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La Loba

Ultimo Aggiornamento: 19/07/2013 15:28
20/06/2012 20:06
 
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Preso recentemente in mano questo libro, ho avuto modo anche io di riflettere su questa figura affascinante.

Come scrive l’autrice la Loba incarna l’ideale archetipico della Donna Selvaggia, colei che ha un profondo contatto con il mondo che la circonda, ma anche con la sua psiche. Essa ha un potenziale enorme proprio perché conosce questo mondo, il mondo psichico, e quindi conosce sé stessa.
Innanzitutto mi sono chiesta da dove potesse arrivare un archetipo. Insomma un archetipo è una forma che noi essere umani abbiamo cristallizzato, in cui abbiamo riflesso delle particolari caratteristiche, e che per questo motivo diviene importante, poiché riflette un ideale.
Come accadde per la formazione della figura della Dea Ape, la Dea Serpente, la Dea Mucca, Cavallo e le mille altre che hanno preso forma nelle nostre coscienze quando eravamo ancora degli esseri capaci di stupirci per la bellezza della natura. La Loba nasce in questo tempo, ma sembra che sia lì quasi da sempre. Forse perché ha più di duemila anni e per noi questo è un tempo tanto lungo da sembrare eterno.
Questa figura, come tutti gli altri archetipi, riflette ciò che eravamo e ciò che siamo, ma che ci siamo scordati di essere. La sua figura di Donna Selvaggia ed istintiva, la cui occupazione è quella di re infondere la vita alle ossa, è data dal fatto che questo era ciò che molto probabilmente le donne facevano molti, moltissimi secoli fa. Quando non esisteva una tessuto sociale come lo intendiamo ancora oggi ed ognuno era ancora libero di comportarsi nella maniera che più gli conveniva, nella maniera più selvaggia possibile, se voleva. Perché l’istinto non era temuto, ma onorato e coltivato, come gli altri sensi, perché insieme aiutavano a sopravvivere.
Eppure la parte primigenia del nostro cervello c’è, è ancora lì, perché ciò che siamo non è cambiato, è il modo in cui ci comportiamo che è diverso.
Qui partono altre mie diverse considerazioni. Con quelle fatte fino ad ora mi sono alla fine resa conto che tutte le figure che sono state create, sono modellate sulla base di ciò che l’essere umano necessita, in modo consapevole o meno. Difatti la Loba è conoscitrice di una sapienza ben precisa, di cui ogni donna necessita. Ma non riusciamo a raggiungerla, o fatichiamo molto, perché come dice l’autrice del libro, sopra il varco, l’imboccatura, l’apertura della grotta che porta al mondo sotterraneo, il mondo psichico, il mondo nella quale la Loba vive, è coperta da sporcizia ed escrementi. Rifiuti della società.
Uno dei peggiori rifiuti della società è la concezione che ha di donna, come essa si deve comportare. Il nuovo schema di donna che è stato creato nei secoli, una specie di Loba del nuovo millennio, per far intendere (non me ne vogliate per il termine!)
Ma la Loba, la donna vera, rimane lì, giace nel tessuto più inconscio della nostra mente. Mi chiedo se stia aspettando il risveglio o se si adoperi attivamente. Posso solo concludere che opera attivamente solamente se una donna, sotto, sotto, sa che tutto i vari preconcetti sono sbagliati e se sente l’enorme forza vitale e creatrice che la accompagna sempre dipanarsi dal suo ventre.

Ho anche riflettuto sulla figura della Loba nelle fiabe. L’autrice di questo libro analizza le fiabe e le donne anziane sono spesso presenti nei racconti. La matrigna di Biancaneve si trasforma in vecchia, la vecchia di Hansel e Gretel, la Fata Madrina di molte fiabe, la fata cattiva della Bella Addormentata si trasforma in vecchia che tesse al telaio, Baba Yaga e mille altre.
Secondo me esse potrebbero tutte essere una rappresentazione della Loba, quindi della conoscenza arcaica, primigenia e della donna, che si riflette nelle fiabe talvolta in maniera positiva, ma anche in maniera negativa. Questo perché di ogni strumento che abbiamo possiamo fare buono o cattivo uso. Questa frammentazione potrebbe rappresentare i vari aspetti della Loba così come i vari aspetti di una Dea vengono ricomposti attraverso le varie leggende, formando un corpus molto particolare di conoscenza. E riflettere su queste storie e la conoscenza che nascondono potrebbe essere un modo per arrivare alla Loba.
Essa è lì che attende in forma di lupa, simbolo della Donna Selvaggia, di colei che ha preso coscienza di ciò che è veramente, colei che conosce il proprio potenziale creativo e distruttivo: può raccogliere le ossa e cantare perché si rimpolpino, ma il potere della creazione è legato a quello della distruzione. Il deserto in cui la Loba vive è il simbolo di un posto in cui la vita non c’è, la vita si è dimenticata di quell’angolo di terra. Non del tutto perché sappiamo che la vita in un deserto è rara, ma c’è. Ed è questo che la rende più speciale.
Intendo due diversi deserti psichici: uno è costituito dall’aridità della mente causata dalla nostra sterilità esteriore, materiale e di conseguenza anche emotiva. Se così non fosse sulla superficie troveremmo almeno un prato rigoglioso, perché la nostra mente sarebbe fiorente di pensieri e presteremmo attenzione nel coltivare il nostro “giardino interiore” mantenendolo pulito e ben curato.
L’altro deserto, l’unico che dovrebbe esistere nella nostra psiche, è il primo ostacolo che dobbiamo affrontare per incontrare la Loba. In un deserto si è apparentemente soli, sembra non esserci niente e camminarvi in mezzo per cercare di giungere in un punto comporta caldo, sudore, fatica e sforzo. Questo perché per raggiungere una meta bisogna sempre impegnarsi, non si può ottenere tutto senza aver fatto niente, non sarebbe giusto. Ma i nostri sforzi saranno ricompensati perché vedremo un cactus, o uno scorpione, un topolino o un ragno. Questo segno indicherebbe che qualcosa c’è, in quell’angolo della nostra mente. Qualcosa vive ed esiste e continua a vivere, è solo difficile accedervi.
Avremo camminato per molto tempo, saremo stanche e sfinite, con le braccia piene di ossa da rimpolpare e da dare a nuova vita, le ossa che avremo cercato, sudando e soffrendo sotto il sole arido del deserto. E anche se stanche, la stanchezza scompare di fronte alla trepidazione ed alla voglia di cantare, cantare per vedere che siamo finalmente riuscite a ricomporre lo scheletro e ci sentiremo felici di aver finalmente raggiunto l’obiettivo.
La nostra ricompensa sarà l’aver trovato la via per accedere alla Loba, al nostro sé selvaggio ed istintuale, la comprensione del nostro sé. E in quel momento diventeremo anche noi una Loba, la Que Sabe, la Donna Selvaggia, un essere sapiente profondamente intuitivo e conoscitivo, che conosce il mondo attorno a sé, comprende ciò che lo circonda e lo rispetta.
La Loba non è da sola, non c’è una Loba unica, ma c’è una figura di Loba per ogni donna che tenta di accedervi. Come c’è il Sé personale così c’è una “Loba personale”, un frammento della figura archetipica, se vogliamo, che è in noi e nella quale diventeremo una volta presa coscienza. Saremo noi la nostra Loba perché le due figure si saranno irrimediabilmente fuse in una donna sola, una figura sola. Come se avessimo sovrapposto i contorni di un disegno al suo riempimento. Ed ogni Loba apporterà la sua conoscenza alla figura universale della Donna Selvaggia, aggiungerà diverse sfumature di colore, diversi luminosità a questa figura.
Come noi ora usufruiamo della figura di Donna Selvaggia nata e sviluppatesi prima di noi, così in futuro le donne saranno influenzate anche da ciò che noi avremo fatto perché è una figura viva, percettiva ed in continua evoluzione (sebbene segua un ben preciso percorso), non una statua statica che rappresenta, ancora una volta, qualcosa di puramente materiale e rigido o un’idea al quale bisogna assoggettarsi.
La Loba è una forza, la forza intrinseca con la quale ogni donna nasce e che a sua volta è nata dalla donna.
Personalmente identifico questa figura con quella delle Sacerdotesse, Streghe o che dir si voglia. Le donne di conoscenza, conoscenza del mondo e di ciò che è, è stato e sempre sarà.


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