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03/04/2011 09:37 | |
Suor Giuseppina Pisano o.p.
Il cammino di Gesù, verso il compimento della sua missione continua, e continua, sui suoi passi, il nostro cammino quaresimale, cammino di preghiera, di approfondimento e di contemplazione del Mistero di Dio, che si svela nel Figlio. Anche in questa domenica, viene proclamato un passo del Vangelo di Giovanni, che narra uno dei miracoli compiuti da Cristo, uno di quei gesti, il cui significato va ben oltre il fatto prodigioso, quale è la guarigione di un uomo nato cieco; per diventare segno tangibile di quanto, in precedenza, il Maestro aveva detto di sé:" Io sono la luce del mondo. Colui che mi segue, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita."( Gv.8,12) In quei giorni, si celebrava, in Giudea, la festa delle capanne, festa autunnale, che ricordava il lungo pellegrinare di Israele nel deserto, verso la liberazione, guidato dalla colonna di fuoco che illuminava il cammino; così, nella notte, si accendevano sulle mura del tempio di Gerusalemme, delle torce, mentre, la città e i dintorni erano illuminati da bracieri e falò. La festa delle capanne era, dunque, una festa di luce, alla quale, anche Gesù prese parte, ma in segreto:"Quando i suoi fratelli furono saliti alla festa, scrive Giovanni, allora, anch'egli vi salì, ma non pubblicamente..."(Gv.7,10) Nel mezzo della festa, narra ancora l'Evangelista, Gesù salì al tempio per insegnare, ma le sue parole, lasciarono interdetti i giudei che lo ascoltavano, tanto che cercarono di prenderlo, ma non vi riuscirono:" non era ancora giunta la sua ora..", recita il testo. ( ib. 30) E' nell'ultimo giorno della festa, quello più solenne, che Gesù, parlando ancora nel tempio, si rivela come " luce del mondo", inviato dal Padre e in comunione incessante con Lui: " E' il Padre che mi glorifica, sono le sue parole, quello di cui voi dite:- E' il nostro Dio-.eppure non l'avete conosciuto, mentre io lo conosco....Abramo, vostro padre, esultò nel vedere il mio giorno, e lo vide, e si rallegrò....In verità vi dico: prima che Abramo fosse, io sono."(ib 8, 54-59). Era troppo per i giudei, tanto, che presero delle pietre per lapidarlo, ma Gesù, uscì dal tempio e riprese la sua strada, lungo la quale, vide un uomo cieco dalla nascita, uno dei tanti che, sicuramente, avrà incontrati sul suo cammino, mentre annunciava il messaggio di salvezza; ma, su questo, si compì il miracolo della luce, quasi conferma visibile, di quanto rivelato nel tempio, e che i giudei avevano rifiutato con rabbia. Il miracolo del cieco nato, in questo momento del cammino quaresimale, è come una luce che lo illumina, con uno splendore crescente, fino ad assomigliare ad un anticipo di Pasqua, quando, Cristo Risorto, illuminerà di luce nuova tutto il creato "Gesù, passando, recita il brano del Vangelo, vide un uomo cieco dalla nascita"; la condizione del cieco, è, per se stessa, penalizzante, perché significa buio, dipendenza dagli altri, dei quali, necessariamente, ci si deve fidare; è vero, in qualche modo gli altri sensi, affinandosi, suppliscono, ma il buio resta, e, quella poca conoscenza che si può acquisire, è una conoscenza di riflesso, come fatta di ombre, non di immagini chiare, percepite dai propri occhi. L'anonimo cieco, che Gesù incontra sulla sua strada, è solo una povera creatura, che agli occhi degli altri è meno che niente, un emarginato, che vive buttato per strada, percepisce i suoni della vita che scorre attorno, ma non ne partecipa, resta lì, nel buio più totale, fino a che Cristo non si piega sui suoi occhi spenti, li unge col fango impastato della sua saliva, e gli ordina di lavarli alla piscina di Siloe: "Quegli andò, recita il testo, si lavò e tornò che ci vedeva." Riacquistare la vista è come ricominciare a vivere, a godere dei colori del mondo, della libertà di muoversi senza paura, di correre nella luce e saltare di gioia; ma il significato vero del miracolo non è questo, il miracolo della luce è altro, che si rivelerà, quando gli occhi risanati di quel poveretto, diverranno capaci di guardare nella profondità del mistero di Cristo, davanti al quale esclamerà: «Io credo, Signore!», prostrandosi innanzi a lui, in un gesto che è adorazione. Anche il cieco è un simbolo, come già la donna di Samaria, il cieco, rappresenta tutti coloro dei quali Giovanni nel prologo del Vangelo dice:"...era la luce vera, che illumina ogni uomo, quella che veniva nel mondo...e i suoi non l' accolsero..." (G.1,9-10) La cecità di cui il brano del Vangelo parla, è il buio interiore, la tenebra radicale, che avvolge chi ancora non conosce Dio e il Figlio redentore, la tenebra spirituale di chi, ancora, è nell'ignoranza del dono di Dio, o, ostinatamente, vi si oppone, come quei farisei ostili, che si appellavano alla legge del sabato, per misconoscere il miracolo evidente:«Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». " A quanti però l' hanno accolto, continua Giovanni nel Prologo, ha dato il potere di diventare figli di Dio.."(ib.12); è il caso del cieco risanato, il quale non cede alle vessazioni dei farisei, e conferma, con forza, la sua versione dei fatti: «Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo», e aggiunge:«E' un profeta!». Questo pover'uomo che i concittadini reputano soltanto un peccatore arrogante, da cacciar via, in realtà, ha riacquistato ben più della vista corporale, è stato raggiunto, infatti, dalla luce della fede, attraverso la quale, coglie la divinità dell'uomo che lo ha guarito. :«E' un profeta!», afferma risoluto, mentre vien cacciato via, ma Cristo gli si fa ancora incontro, per completare la sua guarigione interiore, e lo conduce alla sua splendida professione di fede; sono le ultime battute del passo del vangelo di oggi:" Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose:«E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Tu l' hai visto: colui che parla con te è proprio lui». Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi." E' un cammino di fede stupendo, questo del cieco risanato, quello stesso che la Chiesa ripropone, in quest' ultimo scorcio di Quaresima, che ci avvicina alla Pasqua, un cammino di crescita interiore, nella conoscenza del Mistero di Cristo, e nell' esperienza di Lui, che è luce, e ci conduce alla pienezza della visione, anche, in mezzo agli ostacoli e alle zone d'ombra della vita. E' un cammino, che possiamo rileggere con Paolo, il quale ci dice: "Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; e il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro, in segreto, è vergognoso perfino parlare. Tutte queste cose, che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. Per questo sta scritto: «Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà». ( Ef.5, 8 14) E' il cammino, che dobbiamo compiere per giungere allo splendore della Pasqua, ma non come pellegrini solitari, bensì, in compagnia di altri, ai quali deve giungere il riflesso di quella luce che, già, ci illumina, perché, anche chi ancora non è stato raggiunto dal chiarore della fede, venga risanato dal Cristo, Figlio di Dio e Redentore, che noi desideriamo render visibile con la testimonianza della nostra vita. Sr Maria Giuseppina Pisano o.p. |