero fino a qualche giorno fa, quando la Vita, come un fulmine a ciel sereno, mi ha dato questa situazione da vivere e superare.
E mi trovo qui, con questa penna in mano e un mondo interiore che non sapevo di avere.
E mi trovo qui, con un foglio bianco tutto da riempire.
E mi trovo qui a parlare con l’energia che resta di te e … credo!
Si! Credo, Rachele! Credo in una vita dopo la morte e credo in Dio. E so che sarà un posto incantevole dove andrai a stare, così mi preparo ogni giorno di più a lasciarti andare, a farti tornare a Casa, certa che da lì potrai essermi più vicina di come lo sei ora, perché un fascio di Luce ci unirà per sempre.

Cara Rachele, la quotidianità mi appesantisce, mi stanca. E’ molto faticoso tornare alla vita di ogni giorno con questo dolore che mi succhia la forza vitale. Provo a fare le cose di sempre, ma mi costa fatica. Cerco di essere la persona che ero prima ma … come faccio se una parte di me è morta con te? Sto cercando di trovare un nuovo equilibrio e solo il trascorrere del tempo può aiutarmi. Tu non sei più con me fisicamente ma il mio corpo ti cerca ancora e questa ricerca distoglie la mia attenzione da ciò che mi circonda … Sembra proprio che qui ci sia ancora bisogno di me e così devo farmi forza e ce ne vuole tanta per cercare di vivere al meglio il tempo che mi resta, per svolgere il mio compito di mamma nel migliore dei modi, nonostante la sofferenza per la tua perdita. Tutto ciò che mi circonda è sfiancante, snervante … mi sento affaticata anche per molto poco, perché il dolore che provo è eccessivo, troppo pesante da sostenere.
E mi chiedo come posso tornare a fare le cose di prima allo stesso modo, se io non sono più la Tania di qualche giorno fa?
Come posso rendere questo dolore un po’ più leggero?
Potrei trasformarlo! Certo! Cercherò in tutti i modi di farlo. Trasformerò il dolore in solo Amore e quello che nascerà nel mio cuore sarà qualcosa di meraviglioso che porterò nella mia vita di mamma e donerò ai tuoi fratelli.

Cara Rachele, stamattina piangevo per te. Quel dolore sordo e muto che sento costantemente nel petto ha iniziato a salire fino in gola, e poi ancora più su, fin quando le lacrime hanno iniziato a scendere, l’una dietro l’altra, quasi senza sosta … ed ecco che ti ho percepito di nuovo vicina a me, tanto vicina che mi sentivo quasi dentro di te, totalmente inondata dal tuo Essere … ed è così che mi hai aiutata nell’espressione di quel dolore insopportabile.
Avevo appena ritrovato il tuo odore su di un cappottino e lì avrei voluto urlare, volevo morire … veramente … mi sentivo impazzire!
Mi hai detto di lasciar stare quelle cose materiali, di non vederci te, di ascoltare il cuore. Mi ripetevi che potevo provare a toccarle quelle cose, a stringerle a me ad annusarle e così sentire una nostalgia struggente. Potevo osservare il vuoto che resta di te guardando ciò che ti apparteneva … però mi hai invitata ad andare oltre e non restare invischiata in quel dolore tanto materiale. Ho sentito nella mia testa una vocina debole debole, che tuttavia è riuscita a catturare la mia attenzione in quello stato di disperazione …
”mamma, quelle cose non sono me, io ci sono ancora per te! ” … e così ho smesso di piangere, il dolore si è affievolito velocemente e dopo un lungo sospiro ho sorriso e ho capito …

CIO’ CHE E’ IMPORTANTE NON SI PUO’ TOCCARE CON MANO.

Il mondo fisico deve essere vissuto per quello che è e non per quello che crediamo che sia, per fare esperienza di Ciò Che Siamo, ma oltre, al di là del velo delle illusioni c’è qualcos’altro, c’è molto di più. Non devo attaccarmi al ricordo di te per farti rivivere in me, tu puoi essere con me per sempre se te lo permetto, se so ascoltare, se saprò lasciar andare l’attaccamento. L’Essenziale è ciò che mi resta di te e seppure questa Essenza non è tangibile, io so che continui ad esistere. Certo! la mia anima può sentirsi sollevata ma il dolore fisico, terreno, materno resterà ancora per un po’ ed è ciò che mi aiuterà a curare la ferita.
Il nostro Amore vivrà nell’eternità e sarà un Amore senza confine, che esisterà al di là dello spazio. Io ci sarò sempre per te e tu ci sarai per me, perché io sono stata la tua mamma e tu mia figlia. Posso soltanto viverlo questo rapporto tanto speciale e ringraziare Dio di avermi fatto un dono tanto grande.
Come posso essere triste ora? Io piango di gioia perché ho capito, Rachele.
Ho capito che sono stata la tua mamma, che ti ho concesso la possibilità di nascere ...
Ho capito che quando le cose ci arrivano c’è un motivo e il cambiamento, anche se sconvolgente, può essere soltanto in positivo …
Ho capito che questo era il tuo Destino e poiché ti amo, devo accettarlo e rispettarlo …
Ho capito perché sei giunta a me, perché hai scelto me e cosa hai voluto dirmi …

Ho sempre avuto il desiderio struggente di vedere quanto si cela dietro l’apparenza di ciò che mi circonda e ora ne sto avendo una visione chiara e riesco a percepire il senso di ciò che mi è accaduto finora.
Con te ho capito di poter essere la mamma che desideravo, me lo hai permesso venendo a me e poi andando via per sempre e ora riporterò quanto ho imparato, nella mia vita che continua a fluire. Riesco a vedere il Sentiero da percorrere insieme alla mia famiglia, la sola strada che può condurmi a Dio e a te che ne fai parte … e la vedo chiaramente ai miei piedi illuminata dalla tua Luce che, come un faro nella notte, mi fa capire dove devo camminare.
Grazie di esserci stata, Rachele.

Cara Rachele, è difficile vivere ogni più piccola situazione, ogni istante della mia vita, accompagnata dal pensiero costante che tu non ci sei più. Non riesco ora, e forse non riuscirò mai, a tornare veramente felice, a gioire delle cose belle che mi accadono, perché mi mancherai sempre.
E la mia vita non sarà mai più come prima di avere te.
Ed io non sarò mai più la persona che ero prima di conoscerti.
E se è vero che nella vita si cambia, e un attimo dopo non si è più come un attimo prima, io con te ho fatto un salto spaventoso che mi ha condotto a vivere una vita assolutamente trasformata, nella sua più intima natura, da quella che vivevo prima di averti.
Sento che hai lasciato indelebile nella mia anima un messaggio profondo ed inspiegabile, che mi sta facendo rinascere, che mi sta trasformando. E’ l’Amore, Rachele … l’Amore vero, quello che non conosce confini, incondizionato, quello che va oltre le apparenze di questa terra, è l’Amore che crea la vita e la fa andare sempre avanti, è un Amore sacro, puro, forte … più forte della morte … eterno, indistruttibile … lo sento nel mio cuore così potente che ancora mi ci devo abituare e devo trovare il modo per alimentarlo. Per adesso lo osservo esistere, senza fare nulla consapevolmente, vado per tentativi nel viverlo, mi lascio trascinare come un’onda da questa Energia quasi irreale.

Cara Rachele, una parte di me è morta con te perché tu mi “appartenevi” totalmente. Nel nostro rapporto non c’era stato distacco … eravamo in simbiosi … ti nutrivi da me e cercavi me. Così mi sento sdoppiata. Una parte di Tania continua ad esistere nella realtà visibile, nella fisicità di un corpo. Ho delle paure, delle ansie, provo dolore quando ti penso, mi preoccupo del domani, provo gioia quando guardo i tuoi fratelli giocare. Amo tuo padre che è la costante della mia vita, il sostegno, il punto di riferimento, l’appoggio, la tenerezza, la sicurezza, la protezione. Amo i tuoi fratelli più di me stessa e desidero crescerli serenamente.
L’altra parte, invece, vuole raggiungerti, vuole afferrarti, vuole vederti, vuole toccarti, vuole nutrirsi di te ... … vuole morire. E’ disperata, depressa, angosciata.
Non so se riuscirò a lasciarti andare. Sentirti esistere senza poterti vedere fisicamente mi destabilizza.
Mi sento confusa.
Come faccio ad amarti senza che tu ci sia fisicamente?

Cara Rachele, sei come il vento per me … inafferrabile. Ma la mia ragione perde forza quando mi affido all’Anima, così mi lascio accarezzare dalla brezza, mi lascio andare.
Alcune volte vorrei avere la possibilità di dare uno sguardo nel tuo mondo di Luce per raccontare a tutti quanto è meraviglioso e dire alle persone che piangono di fronte alla morte dei propri cari, di avere la consapevolezza dell’Eternità.
In questo momento non c’è nulla che riesca ad alleviarmi il dolore. E’ mio. Mi appartiene come tu appartenevi a me. Ma sapere che tu stai bene … mi aiuta a stare bene … e per adesso mi basta.

Cara Rachele, sono estremamente irritabile oggi. Quasi impazzisco di fronte alle piccole vicissitudini del quotidiano. Alcune delle persone che mi circondano sono di troppo in questo momento. Non riesco a gestirle, ad ascoltarle, ad averle intorno. Mi pesa ogni cosa che faccio.

Mi manchi in questo preciso istante in cui sono venuta a parlarti attraverso questa penna.
Avrei tanto bisogno di averti con me.

Sento forte la tua assenza, piccolina mia, nei momenti in cui sto con gli altri e tu non ci sei … io sto male.
Non so cosa mi sta accadendo, è tutto così nuovo … pensieri, emozioni, reazioni …
Se mi distraggo sto peggio. E’ come se l’energia che mi unisce a te venga disturbata dalla presenza di altre persone. Il nostro canale di comunicazione perde forza e non riesco a percepirti. Ho bisogno di raccogliermi. Ho bisogno di silenzio. Voglio ascoltarlo questo silenzio che nasce dove resta il vuoto. Voglio osservarlo questo vuoto, questo abisso di dolore, per cercarvi nel fondo la forza per superarlo. Lo strazio, di tanto in tanto, riaffiora in superficie in tutta la sua crudeltà. Mi distrugge, mi annienta, mi rende piccola, inerme. Mi destabilizza. Mi sgretola il cuore. Una forza distruttiva ma così importante … si! … come il fuoco che disinfetta, il dolore curerà la mia ferita.
Ho paura di perdere tutte le mie certezze. Sono una mamma di trent’anni a cui è stata strappata via, con violenza, una parte di ciò che dava senso alla mia esistenza di giovane donna. Sono stata violentata. Ti avevo desiderato, ti ho avuta … ora il nulla …
Ho bisogno di aiuto, Rachele!
Fai entrare nel mio cuore quella sostanza invisibile a darmi sollievo altrimenti non posso farcela! Ti cerco con lo sguardo. Non ti vedo. Chiudo gli occhi … vorrei raggiungerti.
Ho bisogno di sentire l’ Amore. Lascio andare la penna e aspetto che questo momento tragico lasci il posto ad altro.

Dal silenzio mi sono rigenerata. Mi stai abituando piano a stare senza di te. Stai mollando la presa. La tranquillità della solitudine mi permette di nutrire il corpo attraverso pensieri su di te. E’ un po’ come trovare un senso a tutto. Percepisco la tua Essenza e sento di camminare sulla giusta strada. Quando poi la vita mi prende con la sua materialità, con la fretta, con il concreto, mi sento maltrattata … vorrei restare in quel mondo sottile insieme a te. Ma questo non può durare molto. Tu devi andare ed io devo continuare la mia vita terrena. Devo ricominciare, ricostruire mattone dopo mattone me stessa in rapporto a tutto ciò che mi circonda. E devo trovare un equilibrio fra te … eterea, invisibile, sottile … e il mondo fisico … denso, percepibile, concreto. Mi sto evolvendo. Sto imparando. Sto crescendo. Sto ricordando. Sei la mia finestra sul divino. Sei stata un messaggero di Dio e attraverso l’Amore che nutro per te, sento Dio entrarmi dentro. La mia difficoltà di ritrovare un equilibrio tra il vuoto che lasci e la vita che continua è il percorso che sto affrontando.
Piango per il dolore … e piano questo si scioglie come neve al sole, lasciando il posto ad uno stato di serenità interiore. Questa è la fatica del momento. Questo è crescere.
Come posso farcela?

Amandoti. L’Amore è la risposta … ed io l’ho toccato con mani questo Amore, l’ho visto nei tuoi occhi, l’ho sentito entrare nel mio cuore quando sei arrivata invisibile nella mia pancia. L’Amore che mi hai fatto vedere è impossibile descriverlo … lo si può soltanto percepire … e non è certo facile riconoscerlo. Io sto lottando contro tutte le mie limitatezze fisiche per sentirlo costantemente, vivo e concreto, per averne la consapevolezza in ogni istante, per non lasciarlo soffocare dall’angoscia, così da renderlo parte di me per sempre.
Piccolo angelo dagli occhi scuri, tu eri un’anima grande ed ora lo sei ancor di più. Quando eri in quel corpicino pieno di vita tu sapevi molto di più di tutti noi ed io vedevo che c’era in te qualcosa di speciale. Avrei voluto che se ne accorgessero tutti della Luce che emanavi, ma questo è potuto accadere soltanto attraverso la tua morte. Adesso che sei invisibile, il tuo profumo inebria i cuori di tutti ed ancor di più il mio, che è diventato grande … grandissimo … Sono diventata una mamma speciale e porterò nel mondo, per le persone che vorranno ascoltarle, quelle parole che mi hai lasciato in dono. Hai risvegliato in me quel che era assopito, hai permesso a quel bocciolo di rosa dentro il mio corpo di aprirsi e rendermi quel che sono ora.

Cara Rachele, mi guardo intorno e vedo un mondo che va avanti con i paraocchi, preso dalla frenesia che non lascia posto a Dio.
Il mio dolore a volte è così tanto da pensare di non farcela, ma l’aver avuto la possibilità di scorgere all’orizzonte la Verità, mi aiuta a superarlo. E rimango meravigliata dal dolore di quelle persone che piangono senza aver neanche visto i tuoi occhi, così mi chiedo perché.
Allora penso che qualcuno piange per se stesso.
Qualcun’altro piange per me.
Poi c’è chi versa lacrime perché ha paura della morte. La morte di una piccina è vissuta come un’ingiustizia, una dannazione.

Ma io ne so più di chiunque altro, perché sono stata la tua mamma.

Vorrei dire alla gente che piange per il mio dolore senza rendersene neanche conto, di riflettere … Dio non ci manda figli e poi se li riprende per farci del male … le lacrime che versano sono inutili se non vanno oltre …

Poi desidererei inveire contro tutte le persone che non si chiedono qual è il senso della vita!

Il mio dolore è assolutamente egoistico, Rachele. E’ il dolore di una mamma che soffre perché è umana. Non ho potuto far nulla per salvarti. Ho dovuto affidarti ad un Amore più grande del mio con la consapevolezza che un figlio non è di nostra proprietà. E così, come glielo spiego a chi mi guarda piangendo che questo dolore sta lasciando il posto ad un Amore non terreno? Come glielo spiego a chi mi guarda piangendo che sei stata una benedizione per me? Come glielo spiego a tutte le persone che vedono in me dolore e disperazione, che non sono solo questo, ma c’è dell’altro? Spero che una scintilla del divino che era in te, porti Dio nei cuori di chi non crede e di chi non riesce ancora ad aprire gli occhi.

Per ora io devo pensare a me stessa. Devo guarire. Devo osservare il vuoto. Devo accettare. Devo ricominciare e ricostruire sulle macerie. E sono certa che quando mi sentirò pronta, riuscirò a rispondere a quelle lacrime utilizzando le parole che Dio farà uscire dalla mia bocca …

Io sono felice, Rachele. Sono felice mentre piango, perché i miei occhi non riescono a vederti, le mie mani a toccarti e il mio corpo non può nutrirti. Piango perché mi manchi fisicamente. Il mio corpo ti cerca fuori di sé … ma io ho capito, Rachele e questo te l’ho già detto!
Mi dici che questo è un passaggio. Soltanto dopo aver superato l’attaccamento potrò accoglierti in veste nuova … e così lascio che le lacrime scendano lentamente, facendo sciogliere il dolore ancora un po’ ... e ancora un po’.

Cara Rachele, il dolore mi sta travolgendo di nuovo. Sto male, mi vedi? Ti chiedo aiuto. Urlo di dolore … Mi dici che devo viverlo questo dolore, che devo lasciarlo venire in superficie. Così piango, verso lacrime, su lacrime, su lacrime. Sto bagnando questi fogli, l’inchiostro scolorisce, vedo solo nebbia … Non riesco a pensare ad altro se non a te. Sono stanca, fisicamente e psicologicamente. Ogni piccolo pensiero su di te fa traboccare il vaso. Ogni ricordo che affiora nella mia testa fa straripare il fiume. L’acqua mi sommerge. Non riesco più a respirare …

Cara Rachele, ieri sera avevo iniziato a scriverti per dirti quanto stavo male, ma poi non sono riuscita più a muovere la penna. Stavo impazzendo. I bimbi di sotto giocavano e non riuscivo a sentire neanche le loro voci festose. Mi otturavo le orecchie. Il corpo aveva iniziato a cedere. Mi sono rassegnata al dolore perché non riuscivo più a contenerlo. La testa stava letteralmente scoppiando. Un’energia distruttiva aveva preso possesso di me. Non c’era nessuno in grado di aiutarmi. Ho mandato via tutti. Dovevo restare sola.

Io e il dolore … faccia a faccia …

Tu non hai fatto nulla per me. Chiedevo il tuo aiuto. Chiedevo l’aiuto di Dio. Ma per Amore mi avete lasciato vivere quello strazio in tutta la sua potenza (… finalmente …)
Di notte la testa continuava a pulsare e le lacrime a scendere.
Molto lentamente, dal profondo abisso in cui ero precipitata, ho iniziato a risalire e stare meglio. Era ormai mattina. Mi hai presa per mano e mi hai fatto rialzare. Mi hai detto che il corpo aveva bisogno di capire che Rachele non c’è più … aspettava ancora il suo ritorno … e solo così … soltanto soffrendo a tal punto ha potuto rassegnarsi e rasserenarsi.
Ora come mi sento? Stanca, sfinita. La testa si è alleggerita. Il dolore si è ridotto notevolmente. Al momento lo sento come una piccola nube grigia sul cuore, mentre ieri sera la nube era nera, densa e mi avvolgeva completamente. Provo a chiudere gli occhi sperando di recuperare un po’ di vigore.

Cara Rachele, mi sento distante dalla vita che va avanti, cerco a stento di assecondarne il movimento ma mi accorgo di essermi fermata. Mi rendo conto, giorno dopo giorno, di essere sospesa nel nulla. Sto osservando cos’è accaduto nella mia vita. Uso il tempo a disposizione per piangere ciò che ho perso fisicamente e sto cercando di accettarlo. Sto scrutando la strada che sei venuta a mostrarmi e cerco di capire come percorrerla. Esploro dal di fuori la nuova Tania che sta nascendo e voglio abituarmi a questa nuova me.

Ho paura ancora del dolore, di riprovarlo forte come l’altro giorno. Ho paura di affrontare i ricordi che riaffiorano, sia belli che meno belli, perché entrambi fanno un male pazzesco. Temo ricordare la tua malattia … anche se è stata parte di te. Non la voglio ancora guardare in faccia. Un senso di terrore me lo impedisce, quindi mi chiudo a riccio e rimando … rimando …

Sto cercando di prendere un po’ di confidenza con il mostro che ti ha portata via da me. Così immagino la tua malattia come una strada in salita, bianca e liscia, che hai percorso in compagnia degli angeli custodi che sono scesi a prenderti e ti hanno accompagnato fino alla porta di Dio … eri piccina … avevi bisogno di me ed è stato difficile allontanarti … Dio ci ha aiutate entrambe dandoci del tempo … il tempo per capire cosa ci stava accadendo e il tempo per accettarlo ... ha fatto giungere accanto a noi le anime giuste ad aiutarci nella separazione …
Poi quell’Amore meraviglioso che viene dall’Alto ha vinto!
Tu hai visto la Luce ed io ho detto “Si, vai!”, con dolore e con l’Amore di una mamma che non può far altro se non accettare il Destino della sua bambina.
Tu non mi appartenevi, Rachele! Ho dovuto alzare le mani … e mi sono lasciata guidare da Dio.

Cara Rachele, pensavo al mio essere mamma e a quanto mi fa sentire realizzata. Dare la vita a un’anima che chiede di nascere è qualcosa di meraviglioso e con voi tre mi sono arricchita nel profondo di me stessa, crescendo giorno dopo giorno, momento dopo momento, insieme a voi.
L’esperienza di partorire con il dolore sembra, agli occhi di molte persone con cui mi sono confrontata, un modo crudele di avere un figlio. E invece io l’ho vissuto sempre come la possibilità, concessa a noi donne, di compiere un miracolo. L’emozione di averti spinta fuori dal mio corpo consapevolmente, godendo di ogni singola contrazione, accettando il dolore fino al suo picco massimo per poi lasciarlo sfumare, mi ha preparata a tutto questo. Perché anche adesso, che tu sei morta, il dolore intermittente mi serve per lasciarti raggiungere quel luogo meraviglioso dove la tua Anima desidera andare.

Non posso chiudermi.

Non posso impedirti di proseguire la tua evoluzione e raggiungere Dio.

Non posso trattenerti ancora per egoismo, per paura di soffrire.

E così ancora una volta l’Amore vince su tutto e mi abbandono, accetto la tua morte, ti dico addio e ti lascio andare.

Non ho più paura, Rachele.

Quando l’Amore che giunge dall’alto tocca il cuore di un essere umano, questi non può più far finta di niente.
La purezza emanata dal tuo Essere rimarrà per sempre piantata nel mio cuore.
Il ricordo di te continuerà ad esistere in me e da quel ricordo sto ricostruendo la mia vita, più bella di prima, più vera …
Il dolore si è affievolito ormai. Fa meno male guardare il vuoto cui ho trovato uno spazio nel profondo del cuore.
La nostalgia torna spesso, ma non è più dolore e le lacrime che scendono sono il modo per ricordare quanto sei stata speciale.

Avrei desiderio di raccontare a tutte le persone a me care quello che è accaduto dentro di me dal giorno in cui ho iniziato a scrivere. Avrei voglia di condividere quante belle emozioni sono nate in me dalla tua morte.
Non mi sono fermata al dolore.
Non l’ho cristallizzato.
L’ho vissuto Rachele. Ho pianto. Mi sono arrabbiata. Mi sono disperata …
Adesso ne sto uscendo … con fatica ma lo sto facendo! E Dio mi è accanto. E tu ci sei ancora … e incredibilmente più di prima, perché sei libera. Non mi nutro più di te e tu, dall’alto con la tua Luce, ora guidi me.

Ho visto la vita dopo la morte quando la tua Anima ha lasciato il suo corpicino su quel letto d’ospedale …
Il tuo compito era compiuto … attraverso il corpo che ti ho creato mi hai fatto giungere il tuo messaggio d’Amore. Lo avevo capito così bene ormai, non avevi altro da fare se non raggiungere Dio.

Caro il mio angelo in Cielo, chi ha visto i tuoi occhi sa di cosa sto parlando … non lo sa la sua testa … lo sa la sua Anima e lo sa il suo cuore.

Non ho avuto la possibilità di farti crescere qui in terra, ma sono riuscita a farti crescere altrove.
Sei un’Anima grande ora, Rachele. Sei un’energia veramente potente … una montagna di Luce e Amore a cui attingo per proseguire.
Ti amo, Rachele.
Grazie di esserci stata.
La tua mamma."
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