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Come acqua di rubinetto

Ultimo Aggiornamento: 19/12/2010 13:08
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Misuro il mio grado d’indifferenza camminando tra le strade addobbate per la festa. Ghirlande sui cornicioni e luci intermittenti affissi tra i lampioni. Uomini vestiti di rosso espongono il proprio ventre alle intemperie mentre si ricoprono di acriliche barbe bianche. Gente impazzita che scorre a destra e a sinistri, passando da boutique a boutique cercando presenti da donare ai propri affetti. Gente che non impazzisce, trovando il modo di far meno male alle proprie tasche. Passando da boutique a boutique cercando il confronto del prezzo, cercando di pagare di meno. Loro farebbero pure a meno al baratto natalizio.
E i bambini contenti, è proprio in questo caso che misuro il mio grado d’indifferenza, quando nei loro sorrisi, preannunci della sorpresa, capisco come l’ambiente possa influenzare sia il futuro che il presente. E i temi di maestre ancora più ipocrite con sudice attestazioni d’onore: Come vedi tu il natale? Ti sembra una festa consumistica, non credi che sarebbe meglio viverla in famiglia nella preghiera o nel canto del reciproco volersi bene?.... e dopo aver affibbiato tale angoscia ad infanti che di natura non l’hanno, vanno anche loro di boutique in boutique a cercare di ripagare l’egoistica essenza.
E ai critici scenografici, anche in questo caso misuro il mio grado d’indifferenza. Coloro che criticano l’avvento dell’albero stellato e sovraccaricato da palle di plastica, nastri di tela e angeli in ceramica. A loro va tutto il mio plauso quando fanno notare ad altri comuni mortali, che mentre loro s’abbuffano tra filetti prelibati e altre leccornie, vi è gente che anche in quel giorno muore di fame, o che ha freddo o non può regalare niente. E alle loro parole si aggiungono altri commenti d’approvazione da persone che il giorno prima hanno trovato sfogo dal portafoglio pieno e ora piangono lacrime di coccodrillo.
E ai santoni, soprattutto tramite loro riesco a definire il mio grado d’indifferenza. Coloro che incitano alla preghiera ricordando a tutti gli appartenenti alla setta, ma senza alcuna dichiarazione dei redditi, di tornare in chiesa e ricordare il motivo della santa festa di natale, che si svolge in un giorno preciso, molto simile d’altronde ai giorni precedenti e a quelli successivi. Non ne noto la differenza, il vento continua a scorrere, il leopardo a cacciare e il bufalo a brucare.
E per non parlare di loro: gli indifferenti. Anche tramite loro misuro il mio grado d’indifferenza. Loro che trascurano tutto ciò che attorno accade, loro che proseguono il cammino non mutando l’espressione tra inni di buon natale. E che con la ragione trovano la giustificazione per l’inutilità di tale festa. Quando dentro altro non vorrebbero un augurio, un pacca di consolazione e forse persino un cercato regalo. Solo che sono troppo ammaccati per riceverlo, avendo paura della delusione dello scarto, scottati in passato da disinganni crudeli o dall’aver conosciuto troppo presto la triste novella che babbo natale non esiste.
E, infine, come non poter ricordare che misuro essenzialmente il mio grado d’indifferenza tramite il mio stesso pensiero, verso me che mi vorrei distaccare dal consumista e dall’avaro, dal bambino e dal critico, dal santone e dall’indifferente per infine scappare da me stesso. Questa festa come le altre non le vivo né le segno, le faccio scorrere, come acqua dal rubinetto. Un distaccato che non riesce a trovare appiglio e cade capendo che distaccato non è, né è definibile. L’uomo è solo, come il suo alterego. Esso non entrerà mai in contatto con quello del prossimo. E’ intimo ed è unico, e richiede soddisfazione.
Si! Misuro il mio grado d’indifferenza soprattutto tramite questo. Non mi importa e non mi è mai importato del prossimo, né del mondo, né di me stesso. Mi trascino come acqua di rubinetto.

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