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15/03/2011 17:07 | |
... ecco perchè c'è ancora bisogno di santi e di preti!
Il fine
Gianfranco Ravasi
Parla poco, odi assai et pensa al fine di quel che fai.Vivere significa sempre lanciarsi in avanti, verso qualcosa di superiore, verso la perfezione, lanciarsi e cercare di arrivarci.
Due spunti di riflessione dalla genesi molto diversa ma dalla finalità abbastanza coincidente. La prima frase è scritta su una parete della sala capitolare dell-Abbazia di Chiaravalle di Fiastra (Macerata) e mi è stata segnalata da un lettore di Pesaro.
La seconda è, invece, desunta dal celebre romanzo Il dottor Zivago di Boris Pasternak.
L-accento cade proprio sul fine della vita: ci preoccupiamo spesso della fine della nostra esistenza, timorosi di vederla avanzare troppo in fretta, ma non ci interroghiamo più di tanto sul fine di tutto l-agire, il pensare, l-amare e il detestare che compone il flusso dei nostri giorni.E- per questo che si "tira a campare" senza fremiti o ideali; è per questo che ci si accomoda nell-abitudine e nella banalità senza mai «lanciarsi in avanti, verso la perfezione», come suggerisce lo scrittore russo. Cristo è arrivato al punto di proporci di essere «perfetti come il Padre che è nei cieli».
Noi, invece, ci accontentiamo di rasentare la terra, accettando solo piccole mete e talvolta rifuggendo anche da esse per ridurci a un grigiore senza bagliori. Riscopriamo allora, da un lato, la forza della grazia divina che può sommuovere anche un essere inerte e, d-altro lato, la vitalità della nostra volontà che ci spinge a levarci in piedi e a «lanciarci in avanti».
Fonte -
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