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Apocalisse Laica
 
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Dimenticare Dio

Ultimo Aggiornamento: 23/01/2011 20:03
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01/01/2011 12:53
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Dimenticare Dio


L'ateismo non è una "fede" e non si propone di fare opera di de-conversione, di de-cristianizzazione, di de-islamizzazione o di altro. Semplicemente l'ateismo ignora il concetto di dio e rifiuta tutte le falsità che sul suo conto, nel corso di millenni, sono state astutamente ed ingannevolmente diffuse da gruppi di furbi parassiti che, in suo nome, si sono attribuiti titoli quali: padre, iman, rabbi, guru ed altre vuote qualificazioni del genere.

L'ateismo è una forma di ragionamento razionale che si oppone, da millenni, alla truffa perpetrata dai "furbi" ai danni di chi non è in grado, o non vuole, ragionare.

L'unico dio, se così si può chiamare, è la vostra innata coscienza; è la vostra capacità di vivere in seno alla società alla quale appartenete, rispettando ed evitando di danneggiare il vostro prossimo.

Tutto qui!


L'incontrastabile ed assoluto potere della morte e la conseguente paura che essa genera in tutti gli esseri animati (istinto di conservazione) è stato la fonte di tutte le religioni.

L'idea, insidiosamente indotta dai preti, sulla esistenza e sull'immortalità dell'anima ha resistito e si è diffusa solo perchè sopiva, in parte, il timore (istintivo) della morte e soddisfaceva, artatamente, ad una illusione molto potente coltivata dalla presunzione stessa degli uomini: un desiderio assurdo di immortalità:

il desiderio di essere "ricordati".

Ricordati da chi e perchè?


Mettiamocelo bene in testa: solo pochi uomini che hanno lottato per il trionfo della scienza, del razionalismo e l'affermazione delle arti
(Newton, Copernico, Galileo, Shakespeare, Lavoisier, Einstein, Mozart, ecc.) hanno conquistato il meritato diritto di essere ricordati. Solo loro e purtroppo ...alcuni altri brutti ceffi che si sono distinti negativamente per le loro opere devastanti e per i loro comportamenti che hanno oscurato le pagine della storia: da Attila a Gengis Khan, a Carlo Magno, a Hitler, Stalin, Costantino I ...ed altri gentiluomini di questa risma.

Noi esistiamo in questo mondo come qualsiasi altra specie animale. Il caso ci ha generati dal nulla ad al nulla siamo destinati a ritornare senza lasciare qualsiasi particolare memoria che non sia quella, breve e limitata, dei nostri eventuali discendenti.

Dobbiamo abituarci a pensare che la morte non è niente per noi, perchè il bene ed il male risiedono nei sensi e la morte è la privazione dei sensi. Perciò la giusta consapevolezza che la morte non è niente per noi ci rende apprezzabile la caducità della vita, non prolungandone il tempo all'infinito ma togliendoci il desiderio dell'immortalità.
(Epicuro)


Come si può credere seriamente, tranquillamente ad un "aldilà" di cui non si conosce nulla?

I riti funerari, secondo Voltaire, sono solo dei gesti consolatori. Un modo di onorare il defunto (che non sempre lo merita) e, nel contempo, di sbarazzarsi del suo ingombrante cadavere, secondo modalità, rituali e costose abitudini che i vostri vicini di casa e una "interessata, ricca industria funeraria" si aspettano da voi.

Domandatevi: perchè gli uomini dovrebbero avere un'anima e il vostro cane, o il vostro gatto, no!

Chi sono i furbi che l'hanno deciso per voi?

Si è persino cercato astutamente di "dimostrare"
l'esistenza dell'anima, basandosi sul fatto che, qualche volta, una persona defunta possa apparire in sogno!!
Esiste una ben orchestrata confusione tra il concetto di anima e quello di una "difficoltosa digestione notturna"!


Diciamolo ancora e più chiaramente: dio non esiste, non è mai esistito e non esisterà mai; non è luce, non è ispirazione, non è regola sacra; non esistono regole dettate ed allineate ad una sua presunta ed imposta condotta di vita e di comportamenti.

"La natura basta a sè stessa" e quindi non ha bisogno di queste regole assurde.


Dio è solo una favola;
è il mostruoso caos intellettuale che i preti vi hanno scaricato addosso insidiando il vostro pensiero con capziose, quanto inutili domande: chi siamo, perchè siamo, da dove veniamo, perchè esiste il mondo ..., ben sapendo che nessun intelletto umano

(proprio perchè di questo mondo è parte)

può dare loro risposta e quindi facilmente riducibile in fertile terreno per il loro parassitismo.

Nella storia dell'umanità dio è solo un grande imbroglio, uno strumento di comodo, una nozione affiorata e maturata dagli imbroglioni in tempi relativamente recenti,

all'inizio del III millenio prima dell'era volgare.


In fondo dio è un grande ritardatario se vogliamo dare un peso all'incerto ed ingannevole concetto di tempo, legato al breve scorrere della vita umana, ma privo di significato se rivolto alla realtà dell'universo.

Pensateci: eternità non significa tempo infinito che scorre su una linea retta, dal passato al futuro. Siamo noi che abbiamo inventato il concetto di tempo per adattarlo alle nostre precarie idee storiche e cronologiche di "passato", sul quale ci crogioliamo e, in parte, ci consoliamo.


L'idea del dio unico ( forma singolare di "dei") è nata da un naturale, quasi impercettibile, passaggio da primitive forme di magia spicciola, esorcizzante (coltivata da sciamani-stregoni) a forme più evolute, ma non meno bugiarde di pensiero, indotte dai furbi e poi riprese da "astuti ebrei" che sono disinvoltamente passati dagli Elohim (spiriti), ad El (demiurgo?), ad Eloi, ad Adonai per poi accomodarsi definitivamente e altrettanto disinvoltamente su Yhwh.


Provate dunque a chiedervi dov'era dio, prima del III millennio a.e.v.; prima che fosse inventato 5000 anni or sono! ( o cosa abbia fatto per i miliardi di individui - homo sapiens sapiens - vissuti a partire da 160.000 anni or sono.)

Durante la sua esistenza l'uomo segue determinate regole che nascono dal fatto stesso di dover convivere con i proprii simili, di collaborare con loro facendo attenzione a non crearsi troppi problemi di convivenza. In fin dei conti l'uomo è un animale sociale che deve confrontarsi con il suo prossimo evitando particolari motivi di attrito; gli eventuali attriti vengono risolti mediante le leggi e le norme di comportamento che l'uomo stesso si è date, senza scomodare nessun dio. Già intorno al 1770 a.C., ci aveva pensato Hammurabi che, tenuto conto delle esigenze sociali dei suoi tempi, formulò il primo codice della storia dell'umanità.

Quando il fantomatico Mosè (o chi per lui) disse, nel primo comandamento:

"Non avrai altro dio al di fuori di me"

era perfettamente cosciente di gettare le basi per la più grandiosa truffa mai operata ai danni del genere umano del mondo occidentale.


Affermare: "non avrai altro dio al di fuori di me" è una regola che affonda le sue radici nella paura dei sempliciotti e, quindi, una legge fatta da scaltri individui, che sfruttano questa paura, e perciò non è attribuibile a nessuna particolare divinità.

Thomas Jefferson, a suo tempo, affermava: Parlare di esistenze immateriali significa parlare di nulla. Dire che l'anima umana, gli angeli, dio sono immateriali significa dire che non sono nulla e che non ci sono nè dio, nè gli angeli nè l'anima.

Constatazione che dovrebbe essere abbastanza ovvia, ma che non ha impedito, nel corso dei millenni, a capziosi parassiti, ammantati di falsa saggezza e di prosopopea, di elaborare quella enorme sciocchezza nota come teologia, non scienza, non disciplina e non filosofia che è servita a dare una base falsa ed inconsistente sulla quale perpetrare l'inganno a danno di poveretti succubi di ancestrali paure e della loro ignoranza.


Alcuni chierici, o pseudo filosofi, si sono affannati anche a dimostrare, con tortuosi giri di parole, l'esistenza dell'inesistente.

Dopo essersi inutilmente affaticati su argomentazioni speciose quali quella cosmologica, quella ontologica, quella teleologica o quella di natura morale e sulla nozione assai relativa e inconsistente di bene e di male, alla fine si sono resi conto della loro impotenza e hanno cercato di ribaltare il problema:
se è vero che l'esistenza di dio non è dimostrabile, allora è anche vero che non è dimostrabile la sua inesistenza.

Argomentazione di comodo; una trappola nella quale sono caduti parecchi studiosi scettici i quali non hanno tenuto conto che, razionalmente parlando, la dimostrazione compete a chi afferma qualcosa e non a chi la nega.

Già ai suoi tempi Euclide aveva messo in chiaro che "Ciò che è affermato senza prova, può essere negato senza prova".

La premessa, falsa, che dio esiste è la base fondamentale per l'esistenza di diverse forme di religione. Ma se questa premessa viene a mancare, che altro resta?

Per fortuna, già dal XVIII secolo, il Barone d'Holbach, con la sua opera "Il Buon Senso" ha posto fine a queste assurde affermazioni. Ma bisogna purtroppo constatare che il buon senso è di pochi.

Ricordatevi sempre di
Seneca: la religione è vera per la plebe, falsa per il saggio e redditizia per quelli che ne fanno un mestiere.

Perciò mangiate, bevete, fumate, fate all'amore nei limiti di un responsabile comportamento ma, soprattutto, non versate soldi alle chiese ingorde e parassite che chiedono continuamente il vostro supporto.

A tutte le vostre azioni c'è un limite ragionevole che dovete razionalmente percepire, al di fuori della insidiosa e "interessata" morale del prete sfruttatore e, ormai troppo sovente, corrotto e pedofilo.

Godetevi al meglio questa vita che la natura vi ha casualmente assegnato. Non dovete aspettarvi nulla dopo la morte; il vostro spirito vitale non andrà da nessuna parte esattamente come quello di un topo, di un cane, di un bue o di qualsiasi altro essere animato.


Dopo il movimento illuminista del '700, dopo il comunismo, il liberalismo ed il positivismo scientifico dell' '800, s'è affermato, dall'inizio degli anni '60 del secolo scorso, il grandioso, anche se ancor confuso, movimento della "New Age", dando vita ad una estesa forma di controcultura che si è (finalmente!) opposta allo stagnante e melmoso immobilismo culturale imposto, da sempre, da una fradicia casta sacerdotale che ha preteso, per millenni, di porsi come unico tramite tra l'uomo ed il "divino".

Soprattutto è stata ampiamente rigettata l'dea balzana del dio creatore dal nulla.


Oggi l'uomo tende finalmente ad accorgersi che è stato lui a "creare l'idea di dio e non dio l'uomo" (Feuerbach) ed a considerare se stesso e il suo intelletto come il solo e vero aspetto "divino" della vita e "sacralizzare" la propria unica, inimitabile e insostituibile personalità.

E dobbiamo anche dire che Internet, pur con tutti i suoi difetti e le sue inevitabili storture, ha dato un significativo contributo nel far colloquiare gli uomini tra loro senza l'ingannevole e occhiuta interpretazione del prete. La corrosione delle cariatidi religiose del passato, operata da Internet, è imponente.

Ad ogni modo non è questa la sede per rinfocolare un dibattito di questa natura. Lo scritto che segue si propone solo di analizzare e criticare, nei limiti del possibile, uno dei prodotti più nefasti derivato da questi concetti:

la religione cristiana e tutte le sue infinite storture.

Questo non significa che le altre credenze (islam, ebraismo, ecc.) siano meno corrotte, perverse o criticabili del cristianesimo; indagare sulla loro natura è solo una questione di tempo, di studio e di disponibilità.

Ogni religione porta in sé i germi della propria dissoluzione; quante religioni del passato si sono dissolte nel nulla per questo salutare effetto di autodistruzione? Ed anche qui è solo questione di tempo.

In questi ultimi anni abiamo assistito alla nascita di nuove strane credenze come quella del dio "Cargo" (il dio Aeroplano) accaduto nell'isola di Tana (Oceano Pacifico), ma quello che oggi appare ancora più divertente e sintomatico è la nascita (almeno in Europa) di un nuovo culto:

quello del dio Pallone

Non è uno scherzo! La chiesa ha già manifestato segni di insofferenza, (con Giovanni Paolo II) verso i (tiepidi) fedeli che disertano il Tempio a favore dello Stadio (sottraendo indirettamente quattrini alla chiesa). D'altro canto abbiamo chiare manifestazioni che questi nuovi adepti (i tifosi) si comportano con la stessa furia devastatrice, la stessa insofferenza che ha caratterizzato i primi giudeo-cristiani e poi la chiesa stessa nel corso dei secoli.
L'intrallazzo finanziario è comunque sempre lo stesso ed imponente; pare che l'iniqua ripartizionesi della rapina dell'otto per mille non basti ancora per spennare i polli.

Occorre però tenere nel debito conto che le attuali religioni, in generale, ed il cristianesimo in particolare, sono istituzioni ancora troppo radicate e ricche per poter pensare di eliminarle in un tempo relativamente breve.

Resta il fatto che l'ebraismo, il cristianesimo e l'islam saranno nel tempo destinati a dissolversi quasi contemporaneamente essendo, tutti e tre, basati sulle stesse assurde menzogne del "Libro".

Fino a quando esisterà gente, incapace di ragionare, che crederà in un qualche comodo dio, anche dio continuerà ad esistere.

Il bisogno di credere nel fantastico (qualsiasi cosa di tipo consolatorio, proposta con una certa enfasi) è una delle peggiori tare del genere umano che preclude, nella mente di molti, la capacità elementare di formulare un qualsiasi pensiero razionale.

Le religioni, come il comune raffreddore, sono ormai diffuse in tutto il mondo. (D.Dennet)

questo però non impedisce di curarci, di prendere l'aspirina, in attesa che qualche potente vaccino riesca a debellare definitivamente il vibrione della stupidità umana.


Dio è un prodotto dell'ignoranza che la scienza va lentamente ed inesorabilmente sgretolando ed emarginando; è un concetto ancora molto redditizio per pochi ma che rischia di perpetuare la servitù di molti.


Viviamo perciò serenamente dimenticandoci di dio!





[Modificato da ®@ffstef@n 01/01/2011 12:55]
17/01/2011 15:51
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Come dire insomma......
Mangiamo e beviamo perchè domani morremo!


rifletteteci gente... rifletteteci bene! Shalom.

[Modificato da Sonnyp 17/01/2011 20:05]
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L'ateismo è una forma di ragionamento razionale che si oppone, da millenni, alla truffa perpetrata dai "furbi" ai danni di chi non è in grado, o non vuole, ragionare.



Chi vuole ragionare nel modo razionale di "Dio" ha scelto il mezzo sbagliato.

L'uomo non è solo la sua mente. Ma solo con la mente, si può ragionare questo è lo strumento sbagliato.

La mente è il nostro servo, tuttavia, come la vedo io è per la maggior parte è il comandante. Mi dispiace.


E 'quasi divertente i atei cercano di negare dio con la loro mente è i religiosi cercano di comprendere Dio con la mente.

Forse i due gruppi si incontrano una volta al centro e si rendono conto che stanno cercando nel posto sbagliato.

[SM=g27998]
searose

23/01/2011 18:57
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Che cosa dice la Bibbia sull’omosessualità? 

Introduzione
  

”Guai a quelli che chiamano  bene il male,  e male  il bene, che cambiano  le  tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro!” (Is. 5:20). 


Vi sono oggi  chi afferma  che  la  Bibbia non  condanni  l’omosessualità.  

Fino a qualche tempo fa nessuno avrebbe mai  messo in dubbio, tanto  è palese ed ovvio, che la Parola di Dio  consideri  l’omosessualità  un’infrazione  dell’ordinamento  creazionale  di  Dio.   

Oggi,  però, sembra realizzarsi  la  profezia  che dice:   

“Verrà  il tempo  che non sopporteranno  più  la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie  voglie e  distoglieranno  le  orecchie  dalla  verità  per rivolgersi  alle  favole” (2  Ti. 4:3,4).  


Un tempo, almeno, chi non era d’accordo con la morale cristiana fondata sull’insegnamento  biblico, semplicemente  lasciava  la  chiesa  e viveva  come meglio  gli  pareva senza  più  dovere rendere conto del  suo comportamento  a nessuno e senza  più  dovere ascoltare ciò  che non gli  era gradito.  

Eventualmente, poi, in privato o in pubblico, si opponeva  in modo  militante  contro la  fede cristiana, la  Bibbia,  o  “la religione”.   


Accade ancora oggi  ed è certamente un atteggiamento coerente. 
 

Oggi  però succede che chi non concorda con la morale cristiana, pretende non solo di “rimanere nella chiesa”, ma di agire affinché  la  chiesa,  la  dottrina  cristiana  e la  Bibbia stessa  si  pieghi  e si  adatti  alle  sue pretese,  giustificando  così  il proprio  comportamento.   


Molti  sono i movimenti  eversivi  (di ogni  tipo)  che hanno cercato  e cercano di  farlo.   


Fra questi  anche la  lobby   (oggi sempre più  forte) degli  “omosessuali credenti”


Là dove  non  riescono ad imporre alla chiesa le loro concezioni, non esiteranno a crearsi la propria indipendente “chiesa gay”.
 

Vero e proprio cristianesimo “riveduto e corretto”, avranno così il proprio clero compiacente, le loro liturgie, i loro intellettuali  che si  premureranno di riformulare la loro “base teorica”  interpretando  la  Bibbia a loro uso e consumo.  


Sono proprio  questi  i “maestri” che distorcono  le  Scritture  prendendole  fuori  dal  loro  contesto,  quelli  che  vorrebbero “spiegarle” e relativizzarle tanto da svuotarle, in pratica, della loro autorevolezza e normatività.   

Tutto questo  per far trionfare,  naturalmente,  la  loro malintesa  ed immorale “libertà”, magari in nome  di  un altrettanto malinteso “amore” 

I  “teology gay” [traduzione dell’inglese  “Queer theologians”,  così  si  autodefiniscono]  si  vantano così  di  essere coloro che “salvano”  la  chiesa  da secoli di  equivoci  e di  oppressione della  loro categoria  ristabilendo le cose come devono essere! 

Uomini e donne ribelli a Dio,  così,  rivendicando  a sé stessi le  chiese cristiane,  le  prendono in ostaggio e le condizionano a loro vantaggio, manipolando la Bibbia stessa a loro piacimento,  facendole  dire  quel  che non dice.   

Come direbbe  l’apostolo  Paolo,  essi “soffocano la  verità  nell’ingiustizia”  (Ro. 1:18),  “si son dati  a vani  ragionamenti  e il loro cuore privo  d’intelligenza  si  è ottenebrato. 

Benché si  dichiarino  sapienti,  son diventati  stolti,  e hanno mutato la gloria del  Dio incorruttibile”
(Ro. 1:21-23). 
 


Non a caso questo stesso testo continua  e dice: 
“Siccome non si  sono curati  di  conoscere Dio,  Dio  li ha abbandonati in balìa  della  loro mente perversa sì  che facessero ciò  che è sconveniente”  
(Ro. 1:28). 
 

“Essi, pur conoscendo che secondo i decreti  di Dio  quelli che fanno tali cose sono degni  di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette” (Ro. 1:32).   


Più chiaro di così l’Apostolo non potrebbe essere.
 

La verità,  però, non può essere soppressa. Sono tentativi  vani  di  manipolare  e distorcere la Parola del Signore.

Accanto a tanti altri comportamenti devianti da quanto Dio  ha stabilito come buono e giusto, la Bibbia condanna l’omosessualità considerandola un peccato.
 



E’ quello che esamineremo qui, anche se sommariamente.
23/01/2011 19:04
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Un problema grave  

L’omosessualità  è  “far andare le  cose in modo diverso  da come era stato previsto”,  significa andare contro l’ordinamento  creato di  Dio.   

Dio,  infatti,  crea Adamo  ed Eva, un uomo ed una donna,  come un’unità  integrata.   

Questo è il modo in cui Dio  fin dall’inizio vuole che le cose vadano, e questo Egli proclama buono e giusto.  Dio  non crea l’uomo  con desideri  omosessuali.  

Nella Bibbia si  dice  che l’uomo  diventa omosessuale  in seguito  al  peccato  (Romani  1:24-27)  e in fin dei  conti  in seguito  alla  propria scelta.  


E’ possibile che l’uomo nasca più disposto all’omosessualità, proprio come nascono uomini predisposti a violenza e altri peccati.  

Questa cosa non giustifica l’uomo che sceglie di commettere peccato lasciandosi ai desideri peccaminosi.  

E’ giusto se uno nasce predisposto  alla  rabbia/violenza  lasciarsi  andare a questi  desideri?   


Certo che no! 
 

La stessa cosa riguarda l’omosessualità.  


Anche  se l’omosessualità  non è che una delle  “disfunzioni” che risultano  dal  peccato, nella  Bibbia è qualcosa  di  molto  grave tanto da meritare  un severo  giudizio da parte  di Dio. 
 

Il  giudizio è “semplice”: chi se ne lascia coinvolgere viene abbandonato alle proprie passioni ed il suo cuore tanto si indurisce da non rendersi più conto dell’errore commesso (Romani  1:18ss).   

Quando l’uomo  continua  a peccare  e vivere  senza  Dio,  nella  Bibbia si dice  che Dio  lo “lascia” a peccati  ancora più  ampi e corrotti per fargli vedere  l’assurdità  e la  disperazione  della  vita  separata  da Dio.   

Nel I Corinzi 6:9 si  proclama  che “gli  omosessuali” non erediteranno il Regno di Dio. 

Privi della consapevolezza della peccaminosità di  questo comportamento, diventa impossibile il ravvedimento [nemmeno lo  concepiscono] e quindi la retta comprensione del motivo  per cui il Salvatore  Gesù Cristo  è venuto.   


Benché possano  rifarsi  anche a un “Gesù” di  loro fantasia,  essi condividono  la  sorte di  chi immagina  una “salvezza  universale” senza ravvedimento e senza autentica fede [che sempre si accompagna all’ubbidienza].
   


E’ evidente che questa “salvezza” non sarà  per loro che una pia illusione.
23/01/2011 19:28
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Antico Testamento 


La Bibbia  menziona  l’omosessualità  la  prima  volta  in Genesi  19:1-13.   

Nella città  di Sodoma pare che l’omosessualità  fosse una  pratica  diffusa  tanto che, presentatisi  due stranieri, messaggeri  di Dio  [angeli, nella traduzione], i sodomiti  pretendono di conoscerli per poter abusare sessualmente di  loro.  

Per queste come per altre iniquità che si commettevano in quel luogo, Iddio  decide di  condannare esemplarmente quella città alla distruzione. 


Questo testo viene ripreso da altri testi biblici  in questi termini:
 

“Ma  in mezzo ai  profeti  di  Gerusalemme  ho visto  cose nefande: commettono adulteri,  agiscono  con ipocrisia,  rafforzano la  mano ai  malfattori,  al  punto che nessuno si converte dalla  sua malvagità; tutti  quanti  sono per me come  Sodo- ma, e gli abitanti di Gerusalemme, come quelli di Gomorra»” (Gr. 23:14). 

“Com’è  vero che io  vivo,  dice  DIO,  il Signore,  tua sorella  Sodoma e le  sue figlie non hanno fatto ciò  che avete  fatto tu e le figlie tue.  Ecco, questa fu l’iniquità di Sodoma, tua sorella: lei e le sue  figlie vivevano nell’orgoglio, nell’abbondanza del pane, e nell’ozio indolente; ma non sostenevano la mano dell’afflitto e del povero. Erano superbe  e commettevano abominazioni  in mia  presenza;  perciò  le  feci sparire,  quando vidi  ciò”  (Ez. 16:48).   


Questo testo sembra indicare come il peccato  di  Sodoma sia  l’ozio  e l’indolenza  del  benessere,  il che però non esclude  costumi  molto  “liberali” (tipici di  questo  tipo  di  società  simili alla  nostra),  cosa che è sottolineata dagli altri testi. 

“Allo stesso modo Sodoma e Gomorra e le  città  vicine,  che si  abbandonarono,  come loro,  alla  fornicazione  e ai  vizi  contro natura,  sono date come esempio,  portando la pena di un fuoco eterno” (Giuda 7).  

“...se condannò alla  distruzione  le  città  di  Sodoma e Gomorra, riducendole  in cenere, perché servissero da esempio a quelli che in futuro sarebbero vissuti empiamente;  e se salvò  il giusto  Lot  che era rattristato  dalla  condotta  dissoluta  di quegli uomini scellerati” (2 Pi. 2:6,7). 


La seconda  citazione  si  trova nel  libro del  Levitico  18:22   

“Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole”. 

Al tempo dell’Antico Testamento la vita era molto dura.
Le peregrinazioni e la lotta per la  sopravvivenza  del  popolo  di  Dio  non consentivano  prigioni o  programmi  di  riabilitazione.   

Chiunque deviasse  seriamente  dalle  norme di  ordinata  convivenza  sociale,  doveva essere esiliato oppure  condannato  a morte.  

Il  libro del  Levitico  prescriveva  la  pena di morte  per  crimini  come  l’omicidio,  la  bestemmia,  la  violenza  sessuale,  il  rapimento, l’idolatria, l’adulterio (per entrambe le parti), i rapporti  sessuali fra un uomo e una donna fidanzata  (per entrambe  le  parti),  l’incesto,  rapporti  sessuali fra uomini,  rapporti  sessuali con animali,  violenza  contro i propri  genitori,  il lavoro  in giorno  festino,  e la  prostituzione della figlia di un sacerdote.  

“Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si han- no con una  donna,  tutti  e due hanno commesso  una  cosa abominevole; dovran- no essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro” (Levitico 20:13).  

E’  necessario  rilevare  come oggi   noi  non  siamo  più  sottoposti  alle  durissime  leggi dell’Antico  Testamento  [Giovanni 1:16,17;  Romani  8:1-3; 1 Corinzi 9:20,21].   

Gesù conferma la  validità  della  legge  che Dio  ha rivelato  nell’Antico  Testamento,  le  prescrizioni morali rimangono, ma Gesù mette l’accento soprattutto sul ricupero del trasgressore [ravvedimento e redenzione].  

Sia ricompensa che castigo sono rimandati da questa vita a quella futura, nell’eternità. 


Nell’Antico Testamento l’attività omosessuale era fortemente associata a culti religiosi idolatrici [vedi  ad es.  1 Re 14:24:  15:12].   


Vi è anche prostituzione  cultuale  femminile. 
 

Di fatto,  la  parola  “abominazione”,  usata in riferimento  ad atti  omosessuali nel  Levitico,  è una  traduzione  della  parola  ebraica  tow’  ebah, descritta  dai  dizionari  come indicante qualcosa  di  moralmente  disgustoso  che ha forti  valenze  idolatriche.   

Per questo  alcuni studiosi credono  che in Levitico la condanna riguardi soprattutto l’idolatria, piuttosto che l’omosessualità in sé.  

Questa interpretazione, però, è incerta e discutibile. 

Si può anche citare Giudici 19:23-26 che presenta un fatto molto simile a quello di Sodoma:  

“Mentre stavano rallegrandosi, ecco gli  uomini della città, gente perversa, circon- darono la casa, picchiarono alla porta  e dissero al vecchio, al padrone di casa: «Fa’ uscire quell’uomo  che è entrato in casa  tua,  perché  vogliamo  abusare di  lui!».  Ma  il padrone di casa, uscito fuori, disse loro: «No, fratelli miei, vi prego, non fate una cattiva azione; dal momento che quest’uomo è venuto in casa  mia, non commettete quest’infamia!”.  

In questo caso l’oltraggio causa persino una guerra civile!
23/01/2011 19:33
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Nuovo Testamento  


Gesù non menziona  mai  indirettamente  l’omosessualità,  ma condanna  ogni  forma di abuso della sessualità, che Egli considera immorale. 


”Diceva inoltre: 

«È quello  che esce  dall’uomo  che contamina  l’uomo;  perché è dal  di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, a- dultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltez- za. Tutte queste  cose cattive  escono dal  di  dentro e contaminano  l’uomo»”
 
(Marco  7:20-23).
 


La parola  tradotta  con fornicazioni  (si  consultino  i dizionari)  è il termine  greco porneia che include ogni forma di rapporto sessuale illecito. 

L’apostolo Paolo, in una delle sue lettere  ai  cristiani  di  Corinto, scrive le parole che, sull’argomento, sono più spesso citate  

”Non v’illudete;  né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati,  né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori,  né rapinatori erediteranno il  regno  di Dio. E  tali eravate alcuni di voi; ma siete stati  lavati, siete  stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio”
(1 Corinzi 6:9-11).
 

Questo versetto è stato  tradotto  in modi  leggermente  diversi  e quindi  dobbiamo  guardare all’originale greco, se vogliamo comprendere bene ciò  che intende dire l’Apostolo. 

η  ουκ οιδατε οτι  αδικοι  βασιλειαν  θεου  Aβασιλειαν ου κληρονοµησουσιν µη  πλανασθε ουτε  πορνοι  ουτε  ειδωλολατραι  ουτε  µοιχοι  ουτε  µαλακοι  ουτε αρσενοκοιται   ουτε κλεπται ουτε  λεονεκται  ουτε  κλεπται ουτε  Aπλεονεκται  Aου  µεθυσοι   ου  λοιδοροι   ουχ αρπαγες βασιλειαν θεου ου κληρονοµησουσιν και  ταυτα τινες ητε  αλλα απελουσασθε αλλα ηγιασθητε  αλλα  αλλ   εδικαιωθητε εν  τω   ονοµατι του  κυριου  ιησου Aχριστου  και   εν τω πνευµατι του θεου ηµων”. 

Il  termine  µαλακοι [malakoi]  qui  tradotto  con effeminati  corrisponde  a “maschi  che si prostituiscono”, letteralmente “soffici al tocco” 

Era però usato  metaforicamente in negatico  per riferirsi  a catamiti (ragazzi  riservati  a rapporti  omosessuali con uomini,  o  uomini in generale che si prostituivano.  

Il termine αρσενοκοιται [arsenokoitai] qui tradotto con sodomiti  indicano persone che praticano  un qualsiasi  tipo di  sessualità innaturale, specialmente  omosessuale.   

Alcuni  credono che αρσενοκοιται  si  riferisca  a uomini  che hanno ragazzi  come amanti,  ma non è certo.  

In ogni  caso l’elenco  che l’Apostolo  qui  fa, indica  individui in questi  peccati  sono la  nota dominante  della  propria  identità  personale dai  quali  si  ritiene  non sia  necessario  ravvedersi. 

Questi non possono  “ereditare”  la  vita eterna. 
 

E’  interessante,  in ogni  caso, che da questi  peccati  è possibile uscirne,  perché, per i cristiani di Corinto, ne parla al passato. 

Vi sono due altri  testi  del  Nuovo Testamento  che condannano  atti  omosessuali in Romani  1:25-27   e  1  Timoteo  1:8-10.    

Nel   testo   di   Romani   il   contesto   è  quello dell’idolatria.  

Paolo menziona “donne che hanno cambiato l’uso naturale” e che si deduce indichino atti di lesbismo.”...essi,  che hanno  mutato  la verità  di Dio in menzogna  e hanno  adorato e servito la creatura invece del Creatore,  che è benedetto  in eterno. Amen.   

Perciò Dio li  ha abbandonati  a passioni  infami: infatti  le loro donne  hanno  cambiato l’uso  naturale  in quello  che è contro natura; similmente  anche gli  uomini, lasciando il  rapporto naturale con la donna,  si sono infiammati  nella  loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento” (Ro, 1:25-27). 

”Noi  sappiamo  che la  legge  è buona,  se uno ne fa un uso legittimo;  sappiamo  anche che la  legge  è fatta  non per il giusto  ma per gl’iniqui  e i ribelli, per gli  empi e i peccatori, per i sacrileghi  e gl’irreligiosi,  per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi, per i  fornicatori,  per i sodomiti, per i mercanti  di  schiavi,  per i bugiardi,  per gli  spergiuri  e per ogni  altra  cosa contraria  alla  sana dottrina,  secondo il vangelo  della  gloria  del  beato Dio,  che egli mi  ha affidato”  (1 Ti.  1:8-11).   

Qui “sodomiti”  (che traduce ancora arsenokoitai)  è reso esplicitamente  e senza  riserve  “omosessuali” da altre  traduzioni  “gli  omosessuali...”  (ND), “i  pervertiti”  (CEI).

La TILC  lo  traduce con:  “le persone immorali e i maniaci sessuali”, ma questa  è da considerarsi  una traduzione  eccessiva, visto il termine originale.
  

Alcuni  credono che la  Bibbia condanni  solo  atti  omosessuale  commessi  nel  contesto della  violenza  sessuale,  della  prostituzione  o  dell’idolatria.   

Questa  potrebbe  certo essere l’enfasi  più  forte,  ma sia  l’Antico  che il Nuovo Testamento  si  oppongono generalmente  ad ogni atto sessuale praticato al di fuori dal vincolo coniugale fra un uomo ed una donna.  

E’ quindi ragionevole presumere che le proibizioni della Bibbia contro  atti omosessuali dovrebbero  essere considerate  in modo oggettivo e che persino  atti  omosessuali fra persone consenzienti siano contrari all’insegnamento biblico.

23/01/2011 19:52
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L’orientamento sessuale non è un peccato  


E’ importante notare, però, come la Bibbia non condanni gli omosessuali in quanto  tali.  

Il  peccato  sta nell’atto  e non nell’orientamento  sessuale.   

Da 1 Corinzi 6:9-11  si  deduce che fra i cristiani  di Corinto vi fossero persone  che si  erano macchiate di molti  tipi di peccato.  

Il fatto,  però, è chiaro  che essi,  per essere pienamente  accettati  nella  comunità  cristiana,  avessero rinunciato al  loro stile  di  vita  precedente:   

“Tali  eravate alcuni  di voi; ma siete  stati  lavati, siete  stati  santificati, siete  stati  giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio”. 

In quel  testo  l’Apostolo  cita  pure gli  ubriachi e questo  problema  è posto accanto,  fra l’altro,  a quello  dell’omosessualità.   

Non possono  essere considerati  comportamenti  “normali” e il cristiano  non vi  indulge  in alcun modo.   

Chi è “dipendente”  da questi  o  simili comportamenti  deve fare del  suo meglio  per evitarli,  per astenersene.   

Se ricadono  in essi, non devono sentirsi inferiori agli occhi di Dio, ma devono da essi “rialzarsi”, con l’aiuto di Dio,  ammettendo  che la  cosa dispiace  a Dio.   

Dio  si  rallegra  grandemente in coloro  che si  ravvedono da quei  comportamenti  e si  impegnano  a seguire  la  Sua volontà.   

Non si presuppone  che  rinunciare a  comportamenti  non morali  sia  facile,  né per questo  come per altri  peccati.   

Ciononostante  la  conformità  alla  volontà  rivelata  di  Dio  deve  essere il preciso impegno del cristiano.  Vi dico che così ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento” (Luca 15:7).  

Un ragazzo o una ragazza che scopra di avere tendenze omosessuali dovrebbe rendersi  conto che, come altri interessi e sentimenti, sono cose passeggere che col  tempo si estingueranno se non sono promossi attivamente.  

Al tempo stesso non dovranno farsene un’ossessione o indulgere in alcun tipo di attività sessuale. 

Un uomo  o  una donna omosessuale e cristiano, dovrà affrontare grandi  sfide e sarà necessaria  grande forza per imparare  a regolare  la  propria  sessualità deviante  secondo quanto Dio stabilisce come normale.  

Forse Dio ha in mente una qualche speciale missione per quella persona,
che si realizzerà meglio al di  fuori dalle restrizioni imposte dal matrimonio e dai doveri
familiari.
  
23/01/2011 19:58
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Come ogni altra situazione di peccato 

Solo perché  uno è omosessuale  non significa che noi non lo si  possa  amare o  pregare per lui/lei.   

L’omosessualità non è che una delle molte  trasgressioni  all’ordinamento  di Dio e  può e deve essere trattato  di  conseguenza,  cioè  può e deve essere sottoposto  al  processo  di  redenzione  annunciato dall’Evangelo.   

Anche  questo  “problema”  deve essere posto “ai piedi della croce”, di esso ci si deve ravvedere e, con l’aiuto di Dio, lo si può e lo si deve abbandonare. 

Tutti  i  peccati  respingono  Dio.   

L’omosessualità  è solo  uno dei  peccati,  elencati  nei  I Corinzi 6:9-10  che sono un ostacolo  per gli  uomini  verso il Regno di  Dio.   

Secondo la  Bibbia, il perdono di  Dio  è a disposizione degli omosessuali quanto  agli adulteratori, idolatri, assassini,   ladri   ecc.    

Dio    anche  promette   la   vittoria   sul   peccato,   inclusa   quella sull’omosessualità,  a tutti  quelli che credono  in Gesù Cristo  per la  loro salvezza  (I Corinzi 6:11; II  Corinzi 5:17). 

La persona che è coinvolta  nell’omosessualità  possiede  la  stessa  dignità  di  chiunque altro,  deve essere considerato,  amato,  soccorso e difeso nei  suoi  diritti di  persona.  


Questo non vuole  dire  che si  approvi quello  che fa.   

Nemmeno, però,  si  può pregiudicare  la chiara testimonianza che dobbiamo dare che la cosa non corrisponde alla volontà di Dio  e deve essere corretta. 

Ironicamente l’omosessualità pone pure speciali sfide per i cristiani eterosessuali. 

Potremmo giungere  a nutrire  sentimenti  di  disprezzo  o  di  paura che ci  portano  in qualche modo a sentirci superiori  o  più  giusti  rispetto  all’omosessuale.   

Gesù spesso manifestava la Sua indignazione verso  coloro che pensavano di  essere meglio degli altri che, con disprezzo, consideravano “peccatori”. 

Farisei erano  un raggruppamento  del  Giudaismo  noto per la  loro stretta  osservanza della legge di Dio.  

Gli esattori  delle tasse erano  in Israele la categoria sociale più disprezzata.  

Come agenti  delle  forze di  occupazione  romane,  spesso estorcevano  alla  gente del denaro ed erano considerati traditori del loro popolo.  

Ecco  perché  Gesù aveva  usato  un Fariseo ed un esattore delle tasse per illustrare il peccato dell’arroganza morale. 

”Disse  ancora questa  parabola  per certuni  che erano persuasi  di  essere giusti  e disprezzavano  gli  altri:  

 «Due uomini  salirono  al  tempio  per pregare; uno era  fariseo,  e l’altro  pubblicano.  Il  fariseo,  stando in piedi,  pregava così  dentro di  sé:  “O Dio,  ti  ringra- zio  che io  non sono come gli  altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come questo pubblicano. Io  digiuno due volte  la  settimana;  pago la  decima  su tutto  quello  che possiedo”.  Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si  batteva  il petto,  dicendo:  “O Dio,  abbi pietà  di  me, peccatore!”.  Io  vi dico  che que- sto tornò a casa sua giustificato,  piuttosto  che quello;  perché chiunque  s’innalza  sarà ab- bassato; ma chi si abbassa sarà innalzato»” (Luca 18:9-14).  


Gesù, poi, ci esorta ad eliminare il peccati nella nostra propria vita prima di condannare o  disprezzare  gli  altri.  Se noi condanniamo  altri  con durezza,  anche  noi saremo giudicati con severità. 

”Non giudicate, affinché non siate giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi” (Mt. 7:1,2). 

Questo non significa che non si  possa  emettere  un giudizio morale,  rispetto  al  criterio della Parola di  Dio, su determinati comportamenti e che quindi tutto si possa giustificare.  

Significa semplicemente  che di  infrazioni alle leggi del  Signore  ce ne sono di  tanti  tipi.  

L’omosessualità  è una fra queste,  ma spesso,  condannandola,  non ci si  avvede  di  essere ciechi rispetto  alle  nostre proprie  infrazioni,  che possono essere di  altra  natura, ma non meno reprensibili. 

I  cristiani hanno la responsabilità di  vegliare affinché nel loro mezzo vi  sia la precisa determinazione  e l’impegno  di  seguire  la  volontà  di  Dio  in ogni  aspetto  della  vita  (Matteo 18:15-17), ma questo deve essere fatto con giustizia e compassione. 

Il giudizio in quanto tale spetta a Dio  (Ebrei 10:30; Ro. 14:10-13; 1 Co. 4:5).

(Ovviamente la società ha il legittimo diritto e dovere  di prendere le misure legali necessarie contro chi commette abusi in  campo sessuale (omosessuali od  eterosessuali  che siano)  che usano la  violenza  o  che adescano bambini o disabili).
 

Come cristiani  dobbiamo  rammentarci  che anche  noi siamo  peccatori  agli occhi di  Dio e  che Dio  ama tutti  i Suoi  figli.   

Non possiamo  permetterci  di  lasciare  che i nostri  sentimenti  sull’omosessualità ci rendano ciechi verso il comandamento di Gesù di amare il nostro prossimo. (Mt. 22:36-39).
23/01/2011 20:03
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Un vano esercizio?  


La nostra motivazione nell’esaminare ciò che dice la Bibbia al riguardo dell’omosessualità  parte dal  presupposto  che la  Bibbia è Parola  di  Dio  e regola  inerrante della  nostra fede e della  nostra condotta.  
 

Essa è interprete  di  sé stessa  e, nonostante la pluralità degli autori, presenta un messaggio coerente  ed una precisa ed omogenea concezione del mondo e della vita. 

Di  solito, però, quando i teologi  e gli  esegeti  che vorrebbero sostenere la legittimità dell’omosessualità,  indipendentemente  dal  lavoro  che fanno per “spiegare”  i testi  biblici
(e distorceli)   partono da presupposti diversi.   
 

Usano  generalmente  il  metodo  storico- critico e contestano  la  normatività  della  Bibbia,  intendendola  eventualmente  solo  testimonianza della fede di altre e diverse generazioni.  

Ecco,  così  che, in ultima  analisi,  non c’è  effettiva  volontà  di  ubbidire a quanto  essa afferma perché si nega che di  fatto essa sia Parola di  Dio  dal valore eterno e vincolante

L’autorità, per loro, quindi, non risiede tanto nella Bibbia, ma nell’ideologia oggi  dominante  che,  in ogni  caso,  per  loro ha  l’ultima parola.  

L’insistenza sui diritti e sull’autonomia dell’essere  umano, la  contestazione  e revisione  del  concetto  di  peccato,  l’idea  che hanno di  libertà  e di  liberazione,  di  Dio  e dell’essere  umano, tradisce  una concezione  del  mondo diversa da quella cristiana, cioè quella dell’umanesimo con accentuazioni religiose.a nostra preoccupazione,  quindi,  di  spiegare  loro che  cosa  dice  la  Bibbia su  questo come su altri temi, può essere di  fatto vana,  perché non ti ascolteranno esaminando attentamente quel  che dici, non ti  prenderanno  sul  serio e daranno  fiducia pregiudiziale  al loro movimento  e ai  loro intellettuali,  ai  loro teologi...   

Saremo considerati  “altri”, degli avversari,  dei  nemici.   

Ci  ascolterebbero  se dimostrassimo  di  abbracciare  le  loro tesi,  di aver simpatia  per  loro e comunque  di  sostenerli  nelle  loro lotte.   

Non è il caso e quindi ...ci siamo pregiudicati il loro ascolto!
 

Tutto questo, come pure altri aspetti, rispecchia la tipica fenomenologia dei movimenti settari.   

Nulla di  nuovo, dunque.  

“Passeranno” anche  loro come tante altre  ideologie,  tendenze e mode.  

La Parola  del  Signore  rimarrà  in eterno.

“Beati piuttosto  quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!”
(Lu. 11:28).
     






 
Paolo Castellina, lunedì 19 giugno 2006. Questo prodotto è protetto da una licenza “Some Rights Reserved” della Creative Commons.   

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Tutte le citazioni bibliche (salvo diversamente indicato) sono tratte dalla versione
“Nuova Riveduta”
della Società Biblica di Ginevra, 1994. 
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