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IL FUNZIONAMENTO DEI DISCHI VOLANTI

Ultimo Aggiornamento: 08/06/2011 22:27
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08/06/2011 22:27

Una tra le più importanti questioni ufologiche - Possibilità e limiti di una sua risoluzione - Il Project Magnet - La teoria dell'ingegnere canadese Wilbert B. Smith.





"Se gli UFO sono effettivamente dei velivoli extraterrestri, cosa che sembra emergere dai rapporti, allora quali sono i principi meccanici e fisici che ne spiegano il funzionamento?" Questa è solo una delle numerose domande alle quali l'ufologia non ha ancora dato risposta; la sua risoluzione, tuttavia, deve essere considerato come uno degli obiettivi principali, in quanto consisterebbe in un enorme passo avanti per l'ufologia, per la scienza e per l'intera società mondiale.
Per riuscire a risolvere la questione si potrebbero ipotizzare almeno due possibili procedimenti: riuscire ad impossessarsi di un disco volante potendo così studiarlo, oppure tentare di capire il loro funzionamento e, se possibile, anche di ricostruirne uno, servendosi esclusivamente delle nostre attuali conoscenze. Delle due possibilità, tuttavia, solo la seconda è attualmente applicabile; infatti, anche se le autorità statunitensi possedessero effettivamente dei dischi, come molti sostengono, i risultati degli studi effettuati su di essi rimarrebbero comunque segreti per ovvi motivi.
Come è noto, il livello tecnologico attualmente raggiunto dalla comunità mondiale non permette di riprodurre le prestazioni dei dischi volanti; questo discorso, ovviamente, viene meno se noi ipotizziamo che possano esistere delle conoscenze fisiche e tecnologiche che, per il semplice motivo che permetterebbero a chi le possedesse di avere una supremazia incontrastabile, vengono tenute nascoste alla comunità. Questo, tuttavia, pur non essendo escludibile a priori, non è neanche dimostrabile; inoltre, resta il fatto che, anche se esistessero, noi non le conosceremmo, per cui non potremmo comunque farne uso.
A parte le nostre limitate conoscenze scientifiche, quindi, l'unico altro supporto che potremmo avere sono i dati che emergono dalle osservazioni, i quali, tuttavia, sono spesso assai discordanti.
Ebbene, studi di questo tipo, in passato, sono già stati effettuati e le conclusioni cui sono giunti, anche se non hanno, in effetti, portato ad una risoluzione definitiva del problema, hanno comunque aperto la strada a delle interpretazioni estremamente interessanti, e che forse, se supportate da una tecnologia più avanzata, potrebbero rivelarsi esatte.
Uno dei primi, e certamente anche dei più interessanti, fu quello condotto in Canada da Wilbert B. Smith, ingegnere del Dipartimento dei Trasporti del Governo canadese, e dal Project Magnet (Progetto Magnete), del quale Smith era presidente. Questo Progetto consisteva in un ufficio speciale di ricerca e studio sui dischi volanti, costituito da esperti di geomagnetica e da scienziati della divisione per le telecomunicazioni del Dipartimento dei Trasporti. Era stato istituito il 2 dicembre del 1950 dal suddetto Dipartimento e si era posto come scopo lo studio della possibilità di uno sfruttamento dell'elettromagnetismo per spiegare il funzionamento dei dischi volanti.
In realtà, era stato lo stesso Smith il promotore del Progetto, in quanto la decisione era stata presa dopo che lui, attraverso una comunicazione al Dipartimento, aveva esposto la situazione negli Stati Uniti riferendo alcune dichiarazioni ufficiali che gli erano state rilasciate circa la realtà del fenomeno e l'importanza che gli veniva data presso il Governo, e parlando dei due libri sull'argomento che già erano stati pubblicati: Behind the Flying Saucers di Frank Scully e The flying Saucers are Real del maggiore Donald E. Keyhoe, i quali proponevano entrambi una spiegazione extraterrestre.
Smith, comunque, oltre ad essere ingegnere di geomagnetica, era anche un esperto nel campo dell'elettronica ed aveva al suo attivo diverse invenzioni; infine, era anche un esperto nell'ambito dell'analisi elettronica dei grafici.
Come ho già detto precedentemente, l'ipotesi sostenuta da Wilbert e dal suo Ufficio era che i dischi volanti utilizzassero come sorgenti di energia le proprietà dei campi magnetici.
La prima volta che si era accennato a dei mezzi elettromagnetici di propulsione era stato il 24 giugno del 1947, lo stesso giorno dell'avvistamento di Kenneth Arnold (dal quale si fa iniziare ufficialmente la storia dell'ufologia). Un esploratore dell'Oregon aveva riferito che, contemporaneamente ad un avvistamento di dischi volanti nei pressi delle Cascade Mountains, l'ago della sua bussola era impazzito; tuttavia il Project Sign (primo progetto statunitense di studio sugli UFO) non prese sul serio questa affermazione. L'ipotesi era stata poi ripresa da Frank Scully nel suo libro sui dischi, ma, anche in questo caso, era stata largamente derisa da parte di diversi scienziati. Solo con il Project Magnet, quindi, si era iniziato a prendere sul serio quest'idea.
Secondo Smith una tale spiegazione parte dalla supposizione che, essendo possibile creare delle correnti elettriche indotte attraverso una caduta di potenziale del campo magnetico terrestre, l'utilizzo di questo fenomeno possa permettere di ottenere la forza necessaria per azionare un disco volante. In pratica, Smith ipotizza che si possa in qualche modo utilizzare l'energia del campo magnetico terrestre per ottenere dell'energia elettrica indotta. Questa, poi, circolando attraverso un anello metallico, creerebbe a sua volta un potente campo magnetico che permetterebbe al disco di volare.
La parte più interessante dell'analisi di Smith, comunque, è quella relativa alle conseguenze dell'utilizzo di questo sistema di propulsione.
Innanzi tutto, se un disco dovesse volare su una città a bassa quota verrebbero indotte delle correnti nelle condutture elettriche e sulle superfici metalliche. Questo potrebbe provocare la fulminazione di alcuni apparecchi e potrebbe perfino prodursi la fusione di fili, cosa, del resto, rilevata più volte.
Un altro effetto interessante sono le emissioni luminose che un velivolo del genere potrebbe produrre e che trovano riscontro in maniera impressionante nelle testimonianze dei rapporti. Secondo Smith, due possono essere le cause che provocano tale effetto. Innanzi tutto la rotazione del disco. Se infatti supponiamo che l'anello rotante cominci ad aumentare di velocità e a surriscaldarsi, allora, dapprima si vedrebbe apparire un colore rosa pallido, poi questo diverrebbe rosso, arancione, giallo e infine si trasformerebbe nel bianco dei metalli incandescenti. Se però la rotazione del disco fosse estremamente rapida non sarebbe possibile avvertire la sequenza dei colori, per cui si vedrebbe apparire il bianco immediatamente dopo il rosso. Lo stesso vale anche nel caso di un brusco rallentamento. Si avrebbe, infatti, l'impressione che la luce, di colpo, si fosse spenta.
In secondo luogo, causa delle manifestazioni luminose potrebbe essere quello che Smith chiama "alone di scarico". In particolari condizioni atmosferiche, infatti, si potrebbe formare un altissimo voltaggio fra il centro e la periferia del disco, il che provocherebbe, nel caso in cui il disco si trovasse a grande altezza, la ionizzazione dell'aria circostante, e quindi un fenomeno di fluorescenza. Questo alone rassomiglierebbe alle luci boreali, ed emetterebbe quindi dei colori piuttosto scuri tra il bluastro e il verde. A seconda dell'altezza, poi, si otterrebbero diverse sfumature: ad altitudini relativamente piccole, ad esempio, negli aloni di scarico predominerebbe un colore azzurro chiaro; un po' più in alto si avrebbe il verde o il verde bluastro, e ancora più in alto si vedrebbero tutte le colorazioni normali dell'alone: rosso, giallo, azzurro e verde.
In alcuni casi, inoltre, si potrebbe vedere l'alone di scarico anche se un disco fosse arroventato. Generalmente, questo verrà coperto dal colore rosso o bianco; se però la velocità di rotazione fosse moderata si vedrebbe un colore rossastro sfumante nel turchino.
Ovviamente, queste osservazioni, che trovano un incredibile riscontro nei rapporti, valgono principalmente per le osservazioni notturne. Di giorno, infatti, a meno che non sia una giornata particolarmente scura, la luce del Sole tenderà a far apparire l'oggetto di un colore bianco incandescente.
Un altro punto preso in considerazione da Smith è la forma dei dischi. Egli, infatti, osserva che, anche se la tipologia predominante è quella del disco, tuttavia spesso ne sono documentate anche di tipo diverso. Secondo lui, comunque, poiché un disco visto sotto vari angoli può sembrare che abbia tutte le forme di cui si parla nei rapporti, è probabile che nella maggior parte dei casi in cui gli UFO sono stati descritti come a forma di uovo, sferici o a forma di sigaro, si trattasse semplicemente di dischi inclinati che volavano ad angoli diversi rispetto all'orizzonte a causa dei campi magnetici locali. Questo, del resto, spiegherebbe anche il fatto che a volte i dischi sembrano scomparire; infatti, nel caso in cui uno di essi s'inclinasse presentandosi di taglio agli osservatori, questo non potrà più essere visto a meno che non sia particolarmente vicino.
Un'ultima considerazione di Smith è che i dischi difficilmente potrebbero essere pilotati da esseri viventi; è invece più probabile che siano pilotati da lontano, o che magari abbiano una guida automatica, al massimo con dei robot al loro interno. Questo per tre diverse ragioni: innanzi tutto, le brusche manovre osservate e le elevate velocità raggiunte difficilmente consentirebbero a un essere vivente di sopravvivere; c'è da dire, inoltre, che sarebbe oltremodo complicato riuscire ad eseguire tutte le manovre con la rapidità necessaria; infine, un eventuale pilota non potrebbe sopravvivere all'enorme calore sprigionato, a meno che non si trovasse un modo per isolare la cabina, o egli non fosse un essere estremamente diverso dagli uomini.
Queste considerazioni Wilbert Smith le ha fatte conoscere al maggiore Keyhoe durante alcuni loro incontri avvenuti tra il '50 e il '53 e sono state da questi rese pubbliche. Il Governo del Canada ha continuamente cercato di minimizzare il lavoro di Smith e del Project Magnet; tuttavia, come si può vedere, esso ha portato a delle conclusioni estremamente serie ed interessanti, tanto che il Progetto fece anche degli esperimenti al fine di riuscire a ricostruire un disco.
Nel 1954 il Governo del Canada decise di chiudere il Project Magnet, in quanto, secondo Smith, per esso era diventato un qualcosa di imbarazzante e scomodo.
Chi volesse saperne di più sulla teoria di Smith può consultare il volume del 1953 di Donald E. Keyhoe, maggiore a riposo dei Marines, intitolato Flying saucers from the outer space e tradotto in Italia dalla casa editrice Atlante nel 1954 con il titolo La verità sui dischi volanti.

[Il presente articolo è tratto dalla rivista «Il Giornale dei Misteri» n. 304 (febbraio 1997)]

www.ecn.org/cunfi/1Magnet.html


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