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Governo Italia

Ultimo Aggiornamento: 07/07/2023 11:21
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03/03/2011 14:04
 
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Bondi, il caso umano

Il ministro dei Beni culturali invia una lettera strappalacrime a Il Giornale in cui annuncia le sue dimissioni e attacca: “Constato che la soddisfazione è unanime. State sereni, presto vi accontenterò”
A 12 ore dall'annuncio, però, lo stato maggiore del Pdl non si schiera per difendere il coordinatore La sua fine è iniziata quando si è scoperto che aveva fatto mettere sotto contratto l'ex marito e il figlio della sua attuale compagna. E lui per giustificare lo spreco di soldi pubblici si era difeso dicendo: “Sono dei casi umani"


Nella sua lettera si dilunga in una (breve) risposta a un editoriale dello stesso Veneziani, testa pensante della grande galassia editoriale di proprietà del Cavaliere, che due giorni fa ha sferrato a Bondi un attacco che definire violento forse è poco: “Sandro Bondi si taglia con un grissi­no”, ha scritto Veneziani sul Giornale di famiglia. “È tenero e liscio come un tonno, non sopporta gli urti, è fragile e forse te­me pure l’umidità. Facile al pianto, più facile alla poesia, non fa parte né dei fal­chi né delle colombe berlusconiane ma degli usignoli. Sibila lodi in onore del Santo Cavaliere, dedica liriche e diti­rambi al suo Mito, e nei rapporti umani ha una naturale, affabile cortesia che lo rende sempre ossequioso”. E ancora: ”An­che se in Parlamento hanno bocciato la mozione di sfiducia contro di lui, Bondi è rimasto ferito e non riesce ad andare al suo ministero. E implora il suo Maestro e Signore di lasciarlo a casa, con la sua morosa, per frequentare la politica da privatista. Io non ho un gran giudizio di lui – però non riferiteglielo perché poi ne soffre – come ministro dei Beni cultu­rali, come politico e come poeta. M a tro­vo questa sua ipersensibilità, questa sua voglia di dimettersi, così insolita e così nobile da meritare un pubblico elo­gio”.

Così al povero Bondi non è restato altro che annunciare l’addio proprio attraverso Il Giornale e non in una sede più istituzionalmente appropriata. La sua arringa difensiva è al tempo stesso una requisitoria contro coloro che non lo hanno appoggiato. “La decisione di dimettermi – scrive Bondi – è innanzitutto una piena e consapevole scelta di vita maturata in secondo luogo dalle difficoltà incontrate”.

Nel ruolo di ministro, dice, “posso avere fatto degli errori, ma ho realizzato delle riforme importanti e ho imposto una linea alternativa, in senso compiutamente liberale e riformatore, alla politica culturale della sinistra”. Uno sforzo però nel quale non è stato “sostenuto con la necessaria consapevolezza dalla stessa maggioranza di governo e da quei colleghi che avrebbero potuto imprimere insieme a me una svolta nel modo di concepire il rapporto tra Stato e cultura”. Sostegno che peraltro è mancato “nel momento in cui più mi sono trovato in difficolta”, dopo il crollo di Pompei, quando era “più colpito dalla sinistra”, accusato tra l’altro “della mancanza di fondi”, per la quale, aggiunge, “io non ho mai scaricato la responsabilità su altri”.

“Le vicende del Milleproroghe hanno ulteriormente evidenziato la mia incapacità di mantenere gli impegni che avevo preso, e nel richiedere un minimo di coerenza nell’ambito dei provvedimenti riguardanti la cultura”.

“Il presidente Berlusconi – chiarisce Bondi – sa anche che non sono mai stato in cerca di incarichi né di mostrine, sia politiche che ministeriali” e che “voglio avere più tempo da dedicare alla mia famiglia”, che “voglio svolgere bene l’incarico di senatore e che desidero più di ogni altra cosa continuare a lavorare al suo fianco per cambiare questo Paese”.

Da parte sua Galan ha dichiarato che il ministero dei Beni culturali è “il più bello”, ma a lui “dispiacerebbe” lasciare quello dell’Agricoltura. Galan non nega il corteggiamento di Berlusconi. ”Bondi – ha spiegato Galan – non ha più voglia di fare il ministro, mi pare che l’abbia detto con grande chiarezza. Che il ministero della Cultura fosse per me il più bello di tutti, il più affascinante, questo non è un mistero. Però – ha aggiunto – adesso mi dispiacerebbe lasciare il ministero dell’Agricoltura perché mi sto divertendo, sto anche facendo delle cose non male, lo sto gestendo in modo diverso dalla stragrande maggioranza dei miei predecessori, che ci ha fatto solo delle clientele. Poi bisogna dire che i mariti – ha ironizzato – sono sempre gli ultimi a sapere”. E chi prenderà la decisione? “Non lo so, io no di sicuro”, ha concluso Galan.

( ilfattoquotidiano.it )
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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