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Concerti, recensioni, nuovi album e.. playlist

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2024 12:24
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05/05/2011 12:08
 
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lo posto perchè mi pare che ne avevate parlato in passato dei Baustelle


Il leader dei Baustelle: "Sognavo
di scrivere prima di saper suonare"



S'intitola «Il regno animale» il romanzo che segna il debutto
letterario di Francesco Bianconi


Le vicende che stanno per essere raccontate sono false», si legge nel risvolto di copertina de Il mondo animale di Francesco Bianconi, che l’autore presenta oggi alla Fnac di Torino, in Via Roma. «Nel romanzo che state per leggere l’autore gioca con il presente e i suoi nomi, trattando questi ultimi come neomitologie e come stimolatori di universi di senso possibili ma completamente disgiunti dalla realtà oggettiva». Già, romanzo: perché Bianconi è passato dal colto pop dei Baustelle ai tipi di Mondadori. Il suo debutto narrativo è maturo e ironico proprio come ci si aspetterebbe dall’autore di quei piccoli capolavori di parole e musica intitolati Charlie Fa Surf, Gli Spietati o La Guerra è Finita.

Che differenza c’è tra scrivere una canzone e un romanzo?
«Le canzoni sono brevi, sintetiche, assomigliano alle poesie, mentre un romanzo è organizzato in un modo diverso. Non è stato facile, ero abituato a un altro respiro, non mi ero mai cimentato con una storia lunga. Per me è un sogno che si realizza, nei miei sogni di bambino volevo inventare delle storie, prima ancora della mia passione della musica, quando neanche sapevo cosa fosse una chitarra».

Di storie in realtà ce ne sono parecchie, c’è pure la descrizione del bunga bunga. Come mai?
«Volevo raccontare le storie e i valori di oggi, o la loro mancanza: come siamo cambiati noi e com’è cambiato il Paese negli ultimi dieci o vent’anni attraverso la vicenda di un ragazzo, Alberto. Volevo raccontare il mio tempo e il mio Paese: l’ambientazione è milanese, ma Milano è un simbolo dell’Italia».

Ha avuto dei modelli per la scrittura?
«Non ho davvero modelli, ma autori che mi piacciono e in qualche modo mi ispirano, come con le canzoni: normalmente è un piacere, ma stavolta erano troppi, troppo pesanti e non riuscivo a scrivere. Dopo cinque righe rileggevo e mi dicevo: questo è Dostoevsky, questo Hemingway. Ho cominciato davvero solo quando li ho dimenticati e sono rimasto da solo con me stesso, nudo di fronte a un foglio bianco».

Quanto tempo ci ha messo?
«Due anni mezzo, forse tre. Avevo cominciato con dei racconti, storie brevi, proprio per non confrontarmi con la letteratura vera, poi è stato come se il romanzo mi avesse chiamato, i racconti alla fine giravano intorno alla stessa grande storia, il protagonista era lo stesso, così il romanzo è arrivato da solo e ho rifatto tutto da capo».

Quanto c'è di Francesco Bianconi in questo libro?
«Non sono esattamente come il Francesco Bianconi del racconto, ma nemmeno come Alberto; una parte di me è Susi, un'altra Ilaria, alcuni tratti si riflettono negli altri personaggi: mettendoli insieme si arriva al cento per cento, ma nessuno mi rappresenta da solo».

E la musica?
«Volevo utilizzarla il meno possibile, volevo che non ci fossero citazioni di canzoni. C'è Robertino che ha un passato da musicista, ma nel libro viene fuori solo perché è finalizzato al racconto. Non volevo parlare di musica perché faccio parte dell’ambiente, è un tranello in cui è troppo facile cadere».
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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