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Misteri d'Italia

Ultimo Aggiornamento: 19/07/2023 13:28
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Città: ROMA
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Sesso: Maschile
04/06/2011 13:13
 
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Roberto Peci e il video del primo reality dell’orrore commentato dalla figlia

Oggi su due quotidiani nazionali è uscito un anticipo di "L'inizio del buio", ultima fatica letteraria dell'ex sindaco di Roma Walter Veltroni che ricorda quel terribile 10 giugno 1981 data del rapimento Peci ad opera delle Br e della tragedia di Alfredino



SAN BENEDETTO – A una settimana dall’uscita del nuovo libro di Walter Veltroni dal titolo L’inizio del buio, Alfredino Rampi e Roberto Peci soli sotto l’occhio della tv, edito dalla Rizzoli, due importanti quotidiani nazionali presentano un assaggio dell’ultima fatica letteraria dell’ex sindaco di Roma. Si tratta del Corriere della Sera e di La Repubblica. Il primo regala al lettore un’intervista fatta a Veltroni dal giornalista Antonio D’Orrico, mentre il secondo, nella sua versione online, presenta un estratto del libro e un video inedito.

Piccoli omaggi che non di rado vengono fatti prima dell’uscita ufficiale di un libro, soprattutto se la pubblicazione in questione è particolarmente attesa dal pubblico. Piccoli omaggi che tuttavia questa volta non possono lasciarci indifferenti, perché la storia anticipata è quella del sambenedettese Roberto Peci, vittima della follia di un gruppo di persone e di un momento storico che ancora, a trent’anni di distanza, corrode le coscienze e risveglia ricordi che sembrano brutti incubi.

Nel corso dell’intervista, Veltroni, che sarà a San Benedetto a presentare il libro nella seconda metà di giugno, racconta che il suo intento iniziale era quello di fare un’analisi della televisione italiana e del suo progressivo accrescere di morbosità, partendo dalla storia di un bambino, il piccolo Alfredino Rampi che il 10 giugno del 1981 cadde in un pozzo di un cantiere di Vermicino (Frascati). Per farlo è tornato indietro nel tempo, ripartendo proprio da quel 10 giugno e ha scoperto che a quella terribile data corrispondeva un’altra piaga della storia italiana, una ferita partita proprio da San Benedetto e più esattamente da via Arrigo Boito (oggi, esattamente dal 9 maggio 2011, via Roberto Peci -ndr).

Al giornalista D’Orrico, l’ex sindaco di Roma racconta del suo viaggio a ritroso nel tempo, passato a ricercare testimonianze, a visionare vecchi video e a intervistare i protagonisti infelici di quelle tristi vicende. Un lungo lavoro che l’ha portato anche in Riviera dove pochi mesi fa ha incontrato Roberta, la figlia di Roberto Peci. «Le bierre trasformarono Roberto in un attore. – si legge nell’intervista – Nel corso degli interrogatori lo convinsero, se si voleva salvare, a sposare la loro versione dei fatti sul tradimento del fratello. Lui piano piano imparò il copione e lo recitò. La scena finale del video dice tutto. Le bierre annunciano la fine del processo e la sua condanna a morte. Peci mostra segni di smarrimento, di sgomento. Ma non è scena vera, è preparata. Prima di girarla, gli avevano detto, mentendo, che se fosse stato convincente in quel ciack di disperazione avrebbe aumentato le possibilità, scioccando il pubblico, di essere salvato. Il carceriere mi ha detto che alla fine della ripresa, Peci si rivolse ai suoi aguzzini e domandò: “Sono andato bene?”».

Una messa in scena, quella progettata e imposta a Roberto dalle bierre, che per la prima volta, nella giornata di oggi, 2 giugno, è stata pubblicata dal sito di Repubblica.it con un video. Immagini forti che ripercorrono quel folle e insensato processo proletario fatto a un semplice operaio di 24 anni, vittima incolpevole di un terribile gioco di ruoli, nel quale è stato forzatamente costretto a impersonare quello del “traditore”. Roberto viene ripreso da una super 8 ed è la prima volta, nella storia delle BR, che il video si sostituisce alla polaroid: non più immagini statiche e ferme, ma lo sguardo, i gesti, i movimenti di un uomo, che nel tentativo di salvarsi la vita, diventa l’inconsapevole protagonista di un reality dell’orrore.

Un video che non può lasciare indifferente chi quella storia la ricorda, chi l’ha solo sentita raccontare, ma soprattutto chi da quella storia è dovuto partire, per ricostruirne un’altra. Parliamo della figlia Roberta che sulla sua bacheca Facebook ha deciso di postare quei video, accompagnandoli da una commovente dichiarazione d’amore a quel padre mai conosciuto.

«È la prima volta dopo trent’anni che guardo questo video interamente, – scrive Roberta – lo pubblico perché tutti capiscano quello che è successo a Roberto, un ragazzo di 25 anni che voleva solo tornare a casa, costretto a mentire per cercare di salvarsi la vita… pubblico questo video per farvi capire ( per tutti coloro che ancora dubitano e che si permettono di sporcare il volto di quest’uomo, la memoria di mio padre con delle stupide illazioni) che mio padre apparteneva solamente a mia madre ed alla sua famiglia che lo ha sempre amato moltissimo, non era un membro delle BR ma un ragazzo normalissimo con sogni e ideali! Guardate questo video come oggi per la prima volta io l’ho guardato, guardate gli occhi di questo bellissimo uomo che non è mai diventato padre e che è morto perché era un innocente…»


tv.repubblica.it/copertina/il-processo-delle-br-a-roberto-peci-il-video-di-30-anni-fa/697...
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“La curva sud ci ha dato una lezione, si può anche perdere, si possono anche subire amare sconfitte, ma con quegli striscioni che hanno esposto ci hanno fatto capire che nei momenti sfavorevoli bisogna aumentare le energie. Loro ci danno la fede noi gli dobbiamo dare il carattere”. Dino Viola
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