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02/02/2011 17:58 | |
... ecco perchè c'è ancora bisogno di santi e di preti!
I due deserti
Gianfranco Ravasi
Meravigliosa è la forza dei deserti d-Oriente fatti di pietre, di sabbia e di sole, dove anche l-uomo più gretto capisce la propria pochezza di fronte alla vastità del creato e agli abissi dell-eternità, ma ancor più potente è il deserto delle città fatto di moltitudini, di strepiti, di ruote, d-asfalto, di luci elettriche, e di orologi che vanno tutti insieme e pronunciano tutti nello stesso istante la medesima condanna.
Due deserti antitetici, entrambi affascinanti e impressionanti, stanno dunque davanti a noi. Ce lo ricorda in questa bella descrizione Dino Buzzati (1906-1972) nel racconto L-umiltà. Il primo deserto è, se si vuole, quello biblico, ma è anche la metafora di uno stato esistenziale aperto a tutti.
È il luogo della solitudine in cui scopri te stesso attraverso il silenzio delle cose e l-immensità degli spazi. Penetri nella tua coscienza, nella tua fragilità, nel tuo limite ma avverti anche la presenza dell-Infinito e del divino.L-altro deserto è quello urbano che incontriamo ogni giorno.
Apparentemente siamo all-antipodo perché qui c-è frenesia, strepito, accumulo di cose e di presenze. Eppure ci si può anche qui trovare con se stessi, con la consapevolezza di essere ben poca cosa, un granello nell-ingranaggio della società, immersi in un tempo che è subito consumato. Qui il rischio è opposto: ci si può gettare nell-azione senza sosta e respiro, quasi a colmare il vuoto che si sente affiorare nel cuore.
Il deserto, perciò, comunque esso sia - come ci ricorda la Bibbia - è sede di intimità ma anche luogo di tentazione, è pace ed è morte.
Fonte -
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