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Io non ho parole o forse troppe

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2011 11:14
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Post: 1.652
19/11/2010 23:26
 
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tutto quello che mi passa per la mente.



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il letto ha le sue costrizioni stasera, come sempre.
Ho messo via l'orologio dal comò, non mi serve, ho la testa che scansiona ogni momento dell'istante in un vortice che per me non ha tregua.
Mi dico che è solo questa sera, che sera da ribaltare come letti sfatti, e poi magari a tarda mattina ricomporli.
23.14 e riappari ancora e sono giorni. di che pasta erano i sogni, non è dato ricordare. io li ho persi nel giro frenetico di una mano sfortunata al poker.
L'essere tristi è quasi condizione naturale, tanto da non domandarsi più l'espressione migliore.


*
abbiamo chiesto un paio d'ali, me lo ricordo eppure non era ieri. quando ancora non si conoscevano i limiti e due occhi potevano racchiudere il cielo.
una volta lessi la favola della rana e dello scorpione, ma non ne ho mai colto il nesso. ora mi ritrovo con le stesse domande e con la stessa assenza di risposte. ovunque puoi trovare una stupida rana che si crede caronte, più semplice credersi scorpione e rendere ghiotta la sorte.
Fidarsi significa conoscere prima bene sè stessi, raccoglierci in un palmo e toccare ogni nervo. Se non riusciamo a carpire i nostri più piccoli segreti, come potremo cedere alla tentazione di affidarci agli altri?




[Modificato da Francesca Coppola 22/11/2010 19:25]


"i ritorni hanno rugiada sulla bocca e sorrisi fra mani confuse"
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22/11/2010 19:09
 
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di certi pensieri me ne pento, quando rinchiusa nella difesa di qualche coperta consumo le ginocchia sulla fronte. Avere così tante rincorse e poi scivolare lentamente, sentendo ogni sasso sotto le carni.
Appassire capitoli in rete che dopo qualche ora, cestino.
E sono gessi colorati le mani nella memoria, nel non chiedere se è stato, il motivo di tanta opulenza, il cassetto aperto e le date, i cappelli delle bugie.
Molto tempo fa, avevo sogni nei sogni, i gradini scelti e tutti quei fiori, il non sapere fra i gioielli poi dati in pegno.
Avevo l'aria di chi spiega bene i concetti e non li arrovella nei paesi già visti, di chi fa il passo e poi non torna indietro e la lingua è un'arma sconosciuta quando serve.



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Post: 1.652
22/11/2010 19:23
 
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se bizzarri sono i gusti, tu ridi. Hai l'occhio malandrino al mio perverso risentimento. E' che non mi piace tutto. Il gusto è il mio miglior senso. Leggo e rotolo, leggo e sbadiglio, leggo e mi arrangio nell'apprezzamento. Leggo troppo.
Mi perdo il mare nelle congetture di legno, il tuo dire la verità, a volte palesamente e il mio non riuscire l'accordo; sì decisamente stono se rispondo o se non lo faccio pure.


[Modificato da Francesca Coppola 22/11/2010 21:38]


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Post: 1.652
22/11/2010 21:56
 
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sorridere e accorgersi delle unghie crescere dietro la schiena.
Scontrarsi in quelle vie costruite da noi che sappiamo aggirare i bar, le piazze, mettendo in distanza tutte le province.


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Post: 1.652
23/11/2010 11:13
 
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di te mi resta qualche parola
spinta dall'indecisione
un gesto semplice quanto inutile
pagare il biglietto di sola andata
alla valigia dei ricordi
...
i vestiti dormono nel tuo armadio





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Post: 1.652
23/11/2010 12:55
 
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credo poco ai rapporti ambarabà ciccì e coccò.
Io e te come giochi di forza, niente aspettative a guardare oltre.
Quando ero piccola, mia madre ha scordato i ciucci di miele e il latte sapeva un po' d'acido.
Ti racconto di me e della follia dei pattini, i jeans rotti, la tuta blu e rosa e tu sorridi, perchè vedi in me tutto quello che mi sfugge allo specchio.







[Modificato da Francesca Coppola 23/11/2010 15:15]


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Post: 1.652
06/12/2010 13:55
 
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così la convizione recupera gli onori dimenticati.
Abbiamo bisogno di certezze, sai.
Vivere costantemente nel dubbio di ogni cosa, ci rende troppo vulnerabili agli attacchi esterni. C'è un fondo di egoismo in ognuno di noi, lo stesso che ci spinge a salire su una barca, spesso molto affollata, e magari credere di essere da soli. Lo stesso, che nei momenti più tragici/tristi/sconfortanti della nostra vita ci lancia una corda, dicendo di aggrapparci, quelle sono le illusioni o le nostre certezze, le famose ancore di salvezza, senza le quali l'esistenza avrebbe la forma e il contenuto di un oceano molto profondo, dove non si può che annegare.







[Modificato da Francesca Coppola 07/12/2010 11:59]


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Post: 1.652
21/12/2010 21:26
 
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il conto alla rovescia mi spaventa da sempre. Sì, perche quel 4, 3, 2, 1... mi costringe al viaggio dei patemi. Quel che è stato senza scampo, le rincorse, i boccheggi a cuor di petto. Io che non volevo arrivare laddove iniziano le aspetattive, chiedersi se poi è normale credere e lasciarsi morire.






[Modificato da Francesca Coppola 22/12/2010 19:31]


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Post: 1.652
26/03/2011 11:44
 
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e poi

e poi ti capita di incontrare chi non calpesta il tuo stesso prato, ha perimetri propri e non scelti a caso; anzi, ti aiuta ad innaffiare fiori, non ancora germogliati, e lo fa con una tale naturalezza da far invidia anche ai santi.
A volte succede davvero che qualcuno ti porga una mano, senza volere a tutti i costi il soprabito in cambio, e capisci che forse tutto non è andato via, lontano.
Come all'interno sai di mutare e ti evolvi nella direzione più congeniale, all'esterno ruota alla stessa maniera e invece di aspettarti lo scontro inevitabile, c'è chi apporta acqua al tuo mulino e sì, non ti sembra vero.

Nascono così queste mie impressioni, pensando alle cose che cambiano nella fretta di muoversi, di dormire, mangiare, negli spasmi a volte così lunghi della vita, e nelle promesse ballerine fatte a noi stessi, alla consapevolezza di romperle (si pensa per giuste ragione) nelle aspettative.

Siamo in attesa di un segno, un sogno, basta che non sia uno stagno ove imputridire.





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Post: 1.652
06/04/2011 11:11
 
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l'era dei bamboccioni


siamo cresciuti nella bambagia.

I nostri genitori hanno creduto così di proteggerci, infilandoci in una bella teca. Noi a guardare e non toccare -quello che passa-.
Quasi ad allontanarci dalla fame del dopoguerra, quei 4 fagioli a condire l'acqua santa, il giochino degli abiti passati dal più grande al più piccolo e le coperte fatte a mano con l'uncinetto: era lana rubata ai mercati di Resina, arrotolata sotto i "nippoli" del maglione.
L'odore di muffa negli armadi vecchi di secoli: un ricordo da cancellare con la lavanda raccolta per strada.

-Devi studiare e non ti preoccupare- che a lavorare forse non ci andrai mai. I trent'anni ti imbrogliano le carni e senti ancora quella frase ripetuta per anni, lo studio come medicina alternativa, la chimera del posto fisso.

Siamo ancora attorcigliati in quella paura dello sfruttamento minorile imposto ai nostri padri: a dieci anni portava il ghiaccio, si guidava al meglio. E le nostre mamma ancora in fasce, già pulivano e stiravano le chiese dei preti e sudavano e si promettevano che mai e poi mai un loro figlio lo avrebbe fatto.

Noi, i moti li abbiamo studiati a scuola ma non ci hanno mostrato il sangue della costituzione, la rivolta la sappiamo fare solo in una casa che non ha ideali come radici.

Ora apprendiamo il male del consumismo, ma i genitori continuano con lo zaino nuovo ogni anno e dimenticano il loro sogno di un'invicta.
La scarpa griffata, la paghetta, la macchina 50, le meches a 15 anni, il seno nuovo maggiorenni.

Il NO resta una sfida limitata al tg delle 12, che mette ansia.
Andare avanti con le cataratte: l'università ti apre le porte del lavoro, la manifattura è roba da immigrati, ma il papà era ciabattino.

Vergognarsi se non possediamo il telefono all'ultimo grido.

La morte è un processo che non va di paripasso con la vecchiaia, con la sfortuna di un incidente, la prognosi negativa di una malattia.
Morire è non sapere cosa fare della propria vita, quando non la riconosciamo nostra, non combattiamo per essa; perchè morire è essere passivi, vivendo fra miliardi di megabyte.

[Modificato da Francesca Coppola 06/04/2011 11:14]


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